martedì 17 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 154

Capitolo n. 154 - sunrise


Geffen si guardò attorno, con aria perplessa.
“L’hai acquistato Jared?” – si sfilò la cravatta, sbirciando l’orologio a parete – “Un’altra casa?” – e sorrise.
“Sì questo alloggio è perfetto come studio di registrazione, lavoreremo qui con Chris, Tomo, Shan … anche Kevin, se accetterà … L’ho fatto insonorizzare completamente.”
“Malibu è un quartiere davvero accogliente, poi c’è l’oceano, tu ami posti simili”
“A Palm Springs Glam? Sì, è vero”
Si abbracciarono.
Ne seguì un bacio, urgente, per molte ragioni.
“Ho … ho poco tempo … Devo tornare in studio, ieri è stato un bel fallimento” – gli mormorò Glam nel collo: Jared lo guardò emozionato, annuendo.
Si tolse la t-shirt, iniziando a slacciargli i bottoni della camicia, quasi tremando.
Geffen aggrottò la fronte, poi lo strinse più intensamente.
“Perdonami Jay … non so più quel che dico … Mio Dio scusami”
“Va tutto bene … Glam … io”
“Tesoro, mi fai perdere la testa” – e gli diede l’ennesimo bacio.


Kurt gli stava massaggiando i piedi.
Jamie rise sonoramente, suscitando un altrettanta chiassosa protesta, da chi era al planetario, in totale silenzio.
“Questo posto è diventato una palla!” – bisbigliò Kurt, prendendolo per mano.
“Ehi aspetta, i miei calzini!” – obiettò Jamie, trascinato via senza esitazioni dall’amico.
Giunsero nella pineta, dietro la spiaggia.
“Facciamo un bagno Jam?” – chiese allegro Kurt, togliendosi casacca e jeans strappati.
“No, che magari mi sciolgo in acqua, per una strana reazione chimica della mia pelle!”
“Ah che spiritoso, ma sentilo! Dai, non fare il guastafeste!”
Jamie divenne serio.
“Ho davvero paura Kurt …”
“Ehi … accidenti, vieni qui” – e lo avvolse, premuroso.


Erano nudi, ma non avevano fatto l’amore.
Geffen se ne stava appoggiato alla testata in ebano scuro, in stile etnico, tenendo tra le gambe Jared, seduto ed impegnato a suonargli un nuovo brano dell’album, che avrebbe inciso con Chris.
Posò un bacio tra le scapole del cantante, che ebbe un brivido.
“E’ bella …”
“Grazie Glam” – arrise alla sua approvazione, girando il volto, per ricevere un ulteriore bacio.
Le mani dell’uomo erano posate intorno alla sua vita magra, le nocche contro il legno dello strumento classico, che Jared adorava.
Allo stesso modo accoglieva ogni attenzione da parte di Geffen.
Da lui nasceva spontanea la comprensione per certi momenti particolari, dove Jared aveva bisogno non sicuramente del sesso, anche se estremamente appagante tra loro.
Leto mise da parte la chitarra acustica, affondando poi nella spalla di Glam: questi poteva sentire il suo sorriso sul cuore, allo schiudersi delle labbra di Jared, poi una lacrima inevitabile, a seguito del suo sfiorargli la nuca e di parole sincere – “Sei stato all’altezza del tuo talento, sono orgoglioso di te piccolo”
Jared levò i suoi occhi, perdutamente innamorati, su di lui.
“Da quando ti ho incontrato, Glam, non mi sono più sentito solo.”


