martedì 30 settembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 29

Capitolo n. 29 – life



“Come ti senti Jay?”

Farrell glielo domandò lieve, avvolgendolo alle spalle: l’irlandese nudo ed il cantante imbacuccato in una tuta della Adidas, sotto ad un lenzuolo setoso e cangiante.

“Non mi crederai, Cole, ma stavo pensando a Jude …”

“Sì, ti credo, del resto lo sto facendo anch’io, da quando abbiamo salutato Glam e Robert: tu pensi che lui sia veramente convinto di questo passo?”

“E’ impossibile che abbia smesso di amare l’ex, però …”

“Così come è improbabile che Glam abbia smesso di amarti, vero?” – asserì schietto, ma pacato nei toni, amorevole.

Diede un bacio alla nuca del consorte, che saldò meglio l’intreccio delle loro dita, tra i cuscini: pensò quindi al gesto di Peter, nell’accogliere così i suoi nuovi genitori.

“Pepe li unirà per sempre, di questo sono sicuro Cole” – ed inspirò, per poi tossire.

“Ti prendo un po’ d’acqua”

“No, rimani qui … Ogni volta che te ne vai via, sento così freddo … Così tanto freddo” – e si girò in suo favore, rifugiandosi nel collo dell’attore, che lo cullò, affettuoso e partecipe, ad ogni suo respiro.

“Non me ne andrò mai Jay … Ti amo da impazzire e voglio sposarti ancora …” – e lo baciò – “Ed ancora … Quando starai meglio, in Irlanda, rinnoveremo i nostri voti nuziali, te lo prometto” – e lo guardò, innamorato e commosso.

Jared si era appena assopito: sembrava un angelo.




Geffen lo accompagnò al loft, dopo avere fatto colazione con Peter, dal solito Barny.

“Tesoro passo a riprenderti per andare in spiaggia, ma se vuoi resto”

“No Glam, faccio alcune telefonate, dobbiamo riunirci per produrre un nuovo film, quindi vedo se becco ancora qualcuno a Los Angeles” – Downey sorrise.

“Come vuoi, io vado dritto da Antonio, per organizzare la nostra cerimonia: il suo parco è il migliore in città”

“Sì, approvo la location” – e diede un buffetto a Pepe, che giocava sui sedili posteriori dell’hummer – “A dopo pulcino, andiamo a farci il bagno con i cuginetti”

“Ok papi!” – rispose lui gioioso.

“Ok … Siete meravigliosi … Vi amo” – e baciò Geffen, per poi scendere veloce e dirigersi verso l’ingresso del palazzo, che avrebbe lasciato presto, per una dimora nuova di zecca, anch’essa a Malibu.

Glam era in trattative per acquistarla e l’avrebbero comprata insieme.
Un progetto dietro l’altro, a conferma delle loro intenzioni più che serie a non tornare indietro.



Laurie ridacchiò, osservando il proprio tablet.

“Che c’è?” – domandò distratto Jim, seduto all’altro capo della scrivania, nello studio del consorte.

“Geffen si sposa!”

“Ma dai …”

“No, no, qui dicono che Downey ha capitolato! Iron Man si accasa con Io sono Glam Geffen e sono tornato!” – e rise goliardico.

“Oh miseria … Ho Jared in trattamento stamattina, sarà distrutto”

“No, non credo, ha altro a cui pensare la tua rock star, Jim” – bissò più serio.

“Sarà come dici, però temo per la sua innata fragilità emotiva”

“Mi farò un giro in reparto, che ne pensi?”

“Penso sia un’ottima idea Hugh, ti ringrazio.”




Law se ne stava seduto sullo zerbino, l’aria stanca, lo sguardo fisso nel vuoto.

“Jude …”

Al suono della voce di Downey, si alzò lento, puntandolo stranito.

“Bentornato, credevo avessi perso la via di casa” – disse impastato nei toni.

“Hai già bevuto … A quest’ora?!” – ribatté imbarazzato l’americano.

“No, no! Sono sobrio! … Insomma … Comunque abbastanza per farti le mie congratulazioni!” – e gli diede una pacca sulla spalla destra, dopo essersi avvicinato, mentre Robert cercava di aprire la blindata, con palese nervosismo.

“Me lo offri un caffè?”

“Perché non te ne vai Jude?” – gli domandò, restando a metà della soglia, ma fu inutile.

Law gli diede una lieve spinta, entrando con lui nell’appartamento, ancora immerso nella penombra, creata dalle tapparelle chiuse a più di metà.

“Cristo Rob, ma qui fa un caldo assurdo!”

“Ora accendo il condizionatore, non fare casino, ti prego Jude!” – lo rimproverò sbrigativo nei gesti ed anche velatamente impaurito.

