domenica 12 febbraio 2012

One shot – Se sarà domani

One shot – Se sarà domani


Pov Robert Downey Junior.

Te lo passo facendo attenzione.
“E’ così piccolo …” – mormori, le iridi ed il respiro rapiti da lui, che è un fagottino, non faccio che ripeterlo da quando l’infermiera me lo ha consegnato, come la merce più preziosa del mondo.
E’ mio figlio e tu, Jude, sei l’uomo che amo.
Vi guardo, sorrido, nel vano tentativo di scacciare quella morsa in gola, che mi sta soffocando impietosa.
“Susan sta bene?”
“Ora dorme … non fa altro da quando l’hanno dimessa, si sveglia giusto per allattarlo ogni tre ore … come un orologio.” – ed annaspo, tra sensi di colpa e quella normalità, che il tuo nuovo atteggiamento ha voluto imporre alla nostra relazione.
Lo so Jude che è finita, a Londra sei stato chiaro, a New York me l’hai ripetuto e nell’ultimo fine settimana a Parigi, prima del parto, neppure siamo saliti in camera, salutandoci in ascensore, tu salivi alla solita suite, io precipitavo all’inferno.
Il mondo crede che io sia rinato grazie a mia moglie, niente di più vero, certo, ma esistono dei dettagli, sconosciuti anche alle persone più intime.
Una trama sottile, che negli anni è andata intersecandosi tra eventi mondani, appuntamenti di lavoro, produzioni stellari e progetti azzardati, ma di completo successo.
Una scalata verso le stelle, che da un preciso momento in poi non sono più riuscito ad apprezzare, come accadeva a lei.
Per Susan era una sfida, amorevole ovvio, però il fatto era questo, dare per scontati alcuni suoi atteggiamenti.
Protettiva, giudiziosa, volitiva, eppure spietata nelle scelte, quando gli affari iniziarono ad ingranare davvero.

Un’autentica macchina da guerra, fino alla piena rivalsa di entrambi.
Senza saperlo, Susan aprì una porta su di un mondo a cui non credevo più: mi presentò Jude, di persona intendo, visto che sapevo chi fosse e neppure mi piaceva, uno sbruffone inglese, spesso ubriaco alle feste nella grande mela, padre giovane, figli ovunque, traditore recidivo e tanto gossip da stancare anche una pettegola incallita come mia zia.
Il suo primo sorriso mi raccontò un’unica verità – “Io sono come te Rob.”
Era terribilmente vero.
Forse il tempo mi aveva cullato e le mie palpebre erano rimaste chiuse, finchè non sentii il battito giusto, di un cuore tanto simile al mio, da fondersi, sino a svegliarmi, scoprendo Jude, perdendomi dal primo istante nel suo cielo stellato, quegli occhi così belli …
“Ti amo così tanto Jude …” – lo dico, è un moto spontaneo e naturale, che non riesce a ricordare quello che somigliava ad un patto, ma che era un semplice salvagente, per te, mentre io annegavo, senza avere scelta.
Le parole di quella sera ancora rimbombano nella mia mente stanca.
“Colleghi, amici, punto e basta Robert, anzi, è persino troppo. Abbiamo firmato dei contratti, li onoreremo, con serenità ed armonia, vedrai che ce la faremo. Quasi un anno di lontananza reciproca, nuovi set, ci distrarranno a sufficienza o almeno lo spero, in ogni caso non esiste alternativa.”
“E questa è … la tua conclusione Jude? … A me suona come una condanna a morte, almeno per me. Forse inizio a non comprendere più le tue priorità, forse sei già altrove con la testa e” – ma mi baciasti, con un’irruenza disperata, almeno quanto il tuo affanno, dopo … - “Il mio cuore non vivrà più senza di te Rob … mai più.”

Adesso sei qui.
Sposti il colletto della tutina azzurra di Exton Elias, arridi alla sua innocenza.
“Jude … io ti ho appena detto …”
“Che mi ami. Lo so Robert.”
La tua pacatezza è irritante o svilente, dovrei solo deciderlo, invece vorrei soltanto baciarti Jude, baciarti fino a svenirci tra quelle tue braccia forti, che mi hanno stretto in notti che non posso e non voglio archiviare, come qualcosa di sbagliato, quanto hai fatto tu. Forse …
“Tu sai che io ti amerò sempre, lo sai, vero?” – hai sollevato il viso, incorniciato da una barba incolta, che segue il taglio rasato dei tuoi capelli, sei … sei bellissimo Jude, affoga nel mio stomaco questa affermazione, non servirebbe a cambiare le cose tra noi, ricoprirti di complimenti, quando è la mia bocca, in cerca della tua, a farsi giustizia.
Jude non mi importa se mi respingerai, non mi importa se mi insulterai: il corpicino di questo cucciolo non ci sta tenendo distanti, ma ci salda, come un ponte tra due sponde, inaridite dalle delusioni e da una solitudine, che possiamo interrompere, ricominciando a crederci.
Io ci credo da morire.
“Io ti amo da morire Jude.”
Devi credermi, per quanto le mie dita febbrili stanno segnando i tuoi zigomi, per il sorriso del mio bambino, che ora ci sta scrutando: “E’ ancora presto Rob …”
“Per tornare insieme come prima?” – chiedo ansioso.
Tu sorridi – “No … perché Exton veda il tuo brutto muso!”
“Mentre per il tuo …”
“Il mio, lui lo conosce da sempre … è nel suo dna, vero tesoro?” – e gli dai un buffetto, innescando le sue espressioni buffe.
Come darti torto, Jude?
Se sarà domani oppure in seguito, saprò aspettarti, perché anche questo è inciso nel mio dna, rammentalo Jude.
Per sempre.


THE END



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