venerdì 17 febbraio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 48

Capitolo n. 48 - sunrise


“Quanti cazzo di scatoloni hai preparato Sam!”
La sua voce, perennemente stressata ed in corsa, gli trafiggeva le orecchie, anche quel mattino.
Dean non aveva pazienza, non aveva mai voglia di fare le cose manuali, non aveva interesse per ciò che non rappresentasse un introito economico.
Monetizzava tutto.
Il suo tempo, gli impegni, gli svaghi, ma Sam lo amava.
A chi gli diceva come ci riuscisse, non tanto a provare dei sentimenti, ma a sopportare Dean, rispondeva facendo una similitudine.
“E’ come quei frutti, che non riesci ad aprire … dentro c’è del buono, io lo so.”
Sam era riuscito in un’autentica impresa, secondo l’opinione dei suoi numerosi amici, che Dean non vedeva di buon occhio, perché erano noiosi, erano mal vestiti e non sapevano niente di alta finanza ed economia internazionale.
Dean aveva soltanto Sam, considerato che i suoi conoscenti erano altrettanto antipatici, ma, soprattutto, per nulla interessati alla vita di chi li circondava nel lavoro.
Dean era lavoro, lavoro, lavoro … ma non con quel trasloco.
Denny li stava osservando da qualche minuto, poi si decise ad aiutarli.
“Troppo gentile … mi chiamo Dean, lavoro in borsa e tu?”
“Avvocato …”
“Splendido!”
“Dici?” – chiese incuriosito, per poi aggiungere perplesso – “Il tuo socio temo abbia bisogno una pausa …” – e sorrise, indicando Sam piuttosto affannato.
“Eh che cavolo, vuole fare tutto lui!”
Anche quando tentava di essere spiritoso, risultava finto.
Chris fu il secondo a sopraggiungere, salendo all’attico senza degnare nessuno di uno sguardo, mentre parlava al telefono con Steven.
Resosi conto che nell’ampio ingresso dell’attico c’era quella confusione, allora provò imbarazzo, soprattutto nello scontrarsi con il sorriso di Denny.
“Ciao, come vanno le cose Chris?”
“Meglio che a te, li conosci?”
“No … do una mano …”
“Sì, vedo.” – concluse acido, ma poi si pentì.
“Ciao, siamo i tuoi nuovi vicini di casa.”
Dean era arrivato e Sam era alle sue spalle, con un tappeto enorme, arrotolato sulle spalle.
“Aspetta …” – disse Chris, passando oltre il primo, per sostenere quel cadavere di stoffa.
“Grazie …” – mormorò Sam timidamente – “Mi hai salvato …”
“Quelli dormono …” – bisbigliò simpatico Chris, che provò subito affinità con quello sconosciuto.
“Io mi occupo di investimenti, se …”
“No, a lui non interessa Dean, è un cantante, con milioni di dollari alle isole Kaiman!” – spiegò Denny sogghignando.
Chris non si curò del suo sarcasmo, entrando nell’alloggio con Sam.
“Ti preparo un caffè, sono alla porta di fronte …”
“Ok … sì, qui è un casino … magari scendiamo al bar …”
“No, dai, ci penso io, piacere Christopher.”
“Sam … e lui è Dean.”
“Ciao.” – non li mollava, come un cane l’osso preferito.
“Salve. Stavo dicendo a Sam se volete bere qualcosa.”
“Il caffè va benissimo Chris, grazie …” – propose Sam, sempre un tono sotto.
“Caffè? Splendida idea!” – Denny si aggregò, senza mai smettere di fissare Chris, che si allontanò con un - “Torno subito con i caffè.”


“Ok Marc … sei stato chiaro.”
I gabbiani erano gli unici spettatori, tra quella panchina ed il mare.
Perfetti ed immobili, su quei pali di legno, che dall’acqua spuntavano ovunque.
Jamie non riusciva a ricordarne il nome, eppure l’aveva chiesto ad una guida il giorno prima.
Prima di quel volo, prima del loro matrimonio, prima di quella notte, in cui avevano poi fatto l’amore disperatamente.
“Se … se vuoi tornare alla clinica, Foster era pronto a seguirti ed assisterti …”
“No, assolutamente.” – sorrise, dandogli una carezza, voltandosi appena, seduto al suo fianco.
Avevano acquistato due trench scuri, nel negozio di Prada, molto eleganti, ma una volta indossati, Jamie aveva esclamato “Sembriamo due becchini!” – ridendo, dopo la colazione.
“Mi hai chiesto una promessa finale Jam …”
“Giusto. Non ne abbiamo più parlato, avevamo di meglio …” – inspirò – “Tra un secondo ti spiegherò Marc …” – e scrutò le loro fedi.
“Sono … sono belle … non che ne avessimo bisogno, di simboli, cerimonie … comunque se ci fossero stati anche gli altri, sarebbe successo qualcosa … in effetti è stato così anche questo giro Marc …”
“Non ci smentiamo mai Jamie.” – e scrollò le spalle, prendendogli le mani.
“Si … si chiama Valle Aurina, non è distante, ci potremmo andare in auto … Ci pensavo appena arrivati qui, ma ora ha un senso diverso.”
“Ok … in montagna quindi?”
“Sì, è stupenda, ci sono delle miniere di rame visitabili, sentieri, cascate, ruscelli, rifugi … ghiacciai.”
“Ghiacciai?”
“Dobbiamo prendere un’attrezzatura minima Marc … finchè mi sento in forma vorrei camminare e … ed arrivarci.”
Hopper ebbe un tremito, poi il suo cuore si fermò.
“Jamie stai pensando a …”
“La descrizione sul mio … epilogo, non è confortante, sai?”
“Capisco …”
“Bene. Ci saluteremo quando …”
“No Jamie.” – disse fermo.
“Marc io voglio rendermi conto dell’istante in cui non potrò più abbracciarti, baciarti, toccarti! Voglio deciderlo io, come ho sempre fatto!” – gridò in silenzio.
“Sono d’accordo … vale anche per me.”
“Marc …”
“La mia scelta è fatta, come la tua Jamie, insieme, sino alla fine. Inutile opporsi, vostro onore …” – e chinò il capo stanco, ma libero da un peso, che non avrebbe sopportato: rimanere senza di lui.


