Capitolo n. 102 - zen
Kevin prese una
boccata ampia di fumo, buttandolo fuori, senza guardare Glam, appoggiato alle
sue spalle, contro la balaustra del terrazzo della camera arancio, dove il suo
ex alloggiava a villa Meliti.
“Un altro figlio … Il
nostro lo sa, daddy?” – e si voltò, fissandolo, provando una strana sensazione.
“Da come posa le
zampe di Brady sul decolté di Pamela, temo di sì” – e sorrise nervoso,
grattandosi la nuca.
Kevin gli si
avvicinò, abbracciandolo, ricambiato a pieno da quel gesto colmo di affetto
sincero.
“Io amo tutto di te,
Glam, dal bambino che ci ha scelto, a quelli che hai concepito con … parecchie
donne” – sorrise, scuotendo la testa, dove Geffen posò un bacio ugualmente
amorevole.
“Tu sei molto comprensivo”
“Che diritto avrei di
giudicarti? Perché ti senti in colpa, verso chi?”
“Di certo sento una
pesante responsabilità verso Pam …” – accennò timido.
Il bassista ridacchiò
senza cattiveria – “Stiamo parlando di Jared, non nascondiamoci dietro ad un dito
… per giunta storto”
Risero, più
sollevati.
“Antonio mi ha
accennato del siparietto a tavola” – rivelò l’avvocato.
“Io penso a Colin,
sai Glam? Alla sua pazienza, direi eroica”
“Jared ha avuto dei
problemi di salute piuttosto gravi, forse non ha la necessaria integrità”
“E’ fragile? Il
piccolo, indifeso Jared? … L’anno prossimo avrà cinquanta anni, ti rendi conto,
daddy?”
“Forse dovremmo
perderci di vista …”
“Lui impazzirebbe … e
forse anche tu”
Colin riordinò alcune
carte in biblioteca, poi avvertì i passi del compagno, mescolati ad una
cantilena, che il leader dei Mars soleva eseguire per addormentare Florelay.
“Questa principessa
ha bisogno di una coccola dal suo papà … ed anche io Cole”
Una lacrima gli segnò
lo zigomo destro, ma Farrell si affrettò ad asciugarla, stringendoli entrambi
sul petto, baciando Jared, senza più pensare a nulla.
Owen accompagnò Julie
dai cuginetti, apprendendo da un loquace Xavier le ultime novità.
“Antonio e Glam non
sbagliano un colpo” – ironizzò, al terzo champagne, gorgogliante nel suo
stomaco vuoto.
“Sono dei fenomeni”
“Anche Pam non
scherza”
“Lei è una mamma
stupenda”
“Chi meglio di te può
dirlo, eh Xavy? Ed il tuo nuovo amichetto, chi sarebbe?”
“Ti riferisci a
Taylor?” – bissò distratto.
“Cosa ci combinate tu
e Derado, con quel puledro scalpitante?” – gli bisbigliò il gallerista,
soffiandogli nel collo un aroma alcolico fastidioso.
Xavier si irrigidì,
osservato a distanza da Denny, teneramente abbracciato a Preston, durante una
passeggiata a piedi nudi, intorno al laghetto delle ninfee.
“Nulla che ti
riguardi, Rice”
“Ullallà come siamo
riservati” – rise aspro.
“Phil ed io siamo una
coppia disinibita, ma non esibizionista” – eccepì serio.
“Tu sai essere molte cose
ragazzino …”
“E tu dovresti
crescere, tenendoti la cinta ben allacciata”
“Alla lunga ti rendi
conto che nessuno merita tanta devozione, sai?”
“Questo lo pensi tu”
“Sì … Può darsi” – ed
un bacio appassionato tra Denny e Preston gli arrivò dritto al cuore, mentre
non riusciva a smettere di spiarli.
Le dita di Colin gli
scivolarono dentro, sino al loro attaccatura, a mano aperta tra i glutei di
Jared, che si schiudeva a lui senza remore.
Le palpebre di Leto
tremolavano, come il suo addome asciutto e teso, mentre Colin gli baciava le
tempie, allungato al suo fianco; ancora per poco.
Gli si infilò tra le
gambe, dopo alcuni secondi, penetrandolo con accortezza, mordendogli il mento e
gemendo dal primo affondo, interrotto a metà di quella spinta, nonostante fosse
piuttosto fluida.
“Guardami Jay …”
“Amore … Io … io non
ti merito” – ed aggrappandosi all’irlandese, provò un disagio lancinante.
“Va tutto bene …
tutto Jay” – e riprese a colpire lateralmente le pareti pulsanti di quell’abisso
lussurioso ed irrinunciabile, finché non vennero entrambi, suggellando con
l’appartenenza fisica, quel legame sempre in bilico, come se fosse una
maledizione.
