Capitolo n. 124 - zen
“Aspetta un attimo …”
Geffen rispose a
quella chiamata inattesa, ma poi si guardò intorno, allontanandosi
ulteriormente dalla casa.
“Ok … Jude ciao …
Come stai?”
Lui non parlò subito,
respirava greve, angosciato.
“Jude …”
“Sì, sono qui”
La sua voce
cristallina era rotta da un pianto ormai privo di lacrime.
Nessuna ostilità, in
compenso, nel suo tono lacerato.
“Camilla è con te?”
“No … E’ con Sadie ed
Iris … le adora … La mia ex moglie e mia figlia grande”
“Sì, so chi sono …” –
replicò dolce l’avvocato.
“Ho preferito
rimanere nell’alloggio dove … Ecco l’avevamo comprato con Robert”
Quella bomboniera, di
cui i due attori parlavano spesso alle cene, divertendo i presenti con aneddoti
buffi sulla loro convivenza londinese.
Law tossì, poi
riprese – “Come sta Rob?”
“Gli manchi da morire”
– replicò senza incertezze Glam.
“Adesso è dura, ma
poi … Poi andrà meglio … Non ci credo granché, ma devo farlo per superare questo
periodo, sai? E tu aiuterai Robert a fare altrettanto …”
“Jude io …” – prese un
respiro, sentendo la salsedine pungergli gli occhi o forse non era ciò che li
stava increspando di commozione.
“Io farò ciò che
andrà fatto”
Chris giocherellava
con il portachiavi, mentre Laurie aggiornava la cartella del paziente
precedente.
“Potresti smetterla
con quel coso? Mi dai sui nervi” – bofonchiò l’analista.
“Vedo che sei di
ottimo umore” – ridacchiò il poliziotto.
“Hai forse copulato
con Tom, per essere tanto giulivo?”
Chris avvampò.
“Sì, l’avete fatto” –
concluse svogliato Hugh, riponendo il dossier ed aprendo quello del tenente.
“Chi ha infranto le
regole?” – domandò secco.
“Io … Lui, insieme,
insomma, mica gli sono saltato addosso!” – protestò il biondo.
“Ci mancherebbe …”
“E poi abbiamo un
progetto!”
“Andare a Disneyland?”
“No … Cioè sì, magari
in futuro, con … Con il nostro bambino”
“Tom è incinta?”
“Smettila doc!” –
ruggì.
“Non l’avevi mai
fatto Chris …”
“Co cosa??”
“Chiamarmi doc” –
ringhiò assottigliando le palpebre.
“E questo sei! Puoi
chiamarmi piedipiatti, se ti fa piacere” – e con una grassa risata, Hemsworth
pose fine alle ostilità.
Robert stava in piedi
davanti al comodino, guardando fisso verso il ripiano, dove c’era una
scatoletta aperta.
Iniziò a tormentarsi
l’anulare, dove la fede matrimoniale e quella del rinnovo delle promesse,
luccicavano, colpiti dai primi raggi del mattino.
Glam era uscito e lui
avrebbe voluto fosse lì, a cingerlo da dietro, come faceva sempre, assorbendo
il suo corpo ancora troppo magro, ma, soprattutto, le sue inquietudini.
Le tolse.
Le guardò.
Stava per scoppiare a
piangere, ma trattenersi era anche peggio.
Spaccava il cuore.
“Rimettile tesoro …
Ti prego.”
“Glam …” – si voltò
di scatto, facendo cadere gli anelli.
Geffen si avvicinò,
scendendo in ginocchio, per prenderle, poi gliele rimise – “Dovrebbe farlo
Jude, è un suo diritto … Insindacabile” – si rialzò lento, senza lasciargli
andare i polsi.
“Glam io …”
“Lo so piccolo” –
sorrise – “E so che abbiamo commesso tutti degli errori, siamo stati avventati,
stupidi, gelosi, arroganti, almeno sino ad un certo punto della storia” –
scrollò la testa, come a volere cacciare pensieri inopportuni.
“Ho … tanta paura …”
“Non devi Robert, tra
poco sarà tutto finito …”
“Penso di … di non
farcela a”
“A prendere l’air
bus, poi il volo sino a Londra? Ti starò vicino, finché non sarai … nuovamente
al sicuro, vicino a Jude” – e lo strinse forte.
“Ti amo così tanto
Glam …”
“Non torneremo
indietro e staremo bene, te lo prometto Rob” – e gli diede un bacio,
impedendogli di aggiungere qualunque altra considerazione, perché Geffen non ci
avrebbe ripensato e si sarebbe odiato, in caso contrario.
La fila di seggiole
allineate nella sala d’attesa, si svuotò a poco a poco.
Prima si alzarono
Robert e Glam.
Poi Colin.
Jared.
Infine Peter, Vassily
e Lula.
Il viaggio sull’air
bus, prima di quello scalo intermedio, era stato silenzioso e carico di sguardi
sfuggenti.
Ora, andavano tutti
in direzioni differenti.
Geffen e Downey a
Londra.
Farrell a Dublino.
Leto a Los Angeles.
I body guard e
soldino di cacio alle Hawaii, da Kevin e Tim, aggiornati sommariamente sui
fatti di Lasysos.
