martedì 9 settembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 14

Capitolo n. 14 – life



Faccia a faccia: niente sorrisi, come quel giorno, niente promesse, né fedi, né sguardi di ammirazione ed affetto, da parte degli amici, accorsi al loro matrimonio.

Robert e Jude, adesso, stavano per dirsi addio, sulla stessa spiaggia, dov’era stata celebrata e consacrata, la loro unione storica e bellissima.

Questa, almeno, era l’intenzione di Downey.


“Una cosa, Robert, che non puoi rimandare … Ad ogni costo?” – Law deglutì aspro – “Ok, sentiamo”

Downey lo scrutò, fissandosi nella mente ogni suo lineamento, anche se teso, pallido, con la barba di tre giorni.

“Glam mi ha chiesto di sposarlo”

L’inglese aggrottò la fronte, lo sguardo da febbrile a derisorio.

“Congratulazioni … Si è finalmente deciso e tu non vedevi l’ora, giusto Rob?” – rise a denti stretti, puntandolo, come se stesse per planare su di lui, minacciando insulti, che da lì’ a poco avrebbero travolto Downey, senza alcuna pietà.

“Non gli ho ancora risposto. Glam mi ha dato il tempo per riflettere e … e sistemare le cose”

“Con me?!” – inveì, a pugni stretti, le lacrime pronte ad esplodergli nelle iridi tremolanti: stava accadendo davvero, perché la faccia di suo marito, dell’uomo che amava da una vita, era terribilmente seria, nell’annunciargli quella svolta, nel suo rapporto con Geffen.

“Jude potresti smetterla di essere così inquietante nei tuoi atteggiamenti?!”

Downey glielo chiese passandosi le mani sudate e gelide tra i capelli spettinati dal vento.

“Tu mi stai uccidendo, se non te ne fossi reso conto” – replicò il biondo, abbassando i toni, ma non per molto.

“Anche tu, Jude, lo fai da sempre, con i tuoi tradimenti, le accuse, la tua aggressività e gelosia” – provò a tenergli testa, il cuore in gola.

Law scoppiò a ridere, incrociando le braccia sul petto.

“Dio! E cosa ti fa credere, Robert, che con Geffen sarà diverso??! Probabilmente sei tu ad istigare il lato peggiore di chi incontri e di chi si innamora di te! Sei tu quello sbagliato, la puttana della situazione, lo sei sempre stato!”

“Sei capace solo di questo?? Umiliarmi perché me ne sto andando via da te??!”

“A pensarci, non ti sei mai meritato un bel niente, anzi, per colpa tua IO ho fatto soffrire persone come Sienna, lasciandola per sceglierti ed avanzarmi questo DA TE FOTTUTO BASTARDO!!”

Su quell’ultima frase, fu come se il tempo si fosse spezzato, così il cielo e l’orizzonte, prossimo al tramonto.


Robert si sentì mancare l’aria, indietreggiò, provando a voltarsi, per andarsene, a passi sempre più veloci, senza neppure capire come riuscisse a camminare, in crisi di ossigeno, la vista annebbiata, le pulsazioni scoordinate.

L’ombra di Law, alle sue spalle, sembrava ingigantirsi, mentre si avvicinava: forse era solo un incubo, forse l’americano era ancora a Palm Springs, nel letto tiepido, dove Glam lo aveva tenuto stretto a sé, la notte precedente, senza fare l’amore.

Le dita di Jude, febbrili ed affusolate, sembrarono artigliare il suo busto, rivoltandolo come se fosse fatto d’aria, facendolo poi piombare a terra, con l’altro sopra, a dominarlo e schiacciarlo, prima con il suo peso, poi con l’invadenza della sua bocca, in quella di Robert, debole, sconfitto, i polsi bloccati sopra la testa, dalla morsa di quelle mani, che un tempo sapevano accarezzarlo come nessuno.

Le parole, poi, le invettive, il pianto di Law, tutto gli scorreva dentro, facendolo rabbrividire e spaventare.

“Tu sei mio … sei mio hai capito!!?” – gli gridò nella gola, disperato.

“Jude ti supplico … mi stai facendo male”

“Io ti ho salvato, sono parte di te, TU SEI VIVO GRAZIE A ME STRONZO!!” – singhiozzò, per poi volare via.

