Capitolo n. 19 – life
Liam si stava
lisciando gli addominali, ammorbiditisi per i troppi hamburger, mentre si
specchiava, nella camera del nuovo appartamento, affittato a Los Angeles,
insieme a Zayn.
Zayn che si stava
prendendo una massiccia dose di coccole, sopra al divano del living, da parte
di George Malik, appena giunto in città.
“Hai deciso, dunque?”
– chiese il padre, in un sussurro, mentre giocava con i capelli di quel figlio
semplicemente adorato.
“Non lo so … Non va
bene, per me e Liam, non credi?” – rispose lui assorto, il volto corrucciato in
un’espressione sfuggente.
Gli sarebbe piaciuto
trascorrere un paio di mesi in Egitto, con i genitori, a seguire dei nuovi
scavi, in una zona inesplorata, però Liam era diventato una priorità assoluta,
dopo qualche perplessità iniziale.
“Sono stati fatti dei
rilevamenti di notevole interesse, anche nell’ambito della tua materia Zayn,
spero tu abbia letto il dossier”
“Sì, sì, l’ho fatto
appena mi è arrivata la tua e-mail papà, però ci vorrebbe che al posto della
Sfinge spuntasse un vulcano” – e rise, accoccolandosi meglio, sul petto di
George, che stava osservando anche le mosse di Payne, ancora nell’altra stanza.
“Non potrete stare
sempre insieme, il nostro è un mestiere particolare”
“Oh sì, scaviamo nel
passato, per spiegare il presente … Ma interesserà davvero a qualcuno, secondo
te?” – domandò serio, fissandolo.
“Spero di sì, Zayn …
Ok, tolgo il disturbo, vi aspetto a cena, al Dark Blue, come d’accordo” – e,
sorridendo, si congedò senza più insistere sull’argomento.
Liam si palesò, in
jeans e maglietta.
“Dove pensi di andare
conciato così? Stasera papà ci offre un vero banchetto” – lo investì Zayn,
accompagnando il suo appunto, con un bacio mozzafiato.
“Cavoli …” – mormorò Payne
in apnea – “… E’ un locale gay, molto alla moda, però informale, ho letto”
“E dove?”
“Su Internet, ovvio” –
Liam rise, staccandosi, per recuperare le scarpe.
“Comunque è presto” –
obiettò Malik, grattandosi la testa arruffata.
“Bene, possiamo
parlare di una cosa allora …” – replicò teso il vulcanologo.
“Miseria, ci hai
sentiti?”
“No … In che senso?”
“Papà mi ha chiesto
di seguirlo nella Valle dei Templi, per una missione, che aspetta da anni”
“Capisco …” – Liam andò
a sedersi sul bracciolo, sfiorando il fianco destro di Zayn, con una carezza.
“Ma io non ho ancora
deciso e poi non voglio che”
“Aspetta Zayn!” –
rise nervoso – “Calmati, non siamo mica alle elementari, abbiamo una laurea in
tasca da parecchio e ci sono opportunità, che vanno prese al volo, come … come
questa”
“Ah …” – bissò deluso
il paleontologo – “… Tu la pensi così …? Ok, non mi vuoi ostacolare, però”
“Non correre, ci sono
novità anche per me: mi riferivo a questo, prima …” – e tossì.
“Novità? Un viaggio
anche per te?”
“Infatti … In Equador
… Un sogno, per ogni vulcanologo, che si rispetti”
“E tu non vuoi
rinunciarci, giusto?” – attaccò stizzito.
“Saranno poche
settimane Zayn …”
“Per me due mesi,
otto settimane quindi, mentre per te
quante? Due, tre?”
“No … No, otto anche
per me … Due mesi” – e deglutì a vuoto.
Si scrutarono, Malik
si allontanò di un metro.
“E quando partiresti,
sentiamo?” – gli diede le spalle, mentre Payne rimase immobile.
“Lunedì …”
“Tra quattro giorni?!”
– e si girò di scatto, puntandolo con gli occhi lucidi.
