Capitolo n. 141 - sunrise
La faccia nelle mani, gli occhi fuori nel buio
OST >>> http://www.youtube.com/watch?v=jVvA9hRGpQo
Scott bussò piano alla porta di Glam.
Si accorse che era aperta: entrò a passi leggeri, posando la giacca sulla poltrona del salottino, per poi spostarsi in camera, dove Geffen stava riposando.
Era in posizione fetale, arrotolato nel lenzuolo, la trapunta gettata sulla moquette, visibilmente accaldato.
Il medico si rese conto dello stato febbricitante dell’amico: prese una salvietta imbevuta di acqua gelida e si premurò di tamponarlo, dopo essersi seduto sul bordo del materasso.
“Glam svegliati … ehi …” – gli sorrise, incontrando i suoi occhi azzurri e cristallini.
“Jared …”
“No, sono solo Scott, come ti senti?”
Glam si sollevò di scatto, prendendosi la testa – “Che ore sono?” – chiese in affanno.
“Le tre … la festa è stata pazzesca, ti sei perso almeno due balli con Pam” – e rise complice.
L’avvocato si ristese, serrando le palpebre.
“Va a dormire Scotty … dammi un’aspirina se vuoi …”
“Hai visto Jared?” – chiese improvviso.
“No”
“Sicuro?”
Geffen spalancò nuovamente gli occhi, liberando due lacrime grevi.
Scott gliele asciugò con il pollice sinistro, scuotendo il capo, mestamente – “A me non sei mai riuscito a raccontare balle, Glam …”
Colin teneva sul petto Amèlie, mentre Lula provvedeva ad Isotta, entrambe nel mondo dei sogni, scortate da Kevin e Tim, verso la stanza comune dei bimbi.
“Eccoci arrivati …” – disse piano l’attore.
“Ok Lula, dammi il badge …”
“Tieni papi Kevin … Posso andare da papà Glam?”
“No è troppo tardi, lo vedrai a colazione” – replicò dolce il bassista, che durante il ricevimento era rimasto assorto in mille pensieri, mentre il resto della compagnia si divertiva, tranne ovviamente Tim, turbato da quel distacco inatteso da parte dell’altro.
“Gente io vado da Jay … I gemelli saranno svegli per uno spuntino temo …”
“Va bene Cole, buona notte.”
Jared aveva in grembo Thomas: gli stava dando il biberon con del latte, mentre Ryan, nel suo trasportino, faceva da solo con della camomilla tiepida.
Erano tutti e tre sul davanzale in legno, molto spazioso per accogliere quell’immagine stupenda, alla vista di Farrell appena giunto.
Leto posava dei baci leggeri sulla testolina di Thomas, che lo fissava: i fratellini avevano gli stessi occhi del padre.
“E’ innamorato di te … come Ryan … ed io posso capirli, sai?” – mormorò, sorprendendo Jared.
“Cole …?”
“Dio siete bellissimi …” – ribadì ispirato l’irlandese, rapito da quel momento di perfezione assoluta.
Jared aveva fatto un lungo bagno: era ancora in accappatoio, quando i vagiti di quei cuccioli attirarono la sua attenzione, distraendolo dal rimorso feroce, che lo stava annientando.
“Colin …”
“Sono qui …” – e lo strinse – “Come è andata con Shan?”
“Co-cosa …?”
“Shannon, come sta? Sei sconvolto amore, è successo qualcosa?” – domandò già in ansia.
“E’ … è volato a Londra …” – balbettò il cantante, in lacrime.
“Da Owen? Magari si risolverà questo casino, non darti pena Jay …” – e lo baciò, per poi prendere Thomas – “Il ruttino tocca a me, tu pensa a Ryan …” – aggiunse sereno Farrell.
“Sì … hai ragione Cole, scusami”
“Per cosa?” – e gli accarezzò il volto stanco e tirato, con una tenerezza infinita.
“Ti amo Colin …”
“Ti amo anch’io Jared” – sussurrò, premendo le loro labbra, schiudendole lente, assaporando quel bacio, mentre Thomas sembrava approvare, con delle buffe espressioni, mordendosi le manine.
Farrell rise, prendendo anche Ryan – “Li metto a nanna, mi aspetti di là tesoro?” – disse a bassa voce.
Jared annuì, tornando a letto, ma non senza indossare uno dei suoi pigiami extra large.
Si sentiva un ipocrita allo stato puro: Colin voleva di certo fare l’amore e lui era sporco di Glam, ma ben più nel profondo, di quanto sentisse ancora scorrergli dentro il piacere dilagato dall’uomo, che non riusciva a smettere di volere nella propria vita, con una deleteria ostinazione.
L’addome di Robert era tonico ed accogliente.
La guancia di Jude lievemente ispida, ma il solletico era l’ultima preoccupazione di Downey.
Distribuiva tocchi attenti sulla nuca di Law, aggrappato a lui come se fosse in balia di una tempesta senza fine.