Clint aveva regalato
a Glam un libretto con gli aforismi giapponesi, che l’uomo amava leggergli
quando erano a pesca.
Un bel ricordo, pensò
Geffen.
Il giorno prima
Farrell
gli aveva dato appuntamento al caffè all’aperto del resort.
C’era
poca gente a quell’ora, la calura era insopportabile.
Jared,
in compenso, aveva i brividi.
Indossava
una felpa inadatta a quella stagione.
“Hai
la febbre?” – gli chiese Colin, senza neppure salutarlo.
“No
…” – replicò mesto il cantante, incrociando le braccia sul petto, dopo essersi
accomodato.
“Cosa
prendi?”
“Niente.
Possiamo levarci da qui?”
“Per
andare dove, scusa?” – bissò brusco l’irlandese.
“In
… In un posto più tranquillo …” – Leto si guardò in giro – “Più appartato,
insomma” – aggiunse nervoso, senza guardare il cameriere, in attesa di qualche
disposizione.
“Due
tè freddi, grazie” – disse l’attore, congedandolo.
“Colin
senti”
“Non
ho più tempo, né di ascoltare i tuoi giri di parole e tanto meno di cercare un
posto appartato per scopare ed andare avanti ad ogni costo” – ribatté a muso
duro.
“Non
ti rendi nemmeno conto di quello che dici” – sibilò, mentre l’addetto del
locale stava posando l’ordinazione.
“Sbagli,
so perfettamente quello che dico, ci ho rimuginato tutta la notte”
“Hai
dormito su di una panchina, Cole?”
“E
tu? Sei andato da Geffen? Ovvio”
“Sei
tu che mi spingi sempre a farlo!”
“Questa
è una fandonia Jared, per non definirla peggio! Una volta non scaricavi sugli
altri le tue responsabilità, stai peggiorando”
“E
tu”
Leto
non concluse la frase, provando ad alzarsi, ma Farrell lo afferrò per il polso
destro, costringendolo a rimanere.
“Mi
fai male, cazzo!” – sbottò, incurante dei pochi avventori, che si erano sparsi
sotto gli ombrelloni, negli ultimi dieci minuti.
“Già
tu sei così fragile, così indifeso: quando, però, hai voluto umiliarmi e
tradirmi, la tua determinazione non ha mai conosciuto ostacoli: hai due facce,
anzi parecchie direi, una per ogni occasione e per me sempre quella più
affabile e suadente!”
“Perché
mi stai trattando in questo modo … neppure quando”
“Quando
mi mollavi alla End House per volare ad Haiti, per farti sbattere dal tuo
Glam?! Nemmeno ci riuscivo, talmente ero fatto di psicofarmaci, sai Jared?”
Leto
chiuse gli occhi, riaprendoli feriti e lucidi – “So perfettamente, Colin,
quello che prendevi perché schiacciato dalla tua immaturità, incapace di
ASSUMERTI la colpa per avermi esaurito dopo un anno di assenza per seguire il
successo e la fama incondizionata, puntando ad un Oscar, come nel più classico
dei cliché! Mentre la nostra vita, LA VITA CHE MI AVEVI PROMESSO, doveva essere
diversa, speciale, unica!! Se fossi stata una donna mi avresti messa incinta ad
ogni ritorno, come un marinaio alcolizzato, per poi rifuggire insieme ai tuoi
compari, nello specifico Jude e non solo! In compenso mi hai sempre corrotto
con l’adozione di nuovi figli, portandomi a credere che tu fossi UN UOMO
SINCERO!!” INVECE ERI UN EGOISTA ED UNO STRONZO E LE PAROLE DI OGGI LO
CONFERMANO A PIENO!!”
La
brocca dell’acqua era piena a metà.
La
stessa finì addosso a Farrell, un istante dopo.
“Un bambino, Chris?”
Laurie era perplesso.
“Sì, un’adozione …
Cosa ne pensi?”
“Cosa ne pensa Tom,
piuttosto”
“Lui mi è sembrato …
incerto … L’ho di sicuro spiazzato” – sorrise a metà.
“Paradossalmente
abbiamo lo stesso …”
“Problema, Hugh?”
“No, assolutamente.
Definiamola circostanza, anche con Jim ne stavamo discutendo in armonia … Cioè
io me la sto facendo sotto” – ed il risolino che ne seguì confermò lo stato d’animo
dell’analista.
“Tu pensi che io non
sia pronto? Questi appuntamenti dovrebbero darmi un sostegno anche in questo,
no?”
“Certo … Dovreste
pensare prima a risolvere i vostri problemi di coppia. Se farete entrare un
figlio nel vostro rapporto, siate almeno capaci di non riversare poi su di lui
ulteriori problemi, derivanti dalla sua presenza.”
“Sono consapevole del
fatto che ogni cosa cambierebbe, dai ritmi, alle abitudini”
“Appunto Chris, non
saresti più tu il pargolo di casa Hiddleston!” – sottolineò buffo, ma sagace.
“Quindi meglio
rallentare …?” – replicò sconfortato.
“No, meglio
ricostruire, sanare, rimediare e poi … Progettare, partendo da un nuovo inizio.
Che te ne pare, piedipiatti?”
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