Capitolo n. 12 – life
Harry posò le chiavi
nell’ingresso, notando le risate di Petra, provenire dalla loro camera, dove
Louis, con il sorriso più forzato, ma bello del mondo, le stava chiudendo il
mini trolley rosa fucsia, dicendole che sarebbe stato un viaggio meraviglioso.
“Sì, con i miei due
papà! Non vedo l’ora!” – esclamò entusiasta la bimba, saltellando per la
stanza.
Styles si avvicinò,
fermandosi solo quando le iridi di Boo lo investirono, spoglie della gioia di
un istante prima.
“Io ti amo Louis” –
disse come se galleggiasse in un vuoto alienante, pallido in volto, così
diverso da quel fotogramma, fisso nella mente del compagno, dove invece era
completamente rapito dall’orgasmo, che Niall gli stava procurando, senza alcun
rimorso.
Laurie sapeva quanto
nuocesse al suo fegato, l’assunzione di quel farmaco, per annullare i dolori
alla gamba, ma non gliene importava un bel niente, dal momento che stava
facendo l’amore a Jim così bene, da non ricordarsi quale fosse stata l’ultima
volta altrettanto speciale.
“Hugh … non … non
dovresti”
“Tu stai sotto e
taci, io sto sopra e parlo, quindi … taci” – gli disse sorridendo, aumentando
il ritmo, aprendolo il più possibile a sé, come entrambi volevano.
Spasmodicamente.
Si baciarono
febbrili, venendo insieme, Hugh tra le gambe di Jim e Jim nel palmo destro del
consorte.
“Anima mia … anima
mia” – gli ripeteva Laurie, inebriato e felice.
Mason si morse la
lingua, pronto a chiedergli per l’ennesima volta se stava bene.
“Sì, sto bene Jim …
Io sto bene e sono così felice che ti preoccupi per me” – gli disse dolce
l’analista, anticipandolo e facendolo ridere lieve, mentre si giravano su di un
fianco, ancora intersecati.
“Ti amo zuccone …”
“Lo so … E ti voglio
ancora”
“Hugh …”
“Jim!” – gli fece il
verso, da simpatica ed inguaribile canaglia, quale era.
Mason iniziò ad
accarezzarlo, per tutta la sua rinnovata erezione.
“Visto, non mentivo
…” – gli gemette nel collo Laurie, aggrappandosi a lui, come raramente
accadeva.
Era bello rifugiarsi
in Jim, nel suo candore innato, nella sua integrità purissima.
Si toccarono a
vicenda, come le prime volte in auto, incapaci di trattenersi sino
all’appartamento, che dividevano, comportandosi spesso da vecchi orsi
brontoloni ed acidi, mentre al contrario erano giovani e promettenti
specialisti in carriera.
Si amavano già così
tanto da non crederci.
Laurie specialmente,
così allergico alle relazioni stabili, alle sicurezze, che stranamente lo
destabilizzavano od irritavano, inesorabilmente.
Per Mason, però,
sarebbe morto.
Ogni giorno della sua
vita.
Robert si diresse al
davanzale, dove aveva lasciato un mazzo di fiori da sistemare in un vaso, dai
colori tenui.
“Dio appassiranno, se
non li metto subito in acqua”
“Ok Rob, non
agitarti, dammi, la prendo io dal bagno”
“No, no faccio io” –
ed il contenitore, sospeso tra le loro mani incerte e nervose, cadde
rovinosamente, andando in pezzi.
“Cristo, ma che ho
fatto!” – esclamò l’attore, esasperato nel tono e quasi in lacrime, mentre si
inginocchiava svelto, a raccogliere quei cocci, nel vano tentativo di
rimetterli a posto.
Geffen strinse i
pugni, poi, senza indugiare oltre, si piegò verso Downey, raccogliendolo come
se fosse fatto di carta.
“Tesoro non agitarti,
non è nulla, solo una vecchia cianfrusaglia che”
“Come me, Glam?!” –
lo fissò brusco, ormai in piedi di fronte a lui.
L’avvocato prese
fiato, senza mollare la presa sulle braccia nude dell’altro.
