domenica 1 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 140

Capitolo n. 140 - sunrise


Jared si congratulò con gli sposi.
Tomo lo strinse forte a sé, sussurrandogli – “Porta questo mio abbraccio a Shannon, grazie Jay … vi voglio bene”
Leto tornò da Farrell, perso in chiacchiere con Marc e Jamie, sottraendolo a quell’intermezzo, con aria triste.
“Vado da mio fratello Cole … scusami”
“Tesoro non preoccuparti, comprendo alla perfezione … Non farò tardi, ci troviamo in camera, ok?” – e gli diede un lungo bacio, prima di congedarsi a malincuore da lui.

Tim accompagnò Lula in bagno, dopo che Kevin si era assentato per recuperare una maglia più leggera al bambino.
Geffen si era congedato, dicendo che aveva una leggera emicrania.
L’avvocato era demoralizzato e sinceramente disturbato da una noiosa cervicale, dalla notte precedente.
Quando si ritrovò alle spalle l’ex, ebbe un sussulto.
“Ciao Kevin … hai bisogno qualcosa?”
“Il pullover per il nostro piccolo … Mi ha detto che ce l’hai tu Glam”
“Sì certo, entra, l’ha dimenticato qui ieri sera, durante le prove di abbigliamento con Violet, erano molto buffi sai …?” – disse dolce, come consuetudine quando parlava di Lula.
“Grazie daddy …”
Geffen non replicò cercando tra i cuscini del divano, provando un sommario disagio nel sentirsi puntati addosso gli occhi lucidi di Kevin.
“Mi dispiace che tu stia male daddy …”
“Kevin ascolta … Potresti”
“Non chiamarti più in questo modo? No, non ci riesco Glam, non ancora …” – disse sconfortato, ma dignitoso, anche se in quel momento si sarebbe umiliato in qualsiasi modo per avere un bacio dall’altro.
Lo desiderava da morire, voleva dirglielo, in una totale confusione di sensi.
L’uomo gli porse l’indumento, abbozzando un sorriso – “Non ti chiederò di te e Tim, perché potrebbe darti fastidio, pensando che io mi concentri su di lui e non su di te, Kevin, ma sai perfettamente come la penso.”
“Ripetilo, allora” – e si avvicinò pericolosamente.
Geffen prese fiato.
“Ho fatto le mie scelte Kevin, dolorose, certo, probabilmente egoistiche, agli occhi di molti, ma specialmente ai tuoi, però so che un giorno le comprenderai a pieno.”
“Mi hai sempre aiutato Glam, è stato reciproco, ma le tue decisioni le ho dovute subire, da solo, senza il sostegno dell’uomo che avevo sposato ed al quale avevo donato me stesso”
“Potrai sempre contare su di me” – obiettò.
“Perché abbiamo un figlio, giusto?”
Geffen annuì, poi aggiunse – “Ti sono riconoscente, per molte cose Kevin, quindi non esclusivamente per questo …”
“Ti chiedo di”
“Torna alla festa, vai da Tim, vai, ti prego …”


“Sei in partenza Shan ...?!”
“Non posso restare, vado a Londra, se Owen non mi darà retta, almeno vedrò nostra madre” – disse risoluto.
Jared era smarrito.
“Forse, invece, dovresti combattere per riconquistare Tomo”
“A che scopo? Ulteriori sofferenze?” – inveii.
Jared provò a trattenerlo, inutilmente.


“Non è troppo tardi Glam … Chiedimi di restare ed io lo farò.”
“Invece ti dico di non fare questo a Tim, non farlo Kevin, nonostante sia perfino ovvio che tu non riesca a dimenticarmi così in fretta, non dopo ciò che c’è stato fra di noi” – ribatté severo, ma il giovane lo afferrò per gli zigomi, inaspettato, baciandolo, quasi con veemenza.
Quel contatto era prepotente, intenso, spietato, ma non abbastanza, non quanto gli occhi di Geffen, gelidi su Kevin quando si distaccò da lui.
“La tua ostinazione ferirà a morte quel ragazzo, che già ti ama: tu non sei come me, Kevin, tu non dovrai illuderlo: sarebbe una sconfitta ulteriore per il sottoscritto, perché vorrebbe dire che i miei errori, ti hanno cambiato irrimediabilmente.”


