Capitolo n. 22 – life
I fotografi si
accalcarono all’entrata del tribunale, ma anche sul retro, dove …
“…
stanno transitando i due noti attori, Robert Downey Jr e Jude Law, coppia di
successo sullo schermo e controversa nella vita. Il loro coming out, anni fa,
scioccò il grande pubblico, andando a confermare i rumors, che si rincorrevano,
sulla loro presunta relazione amorosa, relazione che oggi sembra essere
arrivata al capolinea, dopo diverse crisi e ben due adozioni, di cui, pare, gli
artisti richiederanno l’affido condiviso, come una qualsiasi coppia etero. Il
loro matrimonio è soggetto ormai alle medesime leggi, nello stato della
California e, voci di corridoio, confermano che non ci sarà somministrazione di
alimenti al futuro ex marito, da parte di Downey, titolare di un ingente
patrimonio, anche immobiliare. Rimanete con noi per gli aggiornamenti in
diretta, a termine dell’udienza. Qui L.A. news, sul canale 54!”
Geffen fissò il
plasma in soggiorno, mentre seguiva la cronaca impietosa di quei momenti tanto
delicati.
Inviò un sms a
Robert, non senza qualche esitazione.
§
Vorrei essere lì, insieme a te … E’ come se ci fossi, Rob, credimi: per
qualsiasi cosa, chiamami. Domani sarò di nuovo a casa, ti abbraccio forte, tuo
Glam §
Downey sorrise amaro,
nascondendo poi il palmare nella tasca interna della giacca blu; la stessa
tinta di quella di Law, in tenuta da yacht, elegantissimo ed anche leggermente
abbronzato, occhiali scuri, che non si decideva a togliere, giustificato dal
suo legale con - “Una brutta ed improvvisa congiuntivite, il mio assistito
chiede venia a vostro onore”.
Già, i suoi splendidi
opali di ghiaccio: Robert riusciva a vederli oltre le lenti ambrate, nei rari
attimi, in cui Jude lo fissava, silenzioso ed assorto, nell’ascoltare la
lettura degli incartamenti.
Il giudice fece un
lungo respiro, in conclusione dell’ultimo foglio appena letto.
“Bene, è mio dovere
invitarvi ad un’ultima riflessione, considerando anche il fatto che siete
genitori: certo comprendo che se siete arrivati dinanzi a me, la situazione è
divenuta irreparabile, però il mio estremo tentativo di conciliazione è dovuto,
se non a voi, alle vostre bambine, Camilla e Diamond.”
Robert si sentì
mancare, però si fece forza, immaginandosi il sorriso di conforto di Geffen,
anche se non voleva dipendere da questo.
Downey desiderava
prendere le distanze da un coniuge divenuto ormai instabile caratterialmente ed
avrebbe dovuto farlo già all’epoca dell’attentato sulla scogliera.
Quella era la verità,
solida ed incontrovertibile, come quella vomitata in faccia a Glam stesso, su
di lui e l’amore che ancora nutriva per Jared.
“La ringrazio per le
sue parole, signor giudice” – esordì l’americano – “… Se siamo arrivati a
questo, come giustamente lei sottolinea, è perché non ci sono alternative, mi
creda. Sono risoluto a procedere, sottoscrivendo l’atto a sue mani … Così come
sono determinato ad essere un buon padre, come del resto sarà Jude, al quale
vorrò bene per sempre” – poi rivolse lo sguardo lucido a Law – “Sempre.” – e si
accomodò di nuovo, bevendo dell’acqua fresca ed inforcando anche lui gli
inseparabili Ray-Ban.
Jude rimase zitto ed
immobile, come se il tempo si fosse fermato, intrappolandolo in un incubo.
Voleva solo
andarsene.
E sbronzarsi.
“Quindi è vero … Lo
stanno facendo sul serio …”
La voce di Colin lo
fece sobbalzare.
“Ehi non sapevo fossi
tornato”
“Ciao Glam … Mi
aiuteresti con Jared? E’ in auto …”
“Sì, certo, andiamo”
– e spense la tv, con l’ansia, che gli stava divorando l’anima.
Leto sorrise ai suoi
cavalieri, che lo fecero scendere con molta cura.
“Ce la fai a
camminare?” – domandò Geffen, ma, senza che il cantante gli rispondesse, se non
con gli zaffiri vividi, lo prese direttamente in braccio.