Così sembrò a Downey, che spalancò le palpebre, su quella sequenza di fotogrammi inattesi ed incredibili.

La spiegazione, invece, era molto semplice ed appena l’artista si coprì gli occhi dalla luce del sole, riuscì a vedere cosa stava effettivamente succedendo.

La voce di Glam, poi, sembrò crepitare nell’aria, densa di profumi e salsedine.

“Toccalo un’altra volta, fallo Jude, avanti ed io ti ammazzo!!”

Geffen lo afferrò per il bavero della camicia, scuotendolo, come se Law fosse un fantoccio: un fantoccio ancora pieno di energia e rabbia, che esplosero in calci e pugni al suo avversario, che non si fece attendere in una risposta veemente e furiosa.

“Basta mio Dio … BASTA!!”

Robert sembrò divampare, muovendosi verso i due, strappando Jude ai colpi di Glam – “Smettetela, ne ho abbastanza, non potete fare così, non potete!!”

Con il suo corpo esile sembrò proteggere il consorte, ma poi lo respinse, spingendolo al suolo.

“Ne ho abbastanza … Non ne posso più” – pianse, allontanandosi e lasciando i suoi contendenti al loro inutile diverbio.

La violenza e l’abuso, avevano dominato la sua esistenza da quando era un bambino: Robert voleva porre fine a quello scempio, perché anche dal troppo amore, derivava, per lui, una sofferenza ingestibile.

Prese al volo un taxi di passaggio, chiedendo unicamente di essere portato via da lì.
E da quel dolore immenso.




Louis sistemò il contenuto dei bagagli nell’armadio grande della loro suite, per poi passare nella cameretta adiacente, destinata a Petra, per fare lo stesso.

La bimba dormiva profondamente e non si accorse di nulla.

Harry se ne stava seduto contro la testata del letto, falsamente concentrato su di una partita in diretta tv, appesa al soffitto, a volume minimo.

Le azioni di gioco si susseguivano in un crescendo di tifo dagli spalti animati, che non interessavano affatto il giovane legale.

“Ok … Ho fatto, ora scendo alla spiaggia, ho voglia di fare un tuffo” – disse Tomlinson cambiandosi i jeans, con dei bermuda sgualciti e la camicia con una t-shirt del marito, troppo comoda per lui.

Styles lo spiò, quindi spense il plasma, saltando giù dal letto.

“Non potresti rimandare Boo? Ci andiamo insieme domani mattina” – propose cercando di restare calmo.

La piega, che aveva preso il loro legame, lo stava esaurendo inesorabilmente.

“Restare qui con te non è il massimo, credimi Haz” – replicò lui, senza voltarsi, intento com’era a ripiegare asciugamani nello zaino ed infilarci creme solari ed occhiali scuri.

“Dobbiamo chiarire, dobbiamo capire cosa cazzo ci è capitato in queste ultime settimane, non credi??!” – sbottò il riccio.

“In queste ultime settimane??! Diciamo da quando stiamo insieme, Harry!” – e si girò brusco.

“Ok … Non è il caso di recriminare, io non lo farò per le tue stronzate e tu non dovresti farlo con le mie!”

Stronzate? Mettere quasi incinta Sylvie la chiami stronzata?? E farti fare un pompino da quel bambolotto parlante di Niall, come la definiresti, principe del foro??!”

“Bene, facciamo l’elenco dei rispettivi torti?? Facciamolo pure, dopo di che come pensi di procedere nel dibattito Louis?? Facendo a botte?!”

“Sei penoso nella tua arroganza, sai? Lo sei sempre stato, con quell’aria da primo della classe integerrimo! Un mini Geffen ridicolo e spocchioso!!”

Styles fece un passo indietro, controllando poi il sonno della figlia.

Si commosse nel vederla così serena, nonostante avesse dei genitori completamente alla deriva.

Louis rimase spiazzato dall’espressione del suo viso, a dire poco incantevole, nonostante fosse una maschera di afflizione.

“Lei non merita questa commedia, tra noi, sai Boo?” – disse piano, tornando a guardarlo.

Tomlinson tremò.

“Così come io non merito di essere trattato come se non valessi niente, Harry … E tu di essere preso in giro da me, che cerco qualcosa in Zayn o Vincent, qualcosa, di cui tu mi privi”

“Zayn?! Vincent …?” – quasi sussurrò – “Cosa esattamente?”

