Capitolo n. 105 - zen
Jude strinse la
balaustra, affacciandosi alla balconata, in quel mattino fresco e ventilato.
Le sue palpebre
ebbero un tic, disturbate dal sole, così provò a difendersi da quella luce con
il dorso della mano sinistra, notando Geffen, che lo stava salutando.
“Buongiorno, tutto
bene?” – gli chiese sorridendo.
Law scosse la testa,
poi scese dalla scala laterale.
“Ciao Glam …”
“Vi aspettavamo per
la colazione … E Rob?”
“E’ su … Sta
riposando, ha avuto qualche problema ieri sera” – spiegò vagamente agitato.
“Di che genere, se
posso …”
“In effetti è un
argomento delicato e comunque riguarda la sua ripresa fisica: non è semplice
come pensavamo, ammesso che ci siamo permessi il lusso di farlo”
“Jim ha detto che
occorre del tempo … E molta pazienza” – sorrise paterno, dandogli una carezza
sul braccio destro.
L’inglese arrossì,
guardandosi le scarpe in tela – “Grazie per … per esserci, in qualche modo,
però volevo … E’ da un pezzo che voglio chiederti scusa per … Per quello che è
accaduto sulla scogliera, ti ho quasi ucciso e” – le parole gli morirono in
gola.
Geffen lo abbracciò,
con quella solidarietà tipica del suo carattere, che non serbava rancore, a
volte, mentre in altre si rivelava spietato e vendicativo.
“Non lasciamoci
schiacciare dal passato, Jude … Ricordiamo solo i momenti belli, ok?”
“Sì … Lo vorrei e ci
stiamo provando, con Robert … E’ così svilente vederlo soffrire …” – iniziò a
piangere, composto, staccandosi da lui ed incrociando le braccia, scrutando l’orizzonte.
Downey li stava
spiando, provando una confusa gelosia, mescolata ad un affetto smisurato per i
due uomini, che avevano segnato la sua esistenza, in maniera tanto indelebile,
quanto meravigliosa.
“Sono ingrassato tre
chili …”
Jamie si lamentò,
mentre si stava ingozzando di paste alla crema e caffè nero.
Kurt rise.
“Se continui così …
Non era meglio una tazza di latte e cereali?”
“Come fanno piedini
ciccioni ed Elettra? Naaaa … Dopo vado a correre, lo giuro su Balls!”
“Povero cagnetto” –
sogghignò il moro.
“Sono con Marc, oggi
ha il giorno libero”
“E tu stai qui con
me?” – chiese quasi con stupore.
“Certo, sei il mio
migliore amico e volevi parlarmi, ho ancora i miei spazi ed il matrimonio
funziona, senza stressarci inutilmente” – sorrise – “E poi ci vediamo a pranzo
con la ciurma!”
“Ok … Ti ringrazio
Jam” – replicò solare.
“Si tratta di David?”
“Con lui funziona,
sai? Insomma mi andava di raccontarti di noi, visto che c’è sempre un neo, di
nome Spencer, che ogni tanto … rompe”
“In che modo?”
“Con la scusa del
lavoro, dal quale ormai Dave si è ritirato, gli telefona spesso o chattano ad
orari assurdi, per risolvere dei casi davvero orrendi”
“Orari assurdi?”
“Dipende da dove si
trova la squadra …”
“Ah capisco … Avete
affrontato l’argomento?”
“Certo e David mi
rassicura … In effetti fa di tutto per rendermi felice ed appagato”
Jam fece una smorfia
buffa – “Scivoliamo nel piccante ora …”
Kurt stropicciò le
labbra – “Quel lato della nostra storia è … molto dolce … Ammetto di avere
paura di … di stancarlo …”
“Kurt …”
“Insomma non dobbiamo
farlo tre o quattro volte, come due assatanati … anche se lo vorremmo … presumo”
“Tu pensi a Brandon,
hai ragione in un certo senso, ma non dovresti porre dei limiti, fissandoti su
questa … cosa …”
“C’è parecchio, oltre
al sesso, con cui divertirsi e …”
Stava tremando, Jamie
se ne rese conto e lo strinse, accarezzandogli i capelli.
“Ho il terrore di
perderlo Jam …”
“Cancella questi
timori e vivilo, ogni istante, senza subordinare ogni tuo gesto a questa
inquietudine, perché rischi di rovinare il vostro legame Kurt”
“Lo farò … Avevo
bisogno di sfogarmi e tu ci sei sempre Jam … Grazie”
“Noi siamo come
fratelli. Io non ti abbandonerò mai … alle tue ossessioni!” – e gli diede un
buffetto, prima di congedarsi e tornare dalla sua famiglia.
Jared si stava
allacciando la cintura, constatando che sarebbero state più efficaci delle
bretelle, per i suoi jeans comodi, anche se di taglia ridotta.
