Capitolo n. 24 – life
Styles accolse Louis
calorosamente, dando un bacio sia al consorte, che alla bimba, che venne subito
fatta accomodare nel salottino, adibito anche a sala giochi per i bimbi in
visita.
Spesso, infatti,
Harry si occupava di adozioni ed affidi, anche complessi.
“Tesoro tutto bene?” –
chiese un po’ concitato, mettendo in ordine la scrivania o almeno provandoci
per la settima volta.
“Sì … Più di te, vedo”
– Boo rise – “Comunque Vincent ti manda questo” – e gli passò un portavivande –
“… e si è dispiaciuto per la tua assenza”
“Anche tu, giusto?” –
bissò un po’ accigliato, mentre sprofondava su una delle poltroncine, destinate
ai clienti.
“Infatti, non
dovresti evitarlo, dopo quanto ha fatto per noi” – anche lui si accomodò al suo
fianco.
“Ma io non lo evito!”
“Sì che lo fai ed
avresti voluto che anche Petra non lo incontrasse, temendo chissà cosa” –
replicò aspro, fissandolo, cercando di non alzare comunque i toni, per non
urtare la bimba, poco distante.
“Ho le mie buone
ragioni – e scattò in piedi, provando a catalogare dei fascicoli, in una cassettiera,
a più livelli.
“No, non sono buone,
sono discriminatorie e … e cattive!” – anche Tomlinson si inalberò, sia con il
corpo, che con il cuore, avvicinandosi alle spalle del compagno.
“Sei ingiusto e poi
sai che voglio bene a Lux, certo non quanto puoi essergli affezionato tu” – e fece un sorriso storto.
“Adesso condisci la
tua debole difesa con del sarcasmo inopportuno? Vincent non è malato, certo ha
un problema serio ed infatti vive come un eremita”
Styles inspirò,
puntandolo, faccia a faccia.
“Louis possibile tu
non ti renda conto che Vincent è potenzialmente pericoloso? Se si facesse un
taglio, se graffiasse inavvertitamente una persona … Anche prendendo in braccio
nostra figlia, dandole una carezza tra i capelli, ad esempio!” – ringhiò a muso
duro.
Le iridi grandi e
pulite di Boo si inumidirono, luccicando nel chiarore della stanza.
“Quindi è opportuno
isolare il reietto? Insultarlo appena gira l’angolo, mentre lo si saluta
cordiali, in presenza di estranei oppure si lavano tazze e bicchieri, dove ha
appena bevuto, mettendole in un angolo, per poi, MAGARI, gettarle via?!” –
replicò rabbioso.
Harry aggrottò la
fronte e schiuse le labbra carnose.
“Boo, senti, io non
volevo … Non volevo rivangare i tuoi incubi e”
“Quali incubi,
cazzo?!? Sono ricordi, ricordi orrendi se davvero vuoi saperlo!!” – affermò esasperato
dalla frustrazione.
Furono come flash, i
gesti e le parole del padre, nonché del fratello, ai tempi della sua permanenza
alla base militare, dove la sua omosessualità, era vissuta come un morbo
disgustoso.
Certo ora le cose
erano totalmente cambiate con entrambi, però non si poteva cancellare il
passato.
E non si poteva cancellare
il presente di Lux.
Styles chinò il capo,
quasi tremando, almeno quanto Louis.
“Mi dispiace Boo … Mi
dispiace da morire” – e gli accarezzò entrambi gli avambracci, salendo di poco,
per poi attirarlo a sé con dolcezza.
Quella di cui Louis
aveva sempre un disperato bisogno.
Si strinsero forte.
“So … so che eri
preoccupato per Petra e per me …” – gli singhiozzò nel collo.
Haz gli sfiorò le
chiome, cullandolo – “La colpa è mia … E poi trasmettere un simile messaggio
alla nostra bimba, è crudele e totalmente sbagliato … Rimedierò, promesso.”
“Jared sta tornando …
Domani mattina iniziamo la terapia”
Mason lo disse,
mentre se ne stava abbarbicato al busto di Hugh, sopra il divano, durante il
loro pomeriggio libero, a guardarsi film gialli e mangiare schifezze fritte e salate.
Nasir era da Meliti,
per il consueto campo indiano nel parco.
“Oh bene, la mia gay
soap preferita torna in patria” – Laurie gli fece un po’ il verso, senza smettere
di guardare la tv.
“Scemo” – Jim sorrise,
baciandogli la porzione di pelle all’altezza dello sterno, dopo avergli aperto
del tutto la camicia a quadri, da boscaiolo, come lo canzonava sempre.
“Se vuoi fare sesso,
dovrai aspettare che Poirot scopra l’assassino” – bisbigliò malizioso lo
psicologo.
“Scherzi? Non so se
resisto e poi l’ho già visto … Roger Akroid è stato ucciso da”
Hugh gli tappò la
bocca svelto, prima con il palmo sinistro, poi con un bacio intenso.
L’analista annaspò quindi
sul tavolino, tra tacos e salsine, a cercare il telecomando, per stoppare l’immagine,
mentre bofonchiava – “Fanculo il maggiordomo”
“Ma non è stato il
maggiordomo, Hugh” – l’oncologo rise complice, mentre gli si stendeva sopra,
dopo essersi allungati e mezzi spogliati.
