venerdì 24 febbraio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 51

Capitolo n. 51 - sunrise


Steven dispiegò sul letto alcune brochure, sotto lo sguardo attento di Chris.
“Ecco tesoro, questa clinica è caldamente raccomandata …”
“Da chi?” – chiese incerto.
“Alcuni colleghi … certo loro ci hanno portato le mogli, ma in sostanza vengono considerate legittime anche le procedure di utero in affitto per coppie gay.” – disse sereno.
“Sì capisco, ma …”
“Lo so, sei molto giovane e dovresti riflettere ancora un po’ su questa nuova responsabilità Christopher.”
Il ragazzo deglutì, fissandolo.
“Tu lo vuoi un bimbo con me Steven?”
“Certo. Ora più che mai.”


“Diciamo che a mio cognato manca solo di mettersi il pollice in bocca e poi è perfetto.”
Steven sussurrò quella frase, che a Jared sembrò una critica, ma poi nel vederlo ridere sornione, si ricordò quanto il compagno di Eamon fosse spassoso ed adorasse Colin.
L’attore irlandese era praticamente avvinghiato al fratello maggiore, che come una “mamma orsa”, agli occhi di Leto almeno, lo custodiva al riparo dai mali terreni, sopra al divano di casa Farrell senior.
Dormivano e russavano, dopo un pranzo apocalittico per le coronarie di tutti, preparato da miss Rita, entusiasta per quella visita a sorpresa.
Glam con Kevin passeggiavano nell’ampio giardino, per poi dirigersi in centro a cercare un regalo per la mamma di Colin.
Geffen lo faceva sempre, per ringraziarla dell’ospitalità.
“Parlava di tegami in ceramica …” – disse l’avvocato sbirciando una vetrina.
Kevin sorrise, prendendolo sotto braccio e trascinandolo via – “Io direi un piccolo gioiello, magari una spilla antica. Guarda un po’ là.” – e lo spinse verso una gioielleria poco distante.
“Hai sentito nostro figlio Kevin?”
“Sì appena arrivati, sono tutti dal nonno e ti saluta, chiamalo appena puoi.”
“Certo … mi manca da impazzire.”
“Sei stato gentile ad assecondare Colin, penso che ora si senta meglio … Jared era molto preoccupato.”
“Brandon mi ha spiegato che sono quei farmaci. Colin non deve smettere di assumerli, dopo l’ictus … In compenso mi sembra che l’armonia sia tornata tra lui e Jared, quindi un passo avanti lo hanno fatto.”
“Sì daddy … ti ammiro per come hai aiutato Marc e Jamie … riesci sempre a stupirmi.” – disse guardandolo innamorato.
Glam lo strinse – “Ti adoro …” – disse piano cullandolo.
“E Sveva …?”
“Non ho più avuto sue notizie …” – disse perplesso.
“Sei emozionato per … sì insomma, diventerai di nuovo papà Glam.” – e quasi arrossì nel mormorarlo.
“Non riesco a pensarci … non davvero Kevin, capisci?”
“Forse sei stato distratto di recente da ottimi motivi …”
“Sì, forse … andiamo adesso.”


“Grazie per avere trovato il tempo …”
“Chris che succede?”
I modi di Robert, il suo abbracciarlo con tenera complicità, davano a Chris un senso di pace e di accettazione, mai conosciuti prima.
“Si tratta di Steven e … del progetto che abbiamo per avere un bambino.” – disse rannicchiandosi sulla poltrona di quella saletta, a villa Meliti, dove si erano incontrati in una sorta di zona neutrale.
La casa era immersa nell’euforia e nei preparativi di una festa per accogliere il ritorno di Marc e Jamie.
Jude era al lavoro per un doppiaggio di un cartoon natalizio e Steven di turno all’ospedale.
“Avere … un bambino?” – domandò Robert accarezzandogli lo zigomo sinistro con il pollice, dopo essersi sistemato su di una seggiola liberty.
“Sì, insomma, con una ragazza, come ha fatto Kurt in sostanza.” – spiegò concitato.
“Ed a te non va, presumo.”
“E’ così evidente papà?” – disse sgranando gli occhi lucidi.
“Abbastanza … Comunque lo desideravi tanto Chris o sbaglio?”
“No, hai ragione, con …” – e si interruppe.
“Con Tomo, lo so, ma non parlarne se ti fa male.”
“Penso che Tomo … lui è un genitore splendido.”
“Nessuno lo mette in dubbio Chris.”
“Lo stesso vale per Steven.” – affermò deciso.
“Levami una curiosità: chi di voi due …”
“Non l’abbiamo deciso Robert, non … non saprei, forse Steven.”
“Supponiamo sia così, sei d’accordo?”
Lui arricciò il naso – “No.”
“Come mai?”
Chris scrollò le spalle – “Sono confuso al riguardo … io vorrei adottarlo, ecco questa è la verità.”
Downey rise leggero – “Basta dirglielo e Steven capirà, ok tesoro?”
“Sai a volte mi sembra che tu … sì insomma, che ti dia fastidio il suo modo di comportarsi con me …”
Robert sospirò – “Come ogni padre, sono geloso del mio cucciolo … e non sopporto i suoi fidanzati!” – ringhiò buffo, facendo ridere Chris in maniera spensierata.
“Ed il resto come procede?”
“Bene … perfetto … facciamo anche troppo l’amore, credo che per Steven sia stata una scoperta pazzesca …” – e si illuminò.
“Cosa mi dici dei vicini, invece?”
“Ah Sam lo adoro, è proprio un pezzo di pane, ma quel Dean … Sam lo ama da morire, si capisce al volo, però, per il resto, io non riesco a decifrarlo per niente.”
“Potresti invitarli a cena …”
“Pensi sia una buona idea papi?”
“Di solito intorno ad un tavolo imbandito ci si conosce, si interagisce ...”
“Sarà … a patto che ci veniate anche tu e Jude!”
“Ok … perché no?”


