martedì 28 febbraio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 54

Capitolo n. 54 - sunrise


Era la sua saliva calda ed umida, a salire come una scia vertiginosa, dalla base del collo di Dean, fino alla sua bocca, che andava a schiudersi, progressiva e debole, sotto alle spinte di Sam.
“Sammy …” - a metà tra un gemito ed un rivolo di stupore, perché lo perdonava sempre, Dean si ancorava con le braccia alle sue spalle larghe e massicce, così le gambe ai suoi fianchi in continuo movimento.
“Taci …” – gli respirò dentro – “taci” – una sola parola, precipitava nella sua gola asciutta ed assetata di lui.
Lo tirò su, come se non pesasse niente: Dean era lieve e gracile, in quella foto stampata nella mente di Sam, quando a cinque anni se ne stava rannicchiato contro alla staccionata di una casa, in cui tutto gli era ostile.
Furono rare le confidenze che Dean gli fece sulla propria infanzia difficile, nonostante fosse così simile a quella di Sam.
Il ragazzo si innamorò anche attraverso quello scatto rubato da un vicino, per provare la sua nuova Polaroid.
Gliene fece dono, visto che era il compleanno di Dean, ma nessuno se n’era accorto.
I coniugi Gleeson, troppo impegnati ad incassare l’assegno mensile per gli otto orfani in affido, anzi in ostaggio, non si erano mai presi a cuore le date di nascita di quei piccoli disgraziati, come amavano definirli intorno al tavolo durante i pasti scarsi e freddi.
Dean sognava soltanto di andare a scuola, leggere ed imparare un mestiere, per non avere più paura del buio e di quei passi.
Gli assistenti sociali lo spostavano di continuo, per la sua indolenza ed il carattere blindato, un po’ come se chiederne la custodia, equivalesse ad ottenere almeno un bambino simpatico, per dimenticare quanto fosse in realtà un peso.
Dean odiava gli adulti e spesso pensava ad ammazzarsi prima di crescere troppo e divenire orrendo quanto loro, senza capire quanti danni invece avesse già subito il suo carattere instabile e senza equilibrio.
Un autentico disastro.

“Sammy …”
Lui aveva quelle mani grandi, cinque anni in meno, gli occhi da opossum, guai a dirglielo, Sam si incazzava, credendo lo prendesse per i fondelli, sbagliando.
Era il modo da parte di Dean di dirgli quanto lo amasse.
Dean che reclinava la testa all’indietro, così i bulbi oculari, tra le palpebre tremolanti, era l’attimo in cui godeva maggiormente e Sam lo sapeva alla perfezione.
Si ingrossava dentro di lui, acuiva i colpi, voracemente lo baciava e leccava, Dean inghiottiva ossigeno e grida smorzate dalla vergogna per essere tanto vulnerabile, fino a riempirsi di Sam, profusamente ed a lungo.



Isotta si addormentò subito, ma Amèlie non voleva saperne, almeno quanto i gemelli, tutti riuniti nel lettone dei genitori, che si erano appena congedati da Violet e Rebecca, impegnate nelle prove di un saggio per la settimana seguente.
“E Yari?”
“Non lo so Cole, miss Wong diceva che doveva allenarsi e che forse dormiva da un amico …”
“Ma abbiamo guardato in camera sua?” – chiese armeggiando con un biberon di camomilla.
“Io no … pensavo l’avessi fatto tu …” – e sorrise – “Ok vado a vedere.”
“D’accordo Jay, ma poi torna subito, qui sono in minoranza!” – e rise felice.