Jared lo vide uscire mesto dalla suite di Glam.
Si bloccò dietro ad un porta bagagli su rotelle, dimenticato da qualche inserviente, poi proseguì, appena Kevin salì in ascensore.
Bussò a quella porta, senza avvertire alcun rumore particolare dall’interno.
Geffen la spalancò - “Come faccio a … Jared …?!”
“Ehi … che succede …?”
“Dovresti essere al party”
“Anche tu” – e sorrise impacciato.
“Hai pianto …?”
“Sì, per Shannon. Posso entrare un attimo Glam?”
“Se vuoi, ma vorrei coricarmi, ho mal di testa Jared.”
“Pochi minuti … Non andrò a questa cena, non me la sento.”
“Sono felice per Denny, ma come spesso accade, la felicità di alcuni distrugge quella altrui … Ok, prendo una pasticca e la smetto con questa lagna” – rise malinconico.
“Non la sarai mai …”
“Cosa?”
“Una lagna” – e sorrise anche Jared, mettendosi in poltrona, per poi rialzarsi subito – “Aspetta Glam, ti aiuto …”
“Riesco ancora a spogliarmi autonomamente e poi tu non dovresti essere qui” – mormorò, prendendo i polsi di Jared, già impegnato a slacciargli la camicia bianca.
I pettorali di Geffen si intravidero, sotto i due lembi di stoffa, così la triad, dono di Jared, che si illuminò – “Tu non”
“Mio Dio Jay smettila!”
Leto indietreggiò, come spaventato da quella reazione brusca.
“Ti sto implorando, se non ti fosse chiaro, lasciami in pace o vuoi vedermi impazzire?” – sbottò stucchevole.
Il respiro del cantante sembrò spezzarsi, ma in realtà era come se il suo cuore, la sua mente, i suoi muscoli, si fossero arrestati, per decidere la mossa successiva.
Era una strategia fatta di istinto puro: nessuna autentica premeditazione, da quando aveva salutato il fratello allo spiare Kevin, in quella che a Jared apparve come un’uscita di scena.
“Lo hai baciato, vero?”
“Jay, ma” – “Dimmelo e basta Glam!” – una spinta, i palmi di Jared sul busto di Geffen, decisi, fino ad intrappolarlo contro la parete retrostante.
Arrendersi a lui, senza più energie, andando oltre quella rassegnazione, per la quale Scott lo aveva aspramente rimproverato.
Accettare la sua bocca, dentro la propria, l’invadenza della sua lingua succosa ed indomita.
Abituarsi all’idea, fottutamente bella, che Jared lo voleva, quando egli stesso desiderava averlo, senza un domani, quasi un dettaglio privo di significato.
Il pulsare delle tempie, era l’eco dei suoi battiti, di quel sembiante massiccio e virile, che assorbiva ogni buon senso da Jared, per poi ritornargli come un’onda roboante di passione e possesso.
Erano, ora, le sue labbra, a seguire una scia di gesti, assurdamente erotici, amplificati dal loro riflettersi nella specchiera, fissata al muro opposto, ad intossicare ogni particella ancora vigile di Glam.
Jared lo liberò dagli abiti costosi, mentre Geffen faceva altrettanto, con estrema facilità, perché a quel ribelle ultra quarantenne, tutto stava largo.

La forza di scrutarlo dall’alto, mentre Jared era inginocchiato, le guance colme del sesso di Glam, che tremava, nel sentire le sue tonsille avvolgerlo, inghiottirlo e poi goderlo, travolgendolo con frasi come – “Tu non devi rimanere solo … mi avrai sempre … sempre”

Gridargli di smetterla era ciò di più lontano potesse esistere alla mente di Glam, che riuscì solo a portarlo sul letto: Jared non aveva mai smesso di guardarlo, rubandogli l’aria attorno, con quella devozione assurda e completa.
Proseguirono il loro amplesso toccandosi, ma la bramosia di nuovi baci, stava salendo a livelli estremamente pericolosi.
Come loro due si guardavano, mentre il mondo scorreva felice od afflitto intorno, già poteva essere paragonabile ad un tradimento: quindi lo sbaglio trovava le sue radici in superficie, come un paradosso, per poi precipitare nell’abisso.
Un termine, che destava inquietudine, mentre invece quello era il paradiso, per Glam, sublimato dalla stessa sensazione di appagamento, che ritrovava nelle iridi di Jared, ansante di gemiti e pulsioni crescenti.
Entrambi esitarono, commuovendosi di disperazione lacerante, poi niente riuscì a frenarli.
Quanto un demone imbizzarrito od un eroe mitologico, quel corpo martoriato da acciacchi, infarti, spari e metastasi, sembrò rinascere, congiungendosi all’altrettanto provato involucro di Jared: non stava capitando a loro, per una frazione se ne distaccarono, all’unisono, da quella scena grondante di umori, sudore, lussuria estrema.
La sensualità nel suo inarcarsi, ad ogni spinta di Glam, riportò Jared alla realtà, almeno quanto il suo amante incredibile: era bollente, largo, duro, simile ad un ruggito senza fine.
Si appese al suo collo, inghiottendolo in un ulteriore bacio, mentre venivano contemporaneamente.
Infine il mare sembrò ritirarsi, dalle insenature, fatte delle sue cosce smilze, ma pur sempre scattanti: il sesso di Glam, si svuotava delle ultime gocce febbrili, senza che la mano di lui interrompesse di massaggiare l’erezione di Jared, pronta a godere ulteriormente.
“Jay …”
Geffen era seduto sui polpacci, quindi si erse, raccogliendo a sé Jared, che vibrava di parole meravigliose per lui.
“Non finirà mai tra noi Glam … anche se queste vite ci hanno diviso”
Una rabbia sottile sembrò salirgli dallo stomaco: Geffen avrebbe voluto esplodere, esacerbato da quella condanna a seconda scelta, ruota di scorta o zerbino, come lo avrebbe apostrofato Scott.
Il medico, però, non avrebbe mai potuto comprendere quanto sbagliasse, se solo fosse stato lì, in quel preciso istante, confortato dagli occhi di Jared, ebbri di verità ed afflizione spontanee.
Con una naturalezza oltre modo sconvolgente, Jared salì a cavalcioni di Glam, agevolandolo affinché lo riprendesse con un virtuoso colpo di reni.
Lo sperma segnava la loro pelle, come un reticolo minato, così pericoloso, così irrinunciabile, così eterno.





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