mercoledì 15 febbraio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 47

Capitolo n. 47 - sunrise


Era il punto, al centro dello sterno di Jamie, dove lui gli aveva parlato di quelle strane palpitazioni, che Marc stava fissando, mentre il compagno si muoveva sopra di lui, artigliando le sue spalle, premendole sul materasso.
Era grande , immenso, il desiderio reciproco, l’urgenza di farlo il più possibile, prima che … Marc non voleva pensarci, però era impossibile.
I fianchi di Jamie sembravano tormentati da un supplizio di sensi, per poi ispirarsi ad ogni gemito di Marc, crescente, quasi insaziabile.
L’uomo sbarrò le sue palpebre, ad un attimo dall’orgasmo di entrambi, sollevandosi, per abbracciare Jamie, riportandolo giù con lui, stringendolo così forte, da farlo quasi svenire.
Infine si baciarono, mescolando i loro respiri carichi di bramosia e disperazione, contrapposte in un gioco di specchi perverso, come quel destino già segnato.


Da quell’angolazione il sembiante di Chris, sotto di lui, madido e pulsante, gli appariva come quello di una menade intrappolata dalla sua appassionata coercizione, impigliata al suo sesso virile, che Steven gli spingeva dentro, con il fervore innamorato e per lui sconosciuto, fino a quell’istante.
Le mani del cantante stavano per strappare le lenzuola, mentre Steven succhiava le sue caviglie, divaricandogli dapprima le gambe, per poi cinturarle all’altezza delle ginocchia ed accrescere il proprio ritmo, fino a dilagare copioso nel suo ragazzo, impegnato ad offrirgli un ulteriore motivo di esaltazione, nel masturbarsi da solo, sporcandosi il ventre tra singulti lascivi.


Quelle onde tra i suoi capelli scuri, anche se con qualche spruzzo brizzolato e maturo, erano la cosa migliore da accarezzare, per Jude, dopo avergli fatto l’amore.
Robert ricomponeva gli ansiti, che nella cassa toracica sembravano combattere tra cuore e polmoni, lo stomaco carico di spasmi, la schiena contratta nello stesso modo, tra disagio e piacere assoluti, intercalati dalle carezze dell’altro, che lo voltò a sé, per consumarlo di baci focosi.
“Ti … ti dispiace Rob …?”
“Amore …” – ed incredulo, se lo sentì di nuovo salire nel proprio canale, che andava dilatandosi con facilità, per poi restringersi, come una morsa deliziosa e torbida.
Le sue urla vennero inghiottite dalla bocca di Jude e poi leccate dalla lingua di Jude, perché Jude era l’assoluto, Jude era ovunque ed era l’unico infinito, in cui Robert si sarebbe sentito vivo ed appagato.


“Ho i biglietti per il balletto alla Fenice …”
“Li hai trovati? Incredibile, come ci riesci? Chi hai corrotto?” – Jamie rise, inforchettando l’ennesimo gamberone.
“Ho i miei metodi persuasivi … ancora del vino tesoro?”
“Sì … ma non esageriamo … ho un pochino di febbre, sarà la stanchezza e tutte queste emozioni.”
“Certo … è sicuramente come dici Jam.” – e deglutì a vuoto, provando a cambiare subito discorso.
“Saliamo a cambiarci Marc?”
“Sì, ho noleggiato due smoking … con la cravatta classica, non sopporto i papillon lo sai!” – e fece una smorfia buffa.
“Lo so … so quasi tutto di te, non credi?”


Hopper aveva perso qualche chilo per lo stress.
Quell’abito calzava a pennello, ma lui non aveva voglia di specchiarsi.
Eppure voleva essere al meglio per Jamie, con uno sforzo, che diventata sempre più angosciante.
Una telefonata a Geffen gli sembrò come una valvola di sfogo.
“Come posso aiutarvi Marc?”
“Sei stato il mio migliore amico … il confidente che tutti vorrebbero Glam, ma ho la situazione sotto controllo …”
“Sicuro?”
Marc sospirò – “A chi voglio raccontare cazzate? … ovvio che no …” e cominciò a piangere sommessamente.
“Dov’è Jamie?”
“E’ sceso a prendere delle cartoline … è adorabile, si entusiasma per ogni piccolo dettaglio … è … è bellissimo il mio Jamie …”
Lui, oltre la porta socchiusa della camera, in quella suite, dove si soffermò nel salottino, si stava chiedendo come mai Marc fosse così triste, nel raccontare quei particolari, che per lui erano fonte di gioia.
“Non pensi che dovresti dirglielo Marc?”
“No … non voglio, non posso Glam … se sapesse cosa mi ha detto Foster, sprecherebbe gli ultimi giorni di benessere … prima di … non riesco a … a dirlo!” – gridò amareggiato.
Jamie indietreggiò, sentendosi avvampare.
Si fece strada in lui, dapprima una rabbia, come un incendio, che quel pianto di Marc sembrò domare in brevi attimi, confusi ed agitati, fino ad una pace strana, un’armonia inaspettata.
Il giovane si precipitò in bagno, sciacquandosi la faccia, ricomponendosi, sino alla piena calma.
Inviò un sms a Marc con un semplice - § Amore ti aspetto nella hall. §