“Ho provato a dirtelo
lo scorso week end, però ci stavamo divertendo così tanto, che non volevo
rovinare il momento”
“Tu non volevi rovinare il momento?!” – sbottò –
“A me quel che fa incazzare è che tu avevi già deciso di lasciarmi, anteponendo
il tuo lavoro del cazzo!”
“Perché ti arrabbi
così, è il nostro fottuto lavoro Zayn!” – protestò, con un po’ di veemenza,
finalmente.
“Ci siamo fidanzati
da poco, tu parli, parli, prometti, bla bla bla” – inveii con rabbia.
“Zayn, ma io non ti
sto lasciando, cosa farnetichi!!”
“Te ne troverai un
altro, uno meglio di me, te lo scoperai, al tuo campo base, io so come vanno a
finire certe cose!”
Ormai era in lacrime,
un risentimento quasi indecifrabile per il suo interlocutore, sconvolto davanti
ad una simile reazione.
“Zayn non ho idea con
chi hai avuto a che fare, ma io sono diverso e speravo lo avessi capito!”
“Tu … tu … sei come
tutti … ecco” – balbettò, tremando ed avvicinandosi al muro alle sue spalle, in
parte scoperte dalla t-shirt ultra comoda.
Payne non gli diede
il tempo di scivolarci contro, prendendolo saldo a sé, per baciarlo, per farlo
stare zitto.
Si sentiva
mortificato e non era giusto: aveva faticato molto per arrivare ad essere
interpellato per fare parte di un equipe di primo livello, quindi non avrebbe
mai funzionato con Malik, se questi non cresceva in tale senso.
Il solo pensiero, lo
faceva morire: Zayn era tutto ciò che voleva.
Tutto.
Il telefono squillò
tra la portata di frutta ed il gelato, sulle quali Peter era indeciso da alcuni
minuti.
“Chi rompe ancora?” –
bofonchiò infastidito Geffen.
Era Farrell.
La voce roca, stanca.
“Ciao Glam … Volevo
solo dirti che qui procede tutto bene ed i medici sono stati molto gentili con
noi, si ricordano di te”
“Ok”
“Ok? Non hai da dirmi
altro?”
Peter fece un
sorriso, poco distante da lui, irrigiditosi contro lo stipite – “Salutami zio Colin
e zio Jared! Ha ancora la bua?”
“No tesoro, sta
dormendo … Ora vengo. Come vedi ho da fare”
“Sì, capisco e sono
felice che almeno Pepe si preoccupi per Jay, come dovresti fare anche tu,
miseria schifosa!”
“Colin senti”
“No, taci ed apri
bene le orecchie! Jared ha bisogno di te, di una carezza, una parola! Avrà
fatto il tuo nome almeno una decina di volte durante la terapia, in una sorta
di coma apparente, che è terribile da vedere, per chi gli sta vicino, come me,
Shan e Tomo!” – ringhiò esasperato.
“Devo tornare da mio
figlio adesso” – e riattaccò, gelido, staccando poi il portatile dalla sua
sede, per chiuderlo in un cassetto.
L’uomo inspirò,
reggendosi allo schienale della poltroncina, dove Peter stava ancora mangiando.
“Buone le pesche, sai
papi? Ne portiamo un po’ a zio Jay?”
“Co cosa amore …?”
“Le pesche!” – rise –
“Zio Jay avrà fame quando si sveglia o no?”
“Penso di sì” – e tornò
ad accomodarsi, scuro in volto.
“Sei arrabbiato?”
“No Peter … no” –
sorrise emozionato – “Sono in pena per zio Jay … E zio Robert”
“Non sta bene neppure
lui?”
“Sta attraversando un
brutto periodo e … Ed abbiamo avuto una discussione, sai una cosa da grandi” –
spiegò, tappandosi con il palmo la bocca, ormai tremante.
“Ma si può sempre
fare pace, perché così dopo si è di nuovo allegri, si può giocare, mangiarsi un
frullato o quello che vi piace di più … A voi cosa piaceva fare?”
“Tutto Pepe …” – Glam
chiuse gli occhi, investito dai ricordi – “… Lo zio Robert è l’essenza della
simpatia, del … del bello, che può esserci in un essere umano”
“Parli difficile
papi!”
