Capitolo n. 149 - sunrise
Sam rientrò inaspettatamente per la pausa pranzo, trovando Dean ancora tra le coperte.
“Ehi … non sei andato al lavoro?” – domandò, posando un bacio tra le sue scapole.
Il broker si svegliò faticosamente, l’alito appesantito dall’alcol, come ogni sua movenza.
Sammy rimase esterrefatto.
“Hai … hai bevuto? Dean, guardami!” – e lo afferrò per le braccia gelide.
“Ho … ho freddo Sammy …”
“Cristo, vieni qui” – replicò ansioso, stringendolo sul petto.
“Mi … mi dispiace Sammy”
“Alzati, devi vomitare, poi prenderemo un caffè” – impose, trascinandolo in bagno, ma Dean non aveva alcuno stimolo a liberarsi: voleva tenersi dentro tutto quell’alcol, dopo una notte agitata, senza il conforto dell’unica cosa lo potesse distrarre da pensieri svilenti: fare l’amore con Sam.
Si sentiva incompleto, troppo fragile per affrontare quell’uomo, che lo stava svuotando nuovamente di quella sicurezza, che Dean aveva ripreso convinto, anche grazie all’appoggio di Brandon.
Sammy decise di portarlo dall’analista, ma Dean non riusciva neppure ad uscire di casa.
Cody fu molto disponibile a raggiungerli nel tardo pomeriggio, dopo gli appuntamenti in studio, prima non era fattibile.
“Ok … te ne sono grato Brandon, mi prendo mezza giornata di permesso e rimango con lui” – concluse sconfortato il giovane, con il sentore sgradevole di non essere in grado di potere sostenere un simile stress, nonostante fossero solo al principio di una salita, ricca di insidie per il loro legame.
Geffen diede disposizioni a Flora via web cam, dopo ore passate ad analizzare fascicoli e vecchie testimonianze contro Stabler.
“Denny è rientrato?”
“Arriva domani Glam, sii paziente.”
“Posso anche esserlo Flora, ma il giudice non aspetta i nostri comodi.” – replicò seccato.
“Come mai sei così irritabile?” – chiese lei con un sorriso.
L’avvocato sbuffò, per poi sorridere – “Sono felice per lui e Tomo, se la meritano questa luna di miele, oltre al resto ovvio …” – e fissò una foto di Jared sulla mensola, spostando poi la visuale su di un secondo scatto, di lui con Scott, durante un viaggio in Scozia.
Erano frammenti di memorie cariche di gioia e spensieratezza.
“Dunque quando arrivi in studio?”
“Domani, approfitto della cena a villa Meliti, così mi avrai tra le scatole per qualche ora!” – e rise.
“Mi strappo i capelli nell’attesa, ok?”
“Ok … ciao Flora.” – e staccò.
Il campanello ruppe il silenzio del living.
Fuori le nuvole stavano addensandosi minacciose: un marzo così piovoso, non si vedeva da anni a Los Angeles.
“Scott … non ti aspettavo”
“Lo vedo … posso?”
Geffen lo abbracciò in risposta a quel suo porsi carico di aspettative.
“Scusami … scusami Scott” – disse sommesso.
“Non importa … Davvero io” – ma non riuscì a concludere la frase.
Glam lo stava baciando, con determinazione appassionata, quanto improvvisa.
“E poi vedi come si fa Julian? Tacco e punta, è come un ticchettio, vedi amore?”
Jamie stava improvvisando una sessione di tip tap, in sala prove, nel loro attico, mentre Marc tardava in ufficio.
Il bimbo era al sicuro nel suo ovetto da viaggio, con un biberon di succo alla pesca e la prima fila assoluta per quello spettacolo, che lo divertiva parecchio.
Rideva e sgambettava, imitando il padre.
“Ok ora passiamo a qualcosa di più complicato, dunque …” – e piegandosi verso il lettore cd, il ballerino scelse un pezzo classico.
“Lago dei cigni … No, meglio Lo schiaccianoci … La danza delle ore? E sia …”
La musica partì, con un ritmo ipnotico, pari alla sequenza di passi e figure, impostate da un eccellente Jamie.
“Per chi mi crede arrugginito, vero piedini ciccioni? Quindi … una piroetta doppia” – la impostò, sorridente, ma gli sembrò di inciampare e cadde rovinosamente sul parquet.
Julian esplose in una risata, che presto si trasformò in perplessità.
Jamie si sentiva le gambe come bloccate.
“Mio Dio …” – gemette, spaventato.
Il palmare era sulla scrivania, poco distante, ma in quel momento, a Jamie appariva irraggiungibile.
Prese fiato, provando a spostarsi facendo leva sui gomiti: era come se dovesse trascinare un sacco di cemento dal bacino in giù.
Iniziò a piangere, senza farsi vedere da Julian, mentre procedeva lentamente verso il mobile.
“Tranquillo piccolo … è un gioco, sai …?” – abbozzò tremando nel tono.
Si sentì al sicuro solo quando strinse il suo Nokia e compose il numero di Hopper.
