Capitolo n. 103 - zen
Preston scaricò i
file delle cartelle del controllo mattutino: verificò gli aggiornamenti forniti
dal reparto e si avviò per il consueto giro tra i pazienti.
Un lieve bussare lo
bloccò ad un passo dalla soglia.
Era Denny, con caffè
e cornetti al cioccolato, appena sfornati.
“Pausa coccole!” –
esclamò, incontrando, però, una smorfia da parte del medico.
“Scusami, ho da fare
…” – disse imbarazzato.
“Ah capisco … Ti
aspetto, che ne pensi?” – e gli sorrise limpido.
“Denny potrei metterci
almeno un’ora, devo fare anche due prelievi del midollo”
“Non c’è Jim?”
“Sì, certo, ma è più
impegnato di me … Magari ci vediamo a pranzo? Oh no, ho una riunione, peccato”
“Capisco … E’ da ieri
che mi stai evitando, sai?” – e si appoggiò alla porta, richiudendola.
“Non mi pare …”
“Sì, invece. Cosa non
ti è piaciuto della domenica trascorsa a Villa Meliti?”
McIntyre abbozzò un
sorriso – “Cosa non mi dovrebbe essere piaciuto, sentiamo?”
“Dimmelo tu, Preston.
La presenza dei miei ex?” – domandò asciutto, fissandolo.
“No … No, vedi, forse
non ero a mio agio, in mezzo a tanti personaggi ricchi sfondati, senza sapere
cosa avessero fatto di tanto speciale per esserlo”
Denny sgranò le iridi
chiare e pungenti – “Devo considerarmi tale?”
“No. No, tu almeno
hai un lavoro, anche se non rientra nei miei canoni di massima stima, sai i
principi del foro non ne godono, però potrei fare un’eccezione” – bissò semi
serio.
Denny non sembrò
gradire – “Di Antonio allora chissà quale opinione avrai …”
“Sarà pure un
brav’uomo, un anziano brontolone, ma lo ricordo come un boss mafioso: appena
arrivai in città lessi del suo arresto”
“Quello era suo
fratello!”
“E cosa cambia? Il
suo carisma e la sua opulenza, non cancellano certe macchie di … famiglia” – e
sbuffando provò ad uscire.
Denny lo afferrò per
un braccio – “Loro sono la mia famiglia!”
McIntyre scrollò la
testa – “Quella gabbia di matti? Sicuro? Ho delle persone che devo visitare,
anche con urgenza, ne riparliamo stasera … Vuoi?” – propose più calmo.
“E dove?” – ribatté con
astio l’avvocato.
“Alla camionetta di
Stub, al molo venti … A me piace quel posto. La puzza di pesce non è poi così
male” – e rise, andandosene.
“E’ una lotta di
classe, presumo! A proposito grazie per avermi ricevuto, dr Laurie”
Hugh lo scrutò, assaggiando
quella delizia al cacao – “E’ buono anche il caffè, comunque ti sei infilato
qui e non ho avuto la forza di mandarti via, sappilo, grazie a questa manna, di
caffeina e zuccheri” - bofonchiò
leccandosi le dita.
Denny sorrise – “Jim
la sta distruggendo?”
“Insomma … Credevo
che la vita da sposati fosse una noia, invece …”
“Quando lo ero
anch’io, si dormiva poco … A me piace molto il sesso”
“Bene!” – esclamò
l’analista, prendendo carta e penna – “Cos’altro ti piace?”
“Preston, ovvio”
“E lui cosa ne
pensa?”
“Mi fa incavolare,
ecco, con le sue sentenze”
“Dovresti esserci
abituato” – Hugh rise sarcastico.
“Sì, ok, questa me la
sono cercata, comunque … Mi ha ferito, con i suoi giudizi” – rivelò mesto.
“Ha detto qualcosa di
non corrispondente al vero?”
“Se fare l’attore od
il cantante, il regista o lo scultore è un reato, solo perché …” – prese un
respiro, accigliandosi – “No, non ha detto nulla di … falso” – ammise.
“Voi siete un bel
gruppo”
“Lui dice di matti!”
“Di psicopatici,
volevo dire io” – precisò lo psicologo, con aria solenne.
“Ok, OK, non
rientreremo nei canoni della massa, del resto neppure lei lo fa!”
“Tu forse lo
spaventi”
“Chi, io? Ma in che
modo? Se sono uno zerbino con Preston” – protestò.
“E quando mai, Denny,
per favore: tu sei mister perfezione, ammettiamolo, talmente bello da sembrare
… finto”
“Co come, scusi?”
“Rilassati,
spettinati, vestiti come … Preston” – rise.
“Lui abbina le camice
a quadri con i maglioni a scacchi! E’
orrendo”
Ci fu un attimo di
silenzio, poi Denny scoppiò a ridere.
