venerdì 5 settembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 11

Capitolo n. 11 – life





Alla sua Aston Martin, il dottor Laurie, non avrebbe mai rinunciato.
Così a come sfrecciare sulla costa, mentre accompagnava al Dark Blue il suo Brent.

Tamburellando sul volante, sorrideva ai passanti, che storcevano il naso al volume della musica, che esplodeva fuori le casse del suo impianto stereo.

Brent, rosso peperone, sbirciava un cd datato.

“Ma chi sarebbe questo capellone?”

“Un cantante italiano, roba anni ottanta o forse prima” – rispose distratto dal traffico lo psicologo – “Bel ritmo, vero Brent?!”  - e sterzò sgommando verso il piazzale del ristorante, ormai affermatosi con una buona clientela, tra l’aspra concorrenza losangelina.

I due si stupirono nel vedere appollaiato Louis, sopra al muretto, ad aspettarli.

“Fratellino!” – Brent gli corse incontro, radioso nel ritrovarselo lì.

Brendan lo salutò, con una pacca – “Ehi come butta?” – ed intanto ballava, dimenandosi a modo suo, anche per scaricare lo stress, come insegnava a tutti coloro i quali gli contestavano la sua poco professionale abitudine.

“Ciao Brent, posso parlarti?” – domandò Boo piuttosto serio.

“Ok, dai entriamo, tanto devo aprire … Brendan pensi tu alle saracinesche ed ai bidoni della spazzatura?”

“Ok provvedo!” – replicò togliendosi la giacca, non senza piroettare tra il bancone del bar ed i tavolini, con le relative sedie capovolte sopra, tutte da sistemare – “Penso io anche a queste piccolo, voi parlate” – e rise, allacciandosi un grembiule nero.

Louis lo osservò in quelle manovre, inarcando un sopracciglio.

“Ma sta peggiorando?” – bisbigliò all’ex capitano.

“Ovvio che sì, ma non lo vedi?” – e sorrise innamorato – “Per questo lo amo così tanto.”



Geffen impostò la curva scalando le marce a mano.

“Odio l’automatico”

“Sì lo so daddy …”

Geffen lo sbirciò, rasserenato dal fatto che Kevin non aveva mai smesso di chiamarlo in quel modo, così affettuoso, anche se adesso appariva incolore e distante.

“Ci fermiamo in un posto, ti lavi, metti dei vestiti puliti e poi ti riaccompagno da Tim, ok?” – gli propose con aria serena.

L’ex sbuffò, teso – “In un posto? Uno dei tuoi pied a terre, forse?”

“No, è solo un … Un cottage, uso foresteria, dello studio insomma”

“Ecco, appunto, come dicevo io” – e rise svogliato, appoggiando la tempia destra al poggia testa ergonomico del sedile.

“Senti Kevin”

“Scopiamo e poi mi riporti a casa da mio marito? Quello che TU hai scelto per me, così come avevi scelto Lula e poi che cosa, vediamo” – incalzò polemico, come se la rabbia gli fosse riesplosa tutta di colpo nel cuore e nello stomaco.

Geffen accostò, con estrema calma, girandosi poi a suo favore, per fissarlo, senza alcuna veemenza.

Le sue parole, invece, furono un vero e proprio sfogo.

“Kevin stammi a sentire, io sono stufo marcio di sentirmi incolpato per cose che non ho fatto o deciso: ti sei innamorato di Lula al primo sguardo, così di Tim, hai lottato per averlo nella tua vita, lo hai sposato, certo con la mia benedizione e quella di nostro figlio, che era anche del tuo nuovo marito o sbaglio? Perché se sbaglio qualcosa, tu devi dirmelo ora oppure darci un taglio e per sempre!”

Kevin lo stava scrutando, il corpo rigido, la testa vuota, anche per il dopo sbornia.

“Noi … Noi volevamo un bimbo tutto nostro prima che …” – e gli si spezzò la voce.

“Lo so tesoro, io questo lo so e lo sapeva anche soldino e nulla è perduto, se solo tu lasciassi posto all’amore, che hai dispensato generoso in questi anni, dando un bel calcio a questo risentimento, che ti porti appresso, come una zavorra, ormai ingestibile”

Kevin annuì – “Guarda come mi sono ridotto …”

“Per colpa mia, ok? Dallo a me questo peso, posso sopportarlo, perché ti amerò sino alla fine dei giorni, perché tu sei importante, ma non guardarti più indietro, ricomponi i pezzi di questo disastro e riprenditi Tim, prima che sia troppo tardi”




“Inizierò pelando patate e poi perfezionerò le mie doti culinarie”

Louis sembrava così convinto di quel discorso, che Brent non ebbe esitazione a credere ad una nuova prospettiva, che, però, precludeva quella principale.

“Ma i tuoi studi Boo, la tua laurea, manca così poco”

“Fanculo Paleontologia, non me ne importa un cazzo” – bissò sconsolato.

