mercoledì 10 settembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 15

Capitolo n. 15 – life



Gli infermieri sistemarono Jared, facendolo accomodare in poltrona, aiutati nell’operazione da Shannon, che non aveva rivolto una sola parola a Farrell, durante il trasporto del fratello, verso l’aerea riservata ai jet privati.

Vas giunse nello spiazzo, a bordo dell’hummer blindato, scortando insieme a Peter, il piccolo Pepe, che venne accolto dall’irlandese, con un sorriso compiaciuto.

“Tesoro voglio presentarti una persona speciale … Anzi due” – e guardò il cognato, in attesa di Tomo, per accompagnare il leader dei Mars in quel viaggio verso la Svizzera.

Leto jr strabuzzò gli zaffiri, alla vista del bimbo.

“Ciao Jared!” – esordì Pepe, agitando la manina e sporgendosi dal petto di Colin, a quello del consorte.

“Ciao cucciolo … E tu chi sei?”

“Ti presento Peter, detto Pepe … E’ in affido a Glam”

“A Glam …?!” – sussurrò lui.

“E’ il mio papà!”

“E questo è Shan …”

“E suona il dum dum!” – Pepe rise.

“Sì, ci provo … E’ una sorpresa molto bella conoscerti Peter, piacere” – disse il batterista.

Geffen giunse in quel momento.

“Papi!!”

Pepe corse da lui, volandogli tra le braccia forti, appena l’uomo si inginocchiò, con l’aria stanca.

“Hai pianto?” – chiese il bambino, preoccupandosi per lui.

“Sì, un po’ scricciolo, ma non pensarci, va tutto bene”

“E zio Robert?”

“Lui … Lui non viene più, mi dispiace”

I suoi occhi incontrarono quelli di Jared, commosso nel vederlo così simbiotico con Pepe, almeno quanto lo ricordava insieme a Lula, ma turbato dalla notizia su Downey e l’evidente epilogo, alla richiesta di matrimonio avanzata da Glam, che adesso li stava salutando ad uno ad uno.


“Jay come ti senti, sei comodo?” – chiese premuroso, ma come in uno sforzo estremo di trattenere le lacrime incipienti.

“Sì, ti ringrazio … Per tutto e … E se vuoi parlare un po’, io sono qui”

Geffen rise mesto – “Sì, ci sei, in qualche modo …” – e si allontanò, tenendo a sé Pepe, divertito dal suo primo volo e da quel gruppo di zii, che già adorava, completamente ricambiato.

Arrivò anche il croato, con la sua simpatia e la complicità, mai svanita, con Jared e specialmente Shannon, con il quale aveva consolidato un rapporto, sopravvissuto a mille traversie.

Il loro amore appariva solido e questo confortava il front man, pronto ad affrontare quella nuova battaglia, insieme a Colin, che non sapeva più come essergli grato.




Harry gli baciò i palmi delle mani, seduto al centro del letto, con le gambe incrociate a quelle di Louis, che reggeva il suo sguardo, con una fierezza ritrovata e solida.

“Quando rientriamo inizierò a lavorare al Dark Blue” – esordì composto.

“Con Brent?”

“Sì, cioè non proprio, farò lo sguattero” – e sorrise, fermando il mondo.

Era bellissimo, semplicemente perfetto.

Styles gli segnò gli zigomi, con i pollici, che sapevano di loro e dell’amore appena consumato.

“Ora capisco Boo … Ok, ti darò il mio appoggio, anche se vorrei tu pensassi che al traguardo della laurea manca così poco, che sarebbe un peccato non tagliarlo con successo, come di certo sei in grado di fare” – replicò sereno.

“A me non è mai interessata Paleontologia, mai per davvero intendo, come a te Giurisprudenza: è stata solo la facoltà dove potevo prendere alcune scorciatoie, cedendo ai compromessi di uomini squallidi e corrotti, come Ivo Steadman”

“Seppelliamo questo passato una volta per tutte Louis: facciamolo e basta, per noi e per nostra figlia” – disse risoluto.

“Anteponi noi a lei …?” – bissò perplesso.

“Tu sei il mio mondo, lei è il nostro sole: le gireremo intorno, facendola crescere con amore e rispetto, per quanto vorrà scegliere ed ottenere, per i sogni, che vorrà realizzare, perché ci siamo assunti un impegno concreto e lei lo merita, così come entrambi meritiamo di avere un futuro insieme, Louis”

Si baciarono.

I loro battiti si fusero in un unico ritmo sinergico.
Bastava crederci.
Crederci abbastanza.




Nuvole.
Cavalloni di panna, disse ridendo Peter, per poi salutare Geffen ed andare a dormire in una sezione apposita, di quel jet nuovo di zecca.

Geffen tornò a scrutarle, bevendo il suo secondo whisky.


“Ciao Glam …”

Jared gli si avvicinò, con circospezione e lentezza.

“Ciao Jay, non dovresti affaticarti, su, avanti, siediti”

“Non me lo faccio ripetere, comunque non sono ancora così grave ed a pezzi” – sorrise.

“Come me?” – bissò sarcastico, fissandolo.

Il resto della compagnia stava ormai dormendo.

“Se ora te la senti di”

“Parlare? Di chi, di cosa? Di me, di Robert?”

Jared arricciò il naso.

“So essere un ottimo ascoltatore”

“Sì, senza dubbio …” – inspirò, scolandosi il contenuto di quel cristallo di pregio.

“Non dovresti bere così tanto”

Geffen rise, gli occhi lucidi.

“Oh ma sentilo, non sono io che sto per morire, non questa volta e nemmeno tu, se è solo per questo”

“No, nessuno se ne andrà …”

Glam tornò a guardarlo, pungente.