“Mio Dio, sembro una
checca isterica …”
“Ecco, lo vedi, ci
sei arrivato da solo …”
“Non sono così,
cazzo!”
“Inizi a migliorare,
Denny …” – sibilò.
“Stasera dovrei
andare al molo venti …” – confessò timido.
“Lì scaricano gamberi
e sardine!”
“Vorrà mettermi alla
prova, doc?”
Hugh strizzò le
palpebre – “Perché mi chiamate tutti così, accidenti!?”
Tom intrise le dita
nell’olio essenziale, dopo avere chiesto a Jared di allungarsi a pancia in giù.
“Scusa per Glam, ha
insistito e vedendoti triste ho creduto ti facesse bene parlare con lui.”
“Quando discutiamo lo
divento … e poi il mio stato d’animo peggiora, nel sacrificare Colin alle mie
paranoie …”
“Hai un marito
amorevole, che ti adora Jared”
“Non è sempre stato
così, però voglio andare oltre, devo farcela, Colin lo merita.”
“Girati e siediti,
stai respirando male”
“Ho un po’ di affanno
…”
“Chiamo Mason, vorrei
ti desse qualcosa e misurasse la pressione, sei d’accordo Jared?” – chiese
premuroso ed educato.
Leto annuì.
I polpastrelli di Jim
erano morbidi e gradevolmente tiepidi.
Sorrise,
all’espressione ansiosa di Jared.
“Sciogli questa sotto
la lingua e stenditi. Tom mi passi quella coperta?”
“Sì subito”
“Gli faresti un
massaggio plantare?”
“Certo … Posso farlo
entrare, ora?” – chiese piano.
Mason diede il suo
assenso.
Jared teneva le
palpebre chiuse, ma quel profumo lo avrebbe riconosciuto tra mille.
Colin si accomodò
alle sue spalle, sopra una sedia, in modo da potergli accarezzare gli zigomi,
mentre gli baciava le tempie, parlandogli con un tono suadente – “Ciao piccolo
…”
“Cole … ti amo tanto
…”
“Non agitarti, io lo
so quanto ci amiamo, dal primo istante, sai?”
“Mi manchi …”
Jim sussurrò
all’attore – “Lascia che pianga, gli fa bene, è liberatorio”
Farrell sorrise,
intrecciando poi le sue dita a quelle del marito, che si sentì rinascere,
accudito come un bimbo senza più difese, ma non esposto ad alcun pericolo.
La caletta era
deserta, nonostante gli arredi sembrarono anticipare una festa tra amici.
Robert si incuriosì,
mentre Geffen lo sistemava su di un lettino, sotto al gazebo centrale.
“E gli altri quando
arrivano Glam?”
“Quali altri?”
“Mica mangeremo da
soli tutta quella roba?” – e si sporse a controllare le vivande sotto le
ampolle in cristallo ed argento.
“Veramente non sapevo
cosa ti andasse ed ho chiesto allo chef alcune variazioni sul tema …”
“Il tema dei golosi?”
– Downey rise solare.
“Vuoi farti un bagno
Rob?” – domandò togliendosi gli abiti.
“Sono un po’ debole …
Non saprei”
“Ok, ci penso io” – e
lo sollevò.
Robert si guardò
intorno, divertito – “Sembro una sposa, spero tu non voglia affogarmi prima
della luna di miele!”
“Dopo tutto quello
che abbiamo passato, sarei un pazzo, non credi tesoro?” – e si immerse, facendo
in modo che Downey galleggiasse, ancorato al suo collo.
“Potrei avere dei
braccioli? Come per Camilla?”
“Per lei ho un bel
materassino rosa, lo vedrai quando arriverà insieme a Jude”
“Ah … Quindi una
serata davanti all’oceano, noi tre e la bimba …”
“E Lula”
“Ed i colossi, Glam?”
“Loro sono fissi …
Abbiamo un’ora di tempo per rimanere a mollo o farci dei gavettoni Rob …
Verranno anche Tim e Kevin” – rise
“Sono bellissimi
insieme”
“Sì, sono davvero
felice per Kevin” – replicò sincero.
“E per noi …?” –
chiese esitante.
“Noi siamo in alto
mare … Mi passerai la battuta”
Si guardarono,
profondi.
Robert lo baciò,
ampiamente corrisposto.
Il suo tremore
diffuso, inquietò Glam – “Vuoi uscire amore?” – domandò spontaneo.
“Sì … Mi tieni ancora
un po’ con te …?”
“Certo Rob …”
Si allungarono,
specularmente, avvolti in teli di spugna bianca.
La mano di Downey
passò veloce dal fianco sinistro di Geffen, al suo inguine bollente.