Il cantante dei Mars salì al piano superiore, dove Yari si era ricavato un mini appartamento.
Era un adolescente maturo ed impegnato, specialmente nel nuoto, ad un passo dalla nazionale, con grande orgoglio da parte di Colin e Jared, che ormai era sulla soglia di quello spazio coloratissimo e moderno.
Bisbigliò il nome di Yari, sentendo una musica a basso volume, proprio del suo gruppo.
A Jared faceva effetto ascoltarsi, ma provò un’emozione maggiore quando vide Yari assopito ed abbracciato tra le coperte, insieme ad un compagno di scuola giapponese, di cui non rammentava il nome.
Gareggiavano spesso insieme ed erano coetanei.
Rimase spiazzato da quella visione imprevista, notando svariati dettagli, che ripercorse mentalmente, durante il tragitto al contrario.
Era agitato e sconvolto, ma non smetteva di ripetersi che non c’era niente di male.
Poteva esserci un’amica invece c’era … “Misaki, ecco come si chiama! Pensare che è uno dei miei personaggi anime preferiti …” – masticò, aumentando il passo per dire a Colin della sua scoperta clamorosa.
Un rumore lo bloccò.
“Papà …!”
“Yari!”
“Siete tornati …” – e si precipitò ad abbracciarlo.
“Ciao Yari, sì … sani e salvi, come gli zii Marc e Jamie …” – disse in un fiato.
“Meno male, l’avevo saputo da Xavier comunque …” – disse raggiante.
“Tu tutto bene, la scuola … la piscina?”
Yari fece una risata buffa – “Ci hai visti, vero papà?”
“Oh miseria … che figura … ti va di parlarne?”
“A me sì ed a te?”



Il latte era fumante e le tortine alle mele di nonna Rita squisite.
“Te lo avrei detto papà …”
“Lo so Yari, quindi … è una faccenda seria.” – disse pavoneggiandosi in una comica autorevolezza paterna, poco consona ai suoi atteggiamenti notoriamente moderni.
“Misaki è … stupendo, come papà Colin!”
“Davvero? … comunque sono davvero fiero di te … ma anche di lui … ho visto che avete usato delle precauzioni ed è notevole …” – sottolineò, riferendosi ai preservativi sparsi accanto alla sveglia di Yari.
“A quello ha provveduto Misaki, io li trovo … poco naturali.” – e fece una smorfia divertente.
“Anch’io e papà quando …” – ma interruppe la corsa dei ricordi, arrossendo.
Risero insieme, decidendo di tornare dai rispettivi partner immediatamente.



Quando Jude si ritrovò davanti Chris, all’emporio di leccornie italiane, trasalì, provando un forte imbarazzo.
“Ehi ciao, anche tu qui?”
“Ciao Chris … sì in effetti …”
“Come stai? Compri le lasagne per cena?”
“No … carne e verdure grigliate … A Robert piacciono da pazzi …” – sorrise impacciato.
“Steven preferisce cannelloni e trota salmonata al cartoccio, dovrei metterlo a dieta.” – e rise solare.
“Non direi …” – e provò a defilarsi, ma Chris era in vena di chiacchiere.
“Papà ti ha detto della nostra cena? Del mio invito intendo.”
“Più o meno.”
“Cucinerà Steven, è lui lo chef, quando non è di turno all’ospedale, ovvio … a proposito potresti dire a Robert che ha funzionato?”
“Che cosa?” – si incuriosì.
“Ho affrontato il discorso con Steven, senza timori, a cuore aperto, come mi aveva raccomandato papà … Gli ho chiarito la mia intenzione di adottare un bimbo e non di … concepirlo con l’utero in affitto …”
“E’ una scelta importante Chris …”
“Sì, ma spesso mi rendo conto di non volere deludere Steven, come se …” – inspirò – “Come se temessi di perderlo se lo contraddicessi, invece è una cavolata tutta mia … E papà mi ha … svegliato!” – e scrollò le spalle.
“Robert è capace e generoso … lo so.” – disse Jude commuovendosi.
Inforcò istantaneo i ray ban e tossì, ma a Chris non sfuggì nulla.
“Siamo stati fortunati, abbiamo uomini fantastici Jude …”
“Sì … non voglio più scordarlo.”


CHRIS

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