Capitolo n. 42 - sunrise
Due volte a settimana.
Questa era stata la richiesta di Jared.
Geffen aveva accettato: ritrovarsi al loro villino in collina, solo di pomeriggio, al massimo per tre ore, durante le quali nessuno si domandava dove fossero, avendo abituato tutti al loro eterno movimento, ai continui e svariati impegni.
Colin e Kevin non chiedevano, del resto era una consuetudine reciproca avere delle giornate intense, se non per il lavoro, per la famiglia o qualche amico.
L’essenza di ciò che univa Jared e Glam, però, non era così riduttivo.
Il cantante dei Mars stava in piedi di fronte alla finestra, protetta dalle persiane socchiuse, dalle quali filtrava una luce dorata e carezzevole per il suo corpo coperto solo da un paio di boxer aderenti di colore grigio antracite.
I suoi muscoli erano tesi, asciutti, così quanto il resto, modellato dall’uso della bicicletta, del nuoto e di sporadici allenamenti in palestra, ai quali andava rinunciando, per l’eccessiva spossatezza, che gli procuravano.
Glam scrutava quella figura, che aveva amato in molti modi, nessuno giusto, da come stavano andando le cose; era in tensione, seduto sul bordo di quell’alcova vestita di tinte tenui, intatta, dove solitamente dormivano abbracciati, castamente, nonostante i loro respiri raccontavano ben altro.
“Lui mi ama, questo io lo so Glam.” – disse improvviso.
L’avvocato si sfilò la camicia, faceva caldo e l’impianto di condizionamento era in parte guasto.
Jared si voltò a metà, con un sorriso complice e spontaneo – “Fai come me … si cuoce oggi.”
Geffen gli diede retta, prendendo qualcosa da bere e porgendolo a Jared, che lo ringraziò, andando sul letto poi, insieme a lui.
Si mise a pancia in giù.
“Cosa guardi Glam?” – domandò abbracciando il cuscino ed inclinando la testa, fissandolo.
“I tuoi tatuaggi … ne hai parecchi.”
“Vero … anche tu, non come me.”
Geffen inspirò, finendo la sua bibita.
“Dicevi …? Lui ti ama? Colin?”
“Ovvio.”
“Cos’è questa Jared? Una terapia di gruppo, no, di coppia, dove si parla dei propri compagni e …”
“No. E ciò di cui io ho bisogno. Anche tu …” – replicò quasi risentito.
“Ho … ho bisogno invece di non mentire più a Kevin, nascondendogli ad esempio come trascorro questi momenti.”
“Non menti, semmai ometti.”
“Bella scusa Jared!” – e ridacchiò mesto.
“Ma tu credi veramente che io abbia ancora cura di Kevin?! Dopo quello che lui e Colin mi hanno fatto? Visto che a te sembra non fregare un cazzo Glam!”
“Fammi capire, così tu hai cancellato ciò che Kevin ha fatto insieme a te, ai danni di Colin? E non dirmi che vi … amavate!”
Jared si mise a sedere, inginocchiandosi sui polpacci: “Siamo qui per litigare Glam?”
L’uomo si sollevò, puntandosi sui gomiti – “Io sto bene con te Jared, questo lo sai e se sono qui vuol dire che non riesco a rinunciarci.” – si ristese – “Accidenti a me!” – concluse con veemenza, spostando lo sguardo altrove.
Jared si allungò quasi sopra di lui – “Scusami Glam …”
“E per cosa? Capisco i tuoi sentimenti e … le tue delusioni. Scusami tu, non volevo alzare la voce. Vieni qui.” – e lo strinse piano.
“Tanto resta comunque sbagliato, ogni gesto, ogni pensiero, quando il tuo cuore non è puro, quando vorresti essere tra le braccia di qualcuno che non è il tuo uomo …”
“Potremmo essere molte cose, di sicuro non dei puri e vale per ognuno di noi.” – e rise.
“Tu e Colin eravate molto simili …?”
“Prima di te? Abbastanza Jared.”
“Prima di me … un’altra esistenza, vero?”
“Nulla era preso sul serio, si correva, si bruciavano esperienze, cercando qualcosa, che non sarebbe arrivato mai attraverso quei canali totalmente sbagliati e pericolosi … un mistero senza soluzione Jared, al quale tu hai dato un nome, un volto, un corpo … sarebbe stato più semplice se tu fossi stato una donna.”
Risero.
“E cosa cambiava?”
“Ci … saremmo presi a pugni, forse, ma a pensarci bene l’abbiamo fatto anche per te … ne abbiamo combinate sai? Mai abbastanza, forse.” – disse sconsolato, cercando le sue iridi.
“Sono i vincoli, le scelte compiute … sappiamo benissimo che storie come la nostra non avranno mai uno sbocco perché sarebbe un trauma per i nostri figli Glam.”
“Da quando sei così disincantato Jared? Vorresti farmi credere che tu non ami più Colin? Nemmeno quando sei piombato ad Haiti avevi smesso.” – affermò polemico.
“Quando inizio ad amare … non riesco a smettere … dovresti saperlo Glam.”
“Sì … sei meraviglioso …” – mormorò, segnandogli l’arcata sopraccigliare con l’indice destro, per poi posare un bacio sulle sue tempie
“Potremmo … potremmo portarci anche Isotta ed anche … Lula, qui o a fare una breve gita …”
“Jared …”
“La famiglia a cui abbiamo rinunciato Glam … o che ci hanno negato.” – disse affossando i suoi occhi lucidi sul cuore di Geffen, che provò un turbamento estremo di fronte a quelle affermazioni.
