martedì 28 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 122

Capitolo n. 122  -  zen


“E’ tutto così strano”
“Vuoi rimanere un po’ da solo, Robert?”
“Sì Glam … Ti dispiace?”
“No, affatto.” – lo baciò tra i capelli, prima di tornare verso casa, facendo un cenno a Vassily e Peter, poco distanti dagli scogli, dov’erano rimasti seduti a lungo, dopo avere salutato Jude e gli altri.


Poche ore prima …

Colin diede una gomitata a Jude – “Forse possiamo andare, Jared sta scendendo”
“E Robert?”
“Rob è impegnato con Glam” – replicò Leto, prendendo i pochi oggetti personali, lasciati su di una mensola del living.
Aveva un atteggiamento distaccato ed ombroso.
Farrell non fece fatica a capire cosa lo avesse infastidito.

“In che senso occupato?” – chiese l’irlandese.
Jared fissò entrambi.
“Nell’unico che quei due conoscano. E’ … vergognoso Jude. Hai la mia solidarietà, anche se non te ne farai nulla.”
Law annuì – “Puoi starne certo: non mi serve affatto la tua commiserazione.” – disse asciutto – “Io vado da Robert, vi raggiungo presto.” – e salì, con Camilla in braccio.

Downey sembrava svenuto, ma stava solo riposando la vista ed il cuore.
Appena avvertì i passi di Jude, guardò nella sua direzione, gli occhi lucidi, nell’incrociare sia i suoi che quelli della figlia.
“Amore …”
“Ciao Rob, siamo …”
Law guardò Geffen, che si spostò dal letto al davanzale.
L’uomo si passò le mani sulla testa rasata, quindi uscì, senza proferire parola.

“Siamo venuti a salutarti, Robert” – disse calmo.
“Papà non viene con noi?” – chiese tranquilla la loro principessa, sedendosi sul bordo, dove l’americano l’abbracciò.
“Jude io …”
“Andrà tutto bene, ti chiameremo da Londra … Ogni giorno”
“Vorrei parlarti senza”
“No, non è necessario: so che hai bisogno di questo, di rimanere qui o dovunque sia Glam, così lui, che ti ama più di ogni cosa … Forse anche più di me” – rise, mescolando un pianto prepotente, alla sincera dimostrazione del suo sentimento più radicato e limpido, nei riguardi del marito, come mai prima di allora.
“Ma ribadisco forse, Robert, perché credo che i tuoi … i tuoi briganti od angeli custodi, insomma Glam ed il sottoscritto, possano almeno vantarsi di essere accomunati dalle stesse emozioni, quando ti pensano, ti stringono … ti vivono.”
“Le tue intenzioni Jude, mi spaventano …”
“No, nessuna paura, nessun litigio, questo è … un atto dovuto. O qualunque cosa sia, so che ti farà stare bene, anche se proverai angoscia, come succede a me ora, però il sorriso di Camilla ci ricorderà sempre che siamo stati e saremo degli ottimi genitori, vero cucciola?”
“Vi voglio tanto bene … papà” – ed arrise, ai loro volti sfigurati da una tristezza, vanamente celata da sorrisi di circostanza.
“Ok, adesso voleremo in Inghilterra, dai tuoi fratelli, Cami, sono impazienti di vederti … ed io di ritrovarli”
“Jude …”
“Abbi cura di te” – e lo avvolse forte, racchiudendo tra i rispettivi cuori, quello di Cami, che appoggiò la testolina a quella tremante di Downey, esterrefatto e confuso.
Law gli diede ancora un bacio.
L’ultimo, prima di andare via.


Farrell stava troppo zitto.
Jared non sapeva come muoversi: c’era una barriera invisibile tra loro, tanto spessa quanto inattesa.
Faceva caldo.
Un caldo soffocante.

“Alzo il condizionatore … Ti spiace, Cole?”
“No Jay, l’avrei fatto anch’io” – replicò, continuando a fissare l’esterno, dalla finestra centrale della suite.

Il cantante tossì, riprendendo posto sul divano – “Chiamo i bambini …”
L’irlandese andò nel bagno, senza dare cenni di assenso o meno.
Era l’orario in cui telefonavano alla End House, anche per vedere i cuccioli nella nursery.
Erano così piccoli.

Farrell si barricò in quella sala di ceramiche e marmi, dove nella vasca idromassaggio aveva fatto l’amore con Jared non più di un giorno e mezzo prima.
Sembrava un’eternità.

Si sforzò di visualizzare nitidamente i volti dei gemelli, di Amèlie, poi di Florelay.
Rebecca, Violet ed Isotta erano cresciute, ma restavano le loro bambine; James, Henry e Yari ormai erano adolescenti.

Fece poi mente locale su tutti i torti fatti subire al consorte, dal loro incontro.
Con meno fortuna, provò a ridimensionare quelli subiti, soprattutto a causa di Geffen.

Glam Geffen.

Quel nome tornava e ritornava, come l’alta marea, inevitabile, in un ciclo senza fine.

Se solo avesse potuto prosciugare l’oceano.


“Ho preparato sotto il patio tesoro …”
Nel tono di Glam albergava il timore di importunarlo.