Lula le aveva comprato quei dolci che le piacevano tanto: Violet gli stampò un bacio sulle labbra e poi fuggirono via, come d’abitudine.
Erano adorabili, in giro per il parco della End House, seguiti dagli occhi di Glam, ma anche di Colin, poco distante.
Geffen gli si avvicinò.
“Ciao …”
“Ciao Glam.”
“Senti, volevo chiederti scusa per … sì, insomma mi dispiace, per quello che ho detto, per esserci messi le mani addosso.”
“L’importante è che Lula non se ne sia accorto.”
“Neppure Kevin se è per questo.”
“Meglio così Glam. Per quel che vale, scusami anche tu.”
“Certo che vale Colin, cosa blateri …?”
“Niente … sono depresso per come stanno andando le cose, per Jamie … Hai avuto notizie di Marc?”
“Sì, sono partiti da Venezia, destinazione … ignota.”
Colin sospirò – “Pensi che Jamie …?”
“Sì. Lo penso anche di Marc, ha lasciato il cellulare in hotel, ha comprato un’auto in contanti e poi mi ha chiamato per … per salutarmi.” – nel dirlo sembrò precipitare su quel muretto, sul quale si era piazzato anche Colin.
L’irlandese lo abbracciò – “Farei come lui … se Jared …”
“Sì, ma non trovo giusto come siano degenerate le loro esistenze … da un’immensa speranza ad un baratro” – affermò con livore.
“Lo chiamano destino … anche se accettarlo è insopportabile.”
Jared era poco distante.
Colin gli fece un cenno e lui li raggiunse.
“Glam che succede?”
“Ciao Jared … si tratta di Marc e Jamie … Hanno interrotto i contatti con me e con il resto del mondo.”
“Cosa significa?” – domandò preoccupato.
“Che … che se ne sono andati a morire da qualche parte Jay …” – disse Colin in lacrime, stringendolo poi a sé.
“Cosa state dicendo …?” – insistette angosciato Jared, ma il cellulare di Colin si intromise in quel frangente drammatico.
Farrell non voleva neppure rispondere, ma guardò ugualmente.
“Foster …? Sì pronto …”



“Flora dove diavolo è finito il mio satellitare!!”
“Glam calmati! Lo stanno cercando tutti!”
“Colin hai sentito Antonio? Jared le cartine??”
“Sì, abbiamo tutto, il jet è pronto … miseria l’albergo non risponde! Kevin richiamalo tu per favore!” – e gli passò il cellulare.
“Ok ci provo … daddy lascia perdere quel satellitare, ne compriamo uno!”
“No eccolo!” – esclamò Flora.
“Grazie, sei un angelo! Il denaro l’hai prelevato?” – e le diede un bacio in fronte sorridendo – “Sì, ma voi, voi riuscirete mai a fare una cosa normale, no dico una nella vostra vita??!” – domandò la donna esasperata, ma felice per l’ottima notizia ricevuta dalla clinica.
“Normale? Cos’è normale?” – disse Glam, scoppiando in una risata liberatoria.


“Un reagente nonno, sì hanno sbagliato il dosaggio … cioè non ci ho capito un tubo, ma quello che conta è che Jamie non morirà, anzi, è praticamente guarito!”
“Kevin non so come li troverete! Ho avvisato qualche amico della questura di Milano … che ha chiamato Verona, poi Venezia, ma non è semplice, non sanno cosa cercare, a parte il modello dell’auto, solo che sono adulti e vaccinati, non scomparsi, è una faccenda spinosa pretendere che li cerchino!”


“Li troveremo Cole?”
“Me lo auguro …”
Farrell glielo disse a bassa voce, mentre si affossavano nei sedili in pelle pregiata dell’aereo di Meliti.
“So cosa … cosa si prova quando … bèh lasciamo perdere …”
“No Jay … parlane se vuoi …” – e gli diede una carezza paterna sulla guancia destra.
Jared non l’aveva mai sentito così.
“Potresti … vuoi baciarmi Cole?”
Lui lo fece, a lungo, senza smettere di sfiorargli la nuca e la porzione di pelle sotto al collo, dove poi distribuì altri baci, incurante, come Jared, della presenza di Kevin e Glam.



NEW ENTRY > Omaggio ai protagonisti di Supernatural, Dean e Sam, che qui non sono fratelli, ma una vera coppia :)

Nessun commento:

Posta un commento