Capitolo n. 113 - zen
La caletta adiacente
la villa di Palm Springs era perfetta per quel servizio fotografico.
Jared si alzò il
berretto della felpa, dopo essersi delineato lo sguardo con una matita nera,
ritrovata in uno zainetto, che si portava sempre appresso durante i concerti,
anni prima.
Era ancora sigillata
e pronta all’uso, al quale il leader dei Mars non seppe resistere.
Il fedele Terry
Richardson la trovò un’idea geniale ed era talmente assorbito dal fargli scatti
a ripetizione, da non accorgersi dell’arrivo di Geffen.
“Perfetto Jared …
Guarda l’oceano … Ok, ti andrebbe di fare un tuffo, vestito ovvio!” – e rise.
“C’è troppo vento, si
prenderà un accidente” – esordì Glam, facendo sobbalzare l’amico di Leto, che
scoppiò a ridere.
“Salve …”
“Buongiorno signor
Richardson” – disse brusco, rivolgendosi poi a Jared in tutt’altra maniera –
“Ciao tesoro, vuoi mangiare qualcosa? C’è anche Tom ”
“Tom …? E’ qui per
te, non stai bene, per la schiena?” – chiese incuriosito.
“No, se vieni su per
la colazione ti spiego … Ovviamente è invitato anche lei, con il suo
assistente”
“Oh che fortuna” –
Terry sogghignò, sapendo di non piacergli affatto.
“Dai zio, non ti va
un caffè?”
“No Jared, mando
tutto a New York via e-mail. Ti aspetto qui, finiremo dopo, adesso c’è troppa
luce …”
“Ok a fra poco … Glam
andiamo?”
Si allontanarono.
“Perché lo chiami in
quel modo?”
“Zio? E’ un gioco tra
noi … Sei geloso?” – chiese allegro.
“Ti risulta mi sia
andato mai a genio quel”
“Glam!” – lo
interruppe – “E dai … Allora dicevi di Tom?”
“Ha litigato con
Chris”
“E si rifugia da te?”
“Me ne aveva parlato,
in ospedale intendo, di questa crisi”
“Ah … Tra poco ci
saranno anche Kevin e Tim, insomma un vero harem” – affermò provocatorio.
“Ma la più bella del
reame rimani tu” – ribatté Glam, fermandosi, faccia a faccia con lui.
Leto perse un battito
– “Ok non dovevo dirla … la stronzata dell’harem …”
“Già non dovevi
dirla” – mormorò assorto, scrutando il viso di Jared, incorniciato da una barba
accennata e ben curata, passando quindi il pollice sinistro sul mento del
cantante, immobile, estatico quasi, nell’accogliere quella carezza
contemplativa – “In compenso sono felice tu sia qui.” – concluse l’avvocato,
per poi riavviarsi lento verso casa.
Jared rimase fermo,
poi gli andò dietro, le mani in tasca del giubbino, la gola asciutta.
“Tom è mio”
“Cominciamo bene …” –
bofonchiò Laurie, mettendo i piedi sulla scrivania.
Chris si raddrizzò
sopra la poltroncina, scomoda per la sua stazza.
“E’ ciò che sento,
voleva saperlo sì o no?”
“Qua le domande le
faccio io tenente” – e si rimise composto, sbuffando, nell’aprire il taccuino
per gli appunti.
“Certo, mi perdoni …”
“E Tom l’ha fatto?
L’ha perdonata?”
Il poliziotto annuì
triste.
Appariva così
fragile, senza l’amore del suo compagno.
“Diamoci del tu
Chris, ok?”
“Ok …”
“Cosa sei disposto a
fare per Tom?”
“Pensavo di andargli
bene … Non saprei di preciso cosa …”
“E lui cosa dovrebbe
fare per te?”
“Niente, Tommy è
perfetto: non devo pensare a … a nulla, in casa intendo, lui ripara persino gli
scarichi, il frullatore … Riordina l’armadio … Cucina i miei piatti preferiti
…”
“Sembra tu stia
parlando di una massaia e del suo adorato figliolo” – sibilò aguzzo.
“Lui è un vero uomo!”
“Ah bene, ecco il
punto: non ti sentiresti tale, se anche tu facessi le stesse cose?”