Downey era risalito alla torretta, stendendosi su di un lettino prendisole, dove armeggiava con il b-berry da qualche minuto.
“Jude è già in aeroporto …” – disse sussultando e mettendosi seduto.
Geffen si morse le labbra – “Ti porto da lui?” – chiese senza esitare, ma anche senza alcun rancore.
“No … No, Glam.” – ribatté assorto Robert, con il cuore tra le mani, le pulsazioni visibili nelle dita.
“Vuoi che rimanga o che ti aspetti giù, con gli altri, Rob?” – domandò senza più respirare.
“Mi sciacquo il viso … è pieno di salsedine …”
“Sì amore, certo” – gli sorrise, pensando alle lacrime salate, che Downey aveva versato dal saluto a Jude e Camilla.

Sarebbe morto per lui, per quella sconfinata tenerezza, che proprio insieme a Law aveva condiviso, metabolizzato, rielaborato e formalizzato, nell’assistere Robert …
Il loro Robert.


Colin tornò da Jared, rannicchiato sul davanzale, a mordersi le nocche, tutto aggrovigliato e scomodo, nell’attesa di lui.

“Andiamo a cena?” – chiese incolore il moro.
Leto lo guardò.
“Ho … la gola chiusa” – rispose emozionato.
“E’ stata una brutta giornata …”
“Sì Cole … Jude e Cami? Loro …”
“Volati via” – e controllò l’orologio.
“Ce ne andiamo anche noi?”
Sembrò una supplica.
Farrell inspirò greve, strizzando le palpebre e riunendo i fotogrammi, che poco prima aveva come snocciolato nel proprio cervello.

“No. Non senza avere chiarito alcune cose, Jay.”
“Come vuoi …”
“Quello che voglio”
Si interruppe, strinse i pugni, fissò un punto lontano dagli zaffiri di Jay, per i quali avrebbe ceduto, per l’ennesima volta.

“Quello che vorrei, Jared, è saperti mio, non come un oggetto sia chiaro, ma come la persona che ho sposato e scelto, con la certezza che tu stessi facendo altrettanto”
Leto si alzò, non senza difficoltà, come se fosse invischiato in qualcosa di impalpabile.

“Io sono qui, Colin”
“Sì, hai preferito me, a Glam, diciamo che” – rise sarcastico – “Diciamo che me la sono bevuta anche questo giro”
“E’ per quello che ho detto prima di lasciare la casa di Glam? A te ed a Jude, a proposito di Robert?” – chiese aspro, sentendosi all’angolo.
“Se dovessi elencare tutte le tue reazioni, le sfumature … Tu non sei riuscito a dimenticarlo, ad andare oltre, hai sempre tenuto il piede in due scarpe, anche se non ci scopavi, anche se non fuggivi più da lui a cercare ciò che io, secondo la tua opinione, ti negavo!”
“E’ di questo che hai parlato con Jude?!” – ruggì, azzerando la distanza.
“Te ne stupisci Jared …?! Se solo ti fossi specchiato, mentre mi colpivi dritto al petto, con il tuo rammarico, il risentimento verso Robert e Glam … Cosa diavolo hai visto??”
Leto vibrò, dall’addome agli zigomi e viceversa, facendo un passo indietro.
“Si … si stavano baciando e … E Glam gli ripeteva quanto lo amasse. Sei soddisfatto?”
“E quindi tu eri fuori dai giochi, di nuovo.”  - e fece un sorriso quasi beffardo, che ben presto morì in una smorfia dolorosa.
“Lo sono da un pezzo e così Glam dai miei, DAI NOSTRI! Soltanto tu non lo vedi!! E ti fai delle seghe mentali, istigato da Jude, in un copione aberrante!!”

La difesa si mescolava all’attacco, in un tentativo disperato di sanare quella situazione, destinata al peggiore degli epiloghi.

“Le mie erano illusioni Jared … Continuavo a correre, anziché camminare e guardarmi intorno … Mi rifiutavo di vedere ed aumentavo l’andatura, facendo finta di niente, NIENTE!”
“Colin …”
Il leader dei Mars riguadagnò quel minimo spazio, quasi artigliando quella porzione tra il collo e le spalle di Farrell, come spesso accadeva sul set, quando giocavano, smaniosi di baciarsi ed eccitati ancora di più dalla circostanza di non poterlo fare, in mezzo alla folla di colleghi ed addetti ai lavori.

“E’ … è come essermi voltato Jay, per vedere se eri con me,  ma in questo modo, mentre ancora fuggivo, andavo a sbattere contro ad un muro di ipocrisia, Jude l’ha definita tale, senza sbagliare.”

Leto mollò la presa, tornando verso le vetrate.
“Cosa dovrei aspettarmi, dunque? Le vittime eccellenti di Glam scappano a consolarsi a vicenda? E’ con Jude che vuoi stare?? No perché oggi posso aspettarmi di tutto DA TE, DA VOI!!”
“E’ questa la tua unica preoccupazione, Jared? Il tuo orgoglio inizia a sanguinare? Il mio cuore non ha mai smesso, sappilo.”

Colin parlava alla sua schiena e su essa si schiantò anche il rumore cupo, che fece la porta sbattuta dall’attore, in quello che sembrò un addio.








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