“Va meglio Judsie …?” – chiese quasi timidamente.
“Sì … ma posso restare qui ancora un minuto?” – ribatté angosciato.
“Tutta la notte se vuoi, tutto il tempo necessario Jude”
“Ho … ho solo bisogno di te Rob … di sapere che non mi lascerai …”
Downey quasi precipitò ad abbracciarlo, avvolgendolo con forza amorevole – “Non dovrai mai credere al contrario, ok?” – e gli sorrise, nel pianto amaro che ormai lo attanagliava da settimane, per come vedeva appassire Jude, alienato dai ricordi di quella violenza, di cui non avevano più il coraggio di parlare.
“Con chi sei stato al telefono?”
“Con Robert … abbi pazienza Kurt.”
“Che succede?”
“E’ per Jude … Non riesce a superare il trauma dell’aggressione … a questa distanza, comunque, posso fare ben poco: torneranno a Los Angeles per un breve periodo, pochi giorni da ciò che mi ha spiegato Robert …”
Downey aveva pensato di avvisare anche Farrell, con una precisa richiesta.
“Sarebbe opportuno non vi vedeste Colin, non offenderti, ma dopo il tribunale …”
“Sì, io capisco, ma non sai quale dispiacere significhi per me non incontrare Jude, negandogli il mio sostegno”
Rob provò una fitta allo stomaco, pensò che lui bastava a Jude come nessuno, che Colin non serviva, anzi, era una proiezione malsana e cattiva, però si trattenne, a stento.
“Vedremo quando saremo lì … Ciao Colin, salutaci Jared …”
“Ok … fai altrettanto se” – ma si interruppe, mordendosi le labbra, quasi con rabbia.
“Se cosa?”
“No … no, niente Rob … a presto.” – e riattaccò, prendendo fiato.
“Ho fatto portare la colazione”
“Cosa?” – si girò di scatto, verso Jared, che lo stava avvisando di quella novità.
“Non mi va di scendere Cole … ti secca?”
“No … no affatto …”
“Stai bene?” – domandò preoccupato.
“Jude e Robert tornano … per poco …”
“E’ … è una bella notizia …” – disse impacciato Jared, ma avrebbe voluto urlare e sparire da quel contesto, immediatamente.
“Jude è a pezzi … ed anch’io ad essere onesti …”
“Vuoi raccogliere i brandelli di questo imbecille? Missione insensata, credimi”
Geffen era allungato su di un lettino matrimoniale, nel solarium dell’hotel.
“Misuriamo la temperatura?” – propose con un sorriso Scott, sistemato al suo fianco.
“E’ passata …”
“Sì, può darsi … ma vorrei capirne l’origine, il fattore scatenante Glam.”
“Eccolo qui … il tuo fattore scatenante …” – e gli mostrò una foto di Jared, di qualche anno prima.
“Anche senza supporto video, ci sarei arrivato … Ma io non mi arrendo”
“A cosa Scott?”
“A farti rinsavire”
Kevin lo strinse, destandosi prima di Tim, quel poco sufficiente a fargli fare la consueta smorfia innocente.
Posò un bacio tra le scapole del giovane: erano tiepide, lisce, adorabili.
“Buongiorno …”
“Ciao Tim …”
Il bassista intrecciò le loro dita, sospirando forte sulla schiena di quell’angelo, che non lo aveva importunato con inutili scenate, prima di coricarsi.
Tim si era spogliato, fatto una doccia ed accolto nel box Kevin, lavandolo con cura ed accontentandosi di un suo abbraccio, mentre lo stesso ricambiava quelle premure, sfiorandogli la spina dorsale, i glutei, risalendo tra schiuma e zampilli, senza neppure baciarlo.
L’aroma del dopo barba di Glam era quasi impercettibile, ma Tim lo riconobbe, ingoiando quel piccolo dolore, frantumandolo nel proprio orgoglio, pur di non perdere Kevin, non così presto.
“Facciamo qualcosa Tim …?”
“Cosa?”
Le mani di Kevin brandirono i suoi fianchi sottili, voltandolo a sé.
Lo baciò, finalmente.
Quella foto, ormai consumata dal tempo, che sembrava avere infierito non solo su quel pezzo di carta lucida, ma sulla loro storia d’amore: Shannon non smetteva di scrutarla, cogliendo ogni singola vibrazione di quella serata, su quel palco.
“Un altro compleanno … ancora un tuo abbraccio Tomo” – sussurrò, attirando l’attenzione di un passeggero, seduto nella fila parallela la sua.
“Lei è Shan … Il batterista dei 30 seconds to Mars?” – chiese stupito.
Lui ebbe un sussulto.
“Felice di incontrarla” – e lo sconosciuto allungò la mano.
Shannon notò una croce celtica tatuata sul dorso candido: “Sì sono io …” – e raccolse quel gesto, che sembrava un benvenuto nella vita di qualcuno, che non aveva voglia di conoscere; non ancora.
Nessun commento:
Posta un commento