Capitolo n. 26 – life
Le erotiche sue
forme, ben collimavano con i palmi di Jude, che ne raccoglieva ora i glutei,
ora la vita sottile, per poi scendere all’inguine di Robert, per dargli
piacere, mentre lo baciava, al centro del letto, stando seduto, con lui sopra,
in un intreccio di gambe e braccia, stando come annodati l’uno all’altro.
Downey teneva gli
occhi chiusi, sino quasi dal principio, del loro amplesso.
Si erano già
consumati in un primo orgasmo e fu davvero semplice risalire in quel canale
stretto, per Law, che non aveva, invece, mai smesso di ammirarlo: Rob era
magnifico, nel suo dolore consapevole, che non sarebbe servito a nulla.
Venne così l’alba e
poi il tempo sembrò scorrere in un sonno profondo, interrotto da un suono,
dapprima lontano, poi più insistente.
I suoi carboni
liquidi, erano cerchiati e leggermente gonfi, così le sue labbra, divorate dall’ex
consorte, in una miriade di baci, finché riuscirono a rimanere svegli.
Downey si alzò,
guardando dallo spioncino.
Era un tecnico.
“Sì, che succede?” –
domandò senza aprire.
“Mi scusi, stiamo
iniziando dei lavori di ristrutturazione al piano di sopra, faremo un po’ di
rumore”
“Ma che ore sono …?”
“Quasi le due … di
pomeriggio” – il tizio sorrise.
“Ok … Non importa …
Ok” – e tornò verso la camera, ritrovando Jude in piedi, davanti alla porta
finestra, avvolto in un asciugamano.
Si era appena fatto
una doccia.
“Perdonami Rob, avrei
voluto aspettarti, ma fa un caldo … Non hai il condizionatore?” – domandò con
un sorriso luminoso.
“No … Cioè sì, ma non
lo accendo” – replicò a disagio, rivestendosi velocemente.
Trovò solo i jeans,
il resto degli abiti sparsi per la stanza erano dell’inglese.
“Quanta fretta …
Scendiamo a colazione?”
“Vattene” – disse secco,
senza guardarlo.
“Robert …” – inspirò,
infilando boxer e camicia.
“Robert cosa?!” –
tuonò livido – “Era una scopata tra divorziati, un classico, l’hai avuta ed ora
vattene!!”
Law si ammutolì, ma
fu esclusivamente un attimo di smarrimento.
“Un classico?! C’eri
anche tu o sbaglio? Lo volevi quanto me!!”
Il moro si schiantò
contro la parete, allargando le braccia – “Eccolo, il solito bambino cattivo,
che quando gli si nega il giocattolo, diventa una belva”
“Io non sono né un
bambino e tanto meno una belva, Rob!”
“Ma cosa pensavi di
ottenere?! No, spiegamelo eh Jude!?”
Di nuovo il
campanello.
“Miseria, dev’essere
ancora quello scocciatore, ma che diavolo vuole!?” – e si precipitò alla
blindata, spalancandola stavolta, incurante di essere mezzo nudo.
“Glam …”
L’aria gli bruciò in
gola.
Ed avrebbe voluto
sparire, perché quel sorriso non meritava ciò che stava per accadere.
“Tesoro buongiorno,
spero che la mia sorpresa non ti dispiaccia, volevo solo”
Geffen non finì di
concludere il proprio discorso, gentile ed amorevole, che Law spuntò alle
spalle di Downey.
“Rob io non pretendo
che tu” – ed anche le sue parole, andarono a morire, da qualche parte, in quel
silenzio assurdo ed imbarazzante.
Robert chiuse lento
le palpebre, poi le riaprì su Geffen, rimasto immobile, ma lucido.
“Ho capito Rob …” – e
fece un passo indietro.
“No, non hai capito
Glam, aspetta … Aspetta!!”
Ormai era in fondo al
corridoio, poi in ascensore, rimasto in sosta a quel pianerottolo, le porte si
chiusero, contro le mani di Downey, che ci andò a sbattere letteralmente
contro, nel rincorrerlo.
Inutilmente.
Niall si guardò
intorno.
La suite era
magnifica, così il resort.
Fece un saltello giù
dal letto, dove Mark stava ancora riposando, nudo e caldissimo, dopo ore di
sesso intenso ed anche un po’ scabroso.
Eppure la sua
dolcezza finiva sempre per prevalere, per il suo piccolo: lo chiamava in quel modo, di continuo.