“Robert è l’uomo che
amo” – spalancò le palpebre, nel dirlo con naturalezza.
Peter sorrise.
“Tu ami tante persone
… Come si fa? Io non ci riuscirei”
“Sei ancora piccolo” –
Geffen rise sconsolato, scrollando le spalle.
“No, no, davvero,
vorrei imparare, così avrei il bene di tutti o no? Tutti quelli che mi
piacciono!”
“Non è così semplice,
tesoro … Adesso finisci le tue pesche, ok?” – propose dolce.
“Sì, ma queste due le
tengo per zio Jay, così domani gliele diamo”
Geffen annuì – “Sì,
faremo come dici tu …”
Ruffalo indossò il
completo sterile, avviandosi poi nella sala della tac.
Niall era già
disteso, nudo sotto ad un telo celeste.
“Tesoro hai freddo
vero?” – gli chiese amorevole l’infermiere, facendo un cenno a Scott, seduto
sul bordo del ripiano, dove il ragazzino aspettava, teso, di sottoporsi a quell’esame,
del tutto innocuo.
O quasi.
L’iniezione del
liquido di contrasto, non gli garbava affatto.
“A questa pensi tu?” –
chiese lo specialista, passando il kit a Mark.
“Certo … Non sentirai
niente” – e gli baciò le tempie, un po’ ispido, come piaceva a Niall.
I suoi occhi
sembravano ancora più grandi e limpidi, nel seguire ogni mossa di Ruffalo.
“Dovresti dirmi
ancora alcune cose” – intervenne Scott, con pacatezza.
Horan si distrasse su
di lui, rispondendo a semplici quesiti, per un’anamnesi completa.
“Fatto …” – sussurrò Mark,
disinfettando ulteriormente la porzione di pelle, dove aveva inserito e poi
estratto l’ago, senza che Niall avvertisse sensazioni sgradevoli.
“Ehi allora sono
pronto?”
“Sì cucciolo” –
ancora un bacio, con trasporto, poi Mark uscì seguendo Scott, piazzandosi poi oltre
una vetrata, da cui ammiccò ancora al suo nuovo ed acerbo fidanzato.
“Anch’io ho un
compagno in erba, sai?” – esordì il diagnosta.
“Dell’età di Niall?”
“No, un paio di anni
in meno, per cui se consideri che io ne ho una decina abbondante più di te …” –
e lo guardò.
“Se vi amate, che c’è
di sbagliato, scusa?”
“Nulla … Nulla Mark,
è che io farei qualsiasi cosa per Jimmy, ti fanno perdere la testa, la ragione
ed ogni tanto mi sono sentito ridicolo, perché indifeso, come se fossi in balia
della sua giovinezza, così dipendente da lui” – spiegò serio.
“A me non spaventa
sentirmi così” – sorrise.
“Mi ricordo di te all’università,
a quanto eri sicuro di te stesso, tranne quando”
“Non voglio ricordare
quel periodo Scott” – lo tagliò, con durezza.
“Saresti stato un
medico straordinario, nonché psichiatra, se non fosse stato per quell’incidente,
dove tu non avevi responsabilità Mark”
“Certo che le avevo!
Non ho impedito a Paul di prendere quelle maledette anfetamine, per stare
sveglio, per preparare gli ultimi esami! Sapevo ciò che combinava e non ho
fatto un cazzo!”
“Ed hai mollato … Lo
rammento bene, quando sei venuto a dirmi che non ti saresti laureato, che
tornavi a casa, anziché entrare nel mio staff”
“Scott è acqua
passata” – obiettò seccato.
“No, puoi ancora
diventare dottore ed anche un docente a tutti gli effetti: del resto ti è stata
anche offerta una cattedra nella stessa università di Niall”
“E tu come fai a
saperlo?!”
Scott rise – “Il tuo cucciolo ha terminato … Vai da lui e
prendi le decisioni giuste, questo giro, mi raccomando.”
Nessun commento:
Posta un commento