lunedì 20 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 116


Capitolo n. 116  -  zen


C’era troppa luce.
Gli trafiggeva il cervello, così che Kevin socchiudeva a mala pena le palpebre, non sapendo rinunciare alla vista di lui, che lo teneva sulle gambe piegate in ginocchio al centro del letto, penetrandolo, come quel chiarore accecante.
“Sono qui Kevin …”
Il palmo destro di Glam gli premeva il ventre, mentre con il sinistro lo sorreggeva per la nuca, accompagnando il movimento fluido e sinergico del giovane, che ansimava, tremando per quanto se lo sentiva dentro, avvinghiandosi maggiormente a lui.
“E qui piccolo …” – l’uomo gemette, toccandogli il cuore, mentre i suoi baci e morsi gli invadevano il collo – “E qui Kevin” – gli afferrò il capo spettinato e madido, per significargli quanto quel piacere arrivasse anche al cervello del suo ex, che grondava di sudore, di lacrime, di risa e gioia pura.
Il ritmo crebbe, così i colori intorno, mentre ora le mani di Glam lo accarezzavano e lo toccavano, facendoli venire insieme.
“Daddy … Mio Dio …”
Infine un urlo, che assordò la mente di Kevin.
Sobbalzò nel risvegliarsi, in preda ad un fremito ed un piacere devastante e tangibile.

Le risa di Tim e Lula salivano dalla piscina.
Il bassista prese un asciugamano, dimenticato tra le lenzuola e si pulì velocemente, ancora troppo agitato per quel sogno così reale, da fargli perdere la ragione.
Il cellulare stava suonando sopra al comodino da qualche secondo, ma lui se ne accorse solo in quell’istante.
Rispose, con il fiato corto.


“Perché non sputi fuori ciò che ti passa per la testa e per il cuore, eh Jared?” – esordì Farrell a metà strada verso la End House, mentre guidava ed il compagno osservava assorto il panorama, offerto dalla costa al tramonto.

“Va tutto bene Cole”
“No, non lo credo affatto, sai?”
“Io non voglio”
“Lo so perfettamente Jay, TU non vuoi litigare con me a causa di Geffen” – bissò asciutto, senza guardarlo.
“E’ accaduto così tante volte in passato, ma è lì che ora Glam vive, nei miei ricordi, non posso cancellarli, questo so che tu lo capisci Cole” – disse triste.

Farrell accostò, prendendogli i polsi, dopo essersi girato verso di lui, fissandolo, senza severità.
“Sì, ma vorrei ti rassegnassi e che convincessi anche quell’altra parte di te, che lo ama contro ogni logica, viste le sue decisioni ed i suoi casini, a relegarlo sul serio in una dimensione finalmente innocua per il nostro matrimonio: pensi di riuscirci Jay o di darmi anche una minima garanzia in proposito?”
“Io … Io non voglio che tu pensi questo Cole … Una parte di me”
“Esiste Jay!” – quasi ringhiò, poi più sommesso inspirò – “Esiste, purtroppo.”
Jared provò a stringersi a lui, ma Colin era freddo, quasi costernato – “Non voglio scopare questa volta per risolvere i nostri problemi …”
Leto lo scrutò, gli occhi lucidi – “Chiedevo unicamente un … un abbraccio Cole”
Farrell sorrise amaro – “Non te lo negherei per niente al mondo” – e lo avvolse, baciandogli le tempie, piangendo insieme a lui.
“Ti voglio così bene Jay … Non riuscirò mai a fartelo capire abbastanza”
“Sbagli … Io vivo grazie al tuo amore, al sostegno che mi doni ogni giorno Colin”
“Vorrei portarti via da qui, da questa angoscia … Partiamo per qualche giorno, che ne dici?” – gli chiese sorridendo, ma in crisi di ossigeno, per l’urgenza di baciarlo.
“Ma il tuo film …?”
Farrell deglutì a vuoto.
“Ecco io volevo parlartene, chiederti un consiglio …”


“Tesoro sono a New York e sto per imbarcarmi, verso l’Europa, ti ricontatto appena arrivo”
“Glam …”
“Volevo tranquillizzarti, ma ti sento così strano Kevin …”
“Daddy io … Io vorrei farti capire quanto sei importante per me, per noi” – ribatté disperato.
“Ti ho fatto una promessa, ho giurato, non stare in ansia” – gli disse paterno, sforzandosi di rimanere sereno in quella conversazione struggente.
“Io non ho parlato a Lula …”
“Nostro figlio è al sicuro ed io sono oltre modo felice di sapervi vicino a Tim: è un ragazzo meraviglioso, questo tu lo sai Kevin” – sottolineò dolce.
“Sì daddy … So anche che non smetterò mai di amarti e di essere legato a te per la vita … Sono cresciuto insieme a te Glam …”
“Tu sei parte di me, la migliore, Kevin, questo non dimenticarlo: sei onesto, non un coglione quanto il sottoscritto, non merito una sola parola, delle tue, così speciali, credimi”
“Sbagli” – tirò su dal naso, sedendosi contro la testata – “Tu sei l’uomo che ha reso felice questo stupido cuore … Ti ho deluso a mia volta, è capitato …”
“Per colpa mia, Kevin” – rise, asciugandosi una lacrima impietosa.
“Daddy …”
“Devo andare … Abbi cura di te”
“Ti … ti amo Glam, anche se”
“Ti amo anch’io, ti amerò sempre” – e riagganciò, dopo pochi attimi di silenzio, dove i loro respiri sembrarono incontrarsi, vedersi, sorridere, anche se sprofondati  nello sconforto più assurdo.