Jamie pungolava l’addome di Marc.
“E qui sento … le ultime quattordici polpette che hai trangugiato!”
“Ti prego … pietà Jam … mi sento la bolla al naso …”
“No, guarda, ce l’hai la bolla al naso ahahahah”
“Ridi, ridi … come fai a resistere a tante leccornie?”
“Disciplina! Se no poi rotolo sul palcoscenico …”
“Invece dovresti mangiare Jamie, considerato il tuo … stato.” – e gli diede un buffetto sul mento.
Il ballerino si alzò dalla panchina, scrutandolo.
“Sei così dolce Marc …”
Hopper gli catturò le mani, baciandone i polsi.
“Mai quanto il mio sposo …”
Jamie inspirò, con aria comica – “Sì … però … a guardarci con obiettività … ehm … direi che …”
Marc si sollevò greve, con fare minaccioso – “Se stai per dire quello che io sto pensando Jamie …”
“Eh?” – chiese con un’espressione innocente.
“Preparati a correre perché …”
“Sembri tu quello incinto Marc!!! Aiutooo!!!” – e scappò via come un fulmine, inseguito da Hopper, che appena riuscì a riacciuffarlo, lo consumò di baci e carezze.


“Grazie Jay …”
“Per cosa amore, il massaggio …?”
“Anche …”
Farrell sorrise, nascondendo il volto appagato, tra gli avambracci incrociati sotto di esso, mentre Jared faceva scorrere i palmi, imbrattati di olio al sandalo, tra le scapole e la spina dorsale del suo uomo.
Si erano docciati velocemente, per poi infilarsi sotto al piumone della mansarda, dove dormivano sempre quando erano in visita dai genitori di Colin.
Il leader dei Mars propose questa ennesima coccola e Colin la accolse con entusiasmo.
Ora c’era anche la bocca di Jared, tra ogni vertebra, oltre a quei polpastrelli capaci di farlo impazzire, per un tocco magnetico e sconvolgente.
“Ja-Jay … io …” – e boccheggiò, in crisi di ossigeno, sollevando lievemente il bacino e permettendo a Jared di insinuarsi anche lì, per dare sollievo ad un’erezione sempre più turgida e dolente.
“Posso fare altro mio signore …?” – chiese docile, mordendogli la nuca, mentre lo masturbava intensamente.
Colin stritolò il bordo del materasso, per poi aggrapparsi alle sbarre tornite – “Scopami …” – gemette soffocato ed impaziente.
Jared voleva tormentarlo prima con la lingua, infilandola il più possibile in quella fessura strettissima, ma pronta a dilatarsi a suo piacimento.
La profanò in tanti modi, sino ad arrivarne in profondità con l’indice ed il medio sinistro, facendo urlare Colin nel guanciale di piume.
Quando lo invase con il proprio sesso, Jared si rese conto che erano entrambi al limite.
Si fermò, fremendo sul suo dorso e cinturandolo con il braccio libero.
“Apri di più le gambe … voglio farti supplicare di smettere Cole …” – ansimò nel suo collo, leccandoglielo con avida cupidigia.
Solo quando i capezzoli del moro divennero ostaggio delle falangi del suo angelico carnefice, lui si arrese, schiudendosi in modo osceno alle richieste di Jared, che non pago di tanta supremazia, lo girò a sé con vigore, affondando con maggiore veemenza ed acuendo il ritmo dei propri fianchi.
Lo toccava, scopandolo duramente, ma alleviando ogni sua rimostranza, con baci dapprima lascivi, ma via via sempre più appassionati.
Vennero copiosamente, liberandosi di quel senso di malinconia ed ansia, che aveva attanagliato i loro cuori troppo a lungo.





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