Capitolo n. 145 - sunrise
Un violento bussare li interruppe.
Glam si distaccò dalla bocca di Scott, ansimando.
Voltandosi, verso la vetrata, provò a distinguere la sagoma, che vi si era addossata, battendo il pugno destro e gridando qualcosa.
La lastra, anti proiettile, gli impediva di individuare la voce di quello che gli sembrò un ragazzo: nei lampi riconobbe un abbigliamento in jeans, una maglia con cappuccio calato sul volto, per proteggersi, inutilmente, dalla pioggia battente.
La figura esile, in compenso, poteva essere unicamente la sua – “Jared …?!”
Si precipitò ad aprirgli manualmente, visto che i comandi elettronici erano saltati, oltre agli allarmi.
Leto aveva le chiavi del cancello, ma oltre non poteva andare: entrò come una furia, investendo i due uomini con uno sguardo vitreo e disperato.
“Cosa ci fai tu qui?!” – chiese attonito Geffen.
Jared si tolse il giubbino, buttandolo sul pavimento, prese fiato, tirandosi indietro i capelli e scoprendo il viso alterato e pallido, incorniciato da una barba curata.
“Lui cosa ci fa qui, cosa cazzo ci fa qui Scott da te!! E perché diavolo vi stavate baciando!!?” – urlò stringendo i pugni, per poi batterli sul petto di Glam, che lo afferrò per le spalle, provando a placarlo, mentre la luce era tornata.
Il medico era rimasto incollato al muro, con il sapore di Glam nella gola, il suo profumo sugli zigomi, un principio di erezione, che andava smorzandosi.
“Tutto questo è assurdo Jared … Credevo fossi ancora in montagna, so che non centra, però”
“Però niente … niente Glam …” – cominciò a piangere, indietreggiando tremante – “E’ questo il tuo amore per me … è già finito di nuovo …”
A quel punto Scott si sentì avvampare: “E’ … è il colmo … No, sentilo …” – ridacchiò, al limite dell’isteria.
“Scott, ti prego”
“No Glam, ti prego cosa??! Che cazzo pretende questo stronzo, da te, ME LO VUOI DIRE!!?”
Jared lo colpì, con uno schiaffo colmo di esasperazione, come i suoi toni – “Glam non è tuo!! GLAM NON TI VUOLE BASTARDO!! E non me lo porterai via!!” – e gli si avventò contro, facendolo cadere, non senza difendersi: lo avrebbe massacrato, se avesse voluto, ma Scott si limitò a scrollarselo di dosso, aiutato da Glam, che lo strinse forte, portandolo nella camera adiacente il living.
“Calmati, Cristo calmati Jared …” – sembrò supplicarlo, mentre i singhiozzi del leader dei Mars sembravano arderlo, come fiamme da un inferno dal quale nessuno poteva rifuggire.
Scott si ricordò di avere cinquantasei anni, di non essere un coglione e che quello era Jared: nel bene o nel male, Glam lo amava e probabilmente si meritavano a vicenda.
Gli si strinse un nodo allo stomaco, poi si rese conto di essere avere ancora i vestiti inzuppati, ma non importava.
Prese il cellulare, compose il numero del radio taxi e comunicò l’indirizzo della villa.
Prese del cognac dal mobile bar e se ne versò un bicchiere: buttò giù il suo veleno quotidiano e controllò le pulsazioni.
Gli apparve comica la legittima conseguenza a quegli eventi: a lui sarebbe venuto un infarto, a Jared il consueto collasso e Glam non li avrebbe salvati, perché troppo preso ad occuparsi di qualche altro matto, che probabilmente sarebbe piombato a Palm Springs, il più papabile era Farrell: rise di gusto, scoppiando poi a piangere come un bimbo.
A quell’età ridursi così, dopo essere stato ad un passo dal finire a letto con il proprio migliore amico, gli pesò come un casino grottesco.
I suoi occhi erano cristallizzati verso il soffitto.
Il suo busto ricordava un mantice, ormai nudo, come il resto del suo corpo, spogliato da Glam, con attenzione.
Solo i boxer si erano salvati dalla tempesta.
Jared gli apparve così fragile, smagrito e raccolto sul fianco sinistro, le braccia lunghe, dimenticate tra l’addome e l’inguine, le dita tremanti tra le lenzuola.
Il suo sembiante finì sotto ad una coperta, Glam gliela sistemò, poi spense la luce, accendendo il caminetto con un semplice pulsante.
Tornò nel salone appena in tempo per scorgere i fanalini di coda dell’auto gialla, che aveva prelevato Scott, di ritorno a Los Angeles.
