Capitolo n. 142 - sunrise
Friends
“Josh … come mio figlio”
“Hai un figlio?” – rise – “Ma certo che ce l’hai, lo so … ecco sono un tuo fan”
“Sul serio?” – chiese Shannon incredulo.
A parte quel tatuaggio particolare, il non più sconosciuto, aveva un aspetto da perfettino, nonostante l’aria allegra e leggera.
Era bellissimo, in qualcosa gli ricordava persino Denny, forse il taglio di capelli, forse l’età.
Scoprì che aveva qualche anno di più, trenta, ma non li dimostrava affatto.
“Lusingato che tu lo sia Josh, comunque ho anche una bimba, July.”
“Sì … l’hai adottata con Owen Rice, il gallerista … Mio padre espone da lui spesso. Il mio cognome è Austin …”
“Roger Austin è quindi … ok, capito, ma non l’ho mai incontrato, apprezzo la sua arte moderna in compenso”
“Il mio vecchio è molto rock, io sono noioso, lo dice lui!” – e rise cristallino.
“Ami tuo padre, vero Josh?”
“Da morire” – ribatté lui, quasi arrossendo.
“Stai tornando a casa?”
“Sì … Sono mesi che non lo vedo. Ho conseguito un master a Washington, in Economia e lui si sposerà per la quarta volta … o quinta … avrò una sorellina!” – sorrise imbarazzato.
“Ed una matrigna di … ventidue anni?” – chiese Leto, mostrando una rivista, dimenticata da qualcuno sul sedile vuoto accanto al suo: Roger Austin era in prima pagina con la futura sposa.
“Appunto … carina vero? … Io ci uscivo al primo anno di superiori, poi è capitato che facesse la modella per papà e dopo il diploma ci siamo persi: la ritrovo in un modo strano, non pensi Shan?”
“La mia vita è una tale mescolanza di stravaganze, che nulla mi tocca … o quasi” – e lo fissò.
Josh abbassò le iridi di una tonalità particolare.
“Ci saranno degli amici comuni … sarò lo zimbello della festa, ma non mi importa, purché papà sia felice”
“Lui non vorrebbe che ti sentissi così Josh”
“Ovvio … sì insomma ha altro a cui pensare …” – ribatté imbarazzato.
“Potrei accompagnarti io, sarebbe divertente” – Shannon rise, chiedendosi mentalmente cosa diavolo stesse facendo.
Josh esultò compostamente – “Wow, io che arrivo con Shannon Leto … Magari ci suoni un pezzo … no, mi stai prendendo in giro ahhaah”
“Non lo farei mai” – disse serio e pacato.
Josh annuì raggiante – “Ti ringrazio Shan … sei … incredibile.”
Scott gli misurò la pressione.
“Colin è normale … Forse la tua è solo un’emicrania, prendi queste.” – e gli passò delle gocce, mentre Brandon ne verificava la composizione.
“Non sono incompatibili con la tua vecchia terapia, penso vadano bene” – disse lo psicologo.
“Quale terapia?”
“Due compresse di Batexin …” – spiegò Farrell, riallacciandosi il pullover, aiutato da Jared.
“E’ un farmaco piuttosto forte, rivedrei il dosaggio, se Brandon è d’accordo.”
“E’ dannoso?” – domandò ansioso Jared.
“Lo sono gli effetti collaterali, se mescolato agli alcolici, ad esempio, ma con Colin non c’è pericolo.” – replicò con un sorriso il medico, nel raccogliere le proprie cose.
“Dovremmo prima ripetere la tac Scott”
“Certo Brandon, magari quando torniamo, ok Colin?”
“Sì … vorrei solo dormire …”
“Faccio un po’ di buio … grazie ad entrambi, ma adesso Cole deve riposare”
“Sì, ce ne andiamo, ma Kurt voleva parlarti Jared, a pranzo, se scendi”
“Resto qui con Colin ed i nostri gemelli … Pam e Carmela penseranno agli altri bambini … Grazie ancora” – e li fece accomodare, non senza avere scambiato qualche strana occhiata con Scott, che ovviamente Cody colse a pieno.
“Come sta?”
“Chi? Farrell o Leto?”
Scott chiuse il trolley.
“Da quando li apostrofi in quel modo?”
Geffen sorrise, grattandosi la nuca.
“A quanto pare, Jared procura delle intense cefalee sia a te che a Colin, ma poi sono certo che rimedia, facendosi”
La sua battuta era palesemente scontata, ma la risparmiò a Glam, che lo stava puntando con acre disappunto.
“Perché non rientri con me? Lula è con Kevin e Tim …”
“A quale scopo, doc? Accasarmi con Sveva?”
“Non intendevo questo, quando parlavo di farti rinsavire, ma se servisse a guarirti”
“Jared non è una malattia!” – disse brusco.
“Oh no … quella la si cura … Lui invece si è rivelato assai peggio …” – sibilò.
“Un cancro? Dillo chiaro! Tu non sai di cosa parli, di chi parli!” – si alterò, alzandosi per uscire dalla suite di Scott.
“Però so con chi sto parlando accidenti! Io ti conosco Glam!”
