mercoledì 15 febbraio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 46

Capitolo n. 46 - sunrise

To listen when you read, if you want …
http://www.youtube.com/watch?v=zHjVapVIJAM


Era una giornata di pioggia tiepida, in principio di quell’ottobre mite, tra le calli di una città, che Jamie sognava di visitare sino da quando aveva dodici anni.
Lui faticava strenuamente davanti a quel grande specchio, nella scuola ormai chiusa di miss Hunter, che intrecciava le sue dita a quelle di Jamie, fissandogliele alla sbarra, affinchè non perdesse il giusto equilibrio nell’esecuzione di passi sempre più complicati.
I piegamenti e le estensioni muscolari miglioravano di giorno in giorno ed ora quel cartiglio di falangi sembrava riproporsi, ma le mani erano quelle di Marc, tra i loro petti, mentre si baciavano in mezzo a piazza San Marco, nel fuggi fuggi generale per il diluvio improvviso, del quale loro non si accorsero minimamente.
Infine si guardarono, appoggiando le fronti e sorridendo.
“Mi sa che piove …” – sussurrò Hopper divertito ed eccitato da quelle saette di luce, che annunciavano un fantastico arcobaleno in laguna.
Occorreva soltanto aspettare e sarebbe arrivato.
Accadde ed anche loro cominciarono a correre, tenendosi per mano, verso il molo, dove alcuni motoscafi attendevano qualche cliente.
Salirono sul primo disponibile ed attraversarono quello specchio d’acqua, che da grigio ridivenne verde azzurro, tra il crepitio delle ultime gocce e la spaventosa imperiosità di quel sole caldissimo, capace di riscaldare i loro cuori, tormentati dall’angoscia che potesse finire tutto da un momento all’altro.
Per Marc era una sensazione schiacciante, causata dalla certezza della diagnosi di Foster, mentre per Jamie uno spauracchio, che si portava dentro da quando apprese di essere stato contagiato e seppure credesse di avere raggiunto un’insperata guarigione, qualcosa non lo aveva mai convinto completamente.
Un presagio, forse.


“Gli ho parlato Christopher … mi dispiace …”
Il cantante dei Red Close era stretto al petto di Robert, che gli aveva dato la notizia, ma la voce era quella di Steven, che aveva contattato Foster, per avere qualche chiarimento.
“Non è vero … papà non è possibile.”
“Lo so tesoro … dovevo dirtelo, tutta la famiglia ne è al corrente, sono mortificato nel darti questo dolore …” – disse sciogliendo il loro abbraccio, per il quale Boydon provava un senso di fastidio mal celato.
Downey se ne rese conto e quasi spinse il ragazzo verso il compagno, con dolcezza comunque – “Steven ti conforterà e ti spiegherà cosa è … andato storto per Jamie.” – affermò depresso.
“Amore non affliggerti, purtroppo era davvero azzardato sperare che quelle terapie fossero efficaci.”
“Ti sbagli! Quando qualcuno ti dona un sogno deve mantenere la promessa fatta! Deve … deve farlo …” – e crollò sul divano.
“Io ora vado … ti telefono più tardi Chris … arrivederci Steven.”
“Aspetta Robert, ti accompagno, ho dimenticato la valigetta in auto.”
Era vero, ma al tempo stesso una scusa per conferire con lui lontano da Chris ovviamente.
Downey provò disagio, ma non poteva impedirglielo.


“Perdonami se te lo dico Robert, ma avresti povuto anticiparlo a me, prima di sconvolgere Christopher.” – disse con severità, appena furono in ascensore.
“Tu saresti stato capace di fargli digerire meglio la pillola? Ok, sei un medico, abituato probabilmente a gestire le pessime notizie e le condanne a morte di perfetti estranei, ma quello là dentro è mio figlio ed io ho agito in buona fede e con la massima delicatezza!” – replicò senza indugi.
Scesero.
Boydon inspirò a fondo, prima di proseguire quella conversazione diventata scomoda.
“Tengo profondamente a Christopher ed il suo equilibrio è ancora fragile …” – sembrò giustificarsi con pacatezza.
“So che vorresti proteggerlo anche dall’aria che lo circonda Steven ed io te ne sono grato, lo sai, non avrebbe potuto trovare un uomo migliore di te, ma temo per questa crisalide in cui Chris sembra rimanere rinchiuso, protetto da imprevisti e delusioni. Se dovesse spezzarsi è come se si ritrovasse nudo al polo nord, capisci?”
Boydon annuì – “So cosa intendi … ci sto lavorando …”
“Bene … Puoi contare su di me, non dimenticarlo. Adesso torna da Christopher.”


