Capitolo n. 25 – life
Tim bussò leggero.
“Posso …?”
“Tesoro ciao, sì
certo, entra pure” – gli disse Geffen, facendolo accomodare.
“Io ho già fatto, un
po’ alla rinfusa, le valigie non sono il mio forte” – disse avanzando, mentre
sorrideva appena.
“Di solito quando
torno a casa mi riescono meglio, non so perché … Tutto bene? Kevin?”
“E’ in giardino, con
Jared e Colin, li ho visti salendo” – e tossì, sedendosi su di una seggiola,
verso le finestre.
“Posso fare qualcosa
per te?” – domandò gentile l’avvocato, strofinandosi le palpebre.
“Hai pianto?”
“No … Sì, cioè, ho
avuto un attimo di sconforto” – anche lui andò a sedersi, ma sul davanzale,
vicino al ragazzo.
“Come mai?”
“Per Robert … Gli ho
telefonato, per sapere come stava ed invitarlo a cena, domani”
“Ti ha risposto
picche?” – bissò simpatico e più rilassato.
“Infatti” – Glam sorrise
stanco – “Forse sto sbagliando tutto, sai? Forse dovrei lasciarlo in pace”
“E dare campo libero
a Jude? Secondo me, anche lui non lo mollerà mai”
“Come un cane fa con
un osso? Temo di stare dando questa idea anche a Rob, in sostanza sono
disperato ed affamato d’amore …”
“E cosa c’è di male?”
“Nulla Tim. Credo … E
poi con lui non funzionano i soliti giochetti da grandioso, che a me riuscivano benissimo, un tempo, modestamente” –
rise depresso.
“Ma tu non cambierai
mai, Glam … Con i tuoi difetti ed i tuoi pregi, che di misura superano i primi,
anche se devo confessarti una cosa”
“Sentiamo” – sorrise
curioso.
“Tu mi hai sempre
trattato bene, mi hai pure tirato su dalla Senna, mentre stavo affogando e, in
senso metaforico, mi è successo spesso anche insieme a Kevin e tu mi lanciavi
un salvagente, ricordi?”
“Lo lanciavo più a
lui, che a te, perché Kevin ci avrebbe rimesso troppo, nel perderti” – replicò sincero.
“Già … Forse”
“No, no, te lo
assicuro, senza contare Lula, che ti adorava” – si commosse istantaneo – “Tu eri
il suo terzo papà, non ci sono dubbi in merito”
“Così credevo ed
altresì pensavo di meritare un minimo di considerazione, anche dopo avere
appreso la tua scomoda, quanto tremenda verità su soldino”
“Avrei voluto
cercarti, Tim, però la famiglia mi ha isolato e pensavo che anche tu ce l’avessi
con me”
“Era così, almeno
quanto Kevin, però, al contrario di lui, non mi sono né attaccato alla
bottiglia e tanto meno agli antidepressivi: ti avrei accolto con un abbraccio,
Glam, se solo mi avessi dato l’opportunità di condividere il mio dolore,
insieme a te, di sfogarmi” – ed i suoi occhi si colmarono di lacrime.
Geffen si alzò,
aprendogli le proprie ali.
“A volte, Tim, non ci
si incontra, ma tu hai ragione, avrei dovuto farlo, perché volendole le cose,
prima o poi si ottengono … Maledetta paura …” – e lo strinse.
“Mi dispiace tanto
per ciò che hai vissuto ad Haiti, nel vederlo morire, sai?” – singhiozzò sul
suo petto.
“Ti chiedo scusa Tim …
Avevate il diritto di salutarlo anche voi … di vederlo andare via, anche se poi
Lula è tornato, è rimasto con noi per alcuni mesi, in una forma, che nessuno
saprebbe spiegare"
“Lula è sempre qui” –
ed indicò il cuore di Geffen – “E qui” – si segnò anche il suo, poi gli diede
una carezza e se ne andò.
Niall deglutì a
vuoto, arrossendo.
“Piccolo che succede?”
“Nulla Mark è che
sono appena entrati Harry, Louis e Petra”
“Vuoi andartene?”
“No” – replicò fermo –
“Penso di avere lo stesso loro identico diritto di rimanere qui”
“Hai pienamente
ragione” – disse con un sorriso Ruffalo, andandosi a sedere sul divanetto di
Horan, per cingerlo amorevole.
La bimba, appena
accortasi di lui, iniziò a chiamarlo, gioiosa.
Styles avvampò quanto
Niall, incrociando il suo sguardo a quel punto, mentre Louis restò rigido, con
il menu in mano – “Allora avete scelto?” – chiese brusco infatti, ma ormai Haz
era in piedi, con in braccio la figlia.
“Boo andiamo a
salutarlo, se no la cucciola ci fa impazzire …”
“Come vuoi, io resto
qui”
“Ok … Abbi pazienza”
“Sì, come no, ne ho
da vendere” – mormorò scocciato.