“Ok … Mi sembri inquieto, non di certo una novella sposa trepidante” – ironizzò, schiantandosi sul divano del living, rozzamente.

Trasandato, gli abiti stropicciati, come il suo cuore ferito.

Così i suoi opali, chiarissimi e scheggiati d’argento.

“Quindi sabato ci sarà il grande evento?!”

“Da chi diavolo l’hai saputo?”

“E’ on line, il gossip gay più cliccato del giorno!” – gli spiegò più lucido.

Downey si domandò mentalmente come fosse trapelata la notizia tanto in fretta.

“Mi dispiace tu l’abbia saputo così, credimi” – e gli passò una bibita.

“Vorrei un espresso, se non è troppo disturbo …”

“Non posso preparartelo, non ho niente qui per”

“Oh sì, sì, questo è un rifugio di fortuna, in attesa del tuo trasloco alla reggia in collina, a due isolati da qua!” – rise odioso, rialzandosi.

“Non ti riguarda Jude”

“Corre voce che Geffen sia in bancarotta … Dunque vediamo, il jet privato, spese folli negli ultimi sei mesi … Bordelli, puttane, ragazzotti disponibili, auto di lusso … Gli hai già comprato l’ultimo modello di Ferrari? Magari come dono di nozze!” – ringhiò più convinto.

“Cosa diavolo stai farneticando, accidenti!!” – inveii il moro, esasperato.

“Lui deve avere l’ultimo per forza, appena ne esce uno se lo accaparra, come ha fatto con te, ma non lusingandoti con i propri lussi, ANZI, proprio l’opposto! Prendendoti al laccio, per poi appendere il cappello al chiodo! TI è mai passato per la testa che avesse un secondo fine, il tuo grande amore GLAM GEFFEN?!” – e strinse i pugni, come a rafforzare la sua inconsueta opinione.

“Cosa ti stai inventando …? Proprio tu, che hai sempre detestato chi millantava certe calunnie, proprio su di te, per via dei miei soldi …” – replicò amareggiato – “… Tu che ti sei dissanguato tra divorzi e mantenimento di figli, quando mettevi incinta la prima che ti capitava, completamente ubriaco Jude … Mi fai pena, ad accusare Glam di una simile ingiuria”

“Ti … Ti sottoponevo una semplice ipotesi, per farti aprire gli occhi, su colui che credi essere tanto speciale ed … ed innocente” – quasi balbettò, ma le parole di Downey lo stavano facendo bruciare dentro.

“Se anche Glam non avesse un soldo, non me ne importerebbe un cazzo” – bissò composto e duro – “Lo aiuterei a risolvere ogni pendenza, gli comprerei tutto ciò che desidera, perché lui ha fatto così, in passatom, con ognuno di noi, prodigandosi come nessuno Jude”

“Robert …”

“Io lo amo, per questo lo farei e credevo che il tuo disappunto, la tua delusione per le mie scelte, nascessero dall’amore, che ancora nutri per me … Così pensavo, ma ascoltandoti, adesso, so di avere sbagliato, con te, ancora una volta”

“Io ti amo più che mai Robert” – e scoppiò a piangere.

“No, è unicamente orgoglio, perché sai che sto facendo sul serio e non accetti la sconfitta, la perdita di controllo, che hai avuto su di me dal primo istante. Ora vattene o chiamo la polizia: non scherzo Jude, vattene, prima che sia troppo tardi, se almeno tieni alle bambine, ok?”

Law indietreggiò, mordendosi le nocche delle mani gelide, imprecando piano, confuso e sconvolto.

Per poco non inciampò nei pochi mobili presenti nella stanza, sino ad arrivare all’uscita, maledicendo ogni cosa terrena.

Downey andò a chiudere a tripla mandata, appoggiandosi esausto contro lo stipite, accartocciandosi in un pianto ingestibile, come se l’avesse perduto senza più appello, in ogni forma di legame affettivo, potesse legarli, almeno come genitori o semplici amici.

Era impossibile, con Jude: doveva accettarlo e basta.




“Giocolieri, cattering del Villa’s, addobbi di Genny’s … E tu questa me la chiami una cerimonia sobria, maldido?!”

Pam andava avanti ed indietro per la propria camera privata, con in braccio Peter, che posava gli occhi sulla scollatura generosa della donna, facendoli correre poi in direzione del suo papà, in poltrona, a godersi lo spettacolo della madre dei suoi quattro gemelli, chiamata in causa per organizzare il party, coadiuvando le varie ditte interpellate.

“Non ho idea di come si possa avere una cosa sobria in questa città di folli, cica!” – disse lui divertito.

