Capitolo n. 111 - zen
“Ho quasi il timore
di chiederti cosa hai combinato …”
Tom inspirò, mentre
medicava le nocche di Geffen, assorto e pallido, su ciò che il terapista stava
compiendo con delicatezza.
“Ho fatto ciò che
andava … fatto” – disse incolore, ma poi, appena l’altro finì, lo abbracciò,
con una delicata urgenza di sentire il calore umano di una persona bellissima,
come Tom.
“Glam …”
“Ed ai tuoi polsi ...
Che è successo Tommy …?” – gli chiese senza lasciarlo andare.
Il silenzio che ne seguì
aveva un sapore strano.
“Nulla …” – si
distaccò lento, come se gli dispiacesse.
“Dimmi la verità”
“Tu sei un uomo che
sa essere spietato con i malvagi, ma diventi dolce ed affettuoso con chi ami:
non tutti siamo … siamo così, Glam” – replicò, a testa bassa, massaggiandosi
quei lividi, più per nasconderli che per alleviarne il fastidio.
“E’ stato dunque
Chris, non occorre un genio per capirlo” – sospirò frustrato.
Tom annuì – “Lui fa
l’amore in questo modo …”
“Potete farlo come
volete, però tu ne esci sempre ammaccato o sbaglio?” – ribatté più diretto,
rimettendosi la giacca.
“Non importa” – il
suo respiro si spezzò e fu lui, questa volta, a cercare l’abbraccio di Geffen,
che mai glielo avrebbe negato.
“Una volta, Tom, mi
hai detto di avercelo un padre, che ti adora e di non sostituirmi a lui,
nemmeno per un attimo: non lo farò neppure adesso, anche se avresti bisogno di
un consiglio da parte sua, quindi ti esorto ad incontrarlo, per fare chiarezza,
su di un problema irrisolto come il tuo. Cosa ne pensi tesoro?”
Robert appoggiò la
stampella a lato del divanetto nella saletta, dove stava aspettando di entrare
da Kevin, prendendo fiato e ricomponendosi la camicia, fuori dai jeans e poi i
capelli, comunque in ordine.
Sgranò gli occhi,
indagando curioso su ciò che lo circondava, cercando di calmare il proprio
disagio, per essere giunto sino a lì senza Jude, rimasto negli ambulatori
dell’infantile, per le vaccinazioni di Camilla.
Lo avrebbe raggiunto
al più presto, lasciando la figlia a Jared ed alle sue principesse, riunite lì
per l’appuntamento periodico con il pediatra, che seguiva la cucciolata di quei
divi anticonformisti e stravaganti agli occhi dei più, mentre invece le loro
esistenze erano fatte di cose comuni e semplici, come questa.
“Rob … Cosa ci fai qui
da solo?”
La voce di Farrell lo
investì come un’onda rassicurante e benevola.
“Colin … Ciao, sono
qui per Kevin” – e provò ad alzarsi, con fatica.
L’irlandese lo
raccolse, come se fosse un cucciolo indifeso e senza energie, quasi cullandolo,
mentre gli parlava con estrema affezione.
“Potevi venirci con
me, in fondo ci siamo sparsi per l’ospedale …” – disse simpatico, tornando a
guardarlo.
“Grazie Colin … Sono
spaesato, perché c’è sempre qualcuno che mi assiste … Ho un badante per ogni
stagione” – sorrise amaro.
“Ne uscirai, il
peggio è passato Robert”
“Lo vorrei credere e
ci sto provando, ma i miglioramenti sono minimi, come vedi” – ed indicò il suo
sostegno metallico.
“Quello è solo per la
tua sicurezza, Rob, per non avere … ulteriori guai”
“Certo mi ci manca
una bella ingessatura” – e scrollò la testa.
Un infermiere diede
loro libero accesso alla camera di Kevin, già in piedi per provare la sua nuova
armatura.
Fu molto felice di
vederli, rivolgendo a Downey un saluto caloroso e colmo di gratitudine per
avergli fatto visita.
“Ti ringrazio per il
sostegno Rob …”
“Sono terribilmente
dispiaciuto per quanto ti hanno fatto, tesoro …” – disse limpido.
“Voglio dimenticare
in fretta … Tim mi sta aiutando come nessuno e poi c’è daddy … ed il nostro
Lula” – replicò commuovendosi, mentre si accomodavano intorno ad un tavolo,
dove c’erano i resti di un pasto leggero.
“Glam sa essere
presente nelle fasi più difficili delle nostre vite …”
“Sì, Robert ha
ragione” – intervenne Colin, prendendo tra le proprie, la mano sinistra di
Kevin, che arrossì per quel gesto sincero.
“Forse non tutto il
male viene per nuocere: questa fase ci sta avvicinando come mai prima …
Dobbiamo farci forza a vicenda … Anche se il mondo là fuori mi spaventa”
“Lo supereremo
insieme Kevin”
“Glam …”
“Ciao tesoro”
Il bassista gli volò
tra le braccia, aprendosi poi la vestaglia, per mostrare a Geffen il suo busto
in materiale sintetico, frutto di una ricerca scientifica all’avanguardia.
“Denny non aveva
qualcosa di simile?” – chiese sereno.
“Sì, in effetti …
Ciao Robert … Colin”
“Ehi grand’uomo
cos’hai combinato?” – domandò Farrell, incuriosito dai cerotti di Geffen.
“Niente di grave, un
piccolo incidente … domestico” – spiegò sorridendo, mentre Robert lo guardava
con l’aria di chi aveva capito.
Farrell non fu
ugualmente persuaso, ma non volle insistere.
Kevin tornò a
sedersi, portandosi appresso Glam.
“Dunque torni a casa
da me, con Tim, vero?”
