Capitolo n. 146 - sunrise
Jude si sentiva come un ladro.
Arrivò alla dependance della End House dall’entrata secondaria, come da istruzioni ricevute da Colin.
Anche Farrell aveva anticipato il rientro di qualche ora ed approfittato della mattinata durante la quale Jared era impegnato con Isotta.
Lo aveva visto andare via con la bimba, osservandolo dall’ala dell’abitazione, dove aveva aggredito proprio Jude.
Il personale della residenza non si era accorto del suo arrivo.
Gli altri sarebbero giunti nella tarda serata.
Colin si spostò quindi nel villino, appena ristrutturato, per riabbracciare finalmente Jude.
Di certo non avrebbe fatto la prima mossa, voleva capire i sentimenti dell’amico e non turbarlo ulteriormente, ma le sue emozioni sembravano ribollirgli nel cuore.
“Ciao Colin …”
“Jude …”
L’irlandese era in fondo alla stanza, dove sarebbe stato allestito un salone con camino, che aveva acceso, in mancanza di altro riscaldamento.
Law esitò, poi fece qualche passo – “Non è stato facile Cole …”
“Lo so” – prese fiato – “Vorrei … vorrei stringerti e farti capire che non merito il tuo odio, nonostante i miei errori passati Jude …”
“Io … io non ti odio” – disse in crisi di ossigeno.
“Il tuo perdono aveva una data di scadenza, il destino ce l’ha messa, è stato malevolo ed ingiusto con te, con noi Jude” – affermò convinto e triste.
“Tu … tu non conosci il mio inferno Colin … come potresti?” – e sorrise con una smorfia tirata, strizzando le palpebre e scrollando il capo, come a volere disintegrare quei ricordi sgradevoli.
“Se …” – avanzò di poco – “Se sapessi chi è stato, lo ucciderei!”
Jude schiacciò i palmi sulle gote infiammate, anche dal disappunto – “So che lo faresti!” – e tirò su dal naso, tornando a fissare Colin, che ormai era davanti a lui.
“Non può finire così tra noi … Siamo stati il punto di riferimento reciproco da sempre Jude … Ho bisogno di te, della tua allegria, dei tuoi sorrisi … quel mostro li ha spenti e tu da quel momento mi vedi sotto ad una luce orribile”
“E mi puoi biasimare per questo Colin?”
“No … No, assolutamente … Io posso … Io voglio che tutto torni come prima di quella notte Jude”
“E’ … impossibile …” – due lacrime scesero dai suoi occhi azzurri.
“Andiamo in terapia Jude … insieme … anche se non centro niente con questa disgrazia, magari”
“Cole accidenti!!” – ed indietreggiò, trovandosi spalle al muro.
Farrell non si arrese, ma con estrema calma annullò quella breve distanza, finché non riuscì ad abbracciarlo.
Jude si sentiva svuotato, senza più difese.
Subiva il pianto di Colin, il suo respiro, un fievole e continuo “… ti prego” poi la barba di lui sul mento, un sentore di menta, poi un bacio.
“Sono ancora i tuoi preferiti?”
Scott alzò la testa dalla dispensa, che stava leggendo svogliatamente, calò gli occhialini e sorrise.
“Entra, dai … sì, se sono al cocco.”
“Cocco e cioccolato, appena sfornati, in segno di pace.”
“Ciao Glam …”
“Ciao dottore, permesso”
“Accomodati … dai un po’ qui” – e ne assaggiò subito uno – “Buono” – farfugliò, offrendone un secondo a Geffen, che gradì e sorrise di rimando.
“Hai lasciato questo a casa mia” – e gli porse un Rolex.
“Non in camera da letto, suppongo Glam.” – ribatté sarcastico.
“Infatti, era sulla penisola in cucina …”
“Come sta Jared?”
Geffen sbuffò – “E’ con Isotta al sesto piano, per la vaccinazione mensile per non so cosa … Ed è mortificato, per quello schiaffo Scott”
“Ha difeso il suo territorio, anche se in base a concetti un pochino astrusi, ma probabilmente lui ragiona così.”
