Capitolo n. 155 - sunrise
“Jared … stai dormendo?”
La voce di Colin era dolce e calda, sapeva di buono, di caffè e biscotti.
In poche ore erano volati dall’altra parte dell’oceano, in Irlanda, nel loro cottage.
“Mi hai portato la colazione?” – e stiracchiandosi Leto lo accolse poi tra le sue ali, ricevendo non solo il primo bacio della giornata da parte di Colin, ma anche il resto del suo corpo, che si unì nuovamente a lui, scivolandogli dentro, dopo ore di amore, da quando erano arrivati.
L’attore venne quasi subito, era stremato, ma dannatamente felice.
Jared voleva possederlo, a propria volta, così lo fece mettere a pancia in giù, senza risparmiargli un altrettanto virile invasione.
Colin gemeva e si aggrappava alle barre del letto, in ottone ed argento.
Quel giaciglio era stato un regalo di Eamon, che si stava assiderando in auto con Steven, in attesa che i cognati aprissero loro il cancello per accedere al loro rifugio segreto.
Alla quinta chiamata, Colin si accorse che qualcuno stava sollecitando la sua attenzione, ma appena Eamon sentì un ansito di troppo, dopo quel “sì, pronto” carico di piacevole affanno, riattaccò con un sbrigativo “Ok gente, ci si vede a pranzo da mamma!”
Geffen non si aspettava la sua visita.
Sveva entrò con circospezione nel living della villa di Palm Springs, accompagnata da una signorina, che presentò come una collega.
“Ciao cara, come stai? Buongiorno io sono Glam” – e porse la mano alla sconosciuta, dopo avere dato un bacio tra i capelli a Sveva.
“Salve, io sono Sandra … insegno nella scuola dove lavora Sveva”
“Sì … certo … qual buon vento?”
“Glam ti devo parlare”
“Sì, faccio strada, volete qualcosa da bere?” – chiese nervoso, come se avesse avuto un presentimento negativo.
Kevin deglutì a vuoto un paio di volte.
“Daddy, ma lei è sicura di quello che dice?” – domandò in ansia.
Geffen annuì, tremando.
L’ex lo raggiunse sul divano, abbracciandolo.
“Glam sei pallido, mi spaventi …”
“Tu … tu non mi avresti mai fatto un torto simile Kevin … mai” – e si piegò sul suo petto, cercando un conforto, che mai aveva dimenticato, per quanto gli infondesse coraggio, nei momenti peggiori, nella malattia, negli imprevisti o nei guai, in cui spesso Geffen si cacciava.
In quell’occasione, però, non aveva responsabilità: era una semplice vittima, come lo sarebbe diventato il piccolo portato in grembo da Sveva, suo figlio.
Una grave malformazione cardiaca lo stava condannando ancora prima di nascere.
L’unico intervento chirurgico fattibile, prima del parto, metteva a rischio sia la vita del nascituro, sia quella della madre.
Sveva mostrò gli esiti ed i referti, con le conclusioni scritte da due specialisti di fama internazionale: non aveva badato a spese per quelle esose consulenze, senza comunque avvisarne Geffen in alcun modo.
“Un aborto chirurgico, capisci Kevin? Ucciderà il bimbo, perché lui respira, è vivo, non è ancora … Non lo è dannazione!” – urlò risollevandosi, senza avere la forza in compenso di pronunciare quella parola: morto, il destino di quella creatura era già segnato.
“Vuoi che chiami Scott?”
“No tesoro …”
“Cerco … cerco Jared, daddy, se”
Geffen sorrise amaro – “Neppure lo troveresti. Mi ha inviato una e-mail all’alba di ieri, avvisando che partiva per l’Irlanda con Colin”
“Come mai?” – si incuriosì il bassista.
“Hanno avuto un litigio, non conosco i dettagli, ma è un periodo assurdo … è un incubo Kevin” – lo fissò.