“Robert aveva ragione”

“A che proposito?”

“Su di te, anzi no, su di me Jay: io tornerò sempre al tuo cospetto, come un cavaliere dal proprio sovrano” – divenne serio.

“E’ la ragione del suo rifiuto, per”

“Oh sì, sì” – lo interruppe con enfasi amara – “Non convoleremo da nessuna parte, anzi, mi ha liquidato vomitandomi addosso ciò che pensa da sempre e, lo ripeto, aveva maledettamente ragione, su tutto”

“Mi dispiace Glam …”

“Devo accettare la sua analisi o diagnosi, perché sono malato di te, così come devo rassegnarmi, una volta per tutte, che tu non lascerai mai Colin, anzi … Ti ha fatto soffrire ed hai resistito ad ogni avversità, ti ha abusato e non gli hai negato un perdono anche poco logico, ma l’amore non lo è mai; infine ti ha contagiato e lo ami anche più di prima Jay” – sorrise, versandosi un terzo calice.

“Ora basta con questa roba, Cristo”

“No, non mi fa male, il cuore è a posto, il resto è persino più solido di quando avevo quarant’anni e combinavo solo stronzate” – rise sconsolato – “E poi non sono cambiato, sono peggiorato, sai?”

“Dovrei sentirmi in colpa per amare Colin? Cambierebbe qualcosa per te?”

“No Jared, anzi: forse penserai che io sia alterato o semplicemente brillo, ma ti sbagli … In compenso posso farti una rivelazione, anzi no, una predizione: tu guarirai dall’Aids, ma non guarirai mai da Farrell ed io l’ho realizzato a pieno. Dovresti fare altrettanto, senza più incertezze, ovvero senza più venirmi a cercare, perché potrei davvero pentirmi di esserci ricascato, in questa famiglia di grandissimi stronzi”

Leto deglutì a vuoto, annuendo – “Sei ferito ed incazzato per Rob, non parleresti in questo modo”

“Credi a ciò che vuoi, Jared, vi sto dando solo un passaggio sino a Ginevra, dopo di che andrò al mio chalet con Peter e non voglio più nessuno in mezzo ai coglioni, chiaro?”




L’auto di Mark era comoda e sportiva.

“Ti accompagno a casa?” – domandò improvviso, fermandosi ad un semaforo.

Niall si morse le labbra – “Proviamoci, se il mio coinquilino non è occupato con la sua ragazza, ho via libera, se no nisba”

“E dove vai di solito?” – Ruffalo sorrise.

“Veramente dormivo in studio, da Harry … Cosa che non posso più fare”

Dopo un’iniziale diffidenza, avevano mangiato una pizza insieme, raccontandosi il meno possibile, l’uno dell’altro, come se ne avessero paura.


“Imposta il navigatore, così ci togliamo subito il pensiero, ok?”

“Ok Mark … Ecco fatto, è vicino comunque”


Le tende tirate erano il segnale stabilito.

“Cavoli, è già tornata da Londra … E’ simpatica, anche se con Dylan facevamo un po’ di sesso, ogni tanto … E’ bisex”

“Ah ecco … Credevo avessi un ragazzo fisso”

“Bel tipo sarei, non trovi? Tradirlo con il mio capo, tanto per”

“Scusa, scusami Niall” – avvampò.


“Io non sono così, ok? Non so cosa mi sia preso con Harry, forse mi sentivo solo, forse ero invidioso della loro unione, del fatto che avessero realizzato un progetto, che io sogno da anni: sposarmi, adottare un bambino …”

“Sei così giovane, hai tempo per tutto”

“Certo, ma se assecondo uomini impegnati, non andrò da nessuna parte” – ribatté deluso.

Ruffalo inarcò un sopracciglio – “Non dovresti essere così severo con te stesso”

“Altre frasi da soap? Ne hai?” – scherzò.

“No … Ma io lo pensavo davvero”

“Perdonami è che ho perso gli unici amici, che avevo in città … Anzi, erano molto di più”

“Allora è tempo di fare nuove conoscenze … E questa non l’ho riciclata da alcun film, ok?”

Risero, dopo avere accostato, per decidere come concludere la serata.

“Chiamo Glam!”

“Glam …? Glam Geffen?” – domandò Mark, incupendosi.

“Lo conosci?”

“Quel nome strano ce l’ha solo lui … E poi sì, lo conosco”

“Bene … Il numero è libero, vediamo se … Ehi ciao, ti disturbo?”

Erano in videochiamata.

“Niall …? Ciao, hai bisogno di me?”

“Sono con un amico e non posso tornare né al mio misero loft e tanto meno all’ufficio di Styles, potresti darmi una mano tu? Mi avevi detto che se”

“So cosa ti ho detto: vai al Majestic, abbiamo tre stanze sempre prenotate per i nostri clienti stranieri, li avviso io”

“Wow, tu sei l’uomo dei miracoli Glam” – sorrise sbarazzino.

“No, sono un coglione: ti servono soldi?”

“No … Ma stai bene …?”

“Sì Niall, grazie per l’interessamento. Ora devo chiudere, faccio quella telefonata”

“Grazie a te … Passo a trovarti quando torni, se non ti scoccio …”

“Prendi un appuntamento con Flora, ti aspetto, ciao pulcino” – e chiuse.

Ruffalo lo squadrò più infastidito, che perplesso.

“Geffen non cambierà mai: lui decide e chiunque gli obbedisce come un soldatino”

Niall lo guardò incuriosito.

“Lo dici come se anche tu lo avessi fatto”

“Sì l’ho fatto … Credo sia opportuno che ti racconti come.”







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