Capitolo n. 114 - zen
Le dita di Tom
attraversarono il volto di Jared, dagli zigomi, alla fronte, poi giù al mento,
infine il collo, che il terapista raccolse tra i palmi, sollevandolo.
Il cantante era
completamente rilassato, sereno.
“Ora ti ci vuole un
abbraccio, sai? Colin vieni” – Tom sorrise complice.
A Jared tremarono le
palpebre, era caduto in un sonno dolce e sentire le ali forti e caldissime del
suo uomo, lo fece rinascere, in un subbuglio di emozioni dai mille colori.
“Ti amo Jay, ti amo
da impazzire” – gli sussurrò, baciandolo ovunque, spogliandolo di quel poco,
che aveva addosso, appena Tom se ne fu andato senza fare rumore.
Scott verificò
l’aderenza del busto di Kevin.
“Come lo senti?”
“Stretto … Devo
respirare sempre con calma …”
“Credo sia …
complicato” – e lanciò un’occhiata veloce a Tim, appena uscito dalla doccia,
avvolto in un asciugamano ridotto, che gli copriva a malapena i fianchi esili.
“Appunto …” – Kevin
sospirò.
“Il sesso non è
proibito, comunque” – precisò simpatico.
Kevin si rivestì,
aiutato da un Tim in costume, pronto a tuffarsi in piscina, dove Lula lo stava
reclamando.
“Vai pure dal nostro
cucciolo, tesoro” – gli disse Kevin, dandogli un bacio sulla nuca, fonte di
brividi, che il ragazzo adorava.
Scott si sentì di
troppo, così scivolò via verso il living, dove Glam stava facendo delle
telefonate con il suo studio.
“Ciao bell’uomo,
sempre al lavoro?”
“Buongiorno Scotty …
Ti fermi a pranzo?” – chiese distratti dal tablet.
“Volentieri …”
“E Jimmy?”
“Sta preparando le
valigie, lo porto in Spagna e poi in Irlanda”
“Strano itinerario” –
e lo guardò.
“L’ha scelto lui ed a
me piace accontentarlo …” – replicò sedendosi accanto a Geffen, che gli
sorrise.
“Sì, comprensibile …”
“Adoro quando succede
…”
“Cosa Scott?”
Anche il medico
sorrise – “Quando riesco a renderlo felice … Cosa credevi?”
“Non saprei, dimmelo
tu” – bissò, senza battere ciglio.
Scott si alzò,
scrutando i monitor di sicurezza.
“Hai delle multe in
sospeso Glam?”
“No, perché?
“C’è la polizia là
fuori … anzi, mi sembra soltanto … Chris.”
“Dovrà incontrare Tom
… E’ qui da … da noi”
“Da voi? C’è pure
Hugh, ma che succede?”
“Laurie è per Kevin,
voleva seguirlo per un po’”
“Sì, certo, scusa se”
“Per te non ci sono
segreti Scotty. Ti volevo ringraziare per come l’hai assistito, per il tuo …
garbo. Sai cosa intendo, per Kevin era essenziale.”
“Tu saprai guidarlo
verso la serenità, che aveva già conquistato, anche per merito di Tim”
“Tim è fondamentale.
Sono innamorati e vorrei avessero un’esistenza densa di soddisfazioni: spero si
sposino, sai?”
Vassily scortò Chris
e Hugh in veranda, dove Geffen li raggiunse, insieme a Scott, ancora stranito
per l’affermazione dell’amico.
“Bene arrivati …”
“Ciao Glam, dove
posso trovare Kevin?”
“Al primo piano …
Ciao Chris”
“E Tom?”
“Sono qui”
Il tenente si voltò
di scatto, sorridendo appena lo vide.
“Tesoro … Scusa se
non ti ho avvisato e se …” – tirò su dal naso – “E se non ho rispettato la tua
regola, ma avevo bisogno di vederti e parlarti. Se vuoi, però, me ne vado
immediatamente.”
“No, rimani. Usciamo
a fare due passi.”
“Ok” – replicò raggiante.
“Ok …” – bissò più
tiepido Tom, ma lo prese ugualmente per mano, avvertendola fredda e sudata per
l’agitazione.
Hugh sbuffò – “Lo so,
eticamente non è corretto, però lui sapeva che Tom era qui”
“Come ogni ottimo
segugio” – Scott rise cordiale, facendo strada all’analista – “Seguimi, ti
porto da Kevin.”
“D’accordo … Tu come
stai Glam?”
“In barca, come al
solito” – e scrollò le spalle rigide.
I due si avviarono
per le scale, lui preferì dirigersi in spiaggia, ma nella direzione opposta a
quella di Tom e Chris.
Il vento era calato
di poco, di Richardson nemmeno più l’ombra, forse era tornato a Los Angeles, a
Glam non importava.
I gabbiani volavano
da uno scoglio all’altro, posandosi per fissare l’orizzonte, così anche lui lo
fece, inspirando profondamente l’aria salmastra, pregando di ritrovare un
minimo di quiete.
Un’onda più lunga
lambì i suoi piedi nudi: Glam fece un balzo, istintivamente, notando tra i
fluttui un luccichio.
Si inginocchiò e
raccolse l’origine di quel bagliore dorato: erano due fedi, legate da un
laccio, che non si era spezzato nell’oceano.
Il suo nome e quello
di Robert, non si erano ugualmente consumati.
“Mio Dio …”
Le osservò, come
reliquie preziose, come se fossero un segno.