Geffen si bloccò, voltandosi verso di lui, per poi appoggiarsi pesantemente allo stipite: “Non cercherò qualcuno da amare … Io amo Jared, che ti piaccia o meno.”
“Non deve piacermi, non me ne frega un cazzo!! A me importa di te e di quello che nel tuo fisico sta macerando, esasperato dalle frustrazioni, che quell’egoista patentato ti procura!” – inveii, gli occhi lucidi.
Geffen azzerò la distanza tra loro – “Calmati” – e lo abbracciò, sentendo che tremava.
“Jared è … è vittima di sé stesso, anche dei propri egoismi, non posso darti torto Scott, ma io ne sono innamorato da quando ci siamo conosciuti …” – nel dirlo, ripresero a guardarsi, senza interrompere quel contatto.
“Vorrei il meglio per te Glam …” – mormorò, appoggiando la fronte sulla spalla dell’avvocato.
“Ti voglio bene Scott” – e gli diede un bacio sulla tempia, accarezzandogli la schiena.
“Allora prova a prendere le distanze …” – disse timidamente, rialzando lo sguardo su Geffen, che sorrise mesto.
“Sei irriducibile … come quando mi hai riportato in vita … picchiavi pugni su questo stupido cuore, urlavi, combattevi …”
“E’ stato più semplice salvarti dalla morte Glam …”
“Jared, mi dà la voglia di vivere, nell’aspettarlo: è penoso, è assurdo, ma è la verità Scotty.” – concluse dolce, lasciando andare l’altro, che perse un battito.
“Dove sono finiti tutti Jam?”
“Colin fuori uso, Jared crocerossina, Scott in partenza, Glam portantino, dei suoi bagagli ovvio, Tim e Kevin stanno scopando, Dean e Sammy stanno scopando, Tomo e Denny stanno scopando … Io non vedo Brandon e Marc … che dici, Kurt, cosa staranno facendo?”
Scoppiarono a ridere, dandosi delle gomitate infantili.
Kurt, poi, lo avvolse, mentre erano seduti sul divanetto della saletta, dove guardavano la tv, prima di accomodarsi a tavola.
“E se noi due pomiciassimo Jam?” – chiese malizioso.
“Non sia mai! Ahahahh”
“Posso farti un succhiotto, uno solo, quiii!!”
“Maddaiii Kurt aiutooo ahahhaha”
Kurt sbuffò, sistemando la coperta, che li riscaldava.
“Che palle questa vacanza … Jared mi evita.”
“Ha la coda di paglia”
“Perché Jam?”
“Perché lo sta facendo soprattutto con Glam: fai due più due zuccone!”
“Hanno scopato anche loro!”
“Alleluia Kurt!”
“Mmm non penso, magari c’è una ragione … alternativa Jamie.”
“Tra quei due? A me spiace per Colin.”
“Non che lui sia un santo”
“Tu difendi Jared a prescindere, non sei obiettivo, lo dico con affetto Kurt”
“Lui ed io abbiamo … condiviso dei momenti speciali, per me intendo …”
“Per Jared no …?” – domandò turbato il ballerino.
Kurt socchiuse le palpebre, come a custodire quei fotogrammi di lui e Jared in clinica, quando donò il seme per la fecondazione di Martin, ma anche gli istanti di paura, in ospedale, bloccato dalla paralisi ed accudito dall’intera famiglia, ma specialmente dal leader dei Mars.
“L’ho amato …” – disse piano, riaprendo il sipario sui suoi quarzi scurissimi.
“Sì … lo immaginavo …” – disse serio Jamie.
Kurt sorrise malinconico – “C’est la vie …”
Scesero dal taxi trafelati, senza riuscire ad evitare i fotografi.
“Shan non pensavo ci fosse questa ressa!” – esclamò Josh, prendendolo per un polso e trascinandolo in un androne, adiacente il palazzo dove era in corso il ricevimento per lo sposalizio del padre.
“Devo chiederti un dettaglio … Pensi ci sarà Owen al party?”
“Se è a Londra, probabile, ma avete litigato?”
“Purtroppo siamo in rotta … e lui è qui con July … E’ un padre straordinario, la nostra principessa è in visita ai nonni, peraltro … Qui vive anche mia madre, per la cronaca …” – e sorrise.
Josh ricambiò quell’atteggiamento schietto – “Posso verificare se Rice è tra i presenti, aspetta, faccio una telefonata”
“No, lascia stare, devo affrontarlo … se non ora, domani mattina, senza rimandare.”
“Come preferisci, ma se ti serve una mano, fai un fischio … anzi, batti un colpo Shan …” – e rise solare.
Aveva un buon profumo, si era cambiato, indossando un completo scuro, con camicia bianca, il tutto attillato, ma non in maniera esagerata: Josh dava l’idea di una compiutezza matura e serena.
Shannon aveva scelto un jeans scuro modaiolo, una casacca grigio fumo e delle scarpe sportive in tinta, come il giaccone.
“Che dice, ci gettiamo nella mischia Shan?”
“D’accordo … vai avanti tu.” – e gli diede una spinta simpatica, come se si conoscessero da sempre.
Era una sensazione che anche Josh provava, compiaciuto ed incuriosito da quell’incontro inaspettato, come una pioggia di primavera.
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