“Lui non cambierà mai ed io non lo vorrei, però devo riconoscere che tu mi hai colpito ed affondato”
“Vuoi parlare di questo Glam?”
“Se vuoi …”
“Come no, per poco finisco a letto con te … Ti rendi conto? Volevo …”- inspirò a fondo – “Volevo fare l’amore, il mio primo rapporto gay, se qualcuno sentisse, di quelli che mi conoscono, penserebbe che sono impazzito, invece non sono mai stato tanto lucido, sai?”
“Ne sono lusingato, però”
“Però lesa maestà a Jared, signore e padrone del tuo cuore …” – disse mesto, gettando un’occhiata nel vuoto.
Geffen sorrise – “Ne sono innamorato, l’ho … sposato, a modo mio, certo, ma per me contava, così come tenerlo a me e guardarlo mentre si addormentava, quindi svegliarlo, assaporando i suoi sorrisi, ma specialmente quel suo sguardo … Non mi ripete che una cosa: lui si sente al sicuro e temo che nessuno lo abbia mai fatto sentire così Scott”
Jared aveva ascoltato la loro conversazione, dietro alla soglia: Isotta si era assopita nel passeggino, troppo pigra per camminare dopo l’iniezione e lui aveva preso coraggio, deciso nel chiedere scusa a Scott.
Il cuore tempestato di battiti, per la voce di Geffen, calda, amorevole, ma persino un certo stupore, nel constatare le reazioni di Scott.
“Vi ho sempre visto bene insieme, non puoi negarlo Glam e te l’ho ripetuto perché non mi capacitavo di come due persone tanto in sintonia, si ostinassero a non viversi. La mia rabbia nasce da come lui ti tratta: ha scelto, ok, ben venga Colin e la loro cucciolata, sono splendidi come coppia, ma talmente controversi … Sono riusciti a fagocitare le emozioni di uomini eccezionali come sei tu, come Kevin e quanti altri? Kurt e Brandon mi sembrano altre due vittime, Jude e Robert anche, in un modo o nell’altro … è assurdo.”
“E’ … una lunga storia Scott”
“D’amore? E la nostra?”
“Di amicizia fantastica Scotty” – e scrollò le spalle.
“Così sia e rimanga Glam. Combattere per conquistarti è arduo e svilente, con simili concorrenti, quali Jared, senza dimenticarci Kevin: lui ti ama da impazzire, tornerà da te, per quanto sia legato a Tim, ne sono certo.”
“Saranno a Palm Springs per cena, con Lula … Potresti venirci anche tu”
“A fare cosa? Il fidanzato di papà?” – e rise nervoso, gli occhi lucidi, all’improvviso.
Si alzò, spalancando la finestra, senza più incrociare i turchesi di Geffen, quasi spaventati per quella sua reazione.
“Scott …”
“Passerà.” – inspirò – “Avevi ragione, ho rovinato tutto … Mi resta l’imbarazzo, anche un po’ di vergogna”
Glam si alzò, per andare a consolarlo, ma lui glielo impedì con fermezza.
“Ti telefono più tardi Scott …”
Jared si allontanò velocemente, approfittando dei vicini ascensori.
Appena giunto nei garage sotterranei avvisò Glam con un sms, poi salì sull’hummer blindato ad attenderlo.
Era un bacio, in principio timido, poi completo, perché Jude glielo permise.
Colin tremava, ma staccandosi da lui, gliene diede un secondo sul collo, poi lo avvolse, piangendo sulla sua spalla.
I palmi delle loro mani, avevano vagato caldissimi lungo le rispettive schiene, per poi fermarsi, al centro delle stesse, premendo senza oppressione, come se fosse una prolungata carezza di conforto.
La parete sosteneva Jude, all’altezza delle scapole, ma i loro addomi ed i loro inguini erano come suggellati e reattivi.
“Colin è … è tutto a posto … ma adesso lasciami andare …”
“Grazie Jude”
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