Hopper scese, gli occhi ancora segnati, ma il sorriso radioso.
“Cucciolo eccomi …”
“Ciao Marc … siamo in ritardo …”
“Ok, andiamo.” – e lo prese per mano, per dirigersi al teatro poco distante.
Lo spettacolo fu superbo, secondo il parere di Jamie e del resto degli spettatori, alcuni dei quali lo riconobbero.
C’erano delle signore americane, che lo avevano visto a Boston tre anni prima.
Jamie fu gentile e disponibile a firmare autografi e posare per numerosi scatti, stupito per quella notorietà, di cui non si era mai reso conto.
Un cronista gli pose alcune domande, sulla sua presenza a Venezia e lui si premurò di presentare Marc – “E’ … è il mio compagno, siamo in vacanza.”
Il reporter accolse la notizia con favore ed estrema cordialità.
Hopper si sentì in dovere di fare una precisazione – “E futuro marito. Jamie non lo sapeva, insomma come in quella barzelletta …”
“Marc …”
“Credo sia l’ideale farti la mia proposta qui, nel tuo ambiente naturale Jamie … lo so, ho organizzato anche la cerimonia, se proprio devo essere sincero …”
Il ragazzo gli volò al collo ed i presenti si congratularono, facendo un brindisi in quel salone impreziosito da cristalli e vasellame di pregio inestimabile, come i sentimenti di Marc.

“A mezzanotte …”
“Sì Jamie …”
Dal ponte dei sospiri, i loro sguardi si stavano fondendo in una simbiosi totalizzante.
“C’è un pastore che ci sta aspettando … pochi passi e ci saremo …”
“Allora andiamoci Marc …”
“Servono due testimoni …” – e nel dirlo, Hopper notò due ragazze un po’ brille, che ciondolavano sotto ad un porticato.
Anche Jamie le vide e diede la sua approvazione spontanea – “Direi che sono perfette!”


Erano sorelle, svedesi, non capivano una parola di Inglese, ma non era fondamentale.
Dovevano solo non perdere le fedi, che Marc passò loro, insieme ad un fascio di calle bianche e rose rosse, non un vero bouquet, ma comunque un omaggio floreale per Jamie, che si sentiva come in un sogno.
Aveva anestetizzato quella parte di sé, ormai alla deriva, dopo avere appreso quella spietata verità.
Lui non voleva minimamente considerarla, non doveva.
“Sono carine.” – bisbigliò all’orecchio dell’avvocato, mentre aspettavano che il celebrante fosse pronto.
“Credi?”
“Sì insomma, magari tu sei in grado di … ehm … se ti concentrassi, potremmo spassarcela con le damigelle!”- e ridacchiò spiritoso.
“No dico, sei ubriaco come loro, Jamie?” – chiese divertito.
“No amore … sono terribilmente felice … e non so come ringraziarti.” – disse finalmente serio, ma raggiante.
“Sposami.”
“Sto per … Sì, voglio sposarti Marc.”


Sembrava un funambolo, ma le linee, che Jamie stava percorrendo, erano immaginarie, in quella danza improvvisata, tra il pozzo e le panchine di una piazzetta deserta, al chiaro di luna.
Due bottiglie di champagne quasi vuote, le sensazioni ovattate, il dolore falsamente sopito, sotto la cenere, che sembrava precipitare dalle stelle appese a quel buio frammentato, come i loro animi.
Senza sapere come, rientrarono in hotel.
Fecero un lungo bagno, riprendendo consapevolezza.
Jamie non smetteva di baciarlo, come a volere rimandare qualcosa.
Una volta tra le lenzuola, ancora umidi e trepidanti di ulteriori attenzioni, Jamie si fermò, come le lancette di un orologio, a scrutare le espressioni di Hopper.
“Che c’è piccolo …?”
“Ti … ti voglio confessare un mio segreto Marc.” – e sorrise.
“Ok … sentiamo.” – replicò incerto.
“Persino io, pensa, ho fatto l’amore con una ragazza!”
“Ah. Bene …”
“Sì insomma, lei aveva diciassette anni ed io quattordici.”
“Precoce …”
“Abbastanza … una ballerina di fila … esperta … Vagamente interessante, il sesso intendo, con lei.”
“Accidenti … sono … impietrito!” – e rise di gusto.
“No, sei”-“Scemo Jam?”-“No …”
“No Marc … sei stato la mia forza …”
“E … e tu la mia Jamie …”
“Lo so Marc … ora tocca a te, dirmi … dirmi un tuo segreto, non trovi?” – e socchiuse le palpebre, liberando due lacrime, incapace di trattenerle oltre.
Hopper si sentì spezzare.
“Hai … hai ascoltato la mia chiamata a Glam …?”
Jamie annuì, confortandolo con una pioggia di baci sulle tempie, gli zigomi, le labbra tremanti.
Le sue falangi flessuose presero in ostaggio il viso di Marc, sconvolto oltre ogni limite.
“Jamie … Jamie io … non volevo …”
“Shhh … non importa … tranquillo … non importa Marc …” – ed il sorriso pulito di Jamie, sembrò fare risaltare maggiormente il suo pianto, assurdamente liberatorio.
“Sei stato meraviglioso a volermi proteggere … ed lo è stato ancora di più crederci, è … è stato un miraggio così bello Marc … Non ho paura, sai?”
“Mi sembra di impazzire Jamie … sei parte di me, non voglio che tu”-“Nemmeno io Marc.” – lo interruppe, per poi cullarlo.
“Sei stato generoso … gentile e paziente … un eroe con uno come me, però dovrai farmi … una promessa finale.”



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