Laurie fece una
smorfia e non di dileggio, stavolta.
“Amore, le solite
fitte?”
“E cosa se no,
maledizione!” – si lamentò greve.
“Aspetta, cerco le
tue pastiglie”
“Non le voglio, torna
qui, miseria schifosa!” – protestò acre, seguendolo con lo sguardo sofferente.
“Hugh non essere
infantile! Sai che è l’unico rimedio”
“Già, ormai sono un
tossico e dipendo totalmente da quella merda, Jim!” – inveii furente.
Mason inspirò,
fermandosi accanto al mobile sul fondo del loro soggiorno.
“Ne abbiamo già
parlato, Hugh …”
“Quindi ripetersi
diventa banale, vero?”
“Affatto … In
compenso è inutile, non hai alternative, non al momento” – replicò calmo.
“Forse potrei
sottopormi ad iniezioni periodiche di Lixem, starei alla grande e”
“E moriresti in sei
mesi, Hugh, con lo stomaco ridotto ad un colabrodo e completamente dissanguato!”
“Meglio crepare in
fretta, piuttosto che ridursi come relitti … in … in questo modo” – disse più
piano, turbandosi sulle sue stesse riflessioni.
Mason si passò le
mani sul volto angosciato: odiava vederlo in quella maniera.
Lo preferiva acido e
stronzo, nel pungolare il mondo intero.
Un mondo che sarebbe
andato in pezzi, per Jim e Nasir, se lo avessero perduto prematuramente.
In lacrime e con la
propria innata ed adorabile spontaneità, Jim andò ad appendersi a lui, ormai
seduto sul bordo del sofà consumato, mettendosi in ginocchio, tra le sue gambe,
una sana ed una malconcia.
Come erano loro due,
in fondo.
Si baciarono,
scambiandosi, nel pianto, ormai reciproco, un amore puro, sopravvissuto a mille
tempeste.
“Ti amo così tanto,
Jim …” – mormorò commosso, tornando a guardarlo.
Mason annuì – “Prendine
una soltanto … zuccone, fallo per me”
“Per te farei
qualsiasi cosa Jim … Qualsiasi cosa” – e lo baciò di nuovo, profondamente.
Downey sorrise,
vedendo il nome di Geffen sul visore.
“Ciao Glam …”
“Buongiorno, che fai
di bello?”
L’avvocato finse
disinvoltura, senza riuscirvi; non con Robert.
“Mi facevo un toast”
“Diventerai ancora
più magro, ho visto le foto”
“Quali foto?” –
chiese curioso e quasi divertito.
“Diciamo recenti …” –
e si morse la lingua, mentre Peter gli sottoponeva, alternandoli, dei
cartoncini sui quali l’uomo aveva scritto varie opzioni di conversazione.
Geffen scosse il
capo, sconfortato, ma Pepe sventolò quello rosso, con l’invito a cena, per il
giorno seguente, ammiccando al padre, ormai nel panico.
“Ah quello scempio
davanti al tribunale” – sbuffò l’attore.
“Ehm … Su gentile
suggerimento, vengo al sodo”
“Gentile cosa?” –
rise.
“Ti porto al
Capriccio, così mangerai decentemente, domani alle otto, passo a prenderti,
dovunque vorrai Rob” – disse d’un fiato.
Venti secondi di
silenzio, ai lati opposti dell’oceano, che Geffen avrebbe fatto a nuoto, se
Downey gli avesse dato una concreta speranza di avere un futuro insieme.
“E’ … è troppo presto
Glam … Forse non riesco a farti capire il mio stato d’animo e l’imbarazzo che
provo” – riprese calmo ed educato.
“No, no io capisco
benissimo … Io so come sei fatto Robert e comprendo queste situazioni, ma non
smetterò di corteggiarti, perché tu meriti anche questo …” – inspirò – “… oltre
al resto … al meglio, ecco …” – quindi si alzò dalla poltrona, ma Peter lo tirò
per i pantaloni.
“Glam ascolta”
“Che c’è …? No, Rob,
non ce l’ho con te, ma con il bimbo …”
“Peter …”
“Vorrebbe salutarti”
“Ce certo … Passamelo”
– sorrise.
“Ok, io devo andare a
preparare i bagagli, ti lascio con lui, ciao Robert” – chiuse frettoloso,
passando il cellulare al figlio, mentre udiva ancora la voce di Downey dire
qualcosa.
Forse l’ennesima
richiesta di perdono, per come si stava comportando con lui.
Forse no.
Harry fece strada,
con Petra sul petto e Louis al seguito, verso il dehors di quella nuova
gelateria sulla spiaggia.
“Wow che bel posto”
“Sì Louis e vedrai
quanti gusti, l’ho vista su internet …” -
e si fermò, appena giunto sull’ampio terrazzo esterno.
“Che c’è Haz?”
“Chi c’è semmai …
Niall con un tizio”
“Un tizio?”
“Mai visto, anche se
non ne sono completamente sicuro”
“Dai, andiamo al
nostro tavolo, cosa ci importa di loro? A me nulla, ok?”
“Ok amore …” –
sorrise incerto – “Facciamoci i fatti nostri.”
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