lunedì 8 settembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 13

Capitolo n. 13 – life



Styles scrutava il tappeto di nuvole, fuori dal finestrino, mentre Petra faceva lo stesso, seduta tra lui e Louis, sporgendosi più che poteva, una volta che l’aereo fu decollato dal Lax.

I due coniugi si guardarono di sfuggita, ossigenandosi per la tensione interiore, che li stava divorando.

Ormai i sorrisi della piccola, non erano più in grado di sedare il loro imbarazzo, naufragato in un silenzio pesante, intervallato dalle continue domande della figlia, sulla destinazione, l’albergo e la piscina ovale, vista nel depliant del resort, prenotato on line da Boo.

Quel viaggio nasceva sotto le peggiori prospettive, ma negli occhi di Harry sembrava lampeggiare l’estrema speranza di recuperare con Louis, senza sapere cosa questi avesse recentemente deciso di fare della propria vita.

Con o senza di lui.




Robert si staccò dall’ennesimo bacio di Geffen, con grande rammarico.

“Io … io dovrei parlare con Jude, non posso partire insieme a te Glam”

“Non me ne andrò, lasciandoti qui Rob” – replicò fermo, avvolgendolo ancora, caldo e presente.

Downey si domandava quanto fosse durata in quel modo: si fidava di Geffen, purtroppo più come amico, che come altro.

Anche se questo altro lo rendeva felice.
Da sempre.




Niall si frugò nelle tasche dei jeans viola, strappati in più punti, tutti strategici.

Il suo corpo asciutto trapelava anche dalla maglietta aderente, persino le sue caviglie erano interessanti, agli occhi di Mark, che lo stava quasi spiando.

“Ti serve una moneta?” – chiese lui gentile.

“No”

“Ok …” – sbuffò, schiantandosi contro il muro in mattoni a vista, del Dark Blue – “Sei un tipo difficile” – e sorrise.

Niall lo squadrò con un discreto astio.

“Mi prendi in giro? Ti diverti? Alla tua età dovresti essere al lavoro o sei un perditempo?” – sbottò il ragazzino, trovando finalmente il dollaro, che stava cercando.

“Ho finito il turno alle sei di stamani” – Ruffalo mentì.

In realtà stava aspettando la conferma per entrare a fare parte di un nuovo staff, alla Foster, lontano da Matt e dai suoi problemi.

Era depresso e disorientato, perché sentiva di amarlo ancora, nonostante quanto accaduto: doveva convincersi che Matt non esisteva praticamente più e forse neppure Alexander, ma unicamente un involucro meraviglioso ed attraente, imbottito di psicofarmaci.

“Il turno? Alla catena di montaggio?” – Niall fece un sorrisetto, selezionando la bevanda.

“No, sono … Ecco faccio l’infermiere specializzato” – spiegò serio.

“Ah”

“E tu?”

Niall strizzò le palpebre, poi diede un sorso.

“Io ho appena fatto lo stronzo in un ufficio dove lavoravo come assistente ad un legale”

“Studi da avvocato, quindi?”

Il biondo rise – “Ma no, anzi, ti sembrerà buffo, un tempo studiavo da infermiere a Chicago e mi sono appena iscritto a Medicina, qui a Los Angeles” – e scrollò le spalle.

“A Chicago? Ecco dove ti ho visto” – Mark si illuminò – “Ho tenuto alcune lezioni sui disturbi comportamentali in età adolescenziale, alcuni anni fa”

Niall lo fissò meglio.

“Ruffalo … Tu sei Mark Ruffalo, il docente di Psichiatria … Non sei un semplice infermiere …”

“No, infatti e tu … Niall Horan, giusto? Mi bersagliasti di domande e mi appuntai il tuo nome, eri in gamba” – rammentò di colpo e nitidamente.

Niall arrossì.

“Come no, talmente in gamba da farmi beccare, stamattina, dal consorte del mio titolare, mentre gli facevo un” – e si morse le labbra ben disegnate, avvampando del tutto.

Ruffalo non fu da meno: quella frase lo stranì, perché Niall gli sembrava così ingenuo e di certo lo era.

“Ti ha costretto?”

“No! NO io ero di famiglia, adoravo la loro bimba e loro mi rispettavano e mi volevano bene, soprattutto Louis, il marito di Harry, il mio boss!” – ed i suoi occhi si riempirono di lacrime.

“Mi dispiace Niall, se è successa una cosa del genere e se questo Harry è una brava persona, quanto sei tu, forse ha dei problemi con Louis” – azzardò.

“Una brava persona … Ma cosa sai, tu, di me?” – singhiozzò amareggiato.

Ruffalo si avvicinò con cautela – “E’ l’impressione che dai … A me almeno” – e sorrise a metà, quasi timido.




Shannon gli infilà i calzini a righe multicolore.

“Fatto … mancano i sandali da monaco … Dove cazzo gli hai presi, questi, Jay?” – chiese senza farsi vedere quanto fosse emotivamente scosso, da quanto appena appreso dal fratello minore, sulla sua salute e su come fosse stato contagiato.

“Non ricordo …”

“Sei stanco?” – e lo guardò, sistemandogli anche i capelli, dopo averlo aiutato a vestirsi, nonostante dovesse fare il viaggio dall’ospedale all’aeroporto, in lettiga, sull’ambulanza di servizio, prenotata da Geffen.

“No, mi sento meglio, dopo la terapia di Mason … E Scott” – gli sorrise, mentre lo vide passare oltre il vetro, impegnato in una telefonata.