“Pane tostato e uova al bacon anche per te Shannon?”
“Uh che profumino … sì grazie” – e gli sorrise, grattandosi la nuca, dopo essersi stiracchiato.
“Dormito bene?”
“Sì Josh … non avevo mai indossato una vestaglia così …” – disse, lisciando la stoffa a righe blu ed oro.
“E’ di papà … le colleziona.”
“Uomo di classe.” – e gli fece l’occhiolino, accomodandosi.
“Ecco qui … caffè?”
“Nero ed abbondante, se c’è … Devo essere lucido.”
“Per il tuo incontro con Owen? Non è più opportuno lasciarlo calmare?” – chiese educatamente.
“Voglio vedere mia figlia.” – replicò assorto Leto.
“Sì, capisco … Ti accompagno.”
“Preferirei rimanessi fuori dai miei guai, Johs, per varie ragioni.”
“Se credi che le minacce a mio padre ed al suo lavoro mi fermino, sbagli.” – disse convinto.
“Non è per questo, non solo almeno … Hai già fatto molto per me” – e sorrise.
“Veramente non ho ancora fatto nulla.”
“Isotta deve fare una vaccinazione … domani mattina, ce ne siamo ricordati all’ultimo momento … Colin e gli altri tornano verso sera …”
Jared lo disse con voce incolore, aggrappato al cuscino, senza avere cambiato posizione, mentre Glam era in poltrona, come a sorvegliarlo.
Se ne stavano immobili nel riverbero del focolare, troppo distanti per sopportarlo.
Geffen si spogliò, lentamente, poi raggiunse Jared, che si allacciò al suo torace, intrecciando poi le gambe a quelle dell’uomo, incapace di decidere qualcosa razionalmente.
La mano sinistra di Glam scivolò sotto la stoffa del suo intimo, indossato ancora da entrambi, avvertendo una contrazione nell’addome di Jared.
“Stai fermo …” – gli sussurrò – “… Pensavo che dovrò fare voto di castità mentre ti aspetto, come un idiota Jay, ma non mi importa … Diversamente non saremmo ridotti così” – disse guardandolo, il capo appoggiato al guanciale in comune, le labbra ad un soffio.
Jared sgranò le sue iridi cobalto, davanti alla reazione di Glam, che proseguì, sorridendo tirato – “Poi arriva la tua proposta, sul non lasciarmi da solo … Ho voglia di fare l’amore o di scopare, faccio uno squillo e tu corri a consolare questo vecchio stupido … Ok, mi offri persino lo spettacolo gratis, con certe scenate da antologia, interessante, non trovi?” – e tolse la mano, portandola alla vita di Leto, che perse un battito.
“Glam …”
“Glam cosa?” – lo interruppe pacato – “Stasera mi sono reso conto di essere single, quando Scott ed io ci baciavamo, ma prima di tale consapevolezza, avevo provato un rimorso orrendo al pensiero che ti stavo tradendo. Peccato che ciò accada solo quando si sta insieme e tu stai con Colin o mi sono perso l’ennesimo colpo di scena?”
Jared si mise seduto, abbandonando quella che sembrava essersi trasformata in una morsa, da parte di Geffen, che piegò il viso, affossandolo, come esaurito da quel confronto.
“Comprendo la tua rabbia Glam … Anche quella di Scott: si è innamorato di te, era inevitabile …”
Geffen si appoggiò allo schienale, tirandosi su stancamente.
“Questo viversi, come stiamo facendo tu ed io Jared, sembra un valzer senza soluzione di continuità, dove un’orchestra non chiude l’esecuzione, la nave vaga in lungo ed in largo per gli oceani e non si decide nemmeno ad affondare, decorosamente.”
Il cantante si chiuse maggiormente, nascondendo il volto tra le ginocchia, contro agli avambracci tatuati.
“Non buttarmi fuori da questa vita Glam … Anche se non ti rendo felice …” – disse fievole.
“A che ora devi portare Isotta …?”
“Per le dieci …” – disse tirando su dal naso e tossendo.
Glam prese una delle sue maglie e gliela infilò, riprendendolo sul petto.
“Adesso dormi …” – gli accarezzò le tempie, poi lo baciò, brandendo il suo collo con la mano sinistra, in una movenza sensuale e lasciva.
Lo scrutò infine, liberandolo e baciando quella porzione di pelle, mentre Jared gemeva e si consumava, nel guardare Geffen il più possibile, in un modo unico ed esclusivo, come se fosse tutto il suo mondo, dal quale nessuno poteva sottrarglielo.
Mai.
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