“Cosa ti sta succedendo Jared? Forse sarebbe meglio chiudere qui questa cosa, ho accettato frettolosamente, senza riflettere, perché con te proprio non ci riesco!” - e tentò di alzarsi, trattenuto però da Jared, già in affanno per quella reazione di Glam.
“Aspetta!”
“Finiscila Jared, una volta per tutte!” – esclamò sconvolto ed alterato.
Jared si mise in ginocchio, dopo averlo afferrato per un braccio con entrambe le mani – “Cosa cazzo ti costa darmi un po’ del tuo tempo Glam!”
Lui si voltò, spingendolo all’indietro e sovrastandolo, piazzandosi tra le sue gambe tremanti, portandogli i polsi oltre la testa, schiacciandolo completamente.
“Perché!?? Perché non riesci a darti pace accidenti! Io sono davvero preoccupato per te, dopo quello che …” – ma si interruppe, strangolato dal rimorso, ancora vivido nei suoi ricordi.
Jared socchiuse le palpebre, stabilizzando il suo respiro, senza risultato: le pulsazioni stavano aumentando, reciprocamente.
Geffen si sentiva al limite.
“Mi … mi stai facendo male Glam … però non smettere … di starmi così vicino.” – disse piano.
“Guardami” – e se glielo avesse ripetuto un milione di volte, Jared non se ne sarebbe stancato mai.
Aprì i suoi cieli, dove Geffen aveva visto sbiadire molte albe con lui, nel sogno infinito di averlo, anche solo per un istante.
“Ti amo così tanto Glam … così tanto …”
Il suo bacino iniziò a fremere, come a volersi liberare dalla pressione di quello di Geffen, ma solo all’apparenza: lui si sollevò a sufficienza per strappare in un unico gesto quell’indumento, tanto ridotto quanto sensuale.
Jared schiuse le labbra, ammirando per l’ennesima occasione la prepotenza innamorata di Glam, le sue mani grandi e volitive, con cui si liberò a propria volta dell’ultima barriera tra loro, per poi tornare ad impadronirsi di quell’eterno ragazzo, reso fragile dal troppo amore.
“Non avrò mai paura di te …” – disse Jared, assaporando la pelle del suo petto, spingendosi verso di lui, che stava esitando.
Si baciarono, dando sfogo ad un orgasmo reciproco, che non voleva attendere, pur senza alcuna penetrazione, alla quale Geffen non voleva soccombere.
Josh corse verso Shan, che stava percorrendo il corridoio del reparto di pediatria.
Aveva fatto una serie di vaccinazioni, scortato da Tomo, che avrebbe voluto cambiare strada, evitando di parlargli.
“Ehi campione … andiamo a nuoto adesso?”
“Sì!! Viene anche mofo papi?” – esclamò raggiante: non aveva perso la consuetudine di apostrofarlo in quel modo buffo.
“Non saprei …” – rispose incerto il batterista, fissando il suo ex.
“Un’altra volta Josh … ho … un impegno.”
“Vai in auto tesoro, parlo un secondo con tuo padre.”
“Non ho tempo Shan, credevo avessi capito.” – sbottò scocciato.
“Che ti prende? Non hai tempo per nostro figlio?”
“Quando mai, sentiamo?!”
“Hai un aspetto orrendo …” – osservò pacato Shannon, dandogli una carezza sul volto, ma Tomo la scartò infastidito.
“Tu invece sei nel fiore degli anni, vedi di goderteli accanto al tuo miliardario, è evidente che ti tratta nel migliore dei modi.”
“Tomo …”
“E fottiti soprattutto!” – ringhiò svilito, per poi sparire nella direzione opposta.
Jamie andò in piscina con Thomas.
Per lui era strano essere così in confidenza con il compagno del suo ex, specialmente al pensiero che ne era anche il fratellastro, da parte di madre.
“Voglio riprendere gli allenamenti! La terapia di Foster è molto valida e non finiremo mai di esserti grati, io e Gabriel.” – disse con dolcezza, scrutandolo con quelle chiazze celeste vivo.
“Anch’io con la danza ho recuperato la stagione, che temevo persa … Poi l’amore di Marc fa il resto.” – ribattè sereno.
“Lo vedo … siete una bella famiglia.” – e sorrise.
“Parli di Ball?” – sottolineò ironico.
“E’ un demonio! Mi ha … come si dice …? Masticato l’asciugamano l’altro ieri!”
“Oddio … mi dispiace ahhahah …”
“Noi avevamo Basta, anzi, prima era il mio peluche preferito, un dono di nostra mamma, poi si è presentato in giardino, era un trovatello … E’ vissuto in casa otto anni …” – ricordò malinconico.
“Vorresti tornare a Rio, Tom Tom?”
Il biondo strizzò le palpebre – “Solo Gabriel mi chiama così … mi fa effetto sentirlo dagli altri.” – e fece spallucce, schernendosi.
“Perdonami …”
“Figurati Jamie, è come tuffarsi nell’infanzia, il periodo migliore per me e Gabriel … nessun problema.”
Jamie inforcò gli occhiali, facendo finta di cercare una protezione nella sacca, ma le sue riflessioni andavano a quella maniera che aveva Thomas di mettere Gabriel al centro del suo mondo e di ogni discorso: un’abitudine che aveva anche lui, in un’altra vita, ormai dimenticata.
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