Sunrise – Prologo 2’ parte
Irlanda > Febbraio 2018
“Dimmi quello che ti viene in mente per ognuno di questi nomi, ok Jared?”
“Ok Brandon …” – e rise, sistemandosi meglio sulla poltrona davanti al portatile, collegato via web cam con New York e lo studio del dottor Cody.
“Va bene, cominciamo. Colin.”
“Lo amo. Voglio altri figli con lui, mi fa respirare, rendendomi felice.”
“Glam.”
“Fa parte di me … lui … lui non potrà mai andarsene, non glielo permetterei, ma mi fa bene tenere questa distanza.” – ed inspirò.
“Kurt.”
Jared sorrise schernendosi.
“Kurt!” – ribadì lo psicologo, con serenità.
“Una piccola parte di lui mi appartiene, è bello sapere che esiste, è divertente pensarla così, cioè su questa assimilazione reciproca … no, mi spiego, sul sapere alcune cose l’uno dell’altro, è … Kurt è affascinante, lo chiamo socio, sai?”
“Shannon.”
“E’ tutto. Mio … mio fratello ha salvato questo imbecille così tante volte … Lo adoro.”
“Kevin.”
“Mi ha fatto incazzare, ma ci siamo perdonati a vicenda.”
“Robert.”
“Rob e Jude vorrai dire, sono un’unica persona, per me almeno … con loro … è … complicato.” – e si rabbuiò.
“Ancora niente Cole?”
“No … ma non importa Jay.” – e scrollò le spalle, strizzando le palpebre.
“Invece sì … che importa.” – sospirò il cantante abbracciandolo con tenerezza.
Si baciarono, provando a dimenticare quello che era accaduto la mattina delle dimissioni di Jared.
La loro famiglia sgangherata, come l’apostrofava sempre nonno Meliti, si era raccolta intorno al dramma della coppia.
Ognuno aveva reagito in modo diverso a quel gesto di Jared, cercando di dargli sostegno, senza puntare il dito contro una decisione così avventata.
Brandon era intervenuto, mitigando a propria volta la disperazione di Kurt, che in passato aveva tentato il suicidio, a causa di Crane, ben prima che si conoscessero: era una stanza buia e gelida, che il compagno gli aprì dopo parecchie esitazioni.
Glam e Kevin si sentivano responsabili, pur tacendosi ciò che era accaduto con Jared, ma per poco.
Robert e Jude, invece, ebbero una discussione accesa, nello scoprire i peccati dei loro migliori amici, ritrovandosi su due fronti opposti.
Erano in casa, con Camilla: la bimba giocava nel suo box, in sala, mentre loro erano tornati a letto, dopo un risveglio agitato ed una frugale colazione.
“Kevin? Ma è impossibile Rob …”
“Purtroppo è andata così e Jared mi ha raccontato questo fatto …”
“Potevi dirmelo.”
“Perché Jude, scusa?”
“Avrei fatto qualcosa, con Colin, è una situazione che non merita!”
“Non serve alterarsi, è la loro vita, per quanto ne so il tuo irish buddy si è scopato Justin, l’ho sentito per caso da una sua chiacchierata con Brandon ieri!”
“Perché alzi la voce Robert, tu sai che Jared è un collezionista di cazzate e con Colin non ha mai …” – “Cos’è questo rumore Jude? …” – lo interruppe bruscamente.
“Non cambiare discorso Downey! Se vogliamo essere obiettivi e tu non lo sei, mi pare “ – “Ma … è la piccola …”
“Dove vai??”
Camilla era in preda a delle convulsioni: un attacco epilettico, il primo.
Robert si convinse che la colpa era da ricercarsi nelle loro urla.
La figlia si era agitata, secondo lui, nell’udire quel litigio, innescando un effetto deleterio nel suo delicato equilibrio fisico.
Foster non sapeva più in quale lingua spiegare a Downey quanto si sbagliasse.
“Cerca di capire Rob. Avevo chiarito ad entrambi, che il protocollo per il consolidamento muscolare e l’equilibrio, sui quali abbiamo avuto un miglioramento evidente, avrebbe intaccato certe difese e comunque impedito la contemporanea somministrazione di farmaci anti epilettici.”
“Non voglio più vederli … Ne Colin e tanto meno Jared. Io non voglio più che la nostra esistenza sia devastata dai loro errori e casini! HAI CAPITO JUDE??!” – esplose in lacrime, una volta rientrati.
Law lo assecondò, spiegando in una e-mail accorata e dispiaciuta, cosa avesse spinto Robert in tale direzione.
Erano volati a Londra, per le feste, aggregandosi a Susan, Sienna, Sadie e tutti i loro bambini, interrompendo ufficialmente i contatti con Colin e Jared.
Jude inviò pochi sms a Farrell sino a gennaio, per poi svanire nel nulla.
“Magari per il tuo compleanno Colin li invitiamo, passeranno tre mesi da adesso … cosa ne pensi?”
“Penso che dobbiamo occuparci di Amelie ed Isotta, è ora di pranzo e le nostre principesse hanno la priorità, con te, nei miei giorni, Jared …” – mormorò, riavvolgendolo sul cuore e se solo avesse potuto, l’avrebbe inghiottito, per non lasciarlo più andare via.
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