Era occupato.
“Cazzo!!” – urlò, agitando il figlio, ormai singhiozzante e proteso verso il padre, come a volerlo aiutare in qualche modo.
Marc lo stava chiamando e quando Jamie lesse il suo nome sul visore, ringraziò il cielo.
“Glam … non mi aspettavo questa accoglienza …”
Il medico era in crisi di ossigeno, ma Geffen non aveva intenzione di smettere e riprese a baciarlo, portandolo all’interno del salone, per stendersi con lui sul divano.
I battiti di Scott stavano scalpitando nel suo stomaco, fino a diventare visibili nelle vene del suo collo, l’addome si contraeva, nel protrarsi spontaneo verso Glam, le cui gambe si erano sistemate tra quelle dell’amico, percorse da innumerevoli scosse di eccitazione.
“Cosa … cosa è cambiato …?” – domandò sconvolto, quando Geffen iniziò a scrutarlo, mentre distribuiva baci leggeri sulle sue tempie e sul mento.
“Faccio ciò che sento … e spero ciò che anche tu desideri …”
Fu Scott a ristabilire il contatto, umido, caldissimo.
Glam gli aprì la camicia ed i pantaloni, scoprendo lembi di pelle abbronzata e tonica: gli scese l’intimo, come se una curiosità irrinunciabile, si fosse impadronita di lui.
Era bramoso e torbido, nel toccare l’erezione di Scott, che era totalmente passivo alle sue attenzioni.
Geffen accennò a sfilargli la casacca, ma invece ne legò le estremità, bloccando i bicipiti muscolosi di Scott dietro alla sua schiena, inarcatisi per consentire quella strana manovra.
Con il proprio peso, bloccava invece tutto il resto, a cavalcioni sulle ginocchia nude di Scott, che si sentiva in balia ormai delle decisioni dell’altro, con altrettanta ingordigia nel volergli appartenere.
Glielo disse.
“Devi farlo Glam … ora non ti permetterò di lasciarmi senza sapere cosa si prova ad essere amati da te … posseduti da te …” – e reclamò ulteriormente la sua bocca.
Geffen raccolse a coppa i suoi zigomi, sigillandosi a lui in un nuovo bacio profondo e lascivo.
Con vigore scese e lo liberò dai vestiti sgualciti, prendendolo in braccio e portandolo in camera da letto.
Si spogliò a propria volta, senza distogliere il suo sguardo da Scott, che indietreggiò, appoggiandosi con le scapole alla testata imbottita, ma appena Glam fu pronto, lo afferrò per le caviglie, tirandolo verso di sé ed aprendolo, come se fosse un burattino.
La stanza era ormai nella penombra, il sole stava tramontando, ma dal giardino arrivava un aroma di pioggia e sale, mescolati in maniera inebriante.
Glam cambiò, repentinamente: era come se fosse entrato in una fase successiva a quella della lussuria, senza che ve ne fosse più traccia nei suoi atteggiamenti.
“Voglio fare l’amore con te, Scott …” – disse piano, spostandogli i ciuffi biondi e lisci dalla fronte spaziosa.
Le sue iridi azzurro polvere sembrarono incresparsi della luce, di cui quelle più celesti di Glam erano pervase.
Scott deglutì, annuendo flebilmente, sembrando persino più giovane, in quella sua palese inesperienza, quel velato timore davanti ad un mondo sconosciuto.
Glam riprese a baciarlo contemplando le sue espressioni, mentre stimolava la sua fessura, dopo avere lubrificato le dita, per rendere agevole quel suo incedere esperto.
Lo penetrò, senza fretta, procurandogli un principio di orgasmo, che portò Scott ad appendersi al collo di Geffen, rifugiandosi in quell’incavo madido e sensuale, nel suo profumo eccitante, destabilizzato da come il suo corpo rispondeva agli sollecitazioni dell’altro.
“Sei … sei in me” – balbettò.
Glam lo baciò, fondendosi con lui – “Ora … ora sei mio Scott” – e con un ansito virile lo prese, spingendo il proprio sesso nel canale fibrillante di sensazioni di Scott, che istintivamente provò a sfuggirgli, senza risultato.
“Devi soltanto abituarti …” e si fermò, respirando più forte, sui suoi lineamenti tumidi e dorati.
Quindi riprese a muoversi, con delicatezza apparente, tanto che Scott si avvinghiò al suo busto, con tutte le estremità ebbre di piacere.
“Non … non fermarti … Glam … Mioddio Glam”
Le emozioni si moltiplicarono, quando Geffen lo masturbò, procurandogli un godimento assurdo.
Scott strappò le lenzuola, inghiottendo aria e lacrime, donandosi a Glam senza alcun limite.
Il seme caldo di entrambi sgorgò ovunque, imbrattandoli e sublimando la loro simbiosi carnale.
Tornarono a baciarsi, appena i reciproci respiri tornarono alla normalità.
Esausti si addormentarono dopo pochi minuti, senza accorgersi della tempesta in arrivo: niente li avrebbe disturbati.
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