Capitolo n. 6 - sunrise
“Ho bisogno di starmene un po’ da solo daddy … Ho preso contatti con la clinica Foster, fanno un programma di volontariato e terapia, insomma li aiuto e loro si rendono disponibili a starmi a sentire, capisci?”
Il tono di Kevin era impacciato, sotto lo sguardo triste di Geffen.
Il bassista stava seduto alla sua scrivania, contorcendosi non solo lo stomaco, attraverso mille sensazioni controverse, ma anche i polsi, ai quali portava due semplici bracciali sottili, in oro bianco.
“Tesoro … che cosa significa? Cioè io capisco, ma pensavo a Brandon, magari lui saprà consigliarti meglio, anche se vorrei farlo io … semplicemente io amore.”
“Non succederà niente di particolare, solo che durante la giornata andrò lì e poi … poi torno a casa, vado a prendere Lula … mangiamo insieme, ma dormiremo separati, mi sono preparato già una stanza in mansarda.” – e deglutì.
“Guardami … ora devi spiegarmi il motivo …” – ma nel dirlo Glam si bloccò, per poi alzarsi e raggiungerlo, mettendosi in ginocchio, dopo avere girato la poltrona di Kevin in suo favore.
“Daddy non voglio litigare.”
“Ed io non voglio stare senza stringerti a me, come facciamo sempre, anche quando litighiamo oppure …”
Le sue iridi azzurre si inumidirono, poi iniziò a piangere sommessamente, abbracciando Kevin, sollevandolo con lui.
“Glam … lasciami respirare … non ti chiedo altro.”
“Ok … ok, se servirà a qualcosa … a … guarirti … Io non so più cosa pensare Kevin … Scusami … anche per quello che non mi hai voluto dire.”
“Accidenti che sole Rob …”
“Un giugno stupendo Jude, solo in California ho visto questi colori.” – disse sorridendo, mentre sistemava i bagagli sull’auto presa a noleggio, per tornare al loro attico.
“Camy è pronta, guarda come si sta sbrodolando con il lecca lecca …” – e le diede un bacio tra le ciocche corvine.
“E’ enorme quell’affare, la vizi ad ogni richiesta … ti capisco, io sono peggio di te!” – e scoppiò a ridere sereno.
Partirono senza indugiare oltre.
Avevano avvisato qualche amico in città, senza dimenticare Colin e Jared, che esultarono alla notizia del loro rientro.
Accennarono sfacciatamente ad una cena collettiva, ma Jude la rimandò, visti gli impegni legati non solo al lavoro, ma anche al ripristino della casa.
Law voleva assumerli a piccole dosi, così descrisse le proprie intenzioni al compagno, che appoggiò pienamente quella strategia.
“Va meglio?”
“Sì Marc … la pancia ha trovato una strana ed improvvisa quiete … almeno quanto lo stomaco … posso avere la mia pizza?”
“Ovviamente sì … dopo almeno un altro bacio.” – replicò suadente, avvolgendolo meglio.
Erano a letto, dopo le ultime ore insonni, a causa delle flebo che Fabian somministrò a Jamie.
L’infermiere completò il protocollo di sostegno, risultato idoneo per arginare gli effetti collaterali, seguiti alla terapia del lunedì precedente.
“Saresti un ottimo padre Marc.” – affermò il ballerino convinto.
“Davvero? … Per ora mi dedico a te con molta gioia, credimi.” – e sorrise.
“Vorresti un figlio?”
“Non saprei, cioè … al momento sarebbe impegnativo.” – replicò con un certo smarrimento.
“Lo vorresti o no?” – insistette Jamie.
“Con te lo vorrei ogni giorno della mia vita.” – ribattè con altrettanta decisione.
A Jamie non piacevano le mezze risposte ed Hopper lo aveva imparato.
“Ok … sarebbe bello … Ma io non penso di meritarlo, se no non mi sarebbe capitata una rogna simile …” – e scrollò le spalle.
Un secondo dopo, Marc le afferrò, scuotendolo – “Piantala di dire certe stronzate! Tu sei un ragazzo adorabile e potresti crescere più di un bimbo, rendendolo fortunato ed amato, ok?”
Jamie ebbe un tremito, per poi rifugiarsi sul petto dell’altro, che lo accolse affettuoso e caldo: “Tu sai come rassicurarmi e farmi sentire … a posto con me stesso Marc.”
Hopper inarcò le sopracciglia, come imbarazzato.
“Jamie ascolta … La mia prima moglie rimase incinta, ma ebbe un aborto spontaneo al secondo mese, durante un viaggio dove non voleva seguirmi, ma io insistetti, con la fissazione di non volerla lasciare da sola …”
“Mi … mi dispiace Marc …”
“Non lo sa nessuno, neppure Glam, che ritengo il mio migliore amico. Infatti lui non ha mai compreso le ragioni di quel divorzio, visto che eravamo una bella coppia e ci volevamo bene … Il nostro rapporto si incrinò rovinosamente e con le mie successive consorti misi in chiaro di non volere alcuna paternità … Ero condizionato …”
“Ti assicuro che con me non corri rischi …” – e risero complici, sotto voce.