“E’ … è questo ciò
che vuoi Rob …?” – mormorò in carenza di ossigeno.
“E’ ciò di cui ho
bisogno … perché voglio vivere … E vorrei amarvi … entrambi …” – gli gemette
nell’incavo della spalla, scusandosi implicitamente per la sua iniziativa.
“La morte non ti
porterà via, Rob” – e gli sfiorò i capelli con le labbra, che il moro cercò
nuovamente, sigillandole alle proprie.
“Io ti amo Glam … ed
amo Jude … sono un mostro … E sono già stato punito” - affermò disorientato.
“Stai tranquillo
tesoro …” – e lo abbracciò, provando a ridargli la serenità, che Downey
dimostrò al loro arrivo.
Colin lo raggiunse
nel parcheggio dell’ospedale.
Jude gli aveva
mandato un messaggio, per un saluto veloce.
Si strinsero,
sorridenti, dopo essere saliti in auto.
“E Camilla?”
“E’ con Vassily,
Peter e Lula, stanno andando alla villa di Glam, dove lui ci sta aspettando con
Rob …”
L’inglese deglutì a
vuoto, arrossendo.
“Tutto a posto, UK buddy
…?”
“Il mio unico
desiderio è vedere Robert felice … in qualsiasi modo”
“Lo immagino, vale
anche per me, con Jared, lo sai”
“Ora comprendo il tuo
atteggiamento nei riguardi di Glam, che spesso criticai”
“Non si tratta solo
di questo … L’equilibrio di Jared è stato minato sin dall’adolescenza ed i miei
errori, le mie mancanze, le vigliaccate, le debolezze, l’hanno devastato a più
riprese: averne la consapevolezza, mi ha aiutato a maturare ed accettare i suoi
sentimenti, che non possono e non devono essere una mia esclusiva”
Law sorrise – “Lo sto
… assimilando anch’io, credimi Colin … Ed ogni volta che guardo Robert,
consumato dal cancro, ma indomabile, nell’afferrare la vita, nella sua ostinata
voglia di fare l’amore, io credo all’impossibile e così ringrazio Geffen di
esserci …”
“Il che era
improbabile, fino a qualche mese fa, vero?” – anche Farrell sorrise affabile.
“Forse dovrei
lasciare loro uno spazio … particolare … E’ una follia, Colin?”
“No … Ho avuto la stessa
intenzione, quando Jared precipitò nella dipendenza, nonostante la sua
relazione con Glam restasse la ferita mai cicatrizzata sulla nostra pelle, da
sempre, però poi capii che non era giusto, per nessuno, ma soprattutto per lui”
“Mi domando sino a quando
Glam reggerà i nostri egoismi … La sua sopportazione è incredibile” – disse
assorto.
“Preferisco definirla
… devozione, sai Jude? Specialmente verso il tuo consorte, che ha tirato fuori
il meglio dal nostro squalo” – rise, senza pesi nel cuore.
Quelli lambivano solo
i battiti di Law, che mai si sarebbero spenti per l’altra metà del suo cielo,
che ora si stava perdendo in quello di Glam, screziato d’amore e passione, mai
sopiti verso Robert.
“E’ stato il mio
primo lavoro!”
La risata di Preston
gli arrivò alla schiena, mentre Denny lo stava cercando tra quei mozzi
indaffarati con il pescato del tardo pomeriggio.
Anche il medico
indossava una salopette azzurra ed un maglione a righe blu e bianche, con tanto
di berretto arrotolato sulla testa, nello stesso tono.
“Prendi questa” – e
gli passò una cesta di mitili.
“Oh miseria”
Denny sbirciò la
propria casacca in cotone e seta, tinta sabbia, come i pantaloni e le scarpe,
coordinate alla cintura: era bellissimo e per nulla a disagio, quasi con
stupore reciproco.
“Ci pagavi gli studi
Preston?”
“Certo … Posala lì …
abbiamo finito, grazie Denny … E grazie Bob!”
“Torna quando vuoi
con il tuo fidanzato e ricordati le pastiglie per mia moglie” – gli rispose
ridendo un omone di cento chili, pelato e gentilissimo.
“Non temere, miss
Ross è sempre nei miei pensieri …” – e prendendo Denny sotto l’ala si allontanò
verso le onde.
Stagliate contro il
sole al tramonto, le loro figure si incollarono, ritrovando una simbiosi
fanciullesca e trepidante.
Preston spostò i
capelli dal volto di Denny, con tenerezza – “Perdonami per stamani, sono stato
arrogante amore”
“Dillo di nuovo …”
“Sono”
“No, non quello”
McIntyre sorrise –
“Ti amo Denny”
Ne seguì un bacio.
Senza fine.
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