venerdì 19 settembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 22

Capitolo n. 22 – life



I fotografi si accalcarono all’entrata del tribunale, ma anche sul retro, dove …

“… stanno transitando i due noti attori, Robert Downey Jr e Jude Law, coppia di successo sullo schermo e controversa nella vita. Il loro coming out, anni fa, scioccò il grande pubblico, andando a confermare i rumors, che si rincorrevano, sulla loro presunta relazione amorosa, relazione che oggi sembra essere arrivata al capolinea, dopo diverse crisi e ben due adozioni, di cui, pare, gli artisti richiederanno l’affido condiviso, come una qualsiasi coppia etero. Il loro matrimonio è soggetto ormai alle medesime leggi, nello stato della California e, voci di corridoio, confermano che non ci sarà somministrazione di alimenti al futuro ex marito, da parte di Downey, titolare di un ingente patrimonio, anche immobiliare. Rimanete con noi per gli aggiornamenti in diretta, a termine dell’udienza. Qui L.A. news, sul canale 54!”


Geffen fissò il plasma in soggiorno, mentre seguiva la cronaca impietosa di quei momenti tanto delicati.

Inviò un sms a Robert, non senza qualche esitazione.

§ Vorrei essere lì, insieme a te … E’ come se ci fossi, Rob, credimi: per qualsiasi cosa, chiamami. Domani sarò di nuovo a casa, ti abbraccio forte, tuo Glam §

Downey sorrise amaro, nascondendo poi il palmare nella tasca interna della giacca blu; la stessa tinta di quella di Law, in tenuta da yacht, elegantissimo ed anche leggermente abbronzato, occhiali scuri, che non si decideva a togliere, giustificato dal suo legale con - “Una brutta ed improvvisa congiuntivite, il mio assistito chiede venia a vostro onore”.

Già, i suoi splendidi opali di ghiaccio: Robert riusciva a vederli oltre le lenti ambrate, nei rari attimi, in cui Jude lo fissava, silenzioso ed assorto, nell’ascoltare la lettura degli incartamenti.

Il giudice fece un lungo respiro, in conclusione dell’ultimo foglio appena letto.

“Bene, è mio dovere invitarvi ad un’ultima riflessione, considerando anche il fatto che siete genitori: certo comprendo che se siete arrivati dinanzi a me, la situazione è divenuta irreparabile, però il mio estremo tentativo di conciliazione è dovuto, se non a voi, alle vostre bambine, Camilla e Diamond.”

Robert si sentì mancare, però si fece forza, immaginandosi il sorriso di conforto di Geffen, anche se non voleva dipendere da questo.

Downey desiderava prendere le distanze da un coniuge divenuto ormai instabile caratterialmente ed avrebbe dovuto farlo già all’epoca dell’attentato sulla scogliera.

Quella era la verità, solida ed incontrovertibile, come quella vomitata in faccia a Glam stesso, su di lui e l’amore che ancora nutriva per Jared.


“La ringrazio per le sue parole, signor giudice” – esordì l’americano – “… Se siamo arrivati a questo, come giustamente lei sottolinea, è perché non ci sono alternative, mi creda. Sono risoluto a procedere, sottoscrivendo l’atto a sue mani … Così come sono determinato ad essere un buon padre, come del resto sarà Jude, al quale vorrò bene per sempre” – poi rivolse lo sguardo lucido a Law – “Sempre.” – e si accomodò di nuovo, bevendo dell’acqua fresca ed inforcando anche lui gli inseparabili Ray-Ban.

Jude rimase zitto ed immobile, come se il tempo si fosse fermato, intrappolandolo in un incubo.

Voleva solo andarsene.
E sbronzarsi.




“Quindi è vero … Lo stanno facendo sul serio …”

La voce di Colin lo fece sobbalzare.

“Ehi non sapevo fossi tornato”

“Ciao Glam … Mi aiuteresti con Jared? E’ in auto …”

“Sì, certo, andiamo” – e spense la tv, con l’ansia, che gli stava divorando l’anima.

Leto sorrise ai suoi cavalieri, che lo fecero scendere con molta cura.

“Ce la fai a camminare?” – domandò Geffen, ma, senza che il cantante gli rispondesse, se non con gli zaffiri vividi, lo prese direttamente in braccio.