“Vengono anche loro?”

“No bro, loro restano qui, non servono … Sul posto ci sono i medici, che hanno seguito Glam l’anno scorso”

Shan inspirò, turbato.

“Già Glam, appunto: ora è libero ed è di nuovo tra noi, più che mai”

“Libero?”

“Sì e dovresti pensarci, anche a come è corso al tuo capezzale, senza serbarti rancore, per averlo messo da parte: lui ti ama più che mai, Jared” – affermò netto.

Leto jr sorrise.

“Glam è il mio punto di forza, quando mi sento alla deriva, hai ragione, ma non dimenticarti che ho una famiglia con Colin, che l’ho sposato e che ora ha dei problemi quanto me”

Problemi, che LUI ti ha procurato, con la sua stronzata più grossa ed imperdonabile!” – sbottò.

L’acredine, che nutriva verso il cognato, era riemersa, più viva che mai.

Avere contagiato Jared, rappresentava una voragine, dove Farrell meritava di precipitare da solo come un cane, secondo il batterista e senza appello.

“E’ stato un periodo assurdo, dove anch’io ne ho fatte di stronzate, Shan” – replicò lui assorto.

“Tipo?!”

Scott entrò in quell’istante, interrompendoli – “Dovresti firmare questi moduli …” – e li porse al cantante, che si ammutolì.

Appena il diagnosta riprese il giro in corsia, Shannon puntò Jared, con severità.

“Scott?! Tu e lui”

“Ma che dici??! No, assolutamente … Semmai con Jimmy … Non che io ci sia andato a letto, però … E poi Kurt, con lui sì, ci sono stato, ma prima … O dopo Kirill, non lo ricordo, ma devo sentire entrambi, affinché si facciano delle analisi, sono così confuso”

“Kurt, Jimmy?! Ma stai scherzando, Jay?” – ringhiò deluso.

“E tu sei diventato forse un santo nel frattempo?!” – ribatté offeso il leader dei Mars.

“No … No, Jared, scusami … E’ che a volte tu sei così fragile e senza Glam sei come impazzito”

“Può darsi …”

“Lui ti renderebbe ogni cosa più semplice, lui è l’uomo che fa per te, la vuoi capire oppure no?!”

“Sì. Jay l’ha capito benissimo, Shan” – Colin era appena arrivato, ascoltando le ultime battute tra i due – “Però dovrebbe decidere lui, senza influenze esterne: sono consapevole di avergli fatto del male, non volontariamente ovvio, perché se mi si accusa ANCHE di questo, mi dispiace, ma devo difendermi e lo farò strenuamente per salvare il nostro rapporto” – asserì dignitoso.

“Colin …”

“Senza contare che Geffen ha appena chiesto a Robert di sposarlo: meglio che tu lo sappia da me, Jay, piuttosto che da altri

“Te l’ha detto Rob?” – Jared perse un battito.

“No amore, l’ho sentito per caso, andando a salutarli: ne stavano parlando in privato, al solarium, non volevo di sicuro origliare”

“Ok grand’uomo, ma Jay non sarà mai fuori dai giochi! A lui basterebbe dire a Glam quanto potrebbero avere da un futuro sotto il medesimo tetto, da fargli cambiare idea in un nano secondo e sapete che ho ragione” – sibilò Leto senior.

“Oh non ne dubito …” – mormorò l’irlandese, poi spostò lo sguardo, amorevole, sul suo sposo – “Tu, Jay, hai intenzione di farlo?” – gli domandò, alfine.

“Io voglio vivere, per i nostri bambini, Cole. Dopo vedrò cosa ne sarà di me e di noi: ciò che è accaduto, a causa della tua leggerezza con Kirill, è grave e non posso dimenticarlo. Hai firmato una condanna a morte per entrambi, quando hai deciso di avere un rapporto non protetto con lui”

“Lo so Jay e tu ne hai fatto le spese, più di me: è una tragedia, di cui mi ritengo unico responsabile, senza attenuanti”

“Le avevi, invece. Tu le avevi Colin e non so se è per questo, che ti permetto di starmi ancora accanto, ora, o se lo faccio perché ti amo più di prima” – e si lasciò abbracciare forte.

“Jay ti amo così tanto … Vorrei morire … Morire, per ciò che ti ho fatto” – singhiozzò inerme l’attore.

Shan se ne andò, senza aggiungere una sillaba.



La figura di Law si stagliava contro il sole, di quel tardo pomeriggio di luglio.

Downey vi ci camminò incontro, il fiato sospeso, come ogni emozione in lui.

“Robert … Rob, ciao” – e lo avvolse, ricordando come quel luogo fosse speciale per loro.

“Ciao Jude”

Era la spiaggia dove si erano sposati e l’americano non l’aveva scelta a caso, per quel loro appuntamento particolare.

Con loro stessi e con un destino, che, forse, stava per cambiare per sempre.

“Senti ho poco tempo, devo prendere un aereo”

“Per dove Robert?” – chiese brusco, dopo essersi staccato da lui.

“La Svizzera”

“Accompagni Jared e Colin in clinica?”

Downey annuì, senza mai avere interrotto il contatto con i suoi opali di ghiaccio, luminosi, ma feriti.

Di continuo.

“Con Geffen, ovviamente, vero?”

“E’ di lui che volevo parlarti e devo farlo ora”

“Ora?”

“Sì Jude, ora. Ad ogni costo.”





 RDJUDE



NIALL



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