Colin ripose i bagagli vuoti nell’armadio.
Controllò i gemelli, mentre Jared cullava Isotta, che si era appena assopita.
“Il nostro angelo …” – mormorò Farrell, baciandole una manina.
“Prendi una coperta, questa stanza è fredda …” – disse sotto voce Jared, dopo averla sistemata con cura nella culla.
“Ecco fatto …” – e sorrise – “Vado a stendermi un po’ Jay, rimani con me?”
“Certo … Hai notizie di Jamie e Marc?”
“Antonio mi ha detto che sono atterrati in Italia … destinazione Venezia e poi altrove, ma in auto, Marc è stato … avaro di dettagli …”
“Vuole essere lasciato in pace con il suo Jamie … lo capisco.” – e si rannicchiò al centro del letto, raggiunto un istante dopo da Colin, che si abbandonò sul suo corpo, imprigionandolo al proprio.
“Ti amo Jared …”
“Ti amo anch’io Cole …” – e si addormentò sereno.


“Lo so, è salata, oggi non mi riesce niente.”
Jude spostò a lato del piatto una ratatouille di verdure, ma Downey sembrava non dargli retta.
“Rob ci sei?”
“Co-cosa …? Scusami tesoro …”
“Anche tu con la testa altrove, è naturale, dopo avere saputo di Jamie … Dio mio non riesco ad accettarlo. Chris come l’ha presa?”
“Nel peggiore dei modi … preparo il caffè.” – e si diresse in cucina, prendendo i piatti rimasti intatti.
“Robert …”

Il busto di Jude era solido e pronto a riscaldare la figura minuta di Robert, che si sentì come circondare da dietro, mentre armeggiava con le cialde della macchinetta automatica.
Il biondo posò un bacio leggero sul suo collo, libero e profumato, come la t-shirt, sotto alla quale si infilarono timide le mani di Jude.
“Cos’hai Rob?” – domandò piano.
“E’ … è per Chris … no, per Steven a dire il vero.”
“Hanno già dei problemi?” – chiese preoccupato.
“No … no, ma lui lo soffoca secondo me … Di sicuro sbaglio, ma …”
“Come fai a dire che sbagli se un secondo prima dichiari una cosa del genere?” – disse ridendo appena.
Downey si voltò, rinunciando alla preparazione di quella bevanda calda, preferendo scrutare gli opali interdetti di Jude, che aspettava una delucidazione, capace di smorzare la sua innata gelosia.
“Ecco vedi, quando hai vicino persone che diventano il tuo punto di riferimento, solo perché ti impediscono di considerare altre opzioni, convincendoti che unicamente con loro potrai stare bene, senza saperlo entri come in un vortice, destinato a strozzarti e … e distruggerti.”
Il suo sguardo sembrò essere inghiottito di colpo dal suo passato.
“Robert stai parlando di un evento preciso, giusto …?”
“Sì … hai … hai bisogno di amore e loro te lo danno … hai bisogno di droghe e loro te le procurano … hai bisogno di respirare e loro ti passano la mascherina dell’ossigeno … Alla fine non riesci più a ragionare, a prendere una fottuta decisione, senza la loro approvazione!”
“Robert …”
“Steven non puo’ essere così … non deve.”
“Vieni qui piccolo … non permetterò più a nessuno di farti del male … Spero, però, di non trasformarmi a mia volta in uno di loro …”
“Come potresti Jude? … Neppure immagini ciò che rappresenti per me da quando stiamo insieme …” – e lo baciò, sentendosi in salvo, finalmente.






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