“Grazie” – mormorò Farrell, a mezza voce, accarezzando il compagno dai capelli alla nuca.

“Peso, vero?” – domandò lui, tenendosi saldo al collo dell’avvocato.

“Magari …” – rise, senza alcuna voglia di farlo.

Varcata la soglia, un buon aroma di caffè e biscotti li investì: Vas aveva appena sfornato i suoi mattoni al cioccolato.

“Questa volta mi sono riusciti bene, non ho dimenticato il lievito” – decretò solenne, mentre il fidanzato preparava le tazze per tutti ed una cioccolata per Pepe.

“Allora possiamo fare merenda gente” – disse Glam, posando delicatamente Jared sul divano, dove Colin aveva già preso una coperta e dei cuscini, per farlo stare comodo.

Nonostante la temperatura più che mite, Leto stava morendo di freddo.


“Vado a vedere se gli altri scendono, ok Jay?” – “Ok Glam … Ti aspettiamo qui”




Kevin avrebbe preferito non aprire quell’armadio, ma fu più forte di lui.

I vestiti di Lula erano ancora lì, piegati in ordine, così le sue scarpe sul fondo, i berretti, i sandali, gli sci ed i pattini, oltre ad una serie di berretti multicolore, che il bimbo collezionava, abbinandoli a calzettoni e magliette dai toni vivaci.

Com’era soldino, in ogni piccola o grande cosa realizzasse.

“Era bravo a scuola …” – sussurrò, sfiorando quegli oggetti inanimati, ma solo all’apparenza.

Si inginocchiò, riallineando le calzature, con metodo e precisione, quasi ossessiva.

Si asciugò una lacrima, poi un secondo rivolo, più cocente.

In una scatola rossa, qualcuno aveva dimenticato una videocamera.

Kevin l’accese, anche se la batteria era ormai scarica, ma non abbastanza per non trasmettere un breve video.

Lula sullo slittino, che carambolava sulla neve, soccorso dal suo papake e canzonato amorevolmente da Geffen, che stava girando il filmato.

Il pianto si trasformò in una voragine, da cui risalirono singhiozzi e disperazione.

“Io … Io lo portavo alle lezioni … Dal medico, per i vaccini … A comprare i quaderni e poi … Poi i regali per il suo papà … Mioddiooo!!”

“Kevin!! Kevin!”

Glam lo afferrò per le spalle, provando a calmarlo.

“”Rivoglio Lula!!! Lo rivogliooo nella mia vita!!!”

L’uomo lo strinse forte, guardando poi Tim sopraggiungere, tendendogli la mano sinistra, come ad invocare il suo sostegno, che non tardò a materializzarsi subito.

“Tesoro … Kevin guardami!”

Il musicista passò da un petto all’altro, in crisi di ossigeno.

Geffen andò subito da Peter, ritrovandoci Vas, impegnato a distrarlo, con provvidenziali cuffie musicali.

Arrivò anche Colin, che portò una bibita e sollevò Kevin, insieme a Tim, per spostarlo sul letto della camera di Lula, dove nessuno era più entrato da molto tempo, neppure Geffen, che tornò a controllare come evolvesse quel drammatico frangente.

Kevin riprese a respirare, chiedendo scusa a tutti.

“Non devi … Non devi scusarti, ok?” – gli disse fermo Glam.

Come un folletto, Pepe gli passò sotto le gambe.

“Zio Kevin tutto a posto? Non piangere”

“Angelo mio …” – lui lo avvolse energico e frustrato, avvertendo come un calore improvviso ed un riverbero.

Vide qualcosa, senza decifrare quella percezione.

Si sentì meglio, come rinfrancato da un conforto sconosciuto, ma concreto.

“Li vuoi i biscotti di Vas?” – chiese Peter, senza staccarsi da lui.

“Sì … sì certo …”

“A tuo rischio e pericolo” – scherzò Farrell, conducendo i presenti al piano di sotto, dove Jared si era assopito, senza rendersi conto di nulla.

Fortunatamente.




Liam gli camminava davanti, senza permettergli di prenderlo per mano.

“Tuo padre penserà che sono un coglione, una testa di cazzo!” – inveii contro il vento, il vulcanologo.

