giovedì 30 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 124

Capitolo n. 124  -  zen


“Aspetta un attimo …”
Geffen rispose a quella chiamata inattesa, ma poi si guardò intorno, allontanandosi ulteriormente dalla casa.

“Ok … Jude ciao … Come stai?”
Lui non parlò subito, respirava greve, angosciato.
“Jude …”
“Sì, sono qui”
La sua voce cristallina era rotta da un pianto ormai privo di lacrime.
Nessuna ostilità, in compenso, nel suo tono lacerato.

“Camilla è con te?”
“No … E’ con Sadie ed Iris … le adora … La mia ex moglie e mia figlia grande”
“Sì, so chi sono …” – replicò dolce l’avvocato.
“Ho preferito rimanere nell’alloggio dove … Ecco l’avevamo comprato con Robert”

Quella bomboniera, di cui i due attori parlavano spesso alle cene, divertendo i presenti con aneddoti buffi sulla loro convivenza londinese.

Law tossì, poi riprese – “Come sta Rob?”
“Gli manchi da morire” – replicò senza incertezze Glam.
“Adesso è dura, ma poi … Poi andrà meglio … Non ci credo granché, ma devo farlo per superare questo periodo, sai? E tu aiuterai Robert a fare altrettanto …”
“Jude io …” – prese un respiro, sentendo la salsedine pungergli gli occhi o forse non era ciò che li stava increspando di commozione.
“Io farò ciò che andrà fatto”


Chris giocherellava con il portachiavi, mentre Laurie aggiornava la cartella del paziente precedente.

“Potresti smetterla con quel coso? Mi dai sui nervi” – bofonchiò l’analista.
“Vedo che sei di ottimo umore” – ridacchiò il poliziotto.
“Hai forse copulato con Tom, per essere tanto giulivo?”
Chris avvampò.
“Sì, l’avete fatto” – concluse svogliato Hugh, riponendo il dossier ed aprendo quello del tenente.

“Chi ha infranto le regole?” – domandò secco.
“Io … Lui, insieme, insomma, mica gli sono saltato addosso!” – protestò il biondo.
“Ci mancherebbe …”
“E poi abbiamo un progetto!”
“Andare a Disneyland?”
“No … Cioè sì, magari in futuro, con … Con il nostro bambino”
“Tom è incinta?”
“Smettila doc!” – ruggì.
“Non l’avevi mai fatto Chris …”
“Co cosa??”
“Chiamarmi doc” – ringhiò assottigliando le palpebre.
“E questo sei! Puoi chiamarmi piedipiatti, se ti fa piacere” – e con una grassa risata, Hemsworth pose fine alle ostilità.  


Robert stava in piedi davanti al comodino, guardando fisso verso il ripiano, dove c’era una scatoletta aperta.
Iniziò a tormentarsi l’anulare, dove la fede matrimoniale e quella del rinnovo delle promesse, luccicavano, colpiti dai primi raggi del mattino.
Glam era uscito e lui avrebbe voluto fosse lì, a cingerlo da dietro, come faceva sempre, assorbendo il suo corpo ancora troppo magro, ma, soprattutto, le sue inquietudini.

Le tolse.
Le guardò.

Stava per scoppiare a piangere, ma trattenersi era anche peggio.
Spaccava il cuore.

“Rimettile tesoro … Ti prego.”
“Glam …” – si voltò di scatto, facendo cadere gli anelli.
Geffen si avvicinò, scendendo in ginocchio, per prenderle, poi gliele rimise – “Dovrebbe farlo Jude, è un suo diritto … Insindacabile” – si rialzò lento, senza lasciargli andare i polsi.
“Glam io …”
“Lo so piccolo” – sorrise – “E so che abbiamo commesso tutti degli errori, siamo stati avventati, stupidi, gelosi, arroganti, almeno sino ad un certo punto della storia” – scrollò la testa, come a volere cacciare pensieri inopportuni.
“Ho … tanta paura …”
“Non devi Robert, tra poco sarà tutto finito …”
“Penso di … di non farcela a”
“A prendere l’air bus, poi il volo sino a Londra? Ti starò vicino, finché non sarai … nuovamente al sicuro, vicino a Jude” – e lo strinse forte.
“Ti amo così tanto Glam …”
“Non torneremo indietro e staremo bene, te lo prometto Rob” – e gli diede un bacio, impedendogli di aggiungere qualunque altra considerazione, perché Geffen non ci avrebbe ripensato e si sarebbe odiato, in caso contrario.



La fila di seggiole allineate nella sala d’attesa, si svuotò a poco a poco.

Prima si alzarono Robert e Glam.
Poi Colin.
Jared.
Infine Peter, Vassily e Lula.

Il viaggio sull’air bus, prima di quello scalo intermedio, era stato silenzioso e carico di sguardi sfuggenti.
Ora, andavano tutti in direzioni differenti.

Geffen e Downey a Londra.
Farrell a Dublino.
Leto a Los Angeles.
I body guard e soldino di cacio alle Hawaii, da Kevin e Tim, aggiornati sommariamente sui fatti di Lasysos.