“Mi dispiace daddy …”
“Devo fare qualcosa … ma non so cosa …”
Le mani di Kevin sembravano alleviare superficialmente quella tensione, che lo stava uccidendo, ma poi un suo bacio, dapprima casto e poi più profondo, sembrò riportare alla realtà Geffen, con maggiore agitazione.
“Te-tesoro … non voglio farti litigare con Tim, non deve accadere!” – ansimò, chiudendo le palpebre, come se rifiutasse la visione di Kevin, che era bellissimo, in ogni movenza, traboccante di affetto, amore, dedizione per lui.
“Guardami Glam …” – disse serio, segnando gli zigomi, rigati dalle lacrime.
“Kevin …”
“Voglio aiutarti e ti prometto che questo problema lo risolveremo. Ad ogni costo daddy” – e lo baciò nuovamente, prendendolo per le mani, per portarlo nella sua camera.
Kevin pensò che lì Jared aveva fatto spesso l’amore con Glam, una riflessione inevitabile.
“Ok Becki, dì alla nonna che saremo puntuali”
Jared sorrise, poi riattaccò.
Sbirciò Colin, nel parco, seduto al tavolo dove spesso si riunivano con il resto della famiglia, per giocare a carte e bere sangria, nelle sere estive.
Ebbe un senso di vertigine, per il jet lag e per quella sottile ansia, che lo tormentava da quando erano decollati verso l’Europa.
Il trasferimento era stato allietato dalla presenza di Jude, Robert e Camilla, che approfittando del passaggio, erano poi volati in Francia.
Decise di telefonare a Geffen, ma trovò inserita la segreteria.
“Ciao … volevo salutarti, sapere se stavi bene … ho fatto dei brutti sogni Glam …” - prese fiato – “Sarà per i sensi di colpa …” – masticò una risata, poi chiuse.
Rifece il numero.
“Sono ancora io Glam … volevo dirti che ti voglio bene … volevo …” – richiuse.
Era il suo corpo, vibrante, dorato, capace, di trasmettere sensazioni voluttuose, in un crescendo fluido, ad intossicare ogni ragione nella mente di Geffen.
Lui non stava subendo l’amore di Kevin e nemmeno gli sembrava di possederlo, di essere dominato o di averlo scelto: Glam viveva semplicemente una simbiosi carnale ed emotiva, dai toni accesi da un ventaglio di sentimenti, complesso, ma straordinario.
Kevin, a cavallo del suo bacino, saliva, scendeva, impalandosi senza che Geffen facesse il minino sforzo.
Si compiaceva nel mostrargli il punto in cui si univano, in cui lui lo accettava generoso: il busto teso all’indietro, i palmi puntati sulle ginocchia di Glam, le cosce aperte e simmetriche, il movimento netto, con impercettibili pause, per poi affondare e godere, Kevin era di una perfezione e bravura assolute.
Quando dilagò, Geffen volle stringerlo forte a sé, capovolgendo la posizioni e ritmando il proprio orgasmo, mentre con la mano pompava il sesso di Kevin, affinché giungessero all’apice contemporaneamente.
Sfiniti, tranquillizzarono i reciproci ansiti, bocca a bocca, in baci colmi di serenità inattesa.
“Ti preparo un bagno daddy …”
“Resta qui”
Kevin sorrise – “Per una volta, lascia decidere me Glam”
Una volta immersosi, le premure di Kevin furono puntuali.
Accovacciato a lato della vasca, passò la spugna imbevuta di oli essenziali sul busto, poi l’inguine, le gambe, risalì alle spalle – “Alzati un pochino daddy, devo fare la schiena …”
“Ok …”
“Ti lavo i capelli … sì, insomma, capelli …”
Risero.
Geffen li aveva cortissimi, rasati, la stempiatura alta, ben distante da una chioma fluente.
“Grazie tesoro …” – sospirò, stendendosi dopo lo shampoo.