Mark si alzò, vedendo
avvicinarsi il giovane, con quella principessa, di cui Niall gli aveva tanto
parlato.
“Salve …”
“Buongiorno … Ciao
Niall”
“Ciao …”
“Petra voleva”
“Zio!! Perché non
lavori più con il mio papi?”
“Devo studiare tesoro”
– e finalmente la prese sulle ginocchia, avvolgendola con immenso affetto.
Tomlinson li stava
osservando.
“Ah vai a scuola …
come me! Ma adesso è vacanza”
“Sì, ma andrò via con
zio Mark, mi porta a fare un viaggio” – abbozzò, cercando con i suoi fanali, l’appoggio
del compagno.
“Ci fermiamo in città
ancora qualche ora, poi decolliamo per le Hawaii” – precisò l’infermiere.
“Noi ne siamo appena
tornati”
“E’ stato bello?” –
chiese Horan, confuso ed a disagio.
“Sì, tanto sole …
Mare stupendo, vi piacerà … Dai Petra, torniamo da Boo, vuoi?”
“Ok … Però poi ci
vieni a trovare Niall? Anche tu zio Mark!”
Ruffalo annuì sereno,
ripassandola dalle braccia di Horan a quelle di Styles, che si stava chiedendo
da dove fosse sbucato questo nuovo fidanzato per Niall.
Forse era un ex,
pensò il legale.
“Ci vediamo al
ritorno peste … Lo spero, almeno” – sospirò il ragazzino.
Haz non disse nulla e
tanto meno Mark, che si riaccomodò svelto.
“Pago il conto e ce
ne andiamo, ok? Devo spiegarti ancora delle cose, tesoro e questo non è il
luogo adatto”
“Perdonami per le
cazzate che ho sparato, non sapevo cosa inventarmi per”
“Nessun problema,
Niall” – sorrise – “Non abbiamo ancora una casa a Los Angeles, quindi l’idea di
andarcene per una settimana è perfetta, non trovi?”
Horan spalancò le
palpebre – “Ma io …”
“Andiamo al Lax, non
servono bagagli … Te lo assicuro.”
https://www.youtube.com/watch?v=0jF6XyW3QY4
Downey spalancò le
finestre del terrazzo, affacciato sull’oceano.
Odiava l’aria
condizionata e preferiva di gran lunga la brezza marina, che dall’esterno lo
investì gradevole.
C’erano giusto due
panche ed un vaso alto, che si accendeva alla base, con un bosso finto, ma
costellato di lampadine dorate.
L’attore lo accese,
creando un’atmosfera intima, anche se solitaria.
Si rannicchiò sulle
assi levigate di bianco, raccogliendo le gambe ed inspirando, mentre scrutava
le luci del lungo mare, il marciapiede semi deserto e l’arrivo di un furgone,
carico di bambini.
Pensò ad una festa
sulla spiaggia, notando anche un paio di adulti, con degli scatoloni, dei
palloncini e quelle, che da subito riconobbe come lanterne di carta, pronte per
essere accese e fatte volare verso le stelle, in quella notte dalla luna piena.
Nonostante il
riverbero, Robert faticò a distinguere cosa stesse facendo uno dei presunti
genitori, ma poi capì che, con un paio di mamme, il tizio stava allestendo un
piccolo cinema, con tanto di schermo bianco, fissato davanti ad un mare di
cuscini.
Downey sorrise,
pensando che avrebbero guardato un cartone, ma sbagliava.
Di lì a poco, quei
monelli abbigliati con vestiti multicolore e cappellini luccicanti, iniziarono
ad applaudire una sequenza di diapositive.
Erano in bianco e
nero.
Robert da piccolo.
Robert adolescente.
Robert giovane uomo.
Robert sul set di
Holmes.
Apparì quindi Jude, nelle
immagini successive, con lo stesso ordine cronologico, sino al loro incontro,
con un primo scatto e da lì almeno una ventina, insieme, durante le tappe non
solo della carriera, condivisa spesso, ma, soprattutto, di un privato, dove
erano stati immortalati unicamente frammenti di vita felici.
Il matrimonio, le
adozioni.
La coppia con Camilla
e poi Diamond.
Donwey perse un
battito, mentre si alzava in piedi, riconoscendo Jude, con Pam e Carmela, che
verso la fine della serie di foto, iniziò ad accendere i lumini, passando ad
ogni bimbo una lanterna, affinché la spingesse verso il cielo.
Da lì a poco,
divennero decine, a tempestare l’oscurità, mentre Law, commosso, non aveva mai
smesso di guardare nella direzione di Robert, anche se questi era praticamente
immerso in una semioscurità.
Il cellulare dell’americano
squillò improvviso.
Era Jude.
“Ciao Rob … Se
scendessi, anche pochi minuti, le bambine vorrebbero salutarti”
Il respiro di
entrambi era carico di interrogativi.
“Ok … Sì, arrivo,
dammi un secondo, cerco le scarpe e”
“Ti ringrazio Robert.
Grazie davvero, amore.”
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