Capitolo n. 52 - sunrise
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“Sembrate proprio degli escursionisti seri!”
Eamon rise fragorosamente, vedendo i suoi amici riuniti nel salone di casa Farrell, con i bagagli della montagna, pronti a ripartire.
Decisero di consumare la colazione in un nuovo locale.
Quando Justin se li ritrovò davanti, corse ad abbracciare Colin, che li precedeva, sorridente.
Brian si aggregò e fu altrettanto felice nell’incontrarli.
Si aggiornarono reciprocamente sugli ultimi eventi, tralasciando i dettagli drammatici e privati sulla vicenda di Jamie e Marc, che tacitamente sembravano ringraziarli ad ogni occhiata.
“Carino qui, avete fatto un ottimo lavoro tu e Brian.”
“Sì Colin … siamo rimasti sul classico, ma alla sera c’è abbastanza casino.” – replicò il giovane, visibilmente emozionato.
Jared notava le sue espressioni, ma, per una volta, non lo infastidirono.
Farrell teneva la mano del compagno ed il suo corpo aderente al proprio, cercando spesso il suo sguardo blu vivido in quello scambio di battute, vivace e spensierato.
Kurt chiacchierava con Brian e Jamie, mentre Marc sbirciava la posta elettronica accanto a Geffen.
“Denny si è impantanato con la causa Linker, ma da quando la seguiamo?”
“Non lo so Glam, eravamo già venuti via da Los Angeles temo …”
“E’ volenteroso, ma gli occorre ancora un insegnante di sostegno.” – e gli fece l’occhiolino, mentre Kevin faceva una partita a domino con Steven ed Eamon.
Ricominciò a piovere: una giornata uggiosa, ma non fredda.
Uscirono, dopo avere firmato il guess book, coronando quegli arrivederci con faccine e logo spiritosi, per poi sparire tra le foglie autunnali del viale, che portava all’aeroporto.
Jude lo aveva ascoltato paziente.
Volle riflettere, prima di spiegare a Robert un’opinione, che gli sembrava logica ed innocua.
“Vedi amore, secondo me Steven vorrebbe evitare a Chris una delusione.”
“In che senso?”
“Nel senso che … nessun istituto autorizzerebbe un’adozione del genere, affidando un bimbo ad un ragazzo che ha da poco tentato il suicidio.” – disse pacato.
Downey inspirò, appoggiato contro il muro opposto a quello dove si era piazzato Law, dopo avere letto i giornali, sulla loro veranda.
“Quindi tu credi che sia questo il motivo per … per orientarsi verso l’utero in affitto?”
“Certo, suppongo sia così Rob.”
“Chris non farebbe mai del male al suo bambino.” – sembrò protestare, infervorandosi appena.
“Non lo penserei mai …”
“E poi … poi se avessero considerato il mio passato, allora Camilla sarebbe ancora ad Haiti!”
“Robert nemmeno io sono stato un santo, i miei problemi di alcolismo non sono mai degenerati, però esistevano, pertanto se fosse stata un’organizzazione locale avrebbero sollevato obiezioni anche nel mio caso, ma ad Haiti le cose funzionano diversamente e poi Camilla …” – si interruppe bruscamente, onde evitare qualche uscita inopportuna, intimorito anche dallo sguardo di Robert, che si accese del tutto.
“Ora comprendo … i reietti ai reietti …” – disse inspirando e contorcendo il suo volto impercettibilmente.
“Robert …”
“Abbiamo lo stesso odore, lo stesso sapore, lo stesso colore … Non possiamo confonderci con l’universo algido e perfetto degli altri, giusto?”
Jude sospirò, massaggiandosi la faccia – “Io … io ci ho davvero provato sai, Rob? La condizione di Chris è arrivata al limite ed io mi sono persino sentito in colpa, ma non serve a niente … Litigheremo sempre quando c’è di mezzo lui.”
“Christopher non centra nulla!”
“Hai ragione! Lui ora ha un uomo fantastico accanto e non sei più tu al centro dei suoi pensieri! Mi viene la nausea nel riconoscerlo, ma ti rode un casino avere perso questo primato e finchè lui ti voleva, tu hai saputo resistergli, mentre adesso ti dimeni in una gelosia stupida, su ogni decisione presa da Steven! Lo additi come se fosse un arrogante, un prepotente, vaneggi che lo soffoca, mentre invece lui lo ama e basta!! Proprio come succede a te, cazzo!”