Clint aveva regalato a Glam un libretto con gli aforismi giapponesi, che l’uomo amava leggergli quando erano a pesca.
Un bel ricordo, pensò Geffen.


Il giorno prima

Farrell gli aveva dato appuntamento al caffè all’aperto del resort.
C’era poca gente a quell’ora, la calura era insopportabile.
Jared, in compenso, aveva i brividi.
Indossava una felpa inadatta a quella stagione.

“Hai la febbre?” – gli chiese Colin, senza neppure salutarlo.
“No …” – replicò mesto il cantante, incrociando le braccia sul petto, dopo essersi accomodato.
“Cosa prendi?”
“Niente. Possiamo levarci da qui?”
“Per andare dove, scusa?” – bissò brusco l’irlandese.
“In … In un posto più tranquillo …” – Leto si guardò in giro – “Più appartato, insomma” – aggiunse nervoso, senza guardare il cameriere, in attesa di qualche disposizione.
“Due tè freddi, grazie” – disse l’attore, congedandolo.
“Colin senti”
“Non ho più tempo, né di ascoltare i tuoi giri di parole e tanto meno di cercare un posto appartato per scopare ed andare avanti ad ogni costo” – ribatté a muso duro.
“Non ti rendi nemmeno conto di quello che dici” – sibilò, mentre l’addetto del locale stava posando l’ordinazione.
“Sbagli, so perfettamente quello che dico, ci ho rimuginato tutta la notte”
“Hai dormito su di una panchina, Cole?”
“E tu? Sei andato da Geffen? Ovvio”
“Sei tu che mi spingi sempre a farlo!”
“Questa è una fandonia Jared, per non definirla peggio! Una volta non scaricavi sugli altri le tue responsabilità, stai peggiorando”
“E tu”
Leto non concluse la frase, provando ad alzarsi, ma Farrell lo afferrò per il polso destro, costringendolo a rimanere.
“Mi fai male, cazzo!” – sbottò, incurante dei pochi avventori, che si erano sparsi sotto gli ombrelloni, negli ultimi dieci minuti.
“Già tu sei così fragile, così indifeso: quando, però, hai voluto umiliarmi e tradirmi, la tua determinazione non ha mai conosciuto ostacoli: hai due facce, anzi parecchie direi, una per ogni occasione e per me sempre quella più affabile e suadente!”
“Perché mi stai trattando in questo modo … neppure quando”
“Quando mi mollavi alla End House per volare ad Haiti, per farti sbattere dal tuo Glam?! Nemmeno ci riuscivo, talmente ero fatto di psicofarmaci, sai Jared?”
Leto chiuse gli occhi, riaprendoli feriti e lucidi – “So perfettamente, Colin, quello che prendevi perché schiacciato dalla tua immaturità, incapace di ASSUMERTI la colpa per avermi esaurito dopo un anno di assenza per seguire il successo e la fama incondizionata, puntando ad un Oscar, come nel più classico dei cliché! Mentre la nostra vita, LA VITA CHE MI AVEVI PROMESSO, doveva essere diversa, speciale, unica!! Se fossi stata una donna mi avresti messa incinta ad ogni ritorno, come un marinaio alcolizzato, per poi rifuggire insieme ai tuoi compari, nello specifico Jude e non solo! In compenso mi hai sempre corrotto con l’adozione di nuovi figli, portandomi a credere che tu fossi UN UOMO SINCERO!!” INVECE ERI UN EGOISTA ED UNO STRONZO E LE PAROLE DI OGGI LO CONFERMANO A PIENO!!”
La brocca dell’acqua era piena a metà.
La stessa finì addosso a Farrell, un istante dopo.


“Un bambino, Chris?”
Laurie era perplesso.
“Sì, un’adozione … Cosa ne pensi?”
“Cosa ne pensa Tom, piuttosto”
“Lui mi è sembrato … incerto … L’ho di sicuro spiazzato” – sorrise a metà.
“Paradossalmente abbiamo lo stesso …”
“Problema, Hugh?”
“No, assolutamente. Definiamola circostanza, anche con Jim ne stavamo discutendo in armonia … Cioè io me la sto facendo sotto” – ed il risolino che ne seguì confermò lo stato d’animo dell’analista.
“Tu pensi che io non sia pronto? Questi appuntamenti dovrebbero darmi un sostegno anche in questo, no?”
“Certo … Dovreste pensare prima a risolvere i vostri problemi di coppia. Se farete entrare un figlio nel vostro rapporto, siate almeno capaci di non riversare poi su di lui ulteriori problemi, derivanti dalla sua presenza.”
“Sono consapevole del fatto che ogni cosa cambierebbe, dai ritmi, alle abitudini”
“Appunto Chris, non saresti più tu il pargolo di casa Hiddleston!” – sottolineò buffo, ma sagace.
“Quindi meglio rallentare …?” – replicò sconfortato.
“No, meglio ricostruire, sanare, rimediare e poi … Progettare, partendo da un nuovo inizio. Che te ne pare, piedipiatti?”




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