Jim volle ripetere le
analisi un paio di volte, per essere sicuro di dimettere Robert in buone
condizioni.
Jude aspettava
trepidante l’esito, mantenendo il contatto via cellulare, sia con Glam che con
Colin.
Era una mattina di
giugno molto assolata.
Downey sperava di non
dovere più rimanere in quella sorta di gabbia dorata.
Finalmente Law ebbe
il nulla osta per raccogliere gli oggetti personali del marito e lasciare la
clinica, dove si sarebbero ripresentati dopo una settimana per un controllo.
Il viaggio in auto fu
allungato verso le colline, su richiesta di Downey.
Se ne stava appoggiato
alla portiera, disteso sul sedile, a godersi il vento tra i capelli, a bordo
della decappottabile, appena acquistata da Jude, che di tanto in tanto lo
guardava, notando la sua magrezza, ma anche l’indiscusso fascino.
“Glam lo sa?” –
chiese improvviso.
“Sì, gli ho inviato
un sms tesoro …”
“E tu lo sai?”
“Cosa Rob?”
“Di lui e Pamela” – e
lo fissò, togliendosi i Ray-Ban.
“Me l’ha detto …
Temeva la tua reazione”
“In che senso Jude?”
“Nel senso che potevi
vivere male questa novità inattesa”
“Se avessi messa
incinta tu Pam, direi di sì” – e rise lucido.
I farmaci sembrarono
dargli un minimo di tregua.
“Eccoci qui amore …”
– l’inglese accostò nel piazzale di un ristorante italiano.
“Pensi che abbiano
già sfornato le lasagne?”
“Dal profumo direi di
sì …”
“Un bicchiere di
chianti potrò concedermelo? In memoria dei vecchi tempi”
Jude si sporse,
baciandolo senza lasciargli respiro – “Che torneranno … te lo prometto Robert.”
Jared si tolse le
cuffiette, controllando l’ora.
Tom era in lieve
ritardo.
Il fruscio della
porta scorrevole sembrava confermarne l’arrivo, così Leto, seduto sul lettino,
si girò, con aria triste.
“Glam …” – disse a
mezza voce, vedendolo.
“Ho chiesto a Tom
dieci minuti, lui non voleva, quindi prenditela con me” – e gli sorrise.
“Non ho voglia di
arrabbiarmi … per poi cosa?” – replicò con una certa stanchezza.
“Cosa ti succede, tesoro?”
– gli chiese dolce, accomodandosi al suo fianco.
Jared si alzò, ma
Geffen lo trattenne per un polso, senza veemenza.
“Lasciami”
“L’ho fatto Jay. O
sei stato tu? Nemmeno lo rammento”
Il cantante si
divincolò brusco – “Che stronzo che sei!”
“Ti devo qualcosa,
Jared? No, spiegamelo, perché a me dà i nervi sbagliare”
“Non ci sono equivoci
tra noi oppure pendenze, se vogliamo essere fiscali” – sbottò irritato.
“Il tuo astio è fuori
luogo Jared” – si alzò, fronteggiandolo – “E se proprio vuoi odiare qualcuno,
odia me, non il bambino che deve nascere” – disse severo.
Gli zaffiri di Leto
si riempirono di lacrime.
“Ma … io non lo odio”
– balbettò smarrito.
Glam gli cinse le
spalle scarne e vibranti – “Pensavo che Jay Jay fosse l’ultimo, perché Lula lo
definì il mio amore più grande e tu eri quasi morto per quella maledetta droga,
nell’attimo in cui lo strinsi sul cuore e lui mi guardò, non potrò mai
scordarlo, come se un cerchio vitale andasse a chiudersi e per fortuna
sbagliavo …” – prese fiato – “Sarei impazzito di dolore se te ne fossi andato,
se mi avessi privato di te … Forse sei tu quello che ha cancellato la
consapevolezza di quanto ti ho amato”
“No! No Glam …” –
scoppiò a piangere.
“Mi sono fatto
bastare la tua presenza, mi sono rassegnato ed ho provato a ricominciare, ad
innamorarmi di nuovo, perché tu eri, sei e rimarrai di Colin! Lo sa persino la
stella in fondo all’universo, possibile che tu non voglia accettarlo?”
“E’ … un lungo
percorso … fatto di perdono, per una serie di innumerevoli sbagli, commessi da
Colin, ma anche da me …”
Geffen si emozionò,
inevitabilmente – “E quando si arriverà alla meta, potresti dirmelo, tesoro?”
Lo abbracciò, quasi
soffocandolo, ma Jared non si sarebbe mosso da lì.
Per l’eternità.
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