giovedì 2 febbraio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 40

Capitolo n. 40 - sunrise


“Devo alzarmi presto domattina, posso farmi una doccia Christopher?”
“Certo … trovi tutto in quel mobile, accappatoi, teli …”
“Un telo sarà più che sufficiente, grazie.” – gli sorrise, dopo avere sistemato la cucina.
Aveva voluto provvedere personalmente, preoccupandosi della debolezza del cantante.
“Lunedì ripeteremo le analisi, forse hai il ferro un po’ basso.” – disse con calma, dopo averlo visitato.
“Montagne russe, queste fasi intendo …” – disse incerto, mentre si sistemava tra le coltri in seta e lino tinta avorio.
“Sono felice che rimani Steven.” – aggiunse sentendosi impacciato.
“Non vorrei essere in nessun altro posto.” – replicò il medico e gli diede un bacio sulla tempia, mentre si slacciava la camicia.
Passò nella camera accanto, con una naturalezza, che affascinava oltremodo il giovane.
Canticchiava anche sotto ai getti bollenti, rilassandosi completamente.
Quando tornò, Chris era rannicchiato nel mezzo: gli fece posto, domandando quale lato preferisse – “Verso la finestra, grazie.”
“Io dormo nudo, ti dà noia?”
“Assolutamente.” – e sorrise, prendendo dalla valigetta un libro piuttosto massiccio.
“Mi leggi la favola Steven?” – rise solare.
“Non direi … ho un esame, sto prendendo una nuova specializzazione, endocrinologia.”
“Cavoli …”
“Vieni qui.” – e lo accolse sotto l’ala, senza togliersi l’ampio asciugamano bianco, che lo avvolgeva dai fianchi in giù.
Chris si strinse piano a lui, con timidezza ed innocenza.
Steven inforcò gli occhialini da lettura, andando alla pagina dove aveva lasciato un promemoria.
“Dunque … ghiandole salivari … piuttosto tediose Christopher.”
“Se lo dici tu.”
La pelle dorata, il respiro, che animava la sua cassa toracica ampia ed ospitale, lo rendevano terribilmente affascinante agli occhi di Chris, scultoreo e glabro in confronto.
Memorizzati alcuni capitoli, Steven si avvolse con il lenzuolo di Chris, lasciando scivolare la spugna sul parquet e girandosi su di un fianco, dopo avere posato il volume sul comodino.
“Possiamo anche dormire, ho finito.” – disse pacato.
“Bene …”
“Hai paura di questa situazione Christopher?”
“Paura … di te intendi?”
“Anche.”
“Per niente, anzi … solo che non vorrei avere la tua attenzione perché ti faccio pena o temi che ci ricaschi con la voglia di suicidarmi.” – disse veloce, per non perdere il filo del discorso.
“Come darti torto? Soltanto che di prassi avrei fatto intervenire un assistente sociale oppure inoltrato esplicite richieste ai tuoi familiari od ad un giudice, per importi una psicoterapia, però io per te provo non solo una sconfinata fiducia per la perfetta guarigione, ma soprattutto delle emozioni mai esplorate. Se ti può consolare, ne sono … terrorizzato.” – e rise, dandogli una carezza calda sulla guancia destra.
“Hai … hai un buon profumo Steven …”
“Te l’ho rubato, era nello stipetto del bagno.”
Chris sospirò – “Sono sicuro che con te … posso farcela sul serio.”
“Allora teniamoci per mano e scopriamo se avevamo ragione entrambi.”
Il ragazzo si sporse, dandogli un bacio leggero sulle labbra – “Buonanotte Steven.”
“’Notte tesoro.” – disse piano, stringendolo a sé, per poi addormentarsi quasi subito.



Jared mise a nanna le sue principesse, mentre Colin pensava ai gemelli.
“Ok … cambiati e talcati … possiamo andare anche noi, sono a pezzi Jay.”
“Certo …” – disse piano spegnendo le luci delle camerette, per passare nella loro stanza, abbracciati.
“Giornata pesante Cole?”
“Settimana pesante amore. Il nuovo set è impegnativo e poi la parte non mi convince, imparo a fatica anche le battute.”
“Justin non ti aiuta?”
“Non lo sai? E’ andato in Irlanda con Brian, forse ci resteranno per sempre, avevano dei progetti interessanti.” – sorrise, sistemandosi alle sue spalle, cingendolo con cura, baciandone le spalle spogliate, come il resto di loro.
“Quando, scusa?” – chiese incuriosito da quella novità.
“Un mese fa almeno … non te ne ho parlato, una dimenticanza.”
“Poco importa, basta che siano soddisfatti delle scelte fatte, so che erano in crisi o sbaglio Colin?”
“Diciamo che è stata una relazione complessa, ma credo abbiano deciso per il meglio.”
“Lontani da Los Angeles … ottima idea.” – e sorrise mesto, affondando nel cuscino, sentendo le mani di Colin insinuarsi tra le sue gambe, dopo avere fatto scendere il buio anche in quell’ambiente.
C’era poco romanticismo, in quel suo morsicargli la nuca, con l’unica accortezza di usare un gel, per facilitare la discesa nella sua fessura, che Colin ritrovava sempre stretta e caldissima.
Jared si contrasse, stritolando il bordo del materasso e mordendo la fodera colorata vivacemente.
“Perdonami …” – gemette Colin, insistendo fino a riempirlo di sé, muovendosi con maggiore decisione.
Tolse il guanciale di Jared, atterrandolo del tutto sotto di sé, ed agguantandolo all’altezza del petto e della vita, con entrambe le braccia.
“Mioddio … Cole …”
“Sono qui Jay … e qui … amore, amore …!”



Kevin ondeggiava sinuoso sopra alle cosce di Glam, in quel modo incantatore e fluido, che sembrava fondere le sue membra con quelle del compagno, comodamente appoggiato allo schienale imbottito, perché – “ … non devi stancarti daddy … penso io a te … penso io a … ahhh”
I suoi singulti divennero febbrili, come il dominarlo, liberando l’audacia dei suoi fianchi sodi e ben disegnati: era semplicemente arrapante, così come Geffen divenne osceno nel penetrarlo con le dita, appena Kevin si staccò da lui, accasciandosi sul suo petto ansimante.
Glam lo distese prono, dilatandolo con insistenza, con la propria lingua, mentre lo masturbava feroce – “Voglio scoparti anche così piccolo …” – e Kevin non faceva che ripetere “ancora” sino a perdere i sensi.


“Ho fatto il caffè … ma è meglio che tu dorma …”
Espresso e dopo barba, un rimescolio di aromi deliziosi, all’olfatto di Chris, che si appese al suo collo, deglutendo, senza scoprire i suoi opali luminescenti di riconoscenza-
“Devi andare dottore …”
“Sì Christopher.” – disse pacato, dandogli poi un bacio più consistente rispetto a quello della buonanotte.
“Grazie …” – era un sussurro tra le loro bocche, che non volevano separarsi.
“Per cosa Chris?”
“Per … rispettarmi.” – e sorrise radioso.
“Ti voglio bene.”
“Anch’io Steven … anch’io.” – e lo lasciò andare.


Nessun commento:

Posta un commento