“Taylor è solido nella sua giovinezza … Quasi spavaldo”
“Lo eravamo tutti alla sua età, Colin” – replicò mite, il leader dei Mars.
Tenendosi per mano, stavano camminando sulla spiaggia, dove si erano diretti, senza esitare.
Le ombre della sera lambivano i loro gesti complici.

“L’ho offeso con le mie insicurezze, temo vittima di un trascorso assai discutibile Jared”
“Ti sono sempre piaciute le colleghe di set … ed anche i colleghi” – rise, rammentando, senza dirselo, il Marocco e quel film magico.

“Ho persino coinvolto Adam”
“Lui non è gay” – rise – “E pretendi che si strusci con Taylor?”
“E’ un professionista … Più di me a quanto pare” – sospirò.
“No, è un artista, che spera di emergere, ne abbiamo parlato e non gli basta più fare la contro figura di Colin James Farrell … Il quarantacinquenne più sexy del pianeta” – Leto si fermò, appoggiando la propria fronte a quella dell’irlandese, che arrossì.
“E più stupido …”
“Sì: devi superare questa prova, baciare Taylor, sentire l’odore della sua pelle, infilarti anche tra le lenzuola o fartelo sopra il tavolo della cucina, come da sceneggiatura, dimostrando a te stesso ed a me, che state rispettando esclusivamente un copione, senza trascendere, anche se proverai eccitazione, anche se ti piacerà farlo, visto che è un tipo davvero bellissimo e spregiudicato.”
“Ma Jared …”
“E’ così che funziona, perché a pensarci, Cole, il tuo rifiuto verso parti del genere, preferendone altre assai caste, potrebbe scocciarmi molto di più, sai?”
“Sì, ho afferrato il concetto” – rise, spostandogli i capelli dal viso di eterno ragazzo, posandovi dei baci leggeri ed infine catturando il suo corpo esile, ma solido, come le certezze, che Leto dimostrava di avere sul loro legame.
“Vorrei comunque fare quella vacanza di cui parlavi Colin …”
“Chiamo Phil e gli assicuro la mia presenza per la settimana prossima: ora è tempo di andarcene … Ho scovato un luogo incantevole”
“Prendiamo il jet del nonno?”
“Affare fatto.”


Downey chiuse la valigia, sotto lo sguardo amorevole di Jude.
“Owen ha detto che possiamo decollare tra un paio d’ore … Ti dispiace volare di notte, Rob?”
“Assolutamente no, poi Camilla è più a suo agio, dormirà sino a destinazione”
“Infatti … E’ la prima volta che ce la portiamo nel nostro nascondiglio sul Mediterraneo” – sorrise, versando una tisana.
“Le cose cambiano Jude … Dovremo essere morigerati” – rise solare.
“Come ti senti?”
“Quel tonico, che Mason mi ha prescritto, mi dà parecchia energia … Ed appetito”
“Ottimo …”
Qualcuno suonò.
“Chi può essere alle nove di sera?”
“Vado io Jude …” – disse incerto l’americano, pensando, in cuor suo, si trattasse di Geffen, ma sbagliava.

“Kevin … Ciao, accomodati”
L’attore lo accolse cordiale, seppure leggesse nelle iridi di lui un astio palpabile.
“Ti ringrazio, volevo parlare giusto con te”
“Ok … Jude è in salotto, vuoi bere qualcosa?”
“No, sto bene così” – ed avanzando salutò anche Law, notando i bagagli.
“Siete in partenza?”
“Buonasera Kevin, sì in effetti … Qual buon vento?”
“Non è una visita di cortesia, sia chiaro” – replicò serio.
Downey gli si parò davanti – “Cosa ti prende, come mai sei così ostile, all’improvviso?” – domandò adombrandosi.
“Si tratta di Glam: vorrei sapere cos’hai fatto per farlo letteralmente fuggire da Los Angeles, per destinazione ignota!”
“Di che parli …?”
“Robert non puoi fingere, non con me!”
Jude si intromise, a protezione del consorte – “Smettila Kevin, siete entrambi convalescenti e Rob non ha bisogno di questi attacchi insulsi e”
L’inglese sembrò spegnersi di botto, nella sua invettiva, come se gli fosse balenato nel cervello un pensiero nitido.
Guardò la fede nuova, brillare all’anulare del suo sposo.
Downey si era ammutolito, ma colse quel sentore e la deduzione consequenziale.

“Lui è … Lui era passato a salutarci … Noi avevamo appena rinnovato le nostre promesse … Un rito tra Jude e me, con Cami, in terrazza …” – spiegò assorto.
Law annuì – “Volevamo brindare insieme a Glam … Sono stato avventato, così preso dal mio entusiasmo … Maledizione” – andò a sedersi.
Robert si appoggiò alla parete, lasciando Kevin al centro della stanza.

“Quindi è così che è andata … Lo avete ferito a morte, dopo tutto quello che daddy aveva fatto per voi!” – ruggì.
Downey tacque la faccenda degli anelli, intravisti all’interno del taschino di Glam: sarebbe stato umiliante per Jude, confessargli le proprie emozioni, anche se lui gli aveva dimostrato una sconfinata comprensione, durante il decorso della malattia.

“E’ stato un malinteso Kevin, gli telefonerò immediatamente oppure andremo da lui e”
“NO!! No, voi non farete un cazzo, lo avete ridotto una larva, un relitto, per come mi ha salutato, senza nemmeno portarsi dietro Lula, visto che teme di non farcela, di crollare o di morire in questo viaggio, accidenti!!” – singhiozzò, senza più frenarsi.
Robert gli si avvicinò, tentando di consolarlo, ma Kevin fuggì via, scansandolo malamente.
La blindata fece un rumore sordo.
Poi più nulla.


RYAN PHILLIPPE è KEVIN

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