Si erano parlati al telefono in quelle settimane, ritrovando non solo un dialogo sereno, ma anche la loro innata complicità.

Pamela, inoltre, era impaziente di conoscere il bimbo, che ora si galvanizzava per questa nuova zia.
Pepe l’avrebbe gradita anche come mamma; con la sua proverbiale spontaneità, il bambino non tardò a rivelarlo.

“Ma lei era tua moglie, vero papi?”

“Te lo dico io Pepito, sì, la ero, ma mi sono ravveduta in tempo!” – e rise, dandogli un bacio sul nasino – “Madre de Dios, quanto sei carino!”

“Wow, vorresti sposare me!?”

“Piccolo e scatenato, come il tuo papà” – e lo ripassò a Geffen – “… che è una persona meravigliosa, non dimenticarlo mai Pepe, ok?”

“Ok!!”

“Ci sono i tuoi fratellini e le tue sorelline che vogliono conoscerti” – aggiunse Pam, portando entrambi verso una sala giochi.

Da Drake, alle gemelle, con in braccio Alexander e Sebastian, tutti accolsero Peter con grande entusiasmo.

Glam strinse a sé la donna – “Grazie Pamela … Sei straordinaria” – le mormorò, con emozione.

“E tu vedi di fare funzionare le cose questo giro, ok? Ve lo meritate entrambi, tu e Robert” – sospirò lei, dandogli una carezza, per poi tornare ad ammirare i giochi di quei monelli, già in piena armonia, come se Peter fosse circondato da un’aura magica e silenziosa.




George gli andò incontro, scaricando dalla jeep il necessario per quel pomeriggio sull’oceano.

Zayn lo aveva invitato ad aggregarsi a lui ed a Liam, ancora in giro per commissioni, per poi andarsene, in direzioni opposte, la mattina dopo, direttamente dal Lax, verso l’Egitto per lui ed il padre, mentre Payne sarebbe volato in Equador.

“Ehi tesoro, ciao” – Malik lo strinse forte e premuroso, come se covasse una qualche ansia, che presto avrebbe condiviso con il suo ultimogenito.

“Papà siamo in anticipo mi sa”

“Allora andiamo a prenderci un caffè, così parliamo un po’”

“Come vuoi … Volevo aspettare Liam”

“No, preferirei senza di lui: è un argomento che lo riguarda”

Zayn lo seguì ai tavolini di un bistrot all’aperto, con improvvisa agitazione.

L’atteggiamento del genitore era costernato, appena George sputò quel rospo.

“Non voglio indorare la pillola, Zayn: ho fondata ragione di credere, che Liam faccia uso di droghe”

Il paleontologo si irrigidì sullo sgabello in plexiglas.

“Per il ristorante, forse? No, perché Liam era teso, si sentiva come in competizione, abbiamo chiarito, perché te ne esci con questa storia?”

“Te lo ricordi Belard? Quel mio collega?”

“Quello di Lione?”

“Giusto lui: abbiamo fatto molti campi base, durante gli anni ottanta ed abusava di cocaina; non dimenticherò mai le sue crisi di astinenza e l’euforia, appena riusciva a procurarsi una dose, anche nei luoghi più sperduti del pianeta”

“E … E tu hai visto gli stessi segnali in Liam, papà …?”

“Sì, identici e poi dovresti avere altre conferme, come il sudore acido, gli sbalzi d’umore, la parlantina veloce, affannosa, anche inconsueta, per uno timido quanto lui intendo”

“Parli di Liam come se lo conoscessi a fondo, ma neppure io potrei asserire una cosa del genere! Ok, abbiamo pensato entrambi fosse introverso e riflessivo, ma forse è in quella maniera quando non ha ancora stabilito una confidenza con il prossimo, un’intimità anche!” – contestò deciso.

“E poi esplode come un petardo, giustificandosi con questa storia sulla, come hai detto? Competizione? Ma con chi, con me?!” – rise aspro e contrariato dall’ingenuità di Zayn.

“Sì … Lui mi ha detto che …” – e si morse le labbra, in quell’abitudine sensuale e pura – “… Papà io non voglio credere che Liam abbia un problema simile, è un incubo” – e si intristì, impallidendo al pensiero di quanto fossero sensate le motivazioni del padre.

George si alzò – “Dai andiamo via tesoro” – e lo cinse per il busto magro.

“Non posso abbandonarlo, io devo dargli un pieno sostegno per uscirne e comprendere sino a che punto è arrivata la sua dipendenza … Mi aiuterai papà?”

“Assolutamente sì … Fidati di me, ogni cosa andrà a posto, ok?” – e gli sorrise, abbracciandolo teneramente.













Nessun commento:

Posta un commento