“Vuoi fermarti?!” – Malik si bloccò, fissandolo alterato.

“Ho fatto una pessima figura …” – e si arrestò, sopra ad una panchina.

“Da quando ti importa così tanto fare impressione su di lui?”

“Oh, ma sentilo, come se non si rendesse conto di avere un genitore fuori dal comune! George Malik è ammirato e rispettato nell’ambiente, poi con te si comporta in maniera esemplare, unica” – ribatté convinto.

Zayn scosse il capo – “Ok, sì, papà è speciale, ma non vorrei mai che ti sentissi in competizione con lui … E’ … è strano, non mi va affatto Li”

“Io non sono Lux … Lui poteva tenergli testa”

“Perché suo coetaneo?” – Zayn rise - “E poi testa per che cosa? Parli di papà come se mettesse alla prova i miei fidanzati, non esiste!”

Infatti tutto quel discorso era privo di fondamento, era una semplice pezza, una bugia, per coprire la scomoda verità e Payne ci stava riuscendo benissimo in quella manovra diversiva.

E si sentiva un verme, un fallito, perché quel vizio non l’avrebbe mai superato da solo.

Malik lo abbracciò tenero, facendolo sentire ancora peggio.
E meglio.

Vi si rifugiò, su quel busto esile, ma vibrante di muscoli e pelle tatuata.

Lo eccitava e lo faceva stare bene.
Al sicuro.

“Ora andiamo a casa, non voglio sprecare questo fine settimana, ok? Dobbiamo divertirci, perché ci rivedremo solo a metà agosto, Liam”

Payne annuì, dandogli poi un lungo bacio.
Sembrò andare tutto bene.
Tutto.




Glam aggiustò il guanciale dietro la nuca di Kevin, sorridendogli.

“Ora prova a dormire tesoro” – disse piano, baciandogli poi i palmi delle mani fresche.

“Dov’è Tim …? Ed il resto della cricca?” – chiese stanco il bassista.

“In giardino, con Peter … Giocano”

“Beati loro”

“Jared è andato a coricarsi, al terzo piano … Colin è insieme a lui”

“Ok …”

“Sono arrivati anche Shan e Tomo”

Kevin inspirò – “Siamo sempre una grande famiglia

“Ci proviamo … Arrancando uniti sui sentieri della vita” – Geffen sorrise appena.

“Romantica come visione … Sa di film western”

“Può darsi” – e si morse le labbra – “Ti lascio in pace, torno giù, ok?” – aggiunse dolce.

“Daddy!” – Kevin lo trattenne – “Prima …”

“Prima cosa?”

“Con Peter io … Io ho sentito qualcosa … Come un bagliore caldo”

“Eri semplicemente sconvolto” – si rabbuiò di colpo.

“No, no, tu non credi possa essere”

“NO!”

Geffen scattò in piedi, brusco, a pugni chiusi.

“Daddy …”

“Lula non tornerà più, per l’eternità, so cosa mi ha detto quando”

“Oh sì!” – lo interruppe netto – “Tu sei il custode di tutto ciò riguardi nostro figlio, vero?!!” – si adirò istantaneo.

“Kevin ti supplico, non torniamo a farci del male, non in questo modo!”

“Era anche mio figlio, era mio, non so più come dirtelo! E tu mi escludi ancora e non vuoi nemmeno sapere cosa ho provato in quella stanza!! LUI era lì e forse Peter”

“Peter è Peter!! Non è Lula, non è una reincarnazione, Lula è andato via, erano questi i patti, gli orribili patti perché io vivessi ACCIDENTI A ME!!”

Kevin si sollevò, tremando – “No … No, Lula era … era già morto” – ricominciò a piangere.

Geffen lo abbracciò, con afflizione ed impotenza.

Tim aveva assistito a quel confronto, impalato oltre la soglia della camera, che divideva con il marito.

Si girò, per andarsene, ritrovandosi davanti Jared ed il suo sorriso.

“Vieni con me … Parliamo un po’, ti va?”

Il giovane annuì, seguendolo docile, come se potesse servire a risolvere i suoi problemi, che già credeva di avere risolto con Kevin.

Sbagliandosi.












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