“Sono certo che realizzeremo anche questo progetto Jamie … Tu ed io.”
Si baciarono, intrecciando le dita, come a consolidare le loro speranze, su di un futuro non ancora scritto.
Geffen si rannicchiò tra le lenzuola gelide: la terza notte senza Kevin, da quando aveva preso quella decisione.
A cena il giovane aveva raccontato di come si rendesse utile con i pazienti in cura da Foster, descrivendo quest’ultimo come un benefattore.
Aveva incontrato anche Jamie e Colin, che erano rimasti piacevolmente stupiti dalla sua iniziativa.
Glam compose il numero di Kevin, che rispose quasi subito.
“Daddy che succede …?”
“Volevo … volevo sapere se stavi bene … se dormivi.” – e rise nervoso.
“Non direi … stavo leggendo un libro.”
“Quale?”
“Cime tempestose.” – disse sorridendo.
“Bella idea … appropriata …”
“Insomma. Ok, ora provo a rilassarmi.”
“Sì … certo … ti ho disturbato?”
“No daddy, solo che … solo che quando ti ascolto, mi sconvolgi e mi manchi …”
“Dovresti imparare dalle tue sensazioni Kevin e darmi una possibilità, non credi?” – chiese esitante.
“Ce la sto mettendo tutta Glam … Forse mi serve ritrovare il coraggio o chiarire la confusione, che mi fa stare male.”
Alla sua frase, seguì un silenzio strano.
“Daddy … daddy?”
“Io non voglio che tu stia male.”
Glam era lì con lui ormai.
Spense il telefono ed andò a sedersi sul divano, con una coperta ed un cuscino: “Ti chiedo soltanto di farmi rimanere Kevin. Voglio sincerarmi che tu possa riposare tranquillo, mi allungo qui, non ti disturberò … ok?” – e gli sorrise.
Kevin annuì, raggomitolandosi sotto ad un quilt a quadri rossi ed arancio.
Spense le luci, lasciando solo quelle di sicurezza.
Glam sembrò assopirsi subito, ma era un semplice dormiveglia.
Kevin non ci riusciva per niente: continuava a fissarlo, sentendo il cuore agitarsi con il passare delle ore.
Alle quattro scivolò dalle proprie coltri a quelle di Geffen: la sua pelle era calda, aveva un buon profumo, cosa a cui Kevin era abituato, così come a quell’accenno di barba, virile e pungente, con il suo sapore speziato.
Era nudo, mentre Glam indossava solo i pantaloni del pigiama.
Kevin lo sentì vibrare, un attimo prima di lasciarsi stringere: “Tesoro …” – mormorò stupito l’avvocato, poi spalancò le palpebre, incantandosi in una dolce ammirazione.
“Daddy …”
Geffen gli sfiorò gli zigomi, per poi baciarlo, quindi percorse le sue mascelle, con l’indice ed il pollice, spingendosi maggiormente nella sua bocca, ritraendosi e affondando nuovamente, in una sequenza lieve, ma sensuale.
Kevin gli abbassò quei bermuda setosi, che gli aveva regalato per il compleanno, prendendo in ostaggio la sua erezione, per strofinarsela addosso, eccitato spasmodicamente.
Glam non aveva fretta, lo preparò con cura, congiungendosi a lui solo quando si convinse che era il momento giusto perché accadesse.
Si muoveva come al rallentatore, soffermandosi in profondità, al centro di Kevin, che non smise mai di guardarlo negli occhi, come Geffen gli aveva chiesto.
Durò molto, un amplesso magnifico, illuminato dai loro sorrisi, costellato di respiri affannosi, ma appagati, sino a venire copiosamente, quasi a celebrare la loro sintonia indiscutibile.
Glam si posò con la guancia destra sullo sterno di Kevin, ascoltando ogni suo ansito, nel recuperare fiato ed energia.
“Vorrei fosse sempre così tra di noi daddy …”
“Rendilo possibile Kevin, non chiedo di meglio, vorrei lo capissi.”
“Ed io … io vorrei che tu non pensassi più che è stata colpa mia il tentato suicidio di Jared, a Natale.” – disse mortificato.
Geffen ebbe una scossa, che lo fece come inalberare con il busto, ma senza alcun astio: “E’ per questo che siamo precipitati in questa spirale di angoscia Kevin?!”
“Lui sarà sempre tra di noi …”
“Se glielo permettiamo, avremo dei problemi in eterno, sai? Basta non volerlo o forse …” – inghiottì un sospiro acre – “Forse è lui che vuoi, Kevin.”
“No!! NO! Se non hai ancora capito il mio amore, la devozione e … la dipendenza che ho da te … tu sei uno stupido … sei … sei … il mio amore più grande daddy …” – esclamò disperato.
“Non voglio essere la tua droga Kevin … Vorrei diventare quello che tu rappresenti per me, una linfa vitale … il ragazzo che ho sposato e che mi ha donato una famiglia meravigliosa amando Lula, il nostro Lula … Se solo potessi tornerei al principio di noi, cancellando gli errori commessi, che ti hanno fatto soffrire, credimi!”
Kevin inspirò - “Voglio crederti … devo riuscirci Glam … Ancora una volta.”
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