mercoledì 11 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 151

Capitolo n. 151 - sunrise


Jared volle sincerarsi sulle condizioni di Jamie.
Raggiunse la clinica Foster, lasciando Colin con i gemelli, che accusavano una lieve febbre stagionale.
Appena varcò l’ingresso, notò Glam al banco dell’accettazione.
“Ehi ciao … cosa è successo?”
“Jared … Chi ti ha avvisato?” – domandò con stupore ed imbarazzo evidenti.
“Jude … E’ stato lui, era a casa di Chris e Steven, ha assistito alla scena insomma” – spiegò il cantante, cercando altrove facce conosciute.
“Jamie sta facendo la tac, poi forse completeranno la procedura con una risonanza magnetica”
“Ok … posso vederlo dopo?”
“C’è anche Scott con lui, l’ha richiesto …”
Jared deglutì, abbozzando un sorriso di circostanza – “E’ per questo che sei qui Glam? Hai portato tu Scott?”
“Sì”
Le palpebre di Leto si fessurarono per un secondo, poi arrossendo, fece un passo indietro – “Meglio che torni alla End House … Ryan e Thomas sono influenzati” – disse di un fiato.
“Mi dispiace”
“Per chi, per loro Glam? O per noi?” – il suo tono si alzò lievemente.
Il sopraggiungere di Scott, sembrò peggiorare l’espressione dipinta sul suo volto, ma quando vide il medico evitarli, con disappunto verso Geffen, allora Jared si sentì confuso.
Geffen si strofinò la faccia – “Non è né il momento e tanto meno il luogo adatto per simili discussioni Jay” – quasi sibilò, in preda ad un affanno sgradevole.
Jared gli accarezzò un gomito, timidamente, poi l’avambraccio, coperto dalla manica del pullover in cotone bianco.
“Io vedi …”
“Jared vuoi che ti accompagni?” – chiese teso.
“No … no ho la macchina …” – replicò disorientato.
“Jared libera la testa da ciò che stai pensando, cazzo!” – ringhiò.
“Non mortificarmi con questa aggressività Glam …” – protestò debole, poi fuggì via.

Il cellulare di Geffen vibrò con insistenza, era Kevin.
“Ciao … dimmi”
“Ti disturbo? Ho ricevuto un sms da Chris, per Jamie”
“Sì, è monitorato, fino all’alba almeno, ma fortunatamente risulta stabile” – spiegò ancora turbato dalla conversazione precedente.
“Mi sembri strano daddy … stai bene?” – domandò preoccupato, mentre Tim lo osservava.
“No … cioè sì, Kevin, solo che è stato un trauma … Marc è a pezzi”
“Lo immagino … ok se avete bisogno di noi, fateci sapere.”
“Sei un tesoro … saluta Tim, ti telefono domani”
“Ok … riposati, ciao daddy” – e riattaccò.

“Hai ricominciato”
“Cosa Tim?”
“A chiamarlo in quel modo. Spero a non fare altro Kevin” – disse severo.
“Credevo avessi fiducia in me”
“In te sì, nella tua forza di volontà forse, nel tuo cuore … Ecco, con quello chiunque perderebbe la propria battaglia”
“Lo dici come se fosse sinonimo di Glam”
“Non lo è?” – ribatté schietto.
“Lo era … indubbiamente. Posso tornare lì con te, ora?”
Tim inghiottì un singulto e sciolse le braccia incrociate sul petto.
“Sì … sì certo Kevin …” – disse mesto.
Il bassista lo raccolse, baciandolo con tenerezza.
“So che fare l’amore a pochi metri dal mio ex marito, non deve essere stata una prova significativa per te … o forse non è stata molto elegante …”
“Io non pensavo a lui nella camera oltre la nostra Kevin … io ero concentrato su di te e non avrei mai rinunciato ad amarti”
“A me sembra che lo abbiamo fatto entrambi … amarci intendo Tim” – e gli sorrise.
Il ragazzo si avvinghiò a lui, con un impeto fanciullesco – “Lui potrebbe portarti via da me in qualsiasi momento e tu sai che è così Kevin!” – urlò piano, avvilito.
“Non accadrà … Non lo permetterò” – e si baciarono nuovamente, senza che nessuno dei due credesse sino in fondo a quella dichiarazione di intenti, da parte di Kevin.


I primi raggi del sole infastidirono le iridi di Hopper, addormentatosi al capezzale di Jamie, che si svegliò insieme a lui.
“Ehi … ciao amore …”
“Jamie … cucciolo” – e lo baciò intenso – “Come ti senti?”
Il ballerino esaudì la sua curiosità muovendo le gambe – “Come se fossi nuovo, cosa mi hanno dato stavolta?”
“Non lo so esattamente, comunque ha funzionato” – replicò felice.

Foster aveva già firmato le dimissioni per Jamie, ma voleva prima avere un colloquio esplicativo con la coppia.
Li ricevette nel suo studio, dopo un’abbondante colazione.

