Capitolo n. 4 - sunrise
Robert chiuse la porta della loro camera, mentre Jude cercava distrattamente qualcosa nel cassettone.
Downey accese anche il baby control e poi tirò un profondo sospiro, prima di dare voce ai propri pensieri, dopo l’incontro con Jared e Colin.
“Sai amore, questo è un semplice gesto: noi infatti potremmo assumere una persona, capace ed abilitata ad assistere la nostra Camilla, visto che non potremmo mai salvarla dalla sua malattia grazie ad un aggeggio come questo … Eppure io preferisco sentirla respirare o mugugnare” – sorrise –“mentre sogna qualcosa di bello, forse un abbraccio od un sorriso di suoi papà … e le carezze, che le riserviamo … Un calore, che un estraneo non potrà mai donarle.”
Law scrutò le sue spalle, visto che Robert non si era ancora voltato, mentre gli diceva quelle cose, con tono pacato ed amorevole, sfiorando il trasmettitore, come se fosse la testolina di Camy.
Finalmente si fissarono.
“Rob forse io non sono mai stato all’altezza dei tuoi sentimenti, del tuo donarti con purezza sia a me che a nostra figlia … eppure ce l’ho messa tutta per …”
“Tu sei perfetto Jude” – lo interruppe quasi bruscamente, avvicinandosi e prendendogli il viso tra le mani – “tu sei l’uomo che amo e che non sarà mai sostituito da nessuno, ma esiste una sola persona, capace di anteporsi al nostro legame ed è la figlia, che abbiamo desiderato ed adottato, raccogliendo quasi una sfida con noi stessi e contro il resto del mondo, che per me non ha alcuna importanza, sacrificherei tutto, pur di proteggervi, ma se tu pensi che le mie decisioni per arrivare a questo siano sbagliate o se preferisci i tuoi amici, io dovrò arrendermi e … lasciarti andare.”
“Cosa stai dicendo Rob …?” – chiese disperato.
“Sto dicendo che pensavo di bastarti, così vale per la famiglia che abbiamo realizzato, ma forse ho commesso un errore di valutazione, prendendo le distanze dai nostri amici e da Los Angeles, non voglio avere ragione a tutti i costi o forse si trattava unicamente di attendere un loro cambiamento, un equilibrio, del resto ci si allontana dagli altri per molto meno, lo sappiamo.”
“Noi … noi ci siamo sposati Robert, io ti amo oltre me stesso …” – aggiunse, cercando di abbracciarlo, ma Downey andò a sedersi sul letto.
“Jude questa non è una gara a chi è stato migliore dell’altro a convalidare emozioni e rendere unico il nostro legame, se iniziassi a recriminare, otterrei un mesto risultato, ossia l’ennesimo litigio e … sono troppo cresciuto, per ridicolizzarmi, non merito ulteriori umiliazioni, specialmente dopo averti visto interagire in presenza di due persone, che alla lunga ci hanno reso ostili, per poi tornarsene, loro intendo, alla solita routine di melodrammi e riconciliazioni epiche.” – sorrise amaro, per poi spogliarsi, senza ricevere repliche dal compagno.
“Accidenti che curriculum … Dunque signor … Daniel Norton …”
“Mi chiami Denny, avvocato Geffen!” – disse il giovane praticante, con piglio simpatico, osservando gli accessori sulla scrivania di Glam, che stava analizzando il suo fascicolo.
“Denny … ok, allora, il mio collega ha detto che il tuo stage è al termine presso di noi e che vorrebbe assumerti, previa autorizzazione da parte mia, visto che gli altri soci hanno acconsentito.”
“Infatti …” – disse speranzoso.
Furono interrotti da un lieve bussare.
“Sì, avanti! … Ehi Kevin, entra.”
“Buongiorno, ciao daddy.”
“Ciao, è successo qualcosa?”
“No … dovevamo andare a pranzo insieme. L’hai dimenticato?”
“Assolutamente … Ehm … sono un vecchio rincoglionito, ok, abbi pazienza, mettiti comodo, qui ho quasi finito.”
“Ok …” – disse perplesso e con una punta di delusione, mentre scrutava le espressioni di quel tizio, che conosceva a mala pena.
“Denny sono d’accordo e mi aggrego, quindi buon lavoro, ci aggiorniamo domani mattina sulle pratiche, che seguirai in mia vece per qualche giorno.”
“Va in ferie signor Geffen?”
“No. Arrivederci.”
“Grazie infinite, non la deluderò!” – ed arrise, con una stretta di mano, apparendo a dire poco raggiante, con i suoi occhi azzurro cielo, che tempestavano un viso davvero bellissimo.
Quando uscì, Kevin sbuffò – “Quello è uno stronzo.”
“Come scusa?” – domandò Glam, sistemando il tagliacarte e controllando le e-mail.
“Non mi piace, opinione personale.”