“No. No, tu non sei
una vecchia cianfrusaglia Robert”
Fu come lo disse, che
ammutolì l’artista.
“Tu sei l’uomo che io
voglio sposare e questa volta lo farò, se lo vorrai, senza tirarti indietro” –
e gli porse le fedi, che teneva nella tasca dei pantaloni, dalla mattina
almeno.
“Glam”
“Glam cosa? Glam, sì,
lo voglio? So che non è semplice, però i documenti per il divorzio saranno
pronti appena darai il tuo assenso e dopo una settimana diventerai mio marito:
hai questi giorni per rifletterci Robert, durante il nostro viaggio in
Svizzera, per curare Jared”
“Nostro …”
“Certo, tu verrai con
me, avevi dei dubbi?” – bissò deciso, attirandolo a sé per un bacio profondo ed
assoluto.
Perché
lui era Glam Geffen.
Ed
era tornato.
Somigliava ad una
cantilena, che Matt ripeteva, rannicchiato e ciondolante, sulla poltrona della
sua camera, alla clinica Mayer.
Anche Matt Miller era tornato, dopo un lungo soggiorno a
Parigi, insieme al fidanzato Mark, l’infermiere che si era occupato di lui, già
ai tempi del ricovero alla casa di cura/prigione, dove il giovane venne praticamente
rinchiuso, dopo i fatti di Haiti, ma, soprattutto, l’aggressione a Geffen e
Lula.
Considerato persona
pericolosa ed inaffidabile, la diagnosi sulla sua doppia personalità lo
condannò inesorabilmente ad un isolamento, dal quale venne liberato da Glam
stesso, che gli offrì un’ultima chance.
Andarsene, per giunta
con un nuovo amore: Mark.
Mark che non aveva
avuto alternative, dopo un periodo piuttosto tranquillo, durante il quale Matt
dava segni di miglioramenti e lo spettro di Alexander stentava sempre più a
manifestarsi.
Fu un’illusione: sul
finire della primavera, ricominciarono le crisi, sempre più gravi e pericolose.
Mark venne aggredito
e solo la sua presenza di spirito, impedì a Matt di accoltellarlo.
L’uomo non sporse
denuncia, ma riportò immediatamente l’ex dentista in patria, imbottendolo di
psicofarmaci.
Matt appena vide
Geffen in tv, sembrò esaltarsi ed iniziò a ripetere la frase finale di quell’intervista
rilasciata dal legale dei vip, nuovamente sulla cresta dell’onda ed ignaro del
suo ritorno a Los Angeles.
Adesso, nel suo loculo, come lo definiva egli stesso,
Matt Miller era inebetito dalle medicine, smagrito e nevrotico, schiavo di
incubi ed allucinazioni.
L’amore per Mark
sembrava essere svanito; così come avrebbe voluto fare anche questi, mentre sorseggiava
un cognac, al bancone del Dark Blue.
“Un altro, grazie” –
chiese gentile a Brent, che lo stava studiando da un po’.
Mark Ruffalo era un
bel tipo.
“Magari qualcosa da
mangiare?” – propose il ragazzo, sorridendo.
“No, solo cibi
liquidi” – scherzò lui, con un sorriso persino tenero, nonostante fosse in uno
stato di evidente angoscia.
“D’accordo, un
secondo giro, offre la casa”
“Ti ringrazio … Fate
così con i nuovi clienti?”
“Sì, può darsi” –
Brent rise, rispondendo poi ad una chiamata di Brendan.
“Me la dai una cola?
Grazie”
Niall entrò trafelato,
chiedendo la bibita ed accomodandosi sullo sgabello accanto allo sconosciuto,
nuovamente con il bicchiere vuoto.
Ruffalo si strofinò
la faccia – “Ehi, una cola per il biondino, offro io”
Era un po’ brillo,
non si sarebbe mai rivolto in quel modo a nessuno.
“Faccio da solo,
grazie” – sbottò Niall, infastidito, anche se il tizio aveva un buon dopo barba
ed era vestito elegante, nella sua t-shirt nera aderente ed i pantaloni
griffati.
“Scusa, volevo solo”
“Non mi va di bere
con te, non so chi sei e se vuoi abbordare qualcuno, cambia locale!”