Horan ne era pazzo.
Il ragazzino appese i
loro acquisti nell’armadio, poi ordinò il pranzo, con il tablet in dotazione
alla loro camera.
“Fico …” – mormorò soddisfatto.
“Ehi cucciolo, torna
qui!” – lo pretese Ruffalo e lui corse da lui felice come non mai.
“Tra poco arrivano i
viveri, così non usciamo” – rivelò allegro.
“Perfetto … Hai già
fatto un tuffo in piscina?”
“No, come vedi …
Altrimenti avresti dovuto asciugarmi con la bocca, non credi? Centimetro, per
centimetro” – gli sussurrò lascivo, per poi baciarlo con tenerezza.
Ad occhi aperti.
“Niall … tu sei
speciale”
“Nessuno mi aveva mai
fatto sentire così …” – e si strinse saldo a lui.
“Sei tu che mi ispiri”
– sorrise – “… e non mi fai finire di raccontarti tutto su di me”
“Forse un po’ mi
spaventa il tuo … racconto”
“Sul serio?”
“Ma no Mark, anzi” –
sorrise tranquillo.
“Ok dunque …” – e prese
fiato – “Avrai capito che il denaro, per me, non è un problema”
“In effetti non ho
mai visto un infermiere, anche se specializzato, guadagnare così tanto …
presumo” – rise.
“No, vedi, io vengo
dal Texas … Hai mai sentito parlare dei fratelli Ruffalo?”
“No, non sono mai
stato nelle tue zone …”
“Taylor è mio padre,
Terence mio zio, sono petrolieri”
“Accidenti …”
“Ho cinque fratelli e
due sorelle”
“Che famiglia
numerosa” – Niall ascoltava con interesse.
“Mio madre è morta
due anni fa di cancro …”
“Mi dispiace Mark”
“Era una donna devota
al marito, alla chiesa, ai valori … A noi, entro certi limiti ed infatti non
accettò mai la mia omosessualità e le mie scelte professionali, così il
vecchio, che gode di ottima salute” – sorrise amaro.
“E’ da tanto che non
lo vedi?”
“Sì, dai funerali di
mamma … Il resto degli eredi lavora nella sua azienda, ma io ho preferito la
psichiatria … Ed appunto mi liquidò con una frase sul tipo: lo strizzacervelli è il mestiere che ti si
addice, sai Mark? Sei un finocchio, sei malato nel cervello!”
“Simpatico, vorrei
conoscerlo!” – e si tirò su, con un’espressione un po’ beffarda.
Avrebbe preso
volentieri a calcio quell’uomo, se mai lo avesse incontrato.
“Non ti perdi niente
Niall … Ho avuto il mio fondo fiduciario, un appartamento a San Antonio, che ho
affittato …”
“Pensavo a Dallas”
“I miei sono di lì,
come nei telefilm” – rise gioioso, raggiungendo Niall, ormai alzatosi, per
immergersi per mano, in quella vasca ovale, in terrazza.
“Tu, però, hai scelto
la California per gli studi, come mai?”
“Ero rimasto
abbagliato da Scott, dal suo staff, durante un convegno nella mia città, dove
avevo iniziato il corso da infermiere: volli puntare più in alto, optando per
Medicina e Chirurgia, magari credendo di fare colpo su mio padre … Non
funzionò, per lui ero un diverso, nemmeno fossi arrivato sulla luna a piedi mi
avrebbe voluto bene” – si rabbuiò.
Per poco, quindi
proseguì.
“Scott fu molto
gentile, ma non avevo speranze con lui, era un tale donnaiolo” – rise – “E fu
allora che conobbi Geffen, spesso veniva a prenderlo, ma lui non si ricordò di
me, quando ci incontrammo dopo un secolo alla clinica … Per Matt” – e ridivenne
serio.
Niall annuì,
mordendosi le labbra – “Poi che accadde?”
“Un mio collega, un
coinquilino alla città universitaria, perse la vita, per un’overdose: mi sentii
responsabile, perché sapevo e non agii per impedirgli di ammazzarsi con quel
veleno … Lui ne prendeva a dosi sempre più massicce, per restare sveglio, per
superare al massimo gli esami e per un po’ funzionò, ma poi le conseguenze
furono letali … Mollai tutto e tornai a Dallas, ma fu anche peggio”
Horan si appese al
suo collo, scrutandolo – “Tu sei una brava persona e non dovevi sacrificare te
stesso per la stupidità di questo tizio”
“Gli volevo bene …”
“Era il tuo”
“No, no, ma andavamo
d’accordo, ci divertivamo … Erano tempi spensierati … e sepolti”
“Comunque ti
diplomasti?”
