Capitolo n. 119 - zen
“Le hai tenute oppure
lasciate andare nel Mediterraneo?”
Downey glielo domandò
a mezza voce, con la stessa serenità, di cui era fatta la carezza, che
accompagnò le sue parole, posata sullo zigomo destro di Geffen.
L’avvocato prese un
respiro, dando le spalle alla tavolata, dove gli altri, ormai erano alticci,
dopo i primi istanti di imbarazzo, che un desco imbandito può risolvere meglio
di mille discorsi.
Lui e l’attore erano
ad una distanza di sicurezza, sul bordo del patio, al quale Geffen era
appoggiato, coprendo con la sua figura massiccia, quella più esile dell’uomo,
di cui era ancora terribilmente innamorato.
“No Robert, sono in
valigia …”
“Mi dispiace” – e si
guardò l’anulare.
“E’ … bellissima, la
tua nuova fede intendo”
“Jude mi ha stupito …
ancora una volta” – sorrise.
“Sì, è evidente” – e
si voltò, come a controllare se qualcuno li stesse osservando.
“Guarda me, Glam …” –
e gli prese il polso sinistro, intrecciando poi le loro dita.
“Rob …”
“Tu sei stato così
generoso con me, con noi … Avresti potuto mandare Jude in galera, meno di un
anno fa”
“Non avrei mai
portato via un padre a sua figlia” – replicò istintivo – “A vostra figlia”
Downey sorrise mesto
– “Camilla è ciò che ci ha sempre separati, vero Glam? Se lei non ci fosse
stata …”
“Ti avrei portato via
con me, anche se tu non avessi voluto, il mio amore sarebbe bastato per
entrambi, potevi anche odiarmi Robert, non mi sarei fermato, mai senza averti!”
– urlò piano, con la foga, che lo contraddistingueva.
“Come avrei potuto
odiarti … E, soprattutto, non amarti … amore” – sgranò i suoi quarzi, ormai
liquidi e tremanti, come il resto di lui.
“Quel che resta di
noi, Robert, l’ho consegnato ai sogni, alle fantasie, che mi consumano o mi
fanno compagnia, a seconda dell’umore, sai?”
Jared fece un altro
brindisi.
Jude ciondolò sino in
casa, per controllare Camilla, ormai addormentata, poi tornò al proprio posto,
sbirciando Robert, che si era seduto sopra al muretto di cinta, con Glam al
proprio fianco.
Conversavano
tranquillamente.
“Allora ti unisci a
noi? A questa vacanza!”
“Jared bevi un po’
d’acqua, dai” – disse Colin, provando a farlo ragionare, ma lui ridacchiò,
sgusciando via da lui.
“Ok alla nostra
salute!” – esclamò Law, facendo l’occhiolino a Farrell, come ad invitarlo
tacitamente a lasciare in pace il marito.
“Ecco bravo … UK
buddy … Buddy significa … amico intimo … sì, insomma, tu lo sei per Cole,
giusto?” – e barcollò sino ad una delle colonne in legno, ricoperta di edera.
L’irlandese lo
raggiunse – “Che ne dici di tornare in albergo Jay?”
“No … no ho fatto una
domanda a Jude” – miagolò – “Anche Rob è intimo di Glam, vedi come flirtano … A
voi capita mai?” – e si piegò, strofinandosi la faccia arrossata e madida.
“Rob è al mondo anche
grazie a lui” – rispose quieto.
“Oh sì … sì …
giusto!” – inveii, crollando sul selciato.
Geffen si palesò,
finalmente.
“Jared hai esagerato,
te lo avevo spiegato quanto desse alla testa questo Crete” – provò a scherzare,
ma Leto attirò a sé Colin, scalciando in direzione di Glam, che evitò quel
gesto inconsueto per un soffio.
“Cazzo Jay piantala!”
– sbottò Farrell, prendendolo di peso, per andarsene, scusandosi.
Il frontman dei Mars
si rifugiò nel suo collo, singhiozzando – “Non mi sento bene, Cole … scusami …”
“Andiamo in bagno,
avanti …” – disse Glam, invitandoli ad entrare in casa.
Robert rinunciò a
quel nettare, per via dei farmaci, ma avrebbe preferito essere ubriaco
fradicio, per non assistere a quel massacro.
“Dovremmo ripartire,
sai Jude? Magari andiamo a Londra, dai tuoi figli”
“Perché Rob?”
“Glam merita
rispetto, verso la sua scelta di metabolizzare lo stress di questo ultimo
periodo in solitudine o comunque distante da noi … Noi tutti, insomma” – disse
fissandolo.
“Sono il primo a
riconoscere l’inadeguatezza della nostra presenza, ma lui, a dire il vero, non
mi sembrava così dispiaciuto quando ha beccato me e Colin proprio dietro a quel
cespuglio” – e sorrise.
Downey inarcò un
sopracciglio – “Questa situazione è … ridicola” – disse come svuotato.
“Sei stanco tesoro
…?”
“Ho l’emicrania …
vorrei stendermi”
“Sì, ho visto un
divano, sembra comodo”
Leto diede di
stomaco.
Colin non lo lasciò
un attimo, mentre Glam preparava il letto, dove li avrebbe ospitati.
Erano al secondo
piano di quel villino immerso nel verde di ulivi lussureggianti.