Mark lo scrutò
perplesso, poi scoppiò a ridere.
“No, dico, ma per chi
mi hai preso? Potrei essere tuo padre, peraltro” – affermò più lucido.
Niall si rialzò – “Vado
alle macchinette qui fuori, che è meglio” – ed imprecando piano, uscì all’aperto,
sotto il portico, dove i led dei distributori, lampeggiavano di azzurro e di viola.
Ruffalo lo seguì,
dopo avere lasciato venti dollari a Brent, basito per l’ingente mancia.
“Voglio dimettermi …
La commissione mi sta ancora addosso”
Mason lo disse, senza
guardare Hugh, restando abbracciato a lui, sotto la sua ala protettiva.
Laurie puntava il
soffitto – “Per Geffen? Ancora questa storia?”
Il cellulare dello
psicologo si illuminò.
“Lupus in fabula!” –
esclamò, sollevandosi dal cuscino, per rispondere a Glam.
La notizia della
proposta a Downey, lo fece ridacchiare.
“E quindi?”
“Quindi cosa doc? Se
mi avesse risposto subito di sì, sarebbe stato un buon segno, no?”
“Dio Glam, ti sei
sposato mezzo mondo e l’altro mezzo te lo sei portato a letto e vieni a
chiedere a me di strategie di corteggiamento ed affini!” – lo canzonò, baciando
il polso sinistro di Jim, sorridendogli con le iridi accese su di lui ed il suo
respiro amorevole.
“No, questo no, però
ho voluto prendere tempo, dandogli del tempo, sono il solito codardo …” –
replicò amareggiato.
“Ma no, è stata una
scelta logica, diciamo educata, proprio tutto il contrario di quanto ci si
aspetterebbe da uno come te” – e fece una smorfia, scimmiottando a bassissima
voce la ormai mitica frase “Io sono Glam
Geffen e sono tornato!” – facendo ridere di gusto Mason, come se fossero
dei veri monelli.
“Già sono tutto fumo
e niente arrosto …” – proseguì lui, un po’ svilito.
“No, no, quando ti
impegni, sei fantastico, come ad incasinare la vita del mio ragazzo, con quelle
teste d’uovo dei suoi dirigenti interni”
“Cosa vuoi dire Hugh,
di che blateri adesso?”
“Ehm niente Glam … E’
che se tu non fossi risuscitato come Lazzaro, quei coglioni non penserebbero
che Jim è diventato una sorta di stregone, con la pozione magica nascosta in
saccoccia, da vendere a qualche colosso farmaceutico, per poi fuggire nei mari
del sud, come se nulla fosse!”
Geffen inspirò greve –
“Ah, di questo si tratta … Bene, ci penserò io, non preoccuparti e dì a Jim che
risolverò la cosa prima di partire. Mi basterà una telefonata” – ribatté serio.
“Quando fai così mi
spaventi” – e per poco non gli partì una pernacchia, che Mason fece morire sul
nascere, con un bacio bellissimo.
Glam aveva già
riattaccato.
“Chissà di che cosa
stava parlando …?” – bofonchiò Laurie, dopo avere informato il consorte, sulla
risolutezza di Geffen a tirarlo fuori da quel pasticcio.
“La nuova ala
pediatrica: mancano tutte le attrezzature, ecco di che stava parlando”
“Paga lui il conto?”
“Ovvio che sì Hugh …
E’ un benefattore, non scordiamocelo mai”
“Noi per primi” –
concluse Laurie, prendendo una foto di Nasir da sopra il comodino, dove il baby
control rimandava le sue risatine allegre, mentre il figlio guardava i cartoni,
appena sveglio dopo il sonnellino post pranzo.
“Oggi vi porto al
luna park, che ne pensi Jim?” – propose saltando giù dal loro giaciglio sfatto.
“Abbiamo il
pomeriggio libero, sfruttiamolo al meglio, sono con te, sempre” – l’oncologo si
unì a lui, dritto in piedi sulle proprie gambe, anche se per poco tempo, senza
l’ausilio del bastone.
Andava bene così.
Anche
così.
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