sabato 27 settembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 27

Capitolo n. 27 – life



Le bollicine risalivano nel bicchiere, ondeggiando come spighe nel vento.

Un vento dorato, al sapore prezioso di champagne.

Una bottiglia speciale, per un’occasione speciale.

Taylor Kitsch se ne era fatta portare una al tavolo, per il nuovo ingaggio, propostogli da Stone.

Sapeva che Colin Farrell ci aveva messo una buona parola ed anche Derado, con il quale aveva lavorato in passato, di sicuro ne aveva tessuto le lodi.

Adesso doveva solo dimostrare il suo valore ed il risultato di un anno, trascorso in Europa a studiare recitazione e dizione, con una compagnia di lavoro teatrale, rimasta comunque a Londra.

Senza di lui ed il suo splendido volto.

Anche Jude lo notò, ma solo al quarto bicchiere di whisky, seduto al bancone, di quel locale frequentato in prevalenza da artisti e starlette.

Un po’ traballante, si avvicinò al giovane.

“Ehi, te la scoli tutta tu, quella?” – ed indicò il secchiello del ghiaccio.

“No, anzi … Vuoi farmi compagnia? Per me sarebbe un onore, accomodati pure” – e gli fece spazio sopra al divanetto, dove ancora non si era aggregato nessuno.

Taylor aveva pochi amici a Los Angeles e quei pochi erano spariti durante la sua assenza: alcuni trasferiti a New York, altri letteralmente irreperibili.

“Stai girando, Jude? Scusami per il tu”

“No, no, fai pure … E’ un piacere … Cazzo che buono” – e trangugiò altri sorsi.

“Vacci piano, mi sembri già su di giri abbastanza” – e rise, strappandogli quasi la coppa dalla mano sinistra.

“Ehi, come ospite fai un po’ schifo, sai?” – biascicò ridicolo.

Taylor scosse il capo, tirandosi indietro i lunghi capelli castani.

“Ok, magari chiamiamo un taxi e ti accompagno dove vuoi, che ne pensi?” – propose svelto, notando l’arrivo di alcuni paparazzi, che avrebbero gettato in pasto al gossip trash, le immagini poco edificanti di un divo ormai in declino, almeno personale.

Il divorzio di Law era ancora l’argomento preferito in certi salotti di Los Angeles, tra biechi moralisti ed incapaci colleghi, invidiosi da sempre non solo del suo talento, ma soprattutto dell’unione con Downey.

La loro ricchezza, poi, suscitava invidie ad ogni livello, non solo mediatico.

“Dai ti porto via”

“Ma io voglio restare qui e”

Taylor lo tirò su malamente, sgattaiolando verso una saletta laterale, che portava sul retro.

La sua auto era parcheggiata lì, per evitare il traffico del boulevard ed infilarsi subito in strade secondarie, per arrivare al palazzo dove abitava da poco.

Provò a chiedere a Law dove preferisse andare, appena mise in moto.

Inutilmente, visto che l’inglese stava ormai russando, riverso sul sedile.

“Dio, speriamo non vomiti …” – mormorò l’attore, per poi avviarsi lento, in direzione del proprio loft.




Jared pettinò calmo le chiome di Isotta, mentre lei faceva altrettanto con la bambola, che i genitori le avevano portato dalla Svizzera.

“La chiamerò Hope” – esordì la bimba, sorridendo felice, sotto lo sguardo anche di Colin, appoggiato allo stipite.

Erano nella sala dei giochi e dei doni.

Lì, la coppia, spesso ritrovava la magia degli anni trascorsi insieme, dei momenti migliori, con quel nutrito esercito di pargoli, ormai in parte cresciuti.

“Speranza …” – sussurrò Leto, chiudendo gli occhi per un attimo.

Farrell andò a sedersi alle sue spalle, per abbracciarlo, con tenerezza.

“Come ti senti, amore?”

“Sto bene Cole, non preoccuparti” – ed inspirò profondo.

A volte, per la tensione, gli mancava il fiato, anche senza fare sforzi.

“Li hai quasi più lunghi di lei” – Colin sorrise, raccogliendo alcune ciocche del marito, tra le mani gelide.

“Non per molto … Cadranno, me l’ha detto Jim”

“Quando?”

“In una e-mail … Pensava di no, ma hanno cambiato i protocolli, per chi è come me”

Si guardarono.

“Come te … In che senso Jay?”

“Un catorcio” – rise piano, rifugiandosi nell’incavo della spalla dell’irlandese.

Isotta ormai era in piedi, pronta per andare a tavola.

“Ceni con noi, vero papà? L’hai promesso …”

Il cantante annuì, forzando un’espressione serena – “Ma certo principessa, tu inizia ad andare e dì a Miss. Wong che ci uniremo a voi tra un quarto d’ora, ok?”

“Ok!” – rise allegra, scappando via.

“Come è bella …”

“Sì Jay, come Syria … Ed anche tu ci hai messo un certo impegno” – provò a scherzare, incapace di trattenere le lacrime.

Si abbracciarono forte.

“De devo prendere l’anti vomito … Mi aiuti Cole? Ho le gambe molli”

Gli accadeva sempre più spesso.

“Certo amore … Aspetta …”

Un’ombra si allungò dalla porta a loro, illuminata alle spalle dalla luce del corridoio.

Era Geffen.

“Scusate il ritardo …” – e si affrettò a dare anche il proprio sostegno a Jared, che lo guardò con immensa gratitudine.

La stessa, che abitava i quarzi di Farrell.

“Sei puntualissimo invece, vero Jay?”