“Che … che centra?” –
arrossì di botto.
“Dimmelo e basta,
Chris”
“Ci pensa Tommy … Ha
più tempo, me l’ha detto … lui …” – e si concentrò su quella riflessione,
scrollando poi la chioma bionda e raccolta in un codino da un semplice elastico
preso in ufficio – “Forse … Forse Tom ha pensato alla stessa cosa … Mi
risparmia certe incombenze per non farmi sentire una …”
“Femminuccia?”
“Qualcosa del genere”
– deglutì imbarazzato.
“E’ una dimostrazione
d’amore tangibile, non trovi?”
“Sì … Vedi io … io
non posso abbassare la guardia, intenerirmi, perché temo confonderei il mio
quotidiano insieme a Tom con la realtà cruda, che devo affrontare ogni giorno
per le strade … In compenso, mi piacerebbe che lui mi seguisse in palestra!”
“Hai trovato la
risposta allora”
“Come fa Morgan”
“Morgan chi?”
“Derek, il compagno
di Spencer, dell’FBI … Hanno un bimbo, Gregory …”
“Ah quel Morgan, quel
Spencer, dimentichi Rossi, che bel trio …” – ventilò maliziosamente simpatico.
“Sono bravi ragazzi”
“Non c’è dubbio,
Chris, ma torniamo a Tom, tra pesi, bilancieri, panche per addominali: glielo
hai mai chiesto?”
“No … No, lui non …”
“Non ci verrebbe e
che ne sai?”
“Ha sempre da fare,
insomma lavora, poi il nostro rifugio da gestire, lo chiamiamo così, va persino
a domicilio a fare dello shiatsu … raramente” – ed arricciò il naso.
“E’ un problema?”
“Cosa?”
“Dimmelo tu Chris, ti
sei infastidito nel parlarne …”
“Oh lo conosci
benissimo, è ovunque come il prezzemolo” – rise amaro – “Quel Glam Geffen … Tom
l’ha rimesso in piedi, dopo l’incidente sulla scogliera, lo avrai letto sui
giornali …”
“Sì, che bei momenti
… Jude Law che tenta di fare fuori consorte ed amante, quasi si ammazza a
propria volta, il gossip ci sguazzò per mesi: ora, anziché fare le pettegole
come dalla parrucchiera, potremmo tornare a te e Tommy?” – sorrise sarcastico.
“E Glam! Tom è da lui
adesso!”
“Refugium peccatorum
dunque, in riva al mare: ci devo andare, per Kevin, anche se non dovrei dirlo,
è confidenziale, ma, a questo punto, vedrò anche Tom, temo.”
“Sì, sì, sarebbe
perfetto, gli potrai spiegare di me e che ho fatto ciò che voleva, cioè
rivolgermi ad uno specialista …” – propose speranzoso.
Era infantile, in
pieno contrasto con la propria figura massiccia e tonica, ma dalle sue iridi
limpide, traspariva un amore sconfinato per Tom.
“Cos’ha Glam Geffen,
che tu non hai?” – domandò secco lo psicologo.
Chris avvampò di
nuovo.
“Spero non abbia il
mio Tom, in questo istante … ecco …”
“Questa è una
sciocchezza e lo sai anche tu”
“Non fate che
ripeterlo, tu, Clever, il mio partner in pattuglia …”
“Ed abbiamo ragione
da vendere, Chris.”
“Me lo auguro … E
Glam … Lui, probabilmente, lo amerebbe con la dolcezza, che io non ho … Lo
metterebbe su di un piedistallo, perché è uno stratega, non lascia nulla al
caso”
“Ne parli da sbirro,
come se avessi letto un dossier” – obiettò serio Laurie.
“Lo deduco da come i
suoi ex gli stanno addosso stile zecche, anche se li ha mollati, traditi,
ingannati”
“E se non fosse
andata come credi?”
“Forse scopa come un
Dio” – sorrise scanzonato.
“Lo temi? Ne sei
geloso?”
“Se solo sfiora Tom,
io”
“Guarda che Geffen è
invulnerabile, ha il mantello di Superman, lo scudo di Capitan America, come
pensi di riuscire dove altri hanno fallito?” – rise canzonandolo.
