martedì 28 febbraio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 53

Capitolo n. 53 - sunrise


Jude ricadde in un doloroso silenzio, una volta rientrati nell’appartamento.
I giochi da spiaggia non potevano essere sufficienti a risanare da subito quella ferita apertasi dopo la discussione con Robert, che si distrasse a fatica occupandosi della cena di Camilla.
La mise a letto, raccontandole una favola, che non sembrava volere giungere al lieto fine, ben noto alla bimba.
Downey rimandava l’incontro con Jude, incapace di farsi perdonare per avergli provocato quell’ennesima crisi di gelosia verso Chris.
Nel frattempo lui aveva mandato una e-mail a Colin ed una al proprio agente, per sapere se c’erano novità lavorative su di un progetto teatrale in quel di Londra, al quale teneva parecchio.
La sera stava accarezzando Los Angeles, ricoprendo malumori e dubbi, ancora una volta.


“Come è andata oggi al lavoro?”
Sam stava riordinando i cassetti di Dean, insopportabilmente disordinato tra le mura domestiche, mentre questi giocava davanti al pc, nella loro camera.
“Nulla di che … tu invece, hai creato qualche nuovo capolavoro?” – chiese di rimando distrattamente.
Sam sapeva che non gli importava dei suoi successi come pasticcere, termine persino limitativo, considerato che ormai era un artista nel realizzare quelle preparazioni elaborate quanto golose.
“Dei … dei biscotti …” – disse timido – “Li ho chiamati … Deaners …” – aggiunse diventando paonazzo.
Il compagno vide quella reazione riflessa nello specchio di fronte a lui, provando un misto di irritazione ed insofferenza – “Hai dato il mio nome ad un frollino?” – domandò brusco.
“No … cioè non …” – Sam inghiottì quella sua reazione amara – “Lasciamo perdere Dean, tanto non capiresti.” – ed uscì dalla stanza.
L’altro non lo mollò, seguendolo.
“Magari li ha fatti a forma di orsetto lavatore!” – inveii, tirandogli un cuscino.
Sam si voltò, serrando i pugni – “No! NO! Li ho fatti a forma di testa di cazzo quale sei!!”
Dean avanzò togliendosi la camicia, restando a dorso nudo come Sam, libero da intralci, per poi sferrargli uno schiaffo in pieno viso.
Sam, più alto e massiccio di lui, ma anche svelto nell’evirare colpi, anche inaspettati, avrebbe potuto fargli molto male, considerata la differenza di stazza e muscoli, ma si limitò a bloccarlo, le braccia dietro la schiena, i loro busti aderenti e sudati.
“Lasciami stronzo!” – sibilò Dean fremente e livido.
“Sei solo un broker viziato e superficiale, bugiardo ed arrogante!”
“E tu uno scimmione senza carattere!!” – gli ruggì, ma con le lacrime agli occhi.
Sam lo scagliò in un angolo, prendendo poi una t-shirt rimasta sul tavolo della cucina, indossandola con la frenesia di chi vuole andarsene prima di commettere un’azione sconsiderata.
Guadagnò la blindata, che richiuse sonoramente, accompagnato dalle invettive di Dean, rimasto incastrato tra un tavolino e la poltrona del loro living, immerso nella penombra.


Il soffitto si riempiva di puntini violacei a forza di fissarlo.
Robert strizzò le palpebre, tirando su di qualche centimetro ancora il lenzuolo sul petto e contemporaneamente verso la spalla di Jude, girato di spalle e rannicchiato in posizione fetale.
“Scusa … sei hai caldo lo tolgo …” – mormorò, chinando il capo ed accorciando di poco la distanza tra loro.
“Vado a Londra domani.” – gli replicò incolore.
Downey deglutì.
“A … a fare cosa Judsie?”
“Ho un’audizione.”
Robert rammentò un discorso precedente – “Sì, ok … Se otterrai la parte, però, sarebbero sei mesi di repliche … in Inghilterra.”
“Intendo farle, se avrò il lavoro.” – spiegò, mordendosi il labbro inferiore.
Robert si sollevò sui gomiti – “Sarà … sarà bello starsene a Londra con Camy, per l’inverno, io … io sono d’accordo …”
“Chi ha parlato di questo?”
“Vorresti andarci da solo Jude?” – se gli avessero tagliato la gola, avrebbe fatto meno male, pensò Robert sbigottito.
“Sì, potrei volerlo.” – e scivolò via dal letto – “Vado a prendere dell’acqua, l’ho dimenticata.” – ed afferrò la caraffa, ben sistemata in un vassoio d’argento, con alcuni bicchieri in cristallo.
Downey accese l’abat jour dalla sua parte, scrutando le mosse di Jude, che sembrava gelido, ma sicuro.
Attese un paio di minuti, ma poi, non vedendolo tornare, decise di raggiungerlo.
Lo vide seduto su di uno sgabello, riverso e singhiozzante sulla penisola in legno massiccio.
“Jude …” – la sua voce si spense in un rantolo preoccupato.
Corse ad avvolgerlo, sbilanciandolo e cadendo insieme a lui sul parquet, in un groviglio scomposto.
Iniziò a baciarlo con frenesia, a scatti, sulla fronte, gli zigomi, il collo ed insistendo sulla bocca di Jude, non smetteva di dirgli – “Pensavi ti avessi creduto? Stupido, stupido … stupido!” – ma intanto piangeva come un cucciolo terrorizzato.
Law subiva quegli attacchi di amore e gioia compulsiva, da parte di Robert, che voleva consolare ed assaporare la reciproca fragilità.
Come sfinito, l’inglese lasciò cadere le braccia, un istante prima aggrappate a Downey, che si bloccò, ansimando.
“Io … sono così innamorato di te Rob …”
“Jude scusami … scusami …” – gli parlò, labbra contro labbra, fondendole infine, in un bacio profondo quanto agognato da entrambi.


“Mi sento innamorato come i primi tempi Glam … Forse è questo posto, ma non lo penso davvero, sai?”
Jared sorrise, raccogliendo le gambe sopra ad una seggiola, nella sala d’attesa dell’aeroporto di Dublino.
Stavano aspettando l’ok dei piloti: il jet di Meliti aveva quasi completato il rifornimento.
“Ne sono felice, l’avevo notato.” – ribattè Geffen, sorridendo limpido.
Erano praticamente da soli.
Colin era andato al bar con Eamon, il resto del gruppo faceva shopping e qualche telefonata.
“Glam senti … noi avevamo fatto quel patto …” – disse esitante.
“Di incontrarci due volte a settimana, lo so.”
“Ed io so che per te era un problema …”
“Tu non sei mai stato un problema per me Jared.” – disse, cingendogli il polso con quella delicatezza paterna, di cui il cantante dei Mars avrebbe avuto bisogno costantemente.
“Sì Glam, però …”
“Ascoltami … Questa prova ci ha messi in una condizione psicologica delicata, ma straordinaria. Abbiamo salvato Jamie e Marc, letteralmente, ma soprattutto abbiamo salvato noi stessi, questo è stato il vero miracolo Jay ed io … ringrazierò il destino o qualsiasi cosa ci abbia spinto in una direzione tanto particolare ed inaspettata. Stiamo tutti bene; ci sarò sempre, non temere, però non sprecherò questa opportunità … e tu?”
Jared annuì sgranando i suoi frammenti di cielo – “Grazie Glam.”


DEAN & SAM

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