“La tua villa è
diventata un lazzaretto” – sbuffò teso Downey, poi si scusò.
“Robert ha ragione,
siamo un po’ acciaccati daddy, ma io accetto volentieri, lo dirò a Tim”
“Perfetto ora devo andare”
“Dove?” – chiese il
bassista, istintivamente.
“Lavoro, una causa in
sospeso Kevin … Ci vediamo a casa Robert?”
“No, ecco, volevo
parlarti … Veramente lo avremmo fatto con Jude”
“So che è con
Camilla, li raggiungiamo, così facciamo due chiacchiere?” – propose senza
nascondere un lieve disappunto.
“Ok …”
Downey si congedò
dagli amici, lasciando Colin insieme a Kevin, che salutò Geffen con aria
triste.
Tom fissava le
finestre, allungato sopra al divano, indossando una maglia troppo pesante per
la stagione, le maniche tirate sino a coprire il dorso delle sue mani gelide,
nell’attesa di Chris.
Il tenente varcò la
soglia parlando al telefono con un collega di un caso irrisolto, che lo stava
facendo dannare da settimane.
“Ok ci sentiamo per
il turno di notte, mangio qualcosa e poi sono da te …”
Chris notò il
compagno, assente e silenzioso, la tavola ancora spoglia, nessun profumo per
casa e tanto meno le consuete candele accese un po’ ovunque.
“Ciao Tommy … Non si
cena stasera?” – chiese con circospezione.
“Ciao … A quanto pare
no: devo dirti una cosa, è importante.” – replicò guardandolo serio, ma con una
freddezza che inquietò il poliziotto.
“D’accordo …
Parliamo, però ho un po' fretta e”
“Sì, posso capirlo, l’ho
sempre fatto, giusto?” – e si mise seduto, stringendo il bordo in pelle nera,
avvertendo i palmi già madidi per il disagio.
“Certo Tommy … Stai
bene?” – e gli si avvicinò, appoggiando la pistola ed il distintivo sulla
mensola del living, dove c’erano le loro foto.
“Non abbastanza per
rimanere qui: è di questo che volevo discutere, con calma, prima di … Prima di
prendermi una pausa da noi” – rivelò con fermezza.
Il cuore di Chris gli
schizzò nel cervello, come un proiettile.
Provò a mantenere
quella calma richiesta da Tom, ma era davvero complicato, quasi impossibile.
“E’ per l’altra
notte? Senti” – il suo tono si sbriciolò immediato – “Senti ho esagerato, però”
“E’ accaduto troppe
volte Chris” – anche lui si commosse, inevitabilmente – “Non riesci ad avere un
limite, a porre un freno alla tua … alla tua esuberanza” – disse con gli occhi
pieni di lacrime.
“Tesoro …” – e gli
spostò i capelli dalla tempia, ma Tom si alzò, scattando come una molla.
“No, non funziona,
non voglio ricascarci, le tue moine non mi fregano stavolta, cazzo!” – ringhiò alterato.
Stava parlando a sé stesso
e Chris lo comprese, ma non riusciva a coordinare un ragionamento concreto, per
dissuaderlo.
“Tommy andrò … andrò
in terapia, ok?”
“E’ meglio tu lo
faccia, certo, ma devi darmi l’opportunità di respirare”
“Sì … sì, ma non
andartene, non voglio tornare qui senza trovarti, senza il tuo sorriso …”
Era disperato,
reagiva quasi da copione, ma non fingeva, non era proprio in grado di mutare o
conciliare questo esasperante senso del possesso nei riguardi di Tom, con il suo
effettivo ed incondizionato amore per lui.
“Il dottor Laurie è
la persona giusta … Quindici giorni, poi ne riparliamo Chris.”
“Dove vai? Posso
saperlo? Ne … Ne ho il diritto …?”
“Rimango in città e
non andrò in ferie, questi sono i miei turni … Non cercarmi altrove. Se mi ami.”
“Io … io ti amo … ti
amo da impazzire Tommy” – gli prese i polsi, ma Tom fece una smorfia e Chris
cadde in ginocchio, come se il peso delle sue responsabilità lo avessero
affossato senza scampo.
“Perdonami …” –
mormorò, vinto da un pianto lacerante.
“L’ho fatto subito,
come sempre, ma non è abbastanza per farmi vivere sereno, Chris … Non lo è.
Lasciami andare …”
E se ne andò.
“Rientriamo al nostro
attico Glam … Tutto qui.”
Erano in auto,
aspettando Jude e Camilla.
Downey si contorceva
le falangi ossute, ma poi Geffen gliele prese in ostaggio, baciandole profondo.
“Ti amo Robert” –
disse piano, strizzando le palpebre.
“Glam …”
“E sei libero di decidere,
per il tuo benessere, non voglio altro … Non pretendo nulla” – aggiunse,
tornando ad appoggiarsi contro il sedile di guida, passandosi le mani sulla
testa rasata.
“Tu hai … Hai pestato
quel tizio? Non so come, ma devi averlo fatto” – disse timido l’attore.
“Sì. Lo stavo
ammazzando di botte.”
“In … in tribunale …?!”
“No, ho trovato il
modo di compiere questa … nefandezza?” – rise sarcastico.
“Il vendicatore … Non
puoi comportarti così, accidenti Glam”
“Ucciderei per chi
amo” – ribatté asciutto.
“Questo lo so … La
vita e la morte passano attraverso il tuo cuore, come linfa inscindibile … Come
un veleno necessario” – disse assorto.
“Oppure una medicina …
Chi può saperlo? Io non so più niente, Rob” – e mise in moto, vedendo Law
sopraggiungere con la bimba.
“Glam …”
“Sì?”
“Anch’io ti amo …” –
ed inspirò, inforcando i Ray-Ban.
“Lo so amore … Lo so.”
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