“Tu sei convinto sia
migliore di me, è evidente, al di là delle battute, della tua ironia acida, che
in fondo merito, perché sono un coglione, a lasciare andare Tom, a non capire
le sue esigenze, a non anteporre il suo benessere al mio”
Hugh strizzò le
palpebre, puntandolo – “Tu devi avere un disturbo bipolare: adesso ragioni
lucidamente o forse è un miracolo?”
Jared si mise sul
divano, abbracciando Lula, che stava disegnando.
“Cosa fai soldino?”
“I miei papà e Tim!
Ora faccio anche zio Jared e zio Tom!” – rise.
“Che bella
combriccola” – sospirò, sbirciando poi il pianoforte.
“Suoni per
noi?”
“Ok Lula …”
La ballata,
che andò ad eseguire, era satura di malinconia.
Tom era per le
scale e ne fu attratto.
Fece un cenno
a Leto, che gli sorrise, interrompensodi dopo qualche secondo.
“No continua, era
bellissima …” – disse il giovane, come rapito da quella melodia.
“Magari dopo …
Potrei avere un caffè?” – domandò gentile e Glam, rimasto da parte sino a quel
momento, gliene versò una tazza, accompagnandola sopra ad un vassoio ad una
fetta di torta.
“Tommy tu cosa
prendi?”
“Lo stesso …
Grazie Glam” – rispose con il respiro corto.
Era a disagio.
Lula lo
condusse ad una poltrona, sfiorandogli i polsi, ancora lievemente segnati.
Jared li notò,
turbandosi al solo pensiero di come se li fosse procurati.
“Vola la
nuvola, guizza la farfalla” – Lula rise, massaggiando la pelle nelle zone
livide, che divennero sempre più rosee – “Canta l’allodola e nasce …” – soldino
chiuse gli occhi, poi li riaprì, ipnotico – “… l’arcobaleno!” – e, facendo un
saltello, mostrò a Tom il risultato di quella filastrocca.
Le tumefazioni
erano scomparse.
“Dio … Cosa …”
“Lula è fatto
così” – intervenne Geffen, prendendo il figlio sul petto, ringraziandolo
sommessamente per quella sua inesauribile magia.
Jared era
esterrefatto, non si sarebbe abituato mai al dono di Lula.
“Arrivati!” –
esultò il bimbo, indicando l’esterno.
Suonarono, era
Kevin insieme a Tim, pronti per quel periodo di convalescenza ed oltremodo
stupiti di incontrare Tom, in qualità di ospite quanto loro.
Taylor si aggiustò
l’orecchino al lobo sinistro, un semplice mini cerchio in oro bianco.
Derado
controllò le battute, evidenziando quelle dove l’attore doveva essere più
incisivo e guardare l’obiettivo.
“Ti farò dei
primi piani, ok?”
“Sì Phil, ho
capito o almeno spero” – rise candido.
“Sei sveglio
abbastanza, per ogni cosa che fai” – gli disse roco, segnandogli la spina
dorsale con il dorso della mano destra, prima di uscire dall’inquadratura.
Farrell colse
quegli atteggiamenti dalla mattina presto, fra loro, in assenza di Xavier, che
comunque dimostrava disinvoltura nei riguardi del proprio fidanzato e del loro
comune e glabro amico, forse persino di letto.
“Colin tu sei
pronto?”
“Certo … Ho
portato Adam”
“Adam … La tua
controfigura? Per cosa!?” – Phil rise, dato che non era prevista alcuna scena
pericolosa.
“Quel bacio,
ecco è scritto qui, giralo di schiena, per me almeno, così Adam potrà
sostituirmi” – spiegò accigliato l’irlandese.
“Sei …
impazzito??” – sibilò il regista.
“No. Ti avevo
detto che avrei preteso delle modifiche, sacrificando metà del compenso”
“Ma io non
credevo di questo genere! E’ assurdo e poi la sequenza è frontale, del resto la
gente vuole vedere i protagonisti baciarsi, toccarsi, viversi con spasmodica
emozione e confusione questo legame controverso!”
Colin prese
fiato – “Non transigo e varrà anche per le due scene di sesso”
“Per quelle ti
avevo già detto che ce la saremmo ragionata con calma … Cazzo!”