“Di niente Glam” – e lo baciò, mentre le sue dita gli massaggiavano una rinnovata erezione.
Kevin non si staccò, finché non lo sentì gemere e venire, per la seconda volta.
Geffen era appagato e sconvolto.
“Ti lascio i vestiti sulla poltrona, io vado a farmi un tuffo.” – e sparì.
“Kevin …”
Il bassista aveva chiesto a Vassily di portare Tim e Lula al centro commerciale.
Da lì sarebbero ripartiti, alla volta di Palm Springs, con provviste ed il necessario a festeggiare il compleanno di Geffen, dopo la mezzanotte.
Quando giunsero puntuali alle nove di sera, Kevin volò loro incontro, con un sorriso ed un cenno a Tim.
“C’è una novità, molto grave …” – gli sussurrò abbracciandolo.
“Cosa succede Kevin?”
“Lula vai da papà, grazie Vassily, puoi tornare in città, ci vediamo domani, torna con Peter semmai …”
“D’accordo Kevin, buona serata.”
I suoi passi leggeri, Glam li avrebbe riconosciuti tra mille.
“Papààà!!”
“Lula cucciolo mio” – lo fece roteare, baciandogli la testolina riccioluta ed incontrando il suo sorriso.
“Lo sai che Tim ed io abbiamo comprato delle cose fantastiche per la tua festa?!!”
“Tim è qui …?” – chiese stranito.
“Sììì!! Ci ha accompagnati Vassily … Come stai?”
“Bene …”
“Okkeiii andiamo da papi e Tim?”
“Certo piccolo …”
Il giovane era già in corridoio.
Rimase turbato nel vedere Glam, in pantaloni e pullover di cotone neri, lo scollo a V, che rivelava il collo privo della triad di Jared.
Era affascinante, anche senza volerlo.
“Ciao Glam …”
“Tim, ciao … bene arrivato.”
“E’ opera di Kevin, vero Lula?” – e sorrise.
“Yeahh facciamo un b-day party sotto alle stelle per papà!!”
“Vi ringrazio …” – disse imbarazzato, ma sinceramente riconoscente.
Si sentiva circondato da un’affezione pulita e disinteressata, ma faticava a reggere lo sguardo di Tim.
Mangiarono in veranda, una cena ricca di portate multi colore, le preferite di Glam.
Scartò i regali: un orologio molto sofisticato ed una trilogia di libri, con le leggi dello stato californiano.
Un’edizione rara e preziosa.
“Sono fantastici … non dovevate …”
Il migliore, però, risultò essere il quaderno di disegni e poesie, dedicate a lui, da parte di Lula.
Geffen si commosse, per più di un motivo.
Avvolse il suo soldino di cacio, poi diede un bacio sulla tempia di Kevin ed uno su quella di Tim, che arrossì vistosamente.
“Ok … tagliamo la torta, su con il morale” – esordì Kevin, ingoiando un singulto.
Lula accese il numero 58 e poi una serie di candele a scintilla.
Scattarono alcune foto e poi si congedarono.
“Vado a coricarmi ragazzi … siete stati fantastici … Lula dormi con papà?”
“Sìì!! E Brady!”
“Ovviamente … Buona notte Kevin, Tim …” – li sfiorò con un tocco gradevole, prima di andarsene.
La luna li guardava camminare sulla battigia.
Kevin prese per mano Tim, che inspirò l’aria salmastra ed il profumo del compagno.
“Ci hai fatto l’amore, vero?” – domandò improvviso, fermandosi e scrutando Kevin, senza ostilità.
“Sì Tim.” – ribatté calmo.
Le loro mani erano allacciate e tiepide.
Tim annuì, mordendosi il labbro inferiore e tirando su dal naso.
“Si ripeterà, Kevin?”
“No. Te lo prometto.” – affermò compostamente.
Tim lo baciò, con tenerezza.
Ripresero a passeggiare, senza fretta.
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