venerdì 9 dicembre 2011

GOLD .- CAPITOLO N. 313

Capitolo n. 313 - gold


Kevin aveva scelto una stanza all’ultimo piano della Joy’s House, da adibire a studio di registrazione: ci aveva assemblato una strumentazione non recente, ma valida, insonorizzando le pareti e facendo sostituire i pavimenti in marmo, con un parquet in ciliegio.
Se ne stava sopra ad un tappeto persiano, dai colori vivaci, in quella mattinata fredda, a suonare il basso, provando un pezzo che Jared gli aveva trasmesso via e-mail.
Lo stava aspettando ed il cantante dei Mars era in ritardo.
Quando lo vide sulla soglia, Kevin gli corse incontro sorridente.
“Ti eri perso? Ciao …” – e lo abbracciò forte.
“Ciao Kevin … mi sono fermato a prendere un giocattolo per Lula …”
“Non dovevi … come stai?” – chiese fissandolo, ma senza staccarsi da lui.
“Sono vivo … domani ho la tac, una rottura …” – disse mesto.
Kevin gli accarezzò gli zigomi, inspirando – “Tu devi stare bene … e fare quello che i dottori dicono Jared … niente capricci.”
“Ok promesso …” – mormorò, sentendosi a disagio: il corpo di Kevin era perfetto, gli abiti aderenti lo rivelavano, così sfacciatamente, come il profumo della sua pelle.
In quel lasso di tempo, ovattato e strano, Jared provò emozioni contrastanti, ma prima di rendersene conto, Kevin lo stava baciando, con intensità.
Il cuore di Jared sembrò precipitare in un abisso, per poi riemergere con un’energia ridondante: non riuscì a respingerlo, non ne aveva la capacità e tanto meno la lucidità.
Kevin lo pressò leggermente contro alla porta, chiudendola a chiave e spegnendo le luci centrali.
Solo quelle delle consolle rimasero attive, diffondendo un riverbero verdastro.
C’era un divano al lato destro di loro, ma Jared se ne accorse solo dopo essersi disteso, con Kevin tra le gambe, che non aveva mai smesso di devastargli le labbra e la lingua, come se fosse assetato di lui.
Gli diceva delle cose, che Jared non capiva