Taylor,
rimasto zitto ed in un angolo sino a quell’istante, le braccia chiuse sul petto
nudo e teso, stava fissando Colin, con aria mortificata.
Lui se ne
accorse, provando una stretta allo stomaco.
Il ragazzo
sparì.
“Ehi e tu dove
stai andando?” – gli gridò dietro Phil, inutilmente.
“Non riesco a
rilassarmi Tom … E’ stata una pessima idea”
Jared si
rialzò bruscamente dal lettino, posto al centro del solarium, dov’erano saliti
per una terapia.
“Non importa,
non è il luogo ideale”
“No, affatto, l’atmosfera
qui è … stupenda” – e sbuffò, afflitto da sensazioni, che non riusciva a
reprimere.
Tom gli passò
la maglietta – “Ok io scendo, faccio una passeggiata, magari ci vediamo in
reparto, quando vuoi” – disse educato.
“Io voglio” –
prese fiato, tornando a stendersi – “Io … io vorrei non rovinare tutto con te,
Tom” – ed abbassò lo sguardo colpevole.
“Rovinare
cosa?” – sorrise dolce.
“La nostra
amicizia … Tu mi hai aiutato come nessuno” – disse sincero.
“Ne sono
felice”
Jared annuì – “Quando
guardo i tuoi occhi, così puri, io penso a quello che può sentire per te Glam …
E ne sono geloso” – lo ammise con una franchezza disarmante.
Tom si
affiancò a lui, sedendosi composto.
“Continui ad
amarlo …”
“Io sono
innamorato di Colin, adoro mio marito, i nostri figli e poi” – tossì – “E poi
scopiamo ancora benissimo, sai?”
“Non agitarti
Jared, io ti credo, non mi devi alcuna spiegazione sui tuoi sentimenti, per
Colin o Glam o chiunque … Non ti giudicherò mai”
“Lo so,
accidenti … Lo so Tommy … Ho combinato così tanti casini, portando all’esasperazione
Cole … Ed anche Glam …”
Iniziò a
piangere.
“Allungati,
pancia in su, occhi chiusi, non discutere … Ci deve essere una coperta sotto
quel divanetto, ora la prendo Jay, tu stai tranquillo” – disse preoccupato.
“Credi sia …
un … un attacco di panico?” – balbettò.
“No se
intervengo per tempo, ma tu dammi retta.”
“Ehi ciao … Posso
parlarti Taylor?”
Colin lo
raggiunse alle scuderie, dove il giovane vagava, avvolto in un mantello, rubato
alle costumiste.
“Se vuoi, ma
tieni una certa distanza, sai mordo o puzzo, non saprei, dovresti dirmelo tu,
signor Farrell” – disse aspro, fermandosi contro ad un muro in legno e sassi.
“Ok … Sono
stato … indelicato”
“No, sei stronzo,
è diverso ed io che credevo di lavorare con un professionista” – incalzò duro.
“Stammi a
sentire, non voglio litigare, ma neppure perdere il mio tempo a farmi insultare
da un ragazzino, è chiaro?”
“Allora manda
qui Adam, magari lui è più onesto e meno divo”
“Non è un
fatto personale Taylor”
“Ah no? Se ci
fosse Jared, nel mio ruolo, te lo scoperesti davanti a tutti, ammettilo!” – e lasciò
cadere quel pastrano soffocante, restando a dorso nudo e jeans, come previsto
dallo story board.
“Certo … lui è
… è mio marito …” – ribatté a disagio.
“Lo so, ma
credo non si sarebbe fatto queste paranoie ed avrebbe seguito il copione, come
un vero attore, mica ci dobbiamo fidanzare? O pensi di non essere abbastanza
fedele a lui, finendo per flirtare insieme a me oppure peggio?”
Farrell se ne
andò, senza ribattere a quelle che considerava delle corrette osservazioni.
Provava rabbia
e frustrazione, soprattutto per quel groviglio di sensi, che persisteva nel
pulsare, alla vista dei muscoli vibranti e tonici del suo co-protagonista.
Voleva unicamente
tornare da Jared.
Senza esitare.
Nessun commento:
Posta un commento