“Non ti capita mai, Kurt, di sentire un peso, un’ansia … Guardo Marc celare la sua di angoscia, quando crede di non essere visto …”
Erano tornati in auto.
“Sai Jam, il mio Brandon ha un’età, che spesso mi fa dubitare sulla sua voglia sfrenata di vivere, di lavorare, di amarmi e seguire non solo Martin, ma anche gli altri suoi figli, come è giusto … Insomma dovrebbe calmarsi” – sorrise, poi si rabbuiò istantaneo – “Non riesco a pensarmi senza di lui … senza le sue mani calde, che mi tengono stretto, che mi arruffano i capelli, prima di mettere il casco, salendo in moto …”
“E’ un’immagine stupenda Kurt”
“E’ la mia vita con Brandon … A volte faccio delle cazzate e la cosa più buffa rimane che lui capisce al volo se l’ho tradito, ma solo fisicamente eppure non mi rimprovera … Gli importa, ne sono certo, però mi accetta ed io mi sento troppo coglione”
Jamie rise, ma una curiosità insana, lo stava lacerando.
“Posso farti una domanda Kurt?”
“Ovvio che sì”
“Ecco … Con Marc …”
“Cavoli”
“No, aspetta” – rinnovò il proprio sorriso – “Guarda che non voglio recriminare o rivangare il passato, ma so che lui ci teneva a te”
“Sì, me lo disse, Marc è un uomo schietto, non ha paura di rivelare i suoi sentimenti” – replicò fermo.
“Infatti ha fatto lo stesso con me …”
“Coerente Jam!” – ed arricciò il naso.
“Appunto. Tu hai scelto Brandon e Martin, ma se … Se non fosse andata in quel modo, se avessi dubitato e vacillato … sareste ancora insieme, oggi, con Marc?”
Kurt si rannicchiò con la portiera, al posto di guida.
“Non so davvero risponderti Jam … Temo di no, lo avrei fatto soffrire, perché in quel periodo ero preso da Jared e solo la presenza di Brandon mi ha consolato e fatto ragionare, lasciando che quei sentimenti non mi distruggessero, come è accaduto a Colin e Glam.” – spiegò serio.
“Jared è un uragano … Possibile non si renda conto che non può tenere i loro cuori in sospeso? E’ un’ingiustizia”
“Sì Jamie, però al momento Colin crede che la loro relazione stia correndo su binari felici, mentre Glam sa la verità”
“Insomma sono diventati amanti, lui e Jared?”
“Per me sì e c’è di mezzo anche Scott. Le loro occhiate erano di fuoco, quando eravamo in clinica per te, Jam”
“Mi porti da Marc?” – chiese improvviso, riprendendo colore nei gesti.
“Agli ordini!”
“Saresti fico come maggiordomo Kurt, quasi quasi ti assumo” – e sogghignò, ricevendo in cambio una valanga di solletico.


Farrell gettò la cicca di Camel nel laghetto, notando l’arrivo di Jared.
Scese dall’auto e si diresse verso di lui, accigliato.
“Ciao Cole, ma hai ricominciato?”
“Cosa?” – ribatté aspro.
“A fumare …”
“Mi prendo una mezza giornata libera dal set, torno a casa e non trovo un cane ad aspettarmi! I figli spariti, tu pure, ma dove cazzo eri, ti avrò telefonato cento volte Jay!”
“Ho … ho dimenticato il cellulare in camera stamattina …” – disse turbato da quell’atteggiamento piuttosto aggressivo.
“Non hai risposto!”
“Ero a … a Malibu, per sistemare l’attico, te ne avevo parlato …”
“L’impianto che hai alla End House non è sufficiente?”
Jared si irrigidì: “E’ un problema come uso i miei soldi, Colin?”
Farrell assottigliò le palpebre, come se stesse analizzando il compagno alla stregua di un nemico.
“Dei soldi non mi frega niente”
“Perfetto Cole … Perfetto.” – e si allontanò, entrando nel salone centrale, per poi dirigersi nella loro stanza.

L’attore lo raggiunse un minuto dopo, chiudendo la porta a chiave.
Jared strinse i pugni, provando come una morsa al cuore.
“Cosa vuoi ancora Colin?”
“Cosa voglio? Stare con mio marito, è così strano per te?”
“Lasciami respirare … là fuori hai esagerato!”
“Cazzo Jared, quanto fai il difficile oggi” – e spingendolo contro la parete, si infilò tra le sue gambe, opprimendolo in un abbraccio soffocante.
Lo baciò, sentendo la bocca del cantante serrata in principio, ma con scarsi risultati.
Jared dovette cedere, ma il sapore di quel contatto era invasivo e mortificante.
Colin gli slacciò sgraziatamente il cardigan, unico indumento sul busto asciutto di Jared, che si sentì raggelare.
“Colin smettila …” – disse sommesso.
“Nemmeno se mi paghi” – ringhiò, ma il suo intento era scherzoso.
Ciò di più lontano alle percezioni di Jared, che lo spinse via come una furia.
“La devi piantare di assillarmi con la tua prepotenza Colin!!” – gli urlò, perdendo completamente il controllo.
Farrell era sbigottito.
“Jay … Jay io stavo … stavo giocando …”
“Ma non dire stronzate!!” – esplose, per poi fuggire verso il bagno, dove quasi si barricò.
Colin cadde in ginocchio davanti a quella barriera, in lacrime.
“Jay … Jared aprimi … ti supplico, hai frainteso … anzi, sono io a non avere capito … Prima ero deluso, perché eri irreperibile, ma dopo … Cioè io … dopo …” – la sua nuca cominciò a pulsare.
Colin quasi gattonò per arrivare al comodino.
A fatica reperì un blister, dal quale sfilò due pasticche, ingoiandole a secco.
Jared non udendo ulteriori rumori, si affacciò, vedendo Colin riverso tra la poltrona e la finestra, verso la quale si era spostato, per prendere una boccata d’aria.
“Cole …” – mormorò stravolto.
“Ehi …” - replicò lui in lieve affanno, ma tendendogli le braccia.
Si tuffarono l’uno verso l’altro, con disperazione, come due cuccioli, che si erano allontanati e che credevano di essersi persi, per l’ennesima volta.






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