Le chiuse nel pugno
destro, portandoselo poi alla bocca, vibrante e salata, da un pianto
improvviso.
Corse via, verso la
rimessa, dove calzò dei mocassini ed afferrò le chiavi dell’hummer.
Inforcò i Ray-Ban ed
attivò il cancello automatico sul retro della villa.
Aveva una
destinazione precisa: irrimandabile.
Camilla arrivò in
terrazza portando un cuscino tinta avorio, come gli abiti di Jude e Robert, che
la stavano aspettando felici nel vedere i suoi progressi incredibili.
Era un’autentica
principessa, nel vestitino fucsia.
Solo loro tre, non
serviva altro per quella cerimonia privata ed intima.
Le promesse,
scambiate anni prima, tornarono come una brezza di gioia, in quell’attimo di
loro, esclusivo e destinato a consolidare un’unione dalle mille sfaccettature,
ma sempre fondata sull’amore e l’appartenenza più assoluti.
Le vere in brillanti,
poste ai reciproci anulari, sancirono quel connubio, ancora una volta.
Camilla lanciò petali
di rosa in una nuance celeste, come lo sguardo di Law, perso ed innamorato in
quello di carbone liquido, che luccicava dalle iridi di Downey.
“Ti amerò per sempre
Jude …”
“Ed io amerò te, per
sempre Robert”
Si baciarono, Cami
applaudì, senza sentire il campanello.
Jude sciolse l’abbraccio,
che lo stava sigillando al consorte – “Tesoro hanno suonato o sbaglio?”
“Pare anche a me …” –
il trillo andò a ripetersi – “Ah sì, chi può essere?”
“Non ne ho idea …” –
disse sorridente l’inglese, prendendo Camilla in braccio e Robert sotto l’ala
rimasta libera – “Andiamo a scoprirlo”
Il viso di Geffen era
un rimescolio di sensazioni, una su tutte l’imbarazzo di avere interrotto un
momento speciale, dal quale lui per primo era stato escluso.
“Glam … ciao, che
sorpresa meravigliosa, noi”
Jude avrebbe voluto
spiegare, ma poi si fece da parte – “Entra, stavamo brindando” – aggiunse gentile.
Robert era ammutolito,
anche se non aveva idea di cosa avesse portato Geffen sino a lì.
Notò comunque un
dettaglio, nel taschino della camicia, chiuso da una zip, come se il contenuto
fosse importante.
Si capiva benissimo
cosa fossero quei due cerchi.
Downey avvampò, fissandolo,
come stava facendo del resto anche Glam, nella sua direzione.
“No meglio … Meglio
che vada ...”
“Guarda le ho
comprate per me e Rob, abbiamo rinnovato i voti nuziali, un secondo fa … Sì
insomma avremmo potuto coinvolgere il resto della famiglia, ma abbiamo
preferito fare così” – e mostrò gli anelli appena indossati.
Law andava a ruota
libera, talmente entusiasta di ciò che stava illustrando, da non rendersi
minimamente conto di quanto Geffen fosse sconvolto e lacerato.
Robert percepì ogni
suo respiro, così l’evidente velatura dei suoi turchesi, il brillio inquietante
di lacrime trattenute a stento.
“Sono così felice per
voi …” – aggiunse, quasi strozzato da una commozione, che Jude fraintese a
pieno.
Geffen li avvolse,
nell’ingresso, non riusciva ad andare oltre.
Camilla gli diede un
bacio sulle guance arrossate e lui ricambiò – “Piccolina sei un amore … Lo
siete tutti e tre, sapete? Adesso vado”
“Glam …”
“Ciao Robert, sei
davvero incantevole oggi … Stai meglio e farai progressi ogni giorno, vero
Jude?”
“Ne sono sicuro” – e gli
schioccò un bacio tra i capelli.
Robert strizzò le
palpebre, mordendosi le labbra, tremando, ma solo alla vista di Geffen, che
ormai era già oltre la soglia.
“Arrivederci ragazzi …”
– e si volatilizzò.
Di nuovo quella
scogliera.
Glam parcheggiò ad un
metro dalla balaustra.
Aprì i finestrini,
dopo avere spento il condizionatore.
Tolse gli occhiali da
sole.
Se
solo tutto fosse finito lì, quasi un anno prima …
Pensò.
Buio, luce, buio,
luce, le sue palpebre furono scosse dalla medesima scossa, che poco prima
investì quelle di Robert.
Il suo Robert.
Riavviò il motore.
Accelerò da fermo,
poi di nuovo.
Ingranò la retro,
dopo avere controllato lo specchietto: c’era il deserto là fuori.
E non solo.
Schiacciò l’acceleratore,
spostandosi quasi contro il marciapiede opposto.
Si guardò intorno,
poi prese un lungo respiro.
“Se
proprio vuoi andare papà, io verrò con te”
Lula era seduto lì,
al suo fianco: era il suo posto.
Glam spalancò gli
occhi, doveva essere un’allucinazione.
Come la carezza, che
il bimbo gli diede, a mano aperta, era inconfondibile.
“Lula …” – due lacrime
precipitarono sino al suo collo, poi sul tessuto, bagnando quel rilievo.
Le sue dita tremanti
recuperarono i simboli di legame eterno: almeno per lui.
Spezzò la cordicella,
poi se le infilò, dove un tempo portava la fede del suo matrimonio con Kevin.
Ripartì.
Per dove neppure lui
lo sapeva.
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