Capitolo n. 29 – life
“Come ti senti Jay?”
Farrell glielo
domandò lieve, avvolgendolo alle spalle: l’irlandese nudo ed il cantante
imbacuccato in una tuta della Adidas, sotto ad un lenzuolo setoso e cangiante.
“Non mi crederai,
Cole, ma stavo pensando a Jude …”
“Sì, ti credo, del
resto lo sto facendo anch’io, da quando abbiamo salutato Glam e Robert: tu
pensi che lui sia veramente convinto di questo passo?”
“E’ impossibile che
abbia smesso di amare l’ex, però …”
“Così come è
improbabile che Glam abbia smesso di amarti, vero?” – asserì schietto, ma
pacato nei toni, amorevole.
Diede un bacio alla
nuca del consorte, che saldò meglio l’intreccio delle loro dita, tra i cuscini:
pensò quindi al gesto di Peter, nell’accogliere così i suoi nuovi genitori.
“Pepe li unirà per
sempre, di questo sono sicuro Cole” – ed inspirò, per poi tossire.
“Ti prendo un po’
d’acqua”
“No, rimani qui …
Ogni volta che te ne vai via, sento così freddo … Così tanto freddo” – e si
girò in suo favore, rifugiandosi nel collo dell’attore, che lo cullò,
affettuoso e partecipe, ad ogni suo respiro.
“Non me ne andrò mai
Jay … Ti amo da impazzire e voglio sposarti ancora …” – e lo baciò – “Ed ancora
… Quando starai meglio, in Irlanda, rinnoveremo i nostri voti nuziali, te lo
prometto” – e lo guardò, innamorato e commosso.
Jared si era appena
assopito: sembrava un angelo.
Geffen lo accompagnò
al loft, dopo avere fatto colazione con Peter, dal solito Barny.
“Tesoro passo a
riprenderti per andare in spiaggia, ma se vuoi resto”
“No Glam, faccio
alcune telefonate, dobbiamo riunirci per produrre un nuovo film, quindi vedo se
becco ancora qualcuno a Los Angeles” – Downey sorrise.
“Come vuoi, io vado
dritto da Antonio, per organizzare la nostra cerimonia: il suo parco è il
migliore in città”
“Sì, approvo la
location” – e diede un buffetto a Pepe, che giocava sui sedili posteriori
dell’hummer – “A dopo pulcino, andiamo a farci il bagno con i cuginetti”
“Ok papi!” – rispose
lui gioioso.
“Ok … Siete meravigliosi
… Vi amo” – e baciò Geffen, per poi scendere veloce e dirigersi verso
l’ingresso del palazzo, che avrebbe lasciato presto, per una dimora nuova di
zecca, anch’essa a Malibu.
Glam era in
trattative per acquistarla e l’avrebbero comprata insieme.
Un progetto dietro
l’altro, a conferma delle loro intenzioni più che serie a non tornare indietro.
Laurie ridacchiò,
osservando il proprio tablet.
“Che c’è?” – domandò
distratto Jim, seduto all’altro capo della scrivania, nello studio del
consorte.
“Geffen si sposa!”
“Ma dai …”
“No, no, qui dicono
che Downey ha capitolato! Iron Man si accasa con Io sono Glam Geffen e sono tornato!” – e rise goliardico.
“Oh miseria … Ho
Jared in trattamento stamattina, sarà distrutto”
“No, non credo, ha
altro a cui pensare la tua rock star, Jim” – bissò più serio.
“Sarà come dici, però
temo per la sua innata fragilità emotiva”
“Mi farò un giro in
reparto, che ne pensi?”
“Penso sia un’ottima
idea Hugh, ti ringrazio.”
Law se ne stava
seduto sullo zerbino, l’aria stanca, lo sguardo fisso nel vuoto.
“Jude …”
Al suono della voce
di Downey, si alzò lento, puntandolo stranito.
“Bentornato, credevo
avessi perso la via di casa” – disse impastato nei toni.
“Hai già bevuto … A
quest’ora?!” – ribatté imbarazzato l’americano.
“No, no! Sono sobrio!
… Insomma … Comunque abbastanza per farti le mie congratulazioni!” – e gli
diede una pacca sulla spalla destra, dopo essersi avvicinato, mentre Robert
cercava di aprire la blindata, con palese nervosismo.
“Me lo offri un
caffè?”
“Perché non te ne vai
Jude?” – gli domandò, restando a metà della soglia, ma fu inutile.
Law gli diede una
lieve spinta, entrando con lui nell’appartamento, ancora immerso nella
penombra, creata dalle tapparelle chiuse a più di metà.
“Cristo Rob, ma qui
fa un caldo assurdo!”
“Ora accendo il
condizionatore, non fare casino, ti prego Jude!” – lo rimproverò sbrigativo nei
gesti ed anche velatamente impaurito.
