mercoledì 1 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 30

Capitolo n. 30 – life



Laurie gli diede una carezza sulla fronte, spostando i lunghi capelli di Jared, dietro alle sue orecchie piccole e perfette.

Come ogni cosa in lui.

Quel corpo, spesso provato da disturbi alimentari, trascuratezza, dipendenze, era ancora incantevole, anche se ulteriormente smagrito.

Eppure la sua pelle rimaneva tesa, liscia, anche sul volto assopito, in un sonno semi artificiale.

Mason gli aveva somministrato anche un tranquillante, trovandogli la pressione un po’ alta.

“E’ solo fifa” – aveva persino scherzato il cantante, mentre Colin e Shan erano al suo capezzale, alternandosi, per non lasciarlo mai da solo.

Geffen aveva telefonato a Farrell, per sapere come andava la prima terapia ed aveva salutato anche Jared, con l’assicurazione che la coppia si sarebbe recata alla festa sulla spiaggia, offerta come ogni anno da Antonio e la moglie, appena terminata la seduta.

“Dorme come un angioletto” – disse piano Hugh e Colin annuì, commosso.

Shan prese un libro e cominciò a leggere.

“C’era una volta, in un paese, lontano, lontano …”

§ C’erano cavalli e polvere.
Ovunque.
Gli addetti al bootcamp cercavano di radunarli in un recinto, non senza fatica.

La prospettiva di Jared era rivolta verso quella scena, come se fosse un quadro, dai colori imbizzarriti.

Appena si sentì cingere la vita sottile e sollevare, emise un urletto, poco virile, di completa sorpresa.

“Colin accidenti!” – esclamò, appena l’altro lo girò a sé, ridendo.

“Ehi signorina, non sapevo fossi così delicato Jay!”

“E smettila … Sempre il solito coglione” – e provò ad andarsene, ma l’irlandese non aveva intenzione di mollarlo.

“Scusami, stavo scherzando, cazzo se sei permaloso, Mr. Bossier City! Mr. va bene?” – disse allegro, rincorrendolo o meglio accerchiandolo, passo dopo passo, verso la roulotte destinata al cantante.

“Sono un uomo, come te, che ti sei messo in testa? In quella zucca vuota, peraltro!” – e sorrise sfacciato, mentre saliva nel camper.

Colin lo tallonò – “Ma niente, che scemo che sei!” – sembravano due ragazzini, sempre a punzecchiarsi.

“Senti ho da fare, anche una doccia, quindi lasciami perdere, ci vediamo agli allenamenti tra un’ora, come stabilito, ok Cole?”

“La doccia? La mia si è rotta, forse potrei approfittare della tua, che ne dici?” – propose, dopo avere chiuso lo sportello a chiave.

“Ehi che combini con quella serratura …?” – chiese Leto, un po’ infastidito.

“Non so, che ho fatto adesso? … Credevo ti sigillassi in questo cassone d’acciaio, per avere un po’ di privacy”

“Sì, certo, ma da solo!”

“Quanto sei complicato, Jay” – rise – “E poi non dovevi lavarti? Mica vorrai che qualcuno entri qui e ti veda nudo?”

“Qualcuno? E tu chi saresti, per rimanere ed assistere allo spettacolo, sentiamo?” – bissò un po’ acre.

Farrell inarcò il sopracciglio sinistro e chinò il capo, nella medesima direzione.

Un gesto tipico, della sua mimica facciale.

A Jared piaceva molto, quel suo modo di essere innocente per almeno tre secondi filati.
Per il resto, Colin James Farrell, non era un tipo rassicurante ed affidabile.

“Io sono tuo amico, no? E poi saremo anche amanti …”

“Nel film!”

“Certo! E chi ti vuole nella realtà?! Ora chi è lo stronzo tra noi Jared?!” – ribatté brusco e risentito, poi fuggì via.

Jared pensò che fu proprio quello l’attimo, in cui si innamorò di Colin. §


Lo stava pensando anche ora, mentre un liquido giallognolo, scendeva nelle sue vene, per salvarlo dall’Aids.

Era di nuovo sveglio e rideva piano.

“Che succede amore? Hai sognato?”

“Cole … Ma tu mi sei venuto appresso al campo base di Alexander, per usare la mia doccia?” – domandò ancora un po’ ilare.

“Eh …? Tesoro ma che …?” – anche l’attore rise.

Si baciarono.
Forse non era mai successo, forse sì.




Geffen si cambiò nella tenda destinata a lui, ancora deserta.

Inviò altre e-mail per completare i preparativi della cerimonia e poi infilò la muta per lo sci d’acqua.

Meliti aveva prenotato un motoscafo apposito, sapendo della passione sia dell’avvocato, che di Kevin e Tim, a solcare le onde, trainati in quel modo.

Downey piombò lì, appena l’uomo stava chiudendo l’ultima zip sul petto abbronzato.

“Ciao tesoro, bene arrivato” – Glam lo accolse solare.

“Hai forse interpellato un wedding planner o roba del genere?” – chiese brusco il moro, senza contraccambiare l’abbraccio del futuro marito.