“Vederti in piedi è già un ottimo risultato.”
“Sì doc, la ringrazio … Ho solo una leggera nausea”
“Quella passerà, prego accomodatevi.” – e nel dirlo, aprì una cartella.
“Sono gli esiti?” – chiese Marc.
“Sì … dunque, la buona notizia: il tuo cervello è a posto, perfetto.”
“E quella cattiva?” – lo incalzò Jamie, accigliandosi.
“Più che cattiva … prevedibile. Il tuo organismo ha smaltito bene le chemio ed i farmaci, che assumi dopo la guarigione, però non senza effetti collaterali, come ti avevo anticipato.”
“Sì … è evidente …” – mormorò disorientato.
“Esistono dei rimedi, delle cure di sostegno, integratori, una riabilitazione persino, ma la tua professione Jamie … E’ fortemente sconsigliata. I tuoi muscoli verrebbero messi a dura prova e gli incidenti, come quelli di ieri, potrebbero trasformarsi in un evento abituale.”
Jamie impallidì.
“Io … io non potrò più ballare …?”
“Non da professionista, non come facevi … L’insegnamento potrebbe diventare un’opzione da considerare …”
“Ma non ho abbastanza credibilità, sono troppo giovane per” – e stringendo i braccioli della poltrona, si ossigenò, liberando un pianto amaro – “Il … il male mi ha fermato … c’è riuscito, nonostante i sacrifici e le sofferenze, di Marc e me!” – sbottò furente.
“Tesoro calmati …” – Hopper lo strinse, nel tentativo di sedare la sua rabbia.
“Mi dispiace Jamie: hai una splendida famiglia, un marito amorevole ed un figlio splendido … Vivete in una condizione agiata, certo non è una predica, io vorrei potere capovolgere questa diagnosi”
“Ci provi almeno!!” – urlò battendo i pugni sulla scrivania e piegandosi su di essa, sconfitto.
“Il mio consiglio è salvare il salvabile … Niente è compromesso Jamie, ma se stresserai la tua struttura, anche quella ossea, potresti entrare in un tunnel senza fine, credimi.”


Geffen smaltì gli arretrati senza muoversi da Palm Springs.
Controllò l’ora e si rese conto di essere già in ritardo per la cena da Antonio.
Passò nella cabina armadio e scelse un completo elegante.
Scalzo, infilò boxer e pantaloni, allacciò la cinta di Gucci e poi sbuffò.
“Ma chi ne ha voglia di andarci … che strazio …”
Cercò il telefono, poi rammentò di averlo lasciato davanti al pc, nella saletta adiacente il living.
Quando vi rientrò, ebbe una sorpresa.
Jared era al pianoforte, in costume.
I suoi abiti abbandonati sulla seggiola in vimini, le scarpe sparse tra i pouf poggiapiedi in seta trapuntata bianca, come le chiavi ed i telecomandi, usati per accedere all’abitazione di Glam, che sorrise.
“Tu guarda un folletto dal bosco”
“Ciao … E’ sempre casa mia questa?” – chiese di spalle il leader dei Mars, accennando un vecchio pezzo.
“Certo, sia legalmente che … spiritualmente” – sottolineò l’uomo, sistemandosi su di uno sgabello, a lato dello strumento.
“Posso fare un tuffo?” – e rise solare.
Si era sbarbato, i capelli lunghi sino alla base del collo, la riga in mezzo, anche se scompigliata dal vento.
Su ciò spiccavano i suoi zaffiri, curiosi e vivaci.
Geffen lo stava fissando – “Fallo”
“Tu non vieni?” – e gli tese la mano.
“No, finisco di vestirmi, Antonio ci aspetta” – e si rialzò, riguadagnando la zona notte della villa.
Jared non si arrese.
“Credevo avessi rinunciato. Non era una cattiva idea Glam”
“Le cambio velocemente” – replicò, senza girarsi, mentre recuperava una cravatta da un cassetto.
Jared lo cinse da dietro, facendo sì che i loro busti nudi aderissero.
“Sì, hai ragione Glam e ti scopi gli amici”
L’avvocato si girò di scatto.
“Sto cercando di andare avanti Jared”
“Illudendo Scott??”
Era una sfida, li occhi puntati gli uni negli altri, le bocche a pochi centimetri, i respiri bruciati da un livore, che stava salendo, almeno quanto il desiderio reciproco.
Jared fece scivolare i pantaloncini, lentamente, senza distogliere lo sguardo da quello di Glam, che vide nello specchio il riflesso di quella nudità scolpita.
Le sue mani si posarono sulla vita di Jared, salendo poi di pochissimo.
Con un gesto rapido, quanto dispotico, gli strappò improvviso quel misero indumento.
Jared si appese a lui, ansimando, sovraccarico di endorfine: i modi di Geffen lo facevano sentire parte di qualcosa di immensamente erotico e possessivo.
Glam lo spinse su di un divanetto, staccandolo da sé ed aprendogli le gambe, appoggiò i talloni di Jared sulle proprie spalle, dopo essersi seduto sul bordo del letto.
“Toccati”
Jared deglutì un paio di volte, si umettò e poi iniziò a masturbarsi.
Reclinò il capo, schiuse la bocca, accelerò il ritmo, non ci sarebbe voluto molto.
Evocò il nome di Glam, appena il suo appagamento iniziò a zampillargli sull’addome asciutto e modellato.
Spalancò gli occhi su di lui, estendendo il palmo sinistro libero verso lo zigomo destro di Geffen, che sembrava rapito da quella visione.
“Farei … qualunque cosa … per te …” – balbettò Jared.
“Lo so piccolo … lo so”
Glam lo sovrastò, senza spostarlo, e lubrificandosi con il suo seme, si piantò in Jared, come un conquistatore affonda la bandiera nella sabbia.
I gemiti di entrambi si scontrarono: faceva male, la smorfia di Jared lo confermava, ma era anche talmente bello essere suo, che quel disagio si tramutò presto in un piacere agognato.
Quando Geffen lo trasferì tra i cuscini di quel talamo accogliente, svuotandosi in lui, Jared lo catturò con tutto il corpo, assorbendolo in quel groviglio di ansiti, pelle e sudore.
Erano un’unica persona, irrimediabilmente.






L'immagine di Glam e Jared è stata gentilmente creata dall'amica/autrice DONAPI di EFP

Nessun commento:

Posta un commento