Farrell lo stava
ammirando, mentre giungeva dal corridoio.
“Cole …!”
Leto corse ad
abbracciarlo.
“Ehi sei già in
piedi, potevi telefonarmi”
Si baciarono.
“Cole … ho dormito
come un sasso e poi al risveglio non sapevo dove fossi … Mi sono spaventato”
“Tesoro mi dispiace,
non dovevo lasciarti qui da solo accidenti” – si rammaricò.
“Ma no, è stato un
attimo” – sorrise, rassicurandolo.
“Ho passato la notte
a Palm Springs, c’erano anche Jude, Robert, i bimbi”
“I nostri bimbi …?”
“No, solo Lula, Drake
e Camilla” – spiegò imbarazzato.
“Anche Pam …?”
“Sì e poi Tim, Kevin,
Vass e Peter, ovviamente Glam”
Jared infilò le
infradito, con noncuranza, mantenendo il sorriso – “Ovviamente”
“Mi ha accompagnato
lui, è con Pamela per l’ecografia …”
Era inutile
nascondergli la verità ed alquanto stupido, pensò l’attore.
“Con gli esami di
ultima generazione, gli diranno già se è maschio o femmina”
“Così presto? Come lo
sai Jay?”
“Leggevo una rivista …
per caso” – ormai era pronto e voleva lasciare l’ospedale subito.
Lo disse a Colin, che
non desiderava di meglio.
“Pamela il gel è
freddo, abbia pazienza”
“Non c’è problema
dottoressa, ne ho da vendere” – e guardò Geffen, al suo fianco e nervoso quanto
lei.
“Ok … il battito è
regolare … ancora un secondo ...”
Quel suono era
toccante.
Le loro mani si
intrecciarono, così i reciproci sguardi.
“Aspettate, ma …”
“Che c’è?” – domandò apprensivo
l’avvocato.
Miss Rayon sorrise – “Sono
… due battiti”
Pam ebbe un sussulto –
“Dos??”
“Gemelli”
“Oh mio Dio” –
mormorò Geffen.
“Maldido sei cabreado?!”
“No tesoro, non sono …
arrabbiato, anzi, sono al settimo cielo” – e deglutì a vuoto, ma con un sorriso
stampato sul volto da antologia.
“Sono arrivate le
analisi, vediamo … Due … bei maschietti!
Complimenti”
“Ok ora posso anche
svenire Pam, tu sei già stesa, ti verrà meglio”
“Siamo rimasti soli,
Jude?”
“Amore … Potevi
chiamarmi”
“Ce l’ho fatta
comunque … Arrancando …” – sorrise mesto, lasciandosi quasi sorreggere dal
marito, sino alle panche intorno alla piscina.
“Ci sono i cuccioli,
i giganti e poi Kevin, con Tim”
“Ah capisco …”
“Glam è con Pamela,
per la visita ed hanno riportato Colin a Los Angeles, tanto doveva recuperare
Jared nel reparto di Mason …”
“Colin era qui?”
“Sì, ma noi eravamo
già in camera, non ce ne siamo manco resi conto”
“Appunto … E Jared?”
“Ha avuto un malore,
un attacco di panico, mi raccontava Geffen”
“Sono esperienze
terribili … Le conosco bene”
“Hai fame?”
“Non lo so Jude … e
tu?”
“Ho bevuto del tè,
guardo se ce n’è ancora” – e si affrettò a controllare.
Downey lo osservava.
“Jude sei … sei
stanco, vero?”
“Di cosa amore?”
“Di questa agonia” –
ed inspirò profondo.
“Non dire stronzate” –
ribatté secco, pentendosene immediatamente.
“Sì … sei stufo
marcio” – replicò rassegnato l’americano, ma con un sorriso.
“Robert …” – tornò a
sedersi accanto a lui, prendendogli i polsi.
“Sai io prima … Prima
mi specchiavo … E contavo le mie ossa … Ci sono ancora tutte” – tossì, tirando
su dal naso, ingabbiato da una commozione inevitabile – “… ed ho pensato ci sono ancora anch’io … E’ evidente,
ma, in quale modo? A quale prezzo?”
“Tu devi fare un
passo alla volta, non dobbiamo avere fretta” – replicò angosciato.
“Ti consumerai quanto
me … con me … e non è giusto, anzi, è penoso, ammettilo Judsie” – e gli sfiorò
i capelli, le orecchie, il mento, con entrambe le mani gelide, ma mai
separatesi da quelle di Law.
“Sei l’unica vita che
voglio, Rob … Rassegnati” – lo disse in lacrime, ma con determinazione.
Downey scoppiò a
piangere, fondendosi al corpo del suo compagno, come in un meccanismo
realizzato da una compiutezza maniacale.
O semplicemente perfetto
ed incastonato nei loro destini, come una gemma di inestimabile valore.
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