“Sì Rob, ovvio, ma che ti prende?”

“Quel bastardo dev’essersi venduto la notizia ai giornali on line!”

Geffen sorrise a metà, imbarazzato – “Ok, forse, ma che importa?”

“A me importa! Perché Jude è venuto a saperlo in rete, mentre invece avrei dovuto dirglielo io, per rispetto, per un minimo di delicatezza! Così me lo sono trovato ad aspettarmi ed abbiamo litigato” – spiegò, in piena crisi di nervi.

“Rispetto … Delicatezza?!” – mormorò Geffen, prendendo un minimo di distanza, non senza avvampare dal nervoso.

“E’ il padre delle mie figlie … Abbiamo appena divorziato, io non volevo lo apprendesse così” – replicò più calmo ed a disagio.

“Stammi bene a sentire Robert: a proposito delle vostre figlie, a proposito del rispetto, che ti senti in dovere di riconoscere al tuo EX, io mi sono rotto i coglioni di dovermi sempre scusare per errori o sbagli, di cui mi assumo la responsabilità, ma ora voglio fare valere anche LE MIE RAGIONI ED I MIEI MERITI PERCHE’ PENSO DI AVERNE MISERIA SCHIFOSA! O ti sei dimenticato di come ho rinunciato a mandare in galera il tuo EX, quando ha tentato di ammazzarci, pensando a Camilla?! O di come vi ho sostenuto per adottare Diamond, quando gli assistenti sociali avevano mille dubbi sulla vostra integrità come genitori, in particolare sulla tua, per la quale ho garantito personalmente, pur di vederti felice con una seconda bimba?!!” – ruggì furente.

Downey tremò.

“Glam io”

“No, TU mi stai rimproverando per delle stronzate, preoccupandoti di Jude, che ti ha maltrattato, tradito, mentito, persino abusato! E’ il colmo, è assurdo Robert! Io non me lo merito, credimi! Cerca di crescere e scegli di essere felice, per una volta, una benedetta volta, accidenti!” – ed uscì, dirigendosi alla battigia, con il cuore in gola e gli occhi pieni di lacrime.




“Harry ha preso una sbandata per Niall …”

Louis lo disse a mezza voce, scrutando l’orizzonte, dalla terrazza della villa di Lux.

Erano in piedi, appoggiati alla balaustra in marmo bianco.

“Non dire sciocchezze mon petit” – Vincent sorrise, cingendogli le spalle.

Boo lo guardò.

“Niall me l’ha portato via, senza volerlo affatto, sai? Riccioli d’oro sta con un bel tipo, un riccone di Dallas o qualcosa del genere … E’ un Ruffalo, li conosci?”

“Ruffalo i petrolieri? Vagamente … Quindi se lo porterà in Texas o no?”

“Magari” – Louis rise sconsolato – “Mark, si chiama così, fa l’infermiere e l’insegnante, alla mia università pensa, facoltà di Psicologia e Psichiatria … Va bè, mia, ormai faccio lo sguattero e non ho più nulla di mio, nemmeno Haz”

“E non fare la vittima, reagisci, avanti!” – e lo strinse per le spalle magre, fronteggiandolo deciso ed adulto.

“Non ci parliamo nemmeno più … Litighiamo per ogni cosa” – e tutto gli si spezzò dentro, affievolendo persino il suo luminoso carisma.

Lux lo cullò, turbato – “Tu puoi combattere, Louis, non arrenderti davanti ad una cazzata! L’hai detto persino tu, è stata una sbandata, una debolezza. Niente di più.”




Liam scese da un’auto, che Zayn non conosceva.

Alla guida c’era una ragazza.
Una bella ragazza, dal volto piuttosto contratto, anche nel salutare Payne.

“Ciao amore, non mi sono perso eh!” – disse il vulcanologo, precipitandosi dal compagno, in attesa di lui, sopra ad una panchina del lungo mare.

“Buongiorno … E quella chi era?”

“Quella …? Ah sì, è una collega, si chiama Vera, fa parte della missione in Equador”

“Carina” – disse freddo Malik, alzandosi, le mani in tasca.

“Sì … Sì, certo, ma che hai? Mi ha dato solo un passaggio, abbiamo parlato della spedizione e”

“Sì, sì, ok, ma non è questo il problema” – si affrettò a precisare il paleontologo, riflettendo sul credere o meno a quello che Payne gli stava dicendo, anche a proposito di questa Vera.

“Il … problema, Zee? Quale problema?” – bissò nervoso.

“Dobbiamo parlare, Liam, prima di partire e stare lontani per due settimane”

“Parlare di cosa?” – chiese smarrito, tirando su dal naso, le tempie imperlate di sudore.

Sudore acido, anche dalla camicia aperta sul busto asciutto: Liam aveva perso peso, in pochi giorni e non solo per il sesso con Zayn.
Questi stava rimuginando sulla miriade di dettagli, perfettamente consoni al discorso fattogli dal padre, poche ore prima.