“Ok … Mi sembri
inquieto, non di certo una novella sposa trepidante” – ironizzò, schiantandosi
sul divano del living, rozzamente.
Trasandato, gli abiti
stropicciati, come il suo cuore ferito.
Così i suoi opali,
chiarissimi e scheggiati d’argento.
“Quindi sabato ci
sarà il grande evento?!”
“Da chi diavolo l’hai
saputo?”
“E’ on line, il
gossip gay più cliccato del giorno!” – gli spiegò più lucido.
Downey si domandò
mentalmente come fosse trapelata la notizia tanto in fretta.
“Mi dispiace tu l’abbia
saputo così, credimi” – e gli passò una bibita.
“Vorrei un espresso,
se non è troppo disturbo …”
“Non posso
preparartelo, non ho niente qui per”
“Oh sì, sì, questo è
un rifugio di fortuna, in attesa del tuo trasloco alla reggia in collina, a due
isolati da qua!” – rise odioso, rialzandosi.
“Non ti riguarda Jude”
“Corre voce che
Geffen sia in bancarotta … Dunque vediamo, il jet privato, spese folli negli
ultimi sei mesi … Bordelli, puttane, ragazzotti disponibili, auto di lusso …
Gli hai già comprato l’ultimo modello di Ferrari? Magari come dono di nozze!” –
ringhiò più convinto.
“Cosa diavolo stai
farneticando, accidenti!!” – inveii il moro, esasperato.
“Lui deve avere l’ultimo
per forza, appena ne esce uno se lo accaparra, come ha fatto con te, ma non
lusingandoti con i propri lussi, ANZI, proprio l’opposto! Prendendoti al
laccio, per poi appendere il cappello al chiodo! TI è mai passato per la testa
che avesse un secondo fine, il tuo grande amore GLAM GEFFEN?!” – e strinse i
pugni, come a rafforzare la sua inconsueta opinione.
“Cosa ti stai
inventando …? Proprio tu, che hai sempre detestato chi millantava certe
calunnie, proprio su di te, per via dei miei soldi …” – replicò amareggiato – “…
Tu che ti sei dissanguato tra divorzi e mantenimento di figli, quando mettevi
incinta la prima che ti capitava, completamente ubriaco Jude … Mi fai pena, ad
accusare Glam di una simile ingiuria”
“Ti … Ti sottoponevo
una semplice ipotesi, per farti aprire gli occhi, su colui che credi essere
tanto speciale ed … ed innocente” – quasi balbettò, ma le parole di Downey lo
stavano facendo bruciare dentro.
“Se anche Glam non
avesse un soldo, non me ne importerebbe un cazzo” – bissò composto e duro – “Lo
aiuterei a risolvere ogni pendenza, gli comprerei tutto ciò che desidera, perché
lui ha fatto così, in passatom, con ognuno di noi, prodigandosi come nessuno
Jude”
“Robert …”
“Io lo amo, per
questo lo farei e credevo che il tuo disappunto, la tua delusione per le mie
scelte, nascessero dall’amore, che ancora nutri per me … Così pensavo, ma
ascoltandoti, adesso, so di avere sbagliato, con te, ancora una volta”
“Io ti amo più che
mai Robert” – e scoppiò a piangere.
“No, è unicamente
orgoglio, perché sai che sto facendo sul serio e non accetti la sconfitta, la
perdita di controllo, che hai avuto su di me dal primo istante. Ora vattene o
chiamo la polizia: non scherzo Jude, vattene, prima che sia troppo tardi, se
almeno tieni alle bambine, ok?”
Law indietreggiò,
mordendosi le nocche delle mani gelide, imprecando piano, confuso e sconvolto.
Per poco non inciampò
nei pochi mobili presenti nella stanza, sino ad arrivare all’uscita,
maledicendo ogni cosa terrena.
Downey andò a
chiudere a tripla mandata, appoggiandosi esausto contro lo stipite,
accartocciandosi in un pianto ingestibile, come se l’avesse perduto senza più
appello, in ogni forma di legame affettivo, potesse legarli, almeno come
genitori o semplici amici.
Era impossibile, con
Jude: doveva accettarlo e basta.
“Giocolieri,
cattering del Villa’s, addobbi di Genny’s … E tu questa me la chiami una
cerimonia sobria, maldido?!”
Pam andava avanti ed
indietro per la propria camera privata, con in braccio Peter, che posava gli
occhi sulla scollatura generosa della donna, facendoli correre poi in direzione
del suo papà, in poltrona, a godersi lo spettacolo della madre dei suoi quattro
gemelli, chiamata in causa per organizzare il party, coadiuvando le varie ditte
interpellate.
“Non ho idea di come
si possa avere una cosa sobria in
questa città di folli, cica!” – disse lui divertito.