“Grazie” – mormorò
Farrell, a mezza voce, accarezzando il compagno dai capelli alla nuca.
“Peso, vero?” –
domandò lui, tenendosi saldo al collo dell’avvocato.
“Magari …” – rise,
senza alcuna voglia di farlo.
Varcata la soglia, un
buon aroma di caffè e biscotti li investì: Vas aveva appena sfornato i suoi mattoni al cioccolato.
“Questa volta mi sono
riusciti bene, non ho dimenticato il lievito” – decretò solenne, mentre il
fidanzato preparava le tazze per tutti ed una cioccolata per Pepe.
“Allora possiamo fare
merenda gente” – disse Glam, posando delicatamente Jared sul divano, dove Colin
aveva già preso una coperta e dei cuscini, per farlo stare comodo.
Nonostante la
temperatura più che mite, Leto stava morendo di freddo.
“Vado a vedere se gli
altri scendono, ok Jay?” – “Ok Glam … Ti aspettiamo qui”
Kevin avrebbe
preferito non aprire quell’armadio, ma fu più forte di lui.
I vestiti di Lula
erano ancora lì, piegati in ordine, così le sue scarpe sul fondo, i berretti, i
sandali, gli sci ed i pattini, oltre ad una serie di berretti multicolore, che
il bimbo collezionava, abbinandoli a calzettoni e magliette dai toni vivaci.
Com’era soldino, in
ogni piccola o grande cosa realizzasse.
“Era bravo a scuola
…” – sussurrò, sfiorando quegli oggetti inanimati, ma solo all’apparenza.
Si inginocchiò,
riallineando le calzature, con metodo e precisione, quasi ossessiva.
Si asciugò una lacrima,
poi un secondo rivolo, più cocente.
In una scatola rossa,
qualcuno aveva dimenticato una videocamera.
Kevin l’accese, anche
se la batteria era ormai scarica, ma non abbastanza per non trasmettere un
breve video.
Lula sullo slittino,
che carambolava sulla neve, soccorso dal suo papake e canzonato amorevolmente
da Geffen, che stava girando il filmato.
Il pianto si
trasformò in una voragine, da cui risalirono singhiozzi e disperazione.
“Io … Io lo portavo
alle lezioni … Dal medico, per i vaccini … A comprare i quaderni e poi … Poi i
regali per il suo papà … Mioddiooo!!”
“Kevin!! Kevin!”
Glam lo afferrò per
le spalle, provando a calmarlo.
“”Rivoglio Lula!!! Lo
rivogliooo nella mia vita!!!”
L’uomo lo strinse
forte, guardando poi Tim sopraggiungere, tendendogli la mano sinistra, come ad
invocare il suo sostegno, che non tardò a materializzarsi subito.
“Tesoro … Kevin
guardami!”
Il musicista passò da
un petto all’altro, in crisi di ossigeno.
Geffen andò subito da
Peter, ritrovandoci Vas, impegnato a distrarlo, con provvidenziali cuffie
musicali.
Arrivò anche Colin,
che portò una bibita e sollevò Kevin, insieme a Tim, per spostarlo sul letto
della camera di Lula, dove nessuno era più entrato da molto tempo, neppure
Geffen, che tornò a controllare come evolvesse quel drammatico frangente.
Kevin riprese a
respirare, chiedendo scusa a tutti.
“Non devi … Non devi
scusarti, ok?” – gli disse fermo Glam.
Come un folletto,
Pepe gli passò sotto le gambe.
“Zio Kevin tutto a
posto? Non piangere”
“Angelo mio …” – lui
lo avvolse energico e frustrato, avvertendo come un calore improvviso ed un
riverbero.
Vide qualcosa, senza
decifrare quella percezione.
Si sentì meglio, come
rinfrancato da un conforto sconosciuto, ma concreto.
“Li vuoi i biscotti
di Vas?” – chiese Peter, senza staccarsi da lui.
“Sì … sì certo …”
“A tuo rischio e
pericolo” – scherzò Farrell, conducendo i presenti al piano di sotto, dove
Jared si era assopito, senza rendersi conto di nulla.
Fortunatamente.
Liam gli camminava
davanti, senza permettergli di prenderlo per mano.
“Tuo padre penserà
che sono un coglione, una testa di cazzo!” – inveii contro il vento, il
vulcanologo.