“Tu sei socio di questo posto, ci hai messo dei soldi, ne hai pieno diritto a farne parte, ma in una posizione diciamo dirigenziale …”

“Non ne ho la preparazione: dovrei sovraintendere a chi, a cosa? Non so fare un fico secco Brent, per cui devo iniziare dal basso, sorbendomi la mia bella dose di gavetta”

“In effetti …”

“Tu sarai il mio capo”

“Veramente in cucina abbiamo uno chef ed un aiuto …”

“Allora io sarò l’aiuto dell’aiuto, che ne pensi?” – e sorrise solare.

“D’accordo … Noi chiudiamo lunedì, per la pausa estiva, solo una settimana, ci alterniamo al ristorante all’angolo come turno, quindi se ne riparla il primo agosto”

“Ok perfetto, devo solo anticipare il viaggio alle Hawaii con Harry e Petra, nessun problema, ora corro a dirglielo”




Gli occhi di Niall, sembravano dilatarsi, in quella visione dall’alto verso il basso, tra le proprie gambe, che Harry aveva di lui, mentre il ragazzino lo stava facendo venire con la bocca, inginocchiato sul parquet dell’ufficio, scricchiolante, come la sua esistenza ormai.

“Mio … mioddio Niall …” – ansimò, la camicia aperta sul busto tatuato e vibrante, i pantaloni calati, così i boxer, sui mocassini di marca.

Il biondino era completamente vestito, dalla vita in giù, su infradito comprate al discount, mentre la sua t-shirt era volata sulla poltrona di Styles, dopo che l’avvocato gliela aveva sfilata, in un moto di foga, desiderio, delusione, dopo l’ennesima lite con Louis.

Louis che era appena entrato, chiedendo permesso, senza finire la frase, spettatore di quella scena inattesa.

O forse no.

Deglutì a vuoto, scontrandosi con gli smeraldi di Haz, liquefatti, prima dall’estasi e poi dall’imbarazzo.

Niall si coprì le labbra, con il palmo sinistro, il fiato corto, il volto quasi viola.

“Ecco sì, bravo, pulisciti bene …” – disse in un soffio Tomlinson – “E tu rivestiti, sei ridicolo, volgare ed inguardabile” – riprese un minimo di tono, rimanendo immobile.

“Boo …”

“Boo ora torna al loft e prepara i bagagli: decolliamo stasera per il resort, vedi di essere puntuale, il taxi passa alle otto e trenta, se vuoi unirti a me ed a Petra”

“Louis ascoltami, è la prima volta che” – Niall lo disse rialzandosi, agitato e tremante.

“In quanto a te, Niall, se ti ritrovo al nostro ritorno, con o senza Harry, ti spacco quel bel faccino da angelo, che non sei, credimi!” – e se ne andò, sbattendo la porta e lasciandoli lì, allibiti e sconvolti.



Colin abbracciò Robert, dopo essere entrato nel living di Palm Springs.

“E Jared?”

“E’ in ospedale, un po’ debole, preferiscono trasportarlo con l’ambulanza sino al jet di Glam; ora c’è Shannon con lui … Vieni con noi, vero?” – chiese fiducioso.

“Hai … Hai più sentito Jude?”

“In auto, mentre Vas mi portava qui, l’ho chiamato … Era a casa, con le bimbe” - rivelò con emozione.

Farrell aveva la barba di due giorni, ma si stava riprendendo.

“Ok …”

“Non mi hai risposto Rob” – e gli sorrise, gli occhi lucidi.

Downey crollò sulla poltrona – “Io credevo di sapere molte cose” – sorrise adorabile, alla vista di Geffen, che era appena giunto in veranda.

“Jude è in pensiero per te, mi ha detto che avete discusso, però lui non era in sé”

“Non lo è mai, quando si tratta di noi” – l’attore scosse il capo.

Glam si palesò.

“Papi!!”

Peter arrivò giù dalle scale, sorprendendo l’irlandese.

“Ehi ciao, tu sei un altro amico del mio papà?!” – chiese fermandosi davanti a Farrell, mentre Geffen lo sollevava con gioia.

“Sì … Ma tu chi sei amore?”

“Pepe! Ehm Peter …”

“E’ una lunga storia Colin …”

“Ah Colin, che ha sposato Jared!” – intervenne il cucciolo, rammentandosi le fotografie di quell’album, che Glam gli aveva mostrato, dopo non poche insistenze.

“Sì sono io” – e sorrise intenerendosi, sino a prenderlo sul petto.

“C’è anche Jared?”

“No Peter, Jay non si sente bene”

“Ha la bua?”

“Purtroppo sì … Comunque guarirà presto, vero Glam?” – e puntò il legale, che stava ancora guardando Robert.

“Noi faremo il possibile per aiutarlo”

“Siete in partenza? Per dove …?” – domandò Downey, compostamente.

Geffen lo prese per le mani – “Volevo parlarti di questo Rob, hai ricevuto il mio messaggio?”

Il moro annuì, per poi seguirlo al piano di sopra.

“Colin giocheresti un po’ con Peter, mentre noi”

“Sì Glam, tranquilli, noi ce la caveremo, giusto Pepe?”

“Giusto!” – esclamò lui, facendo l’occhiolino a Robert, che non aveva la stessa certezza.

Non più.




 EMMETT J. SCANLAN IS BRENDAN LAURIE :)


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