Dalle finestre si
vedeva il mare, increspato di un luccichio, rimandato dalla luce di una luna
piena incantevole.
“Avrete sonno … Porto
del caffè per il nostro impiastro, datemi cinque minuti” – disse paterno, senza
guardarli.
“Glam … Ti rompiamo
sempre le palle …”
“No Colin, lascia
perdere” – e diede un buffetto a Jared, ormai rannicchiatosi tra le lenzuola
tinta limone.
“Mi dispiace … Non
sarai più felice di avermi qui” – disse confuso il cantante.
Geffen non replicò,
tornando al piano di sotto.
“Adesso che lo sai,
cosa vuoi fare Kevin?”
“Tim vieni qui” – e
gli tese le braccia.
Il giovane era in
piedi contro la parete, nudo ed ancora gocciolante, dopo una doccia veloce.
Avrebbe voluto
fare l’amore, si era preparato accuratamente, affinché il compagno non compisse
sforzi inutili, per lubrificarlo e risalire in lui, seduto sopra le sue gambe,
Tim se l’era immaginato già sotto i getti, quell’amplesso, eccitandosi come un
quindicenne.
Nei suoi
occhi, peraltro, l’innocenza e la delusione erano le stesse di un adolescente
alla prima cotta.
“Lì, per cosa?
Certo che volevo venirci, prima … E magari mentre mi scopi, pensi a Glam: sono
stufo marcio di queste umiliazioni, sai?”
“Non lo farei
mai …” – disse sedendosi sul bordo, prendendo fiato.
La sua respirazione
non era ancora rientrata nella norma.
Tim se ne preoccupò
immediato, ma si trattenne dall’avvicinarsi; non per molto.
“Tesoro io non
voglio più deluderti”
“Questa l’ho
già sentita” – ribatté sarcasticamente svilito.
“Merito il tuo
disprezzo Tim?”
Il suo sguardo
lo trafisse.
I ricordi dei
giorni felici, dopo l’ultima riconciliazione, si affollarono nella sua mente.
“No Kevin …” –
e gli si parò davanti, tanto da permettergli di appoggiare la fronte all’ombelico
del giovane, mentre i suoi palmi gli cingevano i glutei magri e sodi.
Iniziò a
tormentare quel minuscolo abisso, dai contorni perfetti, come ogni dettaglio in
Tim, che gli accarezzava la nuca, contemplando i suoi gesti appassionati e
devoti, schiudendo poi le proprie labbra e reclinando il capo all’indietro, in
piena estasi.
“No non voglio
…” – gemette balbettando, ma Kevin lo stava già accompagnando sopra di sé,
vincendo le sue deboli reticenze.
“Dio … sei
bagnato Tim … cosa …?” – gli sorrise, compiaciuto dalla sua iniziativa di
rendergli tutto più semplice.
“Faccio ogni
cosa per te Kevin … Io vivo per te …” – disse quasi aspro ed in lacrime, mentre si lasciava
impalare senza difficoltà.
Il bassista si
contrasse, ansimando per quella fatica minima, che gli donò da subito un
piacere assurdo.
Il dolore,
invece, che ingabbiava l’addome di Tim, nasceva dall’impotenza nei riguardi di
un legame, quello tra Kevin e Glam, che sembrava essersi riconsoli dato minaccioso.
Il ragazzo si
piegò in avanti, baciando l’amante con irruenza, mentre lo cavalcava esperto e
sinuoso.
Kevin con un
movimento rapido e deciso, lo capovolse, portandolo sotto ed aprendogli le
gambe, riprese a muoversi dentro di lui con una lentezza spasmodica,
inclinandosi di lato, a fasi alterne, per toccare Tim in ogni sua fibra
pulsante.
Le sue falangi
sottili sfogarono i loro spasmi nelle coltri madide ed arruffate, come i suoi capelli
scuri, scapigliati sino agli zigomi vibranti di un orgasmo imminente.
“Ke Kevin!!”
“Vieni amore
mio … toccati … sei tutto ciò che voglio … sei la mia felicità Tim” – rivelò
sincero.
Si guardarono,
poi Kevin, senza smorzare le sue spinte divenute più vigorose, lo afferrò per
le spalle, portandoselo contro il busto ed incurante delle fitte, che gli
tormentavano le costole, si svuotò in lui, facendolo gridare e piangere, come
non mai.
Geffen posò le
tazze sul comodino.
“Si è
addormentato …?” – domandò lieve, rivolgendosi a Colin, che teneva sul petto un
Jared pallido e minuscolo, nella sua posizione fetale.
Farrell annuì,
ringraziandolo con i suoi pozzi di pece.
“A domani,
riposatevi …”
Scese, vedendo
che Jude stava dormendo allacciato a Robert, sul sofà della sala.
“Zio Glam …”
“Ehi
principessa …”
“Posso fare la
nanna qui?”
“Certo Camilla
…” – sorrise, dandole poi un bacio sulla testolina.
Le rimboccò la
coperta, che Clint gli aveva regalato, confezionata dalla sua donna.
Passò quindi
accanto ai genitori di quella cucciola adorabile, nella penombra della stanza,
sentendosi prendere il polso.
“Rob …?”
“Buonanotte Glam
…” – mormorò intenso.
“Buonanotte” –
gli sorrise nel buio, poi scivolò via.
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