“Ho notato un cambiamento in te, Li o meglio un particolare, che hai saputo nascondere bene, almeno per un po’, ma non abbastanza”

“Vorresti essere più chiaro?” – ribatté con timore.

“Premesso che io ti aiuterò, ora ti chiedo di essere sincero: usi della cocaina?”

“Cosa?! Ma sei pazzo?!”

“Inutile che ti incazzi Liam, non sono uno stupido!”

“Allora dimmi quando mi avresti visto, come si dice in questi casi? Sniffare?? O tirare di coca?!”

“Io non ti ho visto” – Malik deglutì a vuoto – “… Però i segnali sono esaustivi”

“Ah, il ristorante, quella giornata storta, è di questo che parli? Una reazione un po’ sopra le righe, da parte mia e di botto divento un drogato di merda?!”

“Tu sei una persona in difficoltà, non un drogato di merda, chi ha mai detto questo?!”

“Forse il tuo vecchio, il sapientone, è lui che ti ha messo in testa questa stronzata su di me! Vero?! Sii sincero tu, allora?!”

Zayn annuì, mortificato dalla sua reazione – “Papà ha cura di me e si è affezionato anche a te, se non te ne fossi reso conto Liam”

“Mi rendo conto esclusivamente della vostra spocchia, della tua insofferenza e malinconia, di come ti agiti appena incroci Tomlinson o nascondi le foto di Lux!”

“Sei tu il pazzo, se pensi questo di me!” – sbottò alterato, ma colpevole.

Payne si voltò, vedendo arrivare un bus.

Trovandosi all’altezza della fermata, appena l’autista accostò, per fare scendere un gruppo di studenti, Liam salì al volo, senza aggiungere una sillaba a quel diverbio, rimasto senza soluzioni.



Kevin gli andò incontro con un sorriso.

Geffen avrebbe voluto cambiare strada, ma era impossibile.

“Daddy ciao, ho ricevuto il tuo messaggio! Questa sì che è una sorpresa, tu e Robert sposi!” – e si appese al suo collo, entusiasta per la notizia.

“Tesoro sì, è tutto vero, ma mi cogli in un brutto momento …”

“Come mai? Hai litigato con Jared, forse? Non l’ha presa bene?”

“No, no, anzi, è stato così semplice, da non crederci, ma è Robert che mi ha fatto incazzare oggi … E’ quasi una beffa …”

“Jay ed il sottoscritto, che ti diamo la nostra benedizione e Robert che ti rompe le palle?” – rise gioviale – “E’ solo strizza prima delle nozze, dovresti saperlo, ti sei sposato almeno cento volte, daddy” – e gli diede una carezza.

“In realtà lui ha litigato con Jude, perché su internet è trapelata la notizia da subito, non so neppure come e Rob voleva informarlo personalmente”

“Ok … E’ normale, anche se Jude, forse, non merita questo eccesso di cortesia”

“L’ho detto anch’io a Rob, ma non con le buone maniere … Ho perso la pazienza, davanti al suo blaterare di Jude”

“Sei un gelosone, daddy!” – e lo abbracciò nuovamente – “Torna da lui e fate pace: io ti sento ad un passo da una conquista insperata e meriti ogni bene, dopo quello che abbiamo passato … Lo sai che lunedì iniziamo, con il mio Tim, le sedute da Laurie, per la relazione da portare a Miss. Gramble?”

“Quale dei due sciroccati? Hugh o Brendan?”

“Brendan! Consideriamo i suoi baffoni degli autentici porta fortuna!”



Pepe gli stava passando i fazzoletti di carta, mentre Downey lo teneva sulle ginocchia.

“Vedrai che a papà Glam passerà subito l’arrabbiatura, perché quando due persone si vogliono bene, possono succedere solo cose belle” – gli sussurrò il bimbo, arrivato alla festa, scortato da Vassily, ormai a mollo con il fidanzato di una vita.

“Ma io l’ho offeso e non dovevo, non dopo quello che lui ha fatto per me … Lo amo così tanto e non capisco perché sono così stupido a volte” – singhiozzò, senza vergognarsi davanti a Peter, che già considerava come un figlio a tutti gli effetti.

“L’amore fa dire cose stupide … L’ho sentito alla tv, papi Rob, era un cartone giapponese” – e rise adorabile.

Downey lo fissò.

“Tu hai … una sorta di magia, cucciolo mio … Ti voglio un mondo di bene”

“E tra noi, solo cose belle, vedi? Idem tra me e papà Glam! Quindiii”

“Pepe ha ragione …” – Geffen entrò in quell’istante.

“Amore …” – lo accolse Downey, sollevandosi, con il bambino in braccio.

L’avvocato li strinse forte – “Voi siete la mia famiglia … Ci saranno momenti indimenticabili ed alcuni da dimenticare, come quello di prima, Robert … Sei d’accordo?”

“Sì, assolutamente …”

Glam gli diede un bacio, scompigliando poi i riccioli di Pepe, che applaudì alla loro riconciliazione, con un’espressione buffa e gioiosa.

Irresistibile.







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