I suoi occhi si riempirono di lacrime livide e sconcertate, ma Robert non sembrò cedere a quella che voleva riconoscere solo come una provocazione.
“Lo amo come un figlio e tu questo lo sai Jude, è lo stesso per te con Xavy!”
“NON E’ VERO!!” – e gli si scagliò contro, spingendolo con violenza verso lo stipite della porta a vetri, che fece un suono cupo.
“Finiscila o sveglierai la piccola!” – ringhiò indispettito, opponendo i suoi palmi al petto di Jude, che stava tremando – “Dillo che lo ami e facciamola finita!!”
Robert a quella frase non replicò, se non con un’occhiata allibita e frastornata.
Jude mollò la presa, dirigendosi verso il living e poi lungo il corridoio laterale, verso la zona notte del loro attico, senza aggiungere altro.
“Una cena con i vicini, Jude e Rob?”
Steven sorrise, mentre si allacciava la camicia, appena ricevuta in regalo da Chris, uscito dalla doccia ed in vena di progetti per il fine settimana successivo.
“Sì, così tanto per conoscerci.”
“Ok, ma quel Dean a me non piace, sappilo.” – disse finendo di tamponare il corpo di Chris, che adorava quel momento.
“Non piace a nessuno … comunque non neghiamogli una seconda possibilità.”
“Come vuoi tesoro … a proposito, hai pensato a quel nostro discorso …”
“La clinica? No … cioè sì … non era nei miei piani … preferisco l’adozione Steven.” – ammise timido.
Boydon lo baciò con estrema tenerezza.
“Faremo i passi necessari, ma dovremo confrontarci con persone spesso sgradevoli Christopher, che non avranno alcuna comprensione per le nostre fragilità.”
“Nostre …?”
Il medico gli spostò i capelli dalla fronte spaziosa, posandovi un ulteriore bacio.
“Nessuno di noi ne è immune amore. Tu … hai desiderato toglierti la vita, per un istante, ma questo verrà giudicato con asprezza e non voglio leggere nei tuoi occhi la delusione.”
“Non ci avevo pensato Steven … In compenso varrà pure qualcosa la mia intenzione di volere strappare da un futuro triste un bambino innocente ed abbandonato?”
Boydon sorrise, stringendolo a sé – “Varrà di sicuro molto Christopher … Te lo garantisco.”
Jude stava a gambe incrociate, tenendoci sopra Camilla, che giocava con delle palline in plastica colorata sulla spiaggia.
Le sue iridi grigie erano celate da grandi occhiali scuri, il suo sorriso spento, nonostante le movenze della figlia ed i suoi gridolini simpatici, specialmente quando sopraggiunse Downey.
“Papà Rob!!” – esclamò, tendendogli le manine.
Lui si inginocchiò, timoroso persino di spostare i granelli di sabbia, che circondavano Jude, impietrito nella propria costernazione.
“Ciao stellina … ho portato secchiello e paletta … facciamo un castello?” – propose a mezza voce, strangolato dal pianto.
Camilla annuì, dando poi un bacio sulla guancia di Jude, che la fece scivolare sul telo appena steso da Robert.
“Prendo l’acqua …” – disse mesto, quasi strappando dalle mani di Robert un contenitore a forma di orso e dirigendosi verso l’oceano.
Lo rimise accanto a loro dopo un minuto, facendo per andarsene.
“Rimani Jude, ti prego …” – sembrò supplicarlo.
“No, vado a casa, ho mal di testa, sarei una pessima compagnia.” - ribattè calmo.
“Non è lo stesso, se tu non sei con noi … vero Camy?”
Lei lo fissò, agguantando il bordo dei suoi pantaloni chiari – “Tu devi stare qui, papi!” – confermò, per poi ridere solare.
Jude si accovacciò – “Devo prepararti il pranzo Camilla … ci vediamo dop” – ma fu interrotto da una bicchierata di mare, che arrivò anche a Robert, ugualmente colto di sorpresa.
I due padri si guardarono, mentre Camy batteva le manine soddisfatta.
“Questa è guerra …” – sibilò Jude mutando atteggiamento, di fronte a quella buffa sfida.
Volò qualunque oggetto disponibile, finchè si ritrovarono tutti e tre avvinghiati a guardare il cielo, esausti ed imbrattati, in un delizioso silenzio, dove si poteva persino ascoltare il battito dei loro cuori.
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