“Vuoi fermarti?!” –
Malik si bloccò, fissandolo alterato.
“Ho fatto una pessima
figura …” – e si arrestò, sopra ad una panchina.
“Da quando ti importa
così tanto fare impressione su di lui?”
“Oh, ma sentilo, come
se non si rendesse conto di avere un genitore fuori dal comune! George Malik è
ammirato e rispettato nell’ambiente, poi con te si comporta in maniera
esemplare, unica” – ribatté convinto.
Zayn scosse il capo –
“Ok, sì, papà è speciale, ma non vorrei mai che ti sentissi in competizione con
lui … E’ … è strano, non mi va affatto Li”
“Io non sono Lux …
Lui poteva tenergli testa”
“Perché suo coetaneo?”
– Zayn rise - “E poi testa per che cosa? Parli di papà come se mettesse alla
prova i miei fidanzati, non esiste!”
Infatti tutto quel
discorso era privo di fondamento, era una semplice pezza, una bugia, per
coprire la scomoda verità e Payne ci stava riuscendo benissimo in quella
manovra diversiva.
E si sentiva un
verme, un fallito, perché quel vizio non l’avrebbe mai superato da solo.
Malik lo abbracciò
tenero, facendolo sentire ancora peggio.
E meglio.
Vi si rifugiò, su
quel busto esile, ma vibrante di muscoli e pelle tatuata.
Lo eccitava e lo
faceva stare bene.
Al sicuro.
“Ora andiamo a casa,
non voglio sprecare questo fine settimana, ok? Dobbiamo divertirci, perché ci
rivedremo solo a metà agosto, Liam”
Payne annuì, dandogli
poi un lungo bacio.
Sembrò andare tutto
bene.
Tutto.
Glam aggiustò il
guanciale dietro la nuca di Kevin, sorridendogli.
“Ora prova a dormire
tesoro” – disse piano, baciandogli poi i palmi delle mani fresche.
“Dov’è Tim …? Ed il
resto della cricca?” – chiese stanco il bassista.
“In giardino, con
Peter … Giocano”
“Beati loro”
“Jared è andato a
coricarsi, al terzo piano … Colin è insieme a lui”
“Ok …”
“Sono arrivati anche
Shan e Tomo”
Kevin inspirò – “Siamo
sempre una grande famiglia”
“Ci proviamo …
Arrancando uniti sui sentieri della vita” – Geffen sorrise appena.
“Romantica come
visione … Sa di film western”
“Può darsi” – e si
morse le labbra – “Ti lascio in pace, torno giù, ok?” – aggiunse dolce.
“Daddy!” – Kevin lo
trattenne – “Prima …”
“Prima cosa?”
“Con Peter io … Io ho
sentito qualcosa … Come un bagliore caldo”
“Eri semplicemente
sconvolto” – si rabbuiò di colpo.
“No, no, tu non credi
possa essere”
“NO!”
Geffen scattò in
piedi, brusco, a pugni chiusi.
“Daddy …”
“Lula non tornerà più,
per l’eternità, so cosa mi ha detto quando”
“Oh sì!” – lo interruppe
netto – “Tu sei il custode di tutto ciò riguardi nostro figlio, vero?!!” – si adirò
istantaneo.
“Kevin ti supplico,
non torniamo a farci del male, non in questo modo!”
“Era anche mio
figlio, era mio, non so più come dirtelo! E tu mi escludi ancora e non vuoi
nemmeno sapere cosa ho provato in quella stanza!! LUI era lì e forse Peter”
“Peter è Peter!! Non
è Lula, non è una reincarnazione, Lula è andato via, erano questi i patti, gli
orribili patti perché io vivessi ACCIDENTI A ME!!”
Kevin si sollevò,
tremando – “No … No, Lula era … era già morto” – ricominciò a piangere.
Geffen lo abbracciò,
con afflizione ed impotenza.
Tim aveva assistito a
quel confronto, impalato oltre la soglia della camera, che divideva con il
marito.
Si girò, per
andarsene, ritrovandosi davanti Jared ed il suo sorriso.
“Vieni con me …
Parliamo un po’, ti va?”
Il giovane annuì,
seguendolo docile, come se potesse servire a risolvere i suoi problemi, che già
credeva di avere risolto con Kevin.
Sbagliandosi.
Nessun commento:
Posta un commento