Si erano parlati al
telefono in quelle settimane, ritrovando non solo un dialogo sereno, ma anche
la loro innata complicità.
Pamela, inoltre, era
impaziente di conoscere il bimbo, che ora si galvanizzava per questa nuova zia.
Pepe l’avrebbe gradita
anche come mamma; con la sua proverbiale spontaneità, il bambino non tardò a rivelarlo.
“Ma lei era tua
moglie, vero papi?”
“Te lo dico io
Pepito, sì, la ero, ma mi sono ravveduta in tempo!” – e rise, dandogli un bacio
sul nasino – “Madre de Dios, quanto sei carino!”
“Wow, vorresti
sposare me!?”
“Piccolo e scatenato,
come il tuo papà” – e lo ripassò a Geffen – “… che è una persona meravigliosa,
non dimenticarlo mai Pepe, ok?”
“Ok!!”
“Ci sono i tuoi
fratellini e le tue sorelline che vogliono conoscerti” – aggiunse Pam, portando
entrambi verso una sala giochi.
Da Drake, alle
gemelle, con in braccio Alexander e Sebastian, tutti accolsero Peter con grande
entusiasmo.
Glam strinse a sé la
donna – “Grazie Pamela … Sei straordinaria” – le mormorò, con emozione.
“E tu vedi di fare
funzionare le cose questo giro, ok? Ve lo meritate entrambi, tu e Robert” –
sospirò lei, dandogli una carezza, per poi tornare ad ammirare i giochi di quei
monelli, già in piena armonia, come se Peter fosse circondato da un’aura magica
e silenziosa.
George gli andò
incontro, scaricando dalla jeep il necessario per quel pomeriggio sull’oceano.
Zayn lo aveva
invitato ad aggregarsi a lui ed a Liam, ancora in giro per commissioni, per poi
andarsene, in direzioni opposte, la mattina dopo, direttamente dal Lax, verso l’Egitto
per lui ed il padre, mentre Payne sarebbe volato in Equador.
“Ehi tesoro, ciao” –
Malik lo strinse forte e premuroso, come se covasse una qualche ansia, che presto
avrebbe condiviso con il suo ultimogenito.
“Papà siamo in
anticipo mi sa”
“Allora andiamo a
prenderci un caffè, così parliamo un po’”
“Come vuoi … Volevo
aspettare Liam”
“No, preferirei senza
di lui: è un argomento che lo riguarda”
Zayn lo seguì ai
tavolini di un bistrot all’aperto, con improvvisa agitazione.
L’atteggiamento del
genitore era costernato, appena George sputò quel rospo.
“Non voglio indorare
la pillola, Zayn: ho fondata ragione di credere, che Liam faccia uso di droghe”
Il paleontologo si
irrigidì sullo sgabello in plexiglas.
“Per il ristorante,
forse? No, perché Liam era teso, si sentiva come in competizione, abbiamo
chiarito, perché te ne esci con questa storia?”
“Te lo ricordi
Belard? Quel mio collega?”
“Quello di Lione?”
“Giusto lui: abbiamo
fatto molti campi base, durante gli anni ottanta ed abusava di cocaina; non
dimenticherò mai le sue crisi di astinenza e l’euforia, appena riusciva a
procurarsi una dose, anche nei luoghi più sperduti del pianeta”
“E … E tu hai visto
gli stessi segnali in Liam, papà …?”
“Sì, identici e poi
dovresti avere altre conferme, come il sudore acido, gli sbalzi d’umore, la
parlantina veloce, affannosa, anche inconsueta, per uno timido quanto lui
intendo”
“Parli di Liam come
se lo conoscessi a fondo, ma neppure io potrei asserire una cosa del genere!
Ok, abbiamo pensato entrambi fosse introverso e riflessivo, ma forse è in
quella maniera quando non ha ancora stabilito una confidenza con il prossimo,
un’intimità anche!” – contestò deciso.
“E poi esplode come
un petardo, giustificandosi con questa storia sulla, come hai detto?
Competizione? Ma con chi, con me?!” – rise aspro e contrariato dall’ingenuità
di Zayn.
“Sì … Lui mi ha detto
che …” – e si morse le labbra, in quell’abitudine sensuale e pura – “… Papà io
non voglio credere che Liam abbia un problema simile, è un incubo” – e si
intristì, impallidendo al pensiero di quanto fossero sensate le motivazioni del
padre.
George si alzò – “Dai
andiamo via tesoro” – e lo cinse per il busto magro.
“Non posso abbandonarlo,
io devo dargli un pieno sostegno per uscirne e comprendere sino a che punto è
arrivata la sua dipendenza … Mi aiuterai papà?”
“Assolutamente sì …
Fidati di me, ogni cosa andrà a posto, ok?” – e gli sorrise, abbracciandolo
teneramente.
Nessun commento:
Posta un commento