“Il … il rispetto … l’affezione e la solidarietà … L’incoraggiamento a” – il respiro gli si spense tra le labbra, che ora Styles stava baciando avido nel gesto, ma stremato nel cuore.

“Non ho altri che te, Louis … Non amo altri che te, amore mio” – e lo strinse, le ali ad X, dietro le scapole di Boo, che stava annegando nel medesimo supplizio.

Si amavano così tanto, da fare male ad ogni senso.




Quello era solo un rifugio temporaneo.

Downey pagò con la carta di credito per fermarsi per il week end, in un residence alla periferia della città.

Un po’ isolato e mediocre per i loro standard, ma per Geffen fu uno scherzo trovarlo.

Appena l’artista gli aprì, il volto dell’avvocato si illuminò di un sorriso, che l’altro non ricambiò affatto.

“Forse non sono stato abbastanza chiaro, Glam” – disse in un soffio, lasciandolo avanzare.

“Tesoro stammi a sentire, io non volevo che la cosa degenerasse, ma come pretendi che non ti difendessi da quel sociopatico”

“E’ il padre di Camilla e Diamond, quello che tu ora chiami sociopatico e, per quanta ragione tu possa avere, dopo l’attentato sulla scogliera soprattutto, io ti invito a non dimenticarlo” – replicò freddo.

Geffen inspirò, crollando poi su di un divano a tinte sbiadite.

Si tormentava le mani ed il prezioso orologio.

“Decolliamo tra un’ora, ci hanno dato finalmente il via libera Robert: cosa vuoi fare, potrei saperlo?”

“Vorrei rimanere solo, vorrei essere lasciato in pace” – e si accasciò su di una seggiola imbottita e fuori moda.

“Te le prendi anche con me?! Non posso crederlo!”

Downey fece un lungo respiro, socchiudendo le palpebre, per poi riaprirle, senza più alcun stillicidio.

“Io ti amo Glam … Ed amo Jude, ma ho capito che non sarò mai sereno accanto a voi: i motivi che lo riguardano, li spiegherò a lui, se ce ne sarà l’occasione, ma per quanto ci riguarda, a te ed a me, sarò più esaustivo possibile”

Geffen si alzò.

“Prima che tu dica qualsiasi stupidaggine, Rob, ti esorto a riflettere, perché questa volta io sparisco davvero dai tuoi giorni, non ti perdonerò mai più, credimi”

“E’ inutile intimidirmi con la tua dialettica, qui non siamo in aula, qui siamo NOI e, almeno questo concedimelo, MAI ci è mancata la sincerità reciproca”

“Quindi sentiamo la tua sentenza, su come condanni a morte la nostra storia d’amore, il nostro futuro, persino l’arrivo di Peter, che, se non te ne fossi reso conto, riguarda anche TE e non offendermi dicendo che sto parlando a sproposito o che tiro in mezzo un innocente per”

“ALTRIMENTI??!” – scoppiò – “Cosa fai, mi prendi a schiaffi, mi dici che sono una puttana, come fa Jude??!”

Geffen scosse il capo, tamponandosi il sudore della fronte spaziosa.

“Mi paragoni a lui … Solo per questo dovrei andarmene, sai?”

“E vattene allora!! Vattene da Jared, perché è lì che vuoi tornare DA SEMPRE!! Io rimarrei a guardare, come un burattino, se ti sposassi, se decidessi di condividere qualcosa di prezioso come Peter, insieme a te, per poi doverlo deludere, spiegandogli la fine della nostra convivenza! Dio me ne scampi!!”

“Ok … Ok Robert: io so solo che non ti permetterò di usarmi ancora, dopo oggi … Che io possa morire se ciò avverrà”

Downey rise ricominciando a piangere, addossato alla parete, ora.

“Ma tu non muori mai Glam … Tu tieni in ostaggio l’amore di tutti, distribuendo momentanee illusioni … Meravigliose illusioni, che altro non sono che inganni … Stupidi inganni e ci caschiamo sia io, che Kevin, che Pamela … Devo andare avanti?” – e lo puntò, severo ed affranto.

“No … No, Rob, mi basta questo.”

Un paio di metri alla porta, poi il calore del corridoio, carente di condizionatori, lo investì: Geffen la chiuse, senza fare rumore, come il passaggio delle nuvole, là fuori, verso l’imbrunire.








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