“Assolutamente … E provvidenziale, come un miracolo … Questo lo sai Glam, vero?” – e si appoggiò al suo petto.

Spazioso, presente.

“Sono pronto a mangiare gli intrugli di Miss. Wong: mi definirei quindi un martire” – rise, fingendo di stare bene.

Aveva la morte nel cuore, lacerato dal fotogramma di Law, che spuntava dalla camera di Robert, accaldato e soddisfatto, per esserselo ripreso.

Per una notte o per sempre, non aveva più alcuna rilevanza.

Geffen voleva convincersene.




Harry spense il tablet, con la tipica espressione di chi era stato beccato con le zampe nel barattolo di marmellata.

“Cosa guardavi?” – domandò Louis, sistemando il vassoio sopra al letto, dove avrebbero visto un film a cartoni, con Petra, ancora impegnata a mettersi il pigiama nel bagno lì accanto.

“Mi … documentavo” – e lo riaccese, mostrando una serie di foto di Mark.

“Che significa Haz?”

“Si chiama Ruffalo, quelli di Dallas, commerciano in oli combustili, petrolio grezzo, carburanti vari … Hanno anche catene di alberghi, ristoranti e diversi centri commerciali sparsi un po’ per il mondo”

“Miseria e lui è …?”

“No, Mark si direbbe la pecora nera: la biografia familiare dice che fa l’infermiere, però era quasi psichiatra, nonché docente in attività … Pare che sia molto ricco, comunque”

Boo aggrottò la fronte, perplesso – “Forse conosceva già Niall, del resto anche Horan lavorava in ospedale, poi ora si è anche iscritto a Medicina”

“Tutto è possibile … Sembra un brav’uomo”

“Non ne ho idea e non mi interessa Harry” – puntualizzò secco, mentre la figlia si stava precipitando da loro.

“C’è un particolare, sai? Mi è venuto in mente dove e quando ne avessi sentito già parlare”

“E dove sentiamo?” – bissò sempre più infastidito Tomlinson, stringendo sul petto Petra.

“Al mio vecchio studio … Fu Geffen a nominarmelo, perché Ruffalo era il compagno di Matt Miller: Glam li aiutò a fuggire a Parigi, liberando quel pazzoide dal manicomio cittadino … Si vede che Mark ha troncato con quello svitato” – bisbigliò, per non turbare la bambina, ormai troppo concentrata sui titoli di testa di quel lungometraggio sul Libro della giungla.

“Buon per lui, per Niall intendo, anche perché non credo che questo Mark possa avere due relazioni, a meno che non sia uno che ami rischiare l’osso del collo: mi ricordo la storia di Miller, io non ci dormirei”

“Neppure io …” – sospirò Styles – “Speriamo bene …” – e sorrise imbarazzato.

Boo non gli diede più retta, preferendo il gelato alla loro orticante conversazione su Horan.




Le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere, mentre i commensali stavano assaggiando una strana zuppa alle alghe, sbirciandosi a vicenda ed abbozzando sorrisi di convenienza, per Miss. Wong, molto fiduciosa sul buon esito di quel convivio.

Pochi minuti e fu il diluvio, tipico per Los Angeles e le sue estati sempre più instabili, climaticamente.

Peter ed Isotta si fiondarono verso un balcone, attratti dai lampi e dai tuoni o, più verosimilmente, in fuga da quella brodaglia verdastra.

“Pepe torna qui! Isy anche tu” – li richiamò Geffen.

Isotta rise, indicando qualcosa nel parco – “Papi Glam, vieni!”

“Che c’è cucciola?” – brontolò bonario, alzandosi da tavola.

Shan e Tomo si spiarono, poi puntarono Jared, che fece un cenno d’intesa a Colin, che annuì.

“Dunque vediamo, cosa …”

“Non è zio Rob?!” – si intromise Pepe.

“Si sta bagnando come un pulcino!” – esclamò la piccola.

“Oh mio Dio …” – mormorò Geffen, imboccando l’ampio salone d’ingresso, per recuperare un ombrello all’entrata, oltre la cui soglia sembrò come volare.

Corse verso Downey, ormai zuppo e tremante, ma fermo nella sua postazione iniziale.

L’avvocato si chiese mentalmente da quanto fosse lì, in piena ansia per la sua salute, alquanto delicata.


“Tesoro! Ma sei impazzito Robert!” – e lo avvolse, sentendolo gelido.

“Glam … Vuoi sposarmi?” – e gli porse un cofanetto in plastica rosa tenue.

L’attore lo aprì, rivelando due fedi, con delle strane incisioni.

Geffen non le riconobbe subito.

“A quest’ora ho trovato solo uno store di musica e gadget aperto … Sono dei Mars … Credo le abbia disegnate Jared …” – spiegò, in lacrime.

“Robert …” – Geffen arrise alla sua richiesta, commosso e stupito.

“Te … te lo richiedo, prima di svenire”

“Sì … SI’!!” – e lo sollevò, baciandolo, per poi farlo roteare, ripetendo, tra un bacio successivo ed un altro, quel , ebbro di felicità.


Jared dalle finestre, stava sorridendo, con Isy e Pepe accovacciati sul davanzale, contro il suo busto, sostenuto da Colin, altrettanto sereno, nell’assistere a quella scena.

“Jay, tutto bene?”

“Come non mai, Cole … E’ davvero bello vedere Glam così … Davvero, amore.”











 TAYLOR RIENTRA NEL CAST, PER UNA STORYLINE PIU' CONSISTENTE, QUESTA VOLTA;-)

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