“E da quando sputi sentenze, signorino?”
“Perché è proibito contraddirti? Anche se è un tuo allievo, a me non deve piacere per forza.” – ribattè seccato.
Geffen si girò con la poltrona, in direzione di Kevin, che si stava tormentando le dita gelide.
“Cosa ti prende?” – chiese serafico.
“Nulla.”
“A me non sembra, in ogni caso ho un altro appuntamento, me ne sono ricordato solo adesso.” – e tornò al computer.
“Ovvio, l’avrai preso, dopo esserti dimenticato il nostro!”
“Infatti, non farne una questione nazionale.”
Kevin si alzò di scatto, dando un calcio ad un gettacarte.
“Non preoccuparti di ciò che faccio io, tanto per quello che ti frega Glam!”
“Adesso piantala, ma cosa ti succede accidenti!” – esclamò, raggiungendolo alla porta ed afferrandolo per un braccio.
“Lasciami stronzo!!”
“Kevin!!?”
“Sei un bastardo egoista!!” – e gli mollò un sonoro ceffone, per poi scomparire in lacrime nel corridoio di servizio, lontano dalla curiosità dei dipendenti di Geffen, che sprofondò sul divano, massaggiandosi la guancia dolorante.
La pelle di Robert era calda e profumata.
Il suo muoversi sinuoso, sopra al bacino di Jude, non dava l’idea di quanto si sentisse trafitto, così lussuriosamente, dal suo sesso e da quell’orgasmo, che lo stava devastando da alcuni minuti.
Con capacità ed ingordigia, aveva trovato la posizione migliore, per ricevere il massimo del piacere, mentre si donava al suo ragazzo inglese, che non aveva mai smesso di contemplarlo, in adorazione, ripetendo come un mantra il nome di Downey.
Stordito nei sensi, Rob stava per accasciarsi, come un aquilone, che aveva incontrato una corrente avversa, ma Jude iniziò a masturbarlo così forte, da farlo ancorare alla testiera, prima di crollare rovinosamente, imbrattando il ventre del biondo, che ne colse una minima parte, frapponendola tra le loro labbra ormai sigillate, per assaporarne qualche goccia insieme.
Si erano coricati, nudi, dopo quel dialogo controverso, Robert gli aveva raccolto il polso sinistro, chiudendo le palpebre tremolanti e sussurrando un semplice – “Ti amerò finchè avrò vita, Jude.”
Dopo, fu soltanto amore.
Geffen portò Lula alla End House, per potere restare da solo con Kevin: detestava che il piccolo li vedessi litigare.
Lo cercò per tutta la vasta residenza, ritrovandolo infine nella mansarda studio, dove il bassista registrava o provava dei brani, saltuariamente.
Ormai partecipava a pochi concerti, per di più benefici.
Si occupava al meglio di Lula e di quell’abitazione immensa, dove spesso di nascondeva, come se si trovasse in un castello incantato.
Aveva modificato quasi tutti gli ambienti, con piena approvazione da parte di Glam.
Adesso era inerme su di un ampio materasso gonfiabile matrimoniale, di colore blu notte, carico di cuscini, tra i quali stava rannicchiato, con gli zigomi segnati da un pianto, che rappresentava la sua sconfitta più cocente.
“Tesoro eccoti … accidenti, perché non rispondi alle mie chiamate?” – gli domandò dolcemente Geffen, stendendosi accanto a lui, avvolgendolo con il proprio corpo.
Si era tolto giacca e cravatta, sbottonandosi poi la camicia e scoprendo il suo busto, che Kevin amava baciare e sentire sulla propria schiena scoperta e senza più difese, come la sua anima triste.
Era ripiombato in quel limbo, dal quale non sembrava potere uscire quando Jared e Glam si amavano ad Haiti, nonostante non avessero mai lasciato definitivamente sia lui che Colin.
Il suo pensiero andava anche a quest’ultimo, che pochi mesi prima aveva persino offeso, con un’arroganza atipica per il carattere di Kevin.
Geffen gli sfilò la maglietta, avendo l’impressione di maneggiare un burattino, incapace di muoversi senza il suo sostegno.
Scivolò con piccoli baci, dalla nuca alle scapole, commuovendosi per come sentiva martellare il cuore: Kevin a quel punto sembrò destarsi da un torpore statico ed incolore, divincolandosi, nel tentativo di fuggire a quelle attenzioni.
Glam non si fece sorprendere, cinturandolo per i fianchi per poi atterrarlo deciso, faccia a faccia, baciandolo ed imponendosi, soffocando i gemiti di Kevin, che presto divennero grida di disappunto.
Lentamente si calmò, permettendo a Geffen di fargli l’amore, senza interrompere il contatto visivo, ma soprattutto il connubio dei rispettivi battiti, agitati e sopraffatti da molteplici sensazioni.
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