“Feci rientro a Los
Angeles e mi specializzai, come infermiere appunto”
“Scott si incazzò?”
“Abbastanza” –
sorrise, dandogli un bacio.
“Lui ora è … molto
gay” – osservò buffo.
Scoppiarono a ridere
all’unisono.
“Ho perso una buona
occasione dunque”
“Ora che lo so, Mark,
della tua cotta giovanile, vi terrò d’occhio, sappilo!” – e si imbronciò
adorabile.
Fecero di nuovo l’amore:
non ne avevano mai abbastanza.
Guidare scalzo non fu
il massimo per Downey.
La sua auto sportiva,
gelosamente conservata dopo i film su Iron Man, sfrecciava sul litorale,
provando a raggiungere la Ferrari di Geffen, più potente e nuova, nel modello e
nell’aerodinamica.
Ogni tanto l’avvocato
controllava la corsa del suo inseguitore, rallentando nelle curve più
pericolose, finché non giunse alla scogliera.
A quella scogliera.
Inchiodò nei pressi
della balaustra, scendendo poi lento.
Tolse gli occhiali da
sole ed avanzò sino al bolide dell’artista, che rimase a bordo, solo con i
Lewis addosso.
Geffen tornò
indietro, azionando l’apertura a distanza del portabagagli.
Recuperò una
maglietta e la passò a Robert, che abbassò il viso.
“Grazie Glam …”
“Prego”
“Volevo parlarti …
Per prima, per ciò che hai visto … e frainteso”
“Riconosco ancora due
che hanno appena fatto sesso … E poi il tuo ex marito, in mutande, era
piuttosto esaustivo, non credi?”
Downey scese.
“Anche scalzo …” –
sospirò Glam – “Rimani a bordo”
“No, voglio
chiarirmi, voglio che tu mi stia a sentire!”
“Allora mi accomodo
io, che ne pensi? Lato passeggero, anche se non andremo mai da nessuna parte” –
sottolineò acre, mentre prendeva posto accanto al moro.
“Ok … Ok, tanto
decidi tu, come al solito”
“E’ questo il NOSTRO
problema Rob? La mia autorità o la mia arroganza, per essere onesti? Facciamolo
questo esercizio di umiltà e schiettezza, magari per l’ultima volta, ci stai?!”
“Non ci siamo mai
presi in giro Glam”
“Ottimo, quindi …” –
ed inspirò – “… Quindi così come ho cambiato il mio interagire con Jared, così
farò con te: è semplice, solo un coglione non potrebbe afferrare l’evidenza.
Lui ama Colin, tu ami Jude: fine della storia.”
“Ma che stai dicendo …?
Io ho appena divorziato da Jude, dove lo vedi tutto questo amore?!”
“Ti stai incazzando
per cosa, Robert?!”
“Non alziamo la voce …
Non voglio fare scenate, non con te, almeno” – replicò svilito.
“Non ne avrei neppure
il diritto, hai ragione, sai? Noi non stiamo insieme, cosa mi arrabbio a fare?
Cosa mi ingelosisco, se tu non sei mio? Mai stato, peraltro” – e rise aspro.
“Sei odioso …”
“Lo so, ma non a
sufficienza negli ultimi tempi” – e scese.
“Ma dove stai
andando??!”
“Sai che c’è? Tu
pensavi a Peter, a come spiegargli la nostra ipotetica separazione, quando io ti avrei ipoteticamente tradito e lasciato per Jared: bene, come vedi hai
preso una cantonata, perché io ti sono rimasto fedele, come uno stronzo e tu”
A Downey partì uno
schiaffo, sulla guancia destra di Geffen.
Un gesto di frustrazione.
Di rabbia.
D’amore.
Glam si guardò
intorno, poi fece un cenno con il capo, massaggiandosi la faccia arrossata nel
punto, in cui l’altro aveva colpito.
“Sì, noi siamo morti
in questo posto, in un’altra vita Rob … Oggi me ne farò una ragione.”
Rinforcò quindi i Ray-Ban,
per poi andarsene, lasciandolo lì.
Tra il cielo e la
polvere.
ROBERT E MARK PRESTO INSIEME ANCHE IN LIFE :) PER UNA BELLA AMICIZIA XD
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