One shot – Alchimia di una felicità
Pov Sherlock Holmes
Una danza folle.
Ecco dove si è appena buttato il mio John, al centro dell’accampamento degli zingari della bella madame Sim, in questa incredibile notte.
Ci hanno accolti con curiosità e forse diffidenza, ma adesso sembra che ci siamo nati, tra questi eterni girovaghi, che somigliano, pensandoci, all’essenza del nostro amore, John, il cui cammino è senza fine, almeno nelle mie personali intenzioni.
Ora sei sposato, infatti, hai posto una linea di demarcazione tra la tua nuova vita e quella che respiravi con me, che ti ho insegnato qualsiasi cosa lecita, come il ballo od illecita, come intrufolarsi negli appartamenti dove cercavamo indizi.
Ladri di sentimenti unici, mi domando, quando mi passi davanti ridendo come un pazzo oppure aventi diritto di un legame intoccabile.
Tu probabilmente non sei più mio, quando io invece sarò sempre tuo, John Watson.
Irresistibile: tutto questo lo è dannatamente e quando mi afferri, buttandomi nella mischia, non riesco a sottrarmi, emigrando da quel mio ridicolo ballo sul posto.
Il cielo stellato sembra piombarci addosso, sono completamente ubriaco di te e del vino, di questo popolo meraviglioso: sono liberi, nessuno sembra dare peso ai nostri abbracci ed a te che mi stai baciando ora.
Devi essere proprio in preda ad una sbornia colossale, mio dolcissimo soldato, la tua bocca succosa non vuole abbandonarmi ed io vorrei che anche tu non lo facessi John, al termine di questa avventura.
“Resta con me per sempre …” – ti sussurro, ad un passo dalle lacrime.
Mi sto deprimendo, all’improvviso, per avere stupidamente sommato l’agglomerato di eventi favorevoli per questo idillio, al riparo dalla grettezza vittoriana, in un mondo che non esiste sul serio e che comunque non ci appartiene.
Mi trascini in una sorta di baracca, toccandomi dappertutto e spogliandomi, dopo avere sigillato una porta in legno grezzo.
All’interno di questo tugurio, ci sono tendaggi, cuscini, un letto a baldacchino, sete e broccati, totalmente in contrasto con l’aspetto esterno.
In realtà è una carovana ed io vorrei che partisse, per destinazione ignota, lontana da quel che mi è rimasto, ovvero nulla, senza di te John.
“Asp-aspetta … non voglio …” – protesto debolmente, ma non so fare altro che aggrapparmi a te, amore.
“Non vuoi? … E’ la nostra luna di miele … ne ho diritto …” – e ridacchi.
“Santo cielo John, non sono miss Mary!” – esclamo contrariato, ma tu mi fissi, polverizzando la mia rabbia – “Lo so Sherlock. Sono abbastanza sobrio e … terribilmente innamorato di te …”
Mi baci, stringendomi sul petto nudo, indossiamo ormai solo più le nostre braghe sgualcite e di troppo.
Sono rapito, soggiogato, ma una scintilla ribelle innesca in me una reazione scomposta.
Mi divincolo rabbioso e mi rintano in un angolo, tra gingilli dorati ed un abat jour in broccato verde.
“Tanto non servirà John!! Fare l’amore, ancora una volta, potrebbe essere l’ultima oppure l’inizio di un torbido inganno, ai danni della tua novella sposa, quale orgoglio in tutto questo! Quale … vergogna.” – ed inghiotto un singulto febbrile, almeno quanto le tue iridi, che sembrano fiammeggiare.
Ti inalberi, serrando i pugni e poi le palpebre, come a non volere assistere al tuo stesso moto di rivalsa.
“Non cambierai mai Sherlock!! Il tuo egoismo è vasto almeno quanto la vicina Parigi, ma cosa dico, va ben oltre!! Sono rimasto al tuo fianco in attimi terribili, salvandoti la vita, assistendoti amorevolmente, rinunciando ad amici, opportunità di lavoro più gratificanti!! Non mi è mai importato nulla, pur di non perdere la tua stima e l’affetto, che ho agognato dal primo istante!! E se io non avessi preso l’iniziativa, esponendomi ai vostri tangibili scherni, noi non avremmo mai …” – ti interrompi bruscamente, in carenza di ossigeno.
Quando riprendi, sembri svuotato: ti accasci sul materasso, prendendoti la testa dolorante – “Sono così stanco Sherlock … Mi hai portato sino all’altare, confidavo nel tuo sostegno e nella … comprensione …”
“Sì, certo John … una moglie per te ed una morte in solitudine per me, erano questi i patti.” – dico sarcastico, rialzandomi.
“Ecco vedi, ricominci …” – mormori rassegnato.
“Ora basta!! Cosa dovrei fare John, per non deluderti più allora??!!”
Cingi la mia vita con i tuoi palmi, in un gesto carico di dolcezza.
Mi accompagni sotto di te, spostando entrambi nel mezzo di questo giaciglio scomposto, come i nostri battiti.
John, cosa vedono i tuoi occhi, mutando di espressione, in questo preciso momento?
Quale riflesso di noi, ha cambiato il tuo livore, in spasmodica compassione del mio corpo fragile, solo quando siamo uniti, in un’alchimia di felicità, che nessuno potrà mai portarci via?
Me lo domando, mentre affondi ripetutamente tra le carni, straziate da proiettili, pugni, graffi ed esplosioni, niente ha il tuo stesso fragoroso e devastante impatto fuori e dentro di me.
Il piacere cancella i rimpianti, le delusioni, siamo di nuovo noi, come in quel tempo precedente al connubio amoroso con l’istitutrice, che mi ha derubato di te.
Lei ti ama, la rispetto per questo e poi ammiro la sua caparbietà, nel conquistare il tuo cognome … Signora Watson, Mary Watson.
Esplodi, per poi sederti sulle ginocchia, aggrovigliandomi a te, adoro sentirti così perduto, in fremiti discontinui.
Vuoi uscire da me, però te lo impedisco.
No! … no John … non lo permetterò … Sono pronto a gettare il mio cuore nel fuoco dell’inferno, che Moriarty sta seminando nelle nostre esistenze, anche se tu ne sei inconsapevole.
C’è una ragione per ciascuna delle mie scelte, anche la più incomprensibile per te, ora, ma ti lascerò andare solo quando sarai al sicuro ed io non avrò più alcuna ragione di vivere, senza il mio uomo accanto, senza John, unica sorgente di gioia, per me.
Accadrà presto, adesso riposati, scalda il mio cuore sino all’alba, cura le mie ferite insanabili, si riapriranno ad ogni tuo addio.
Inevitabile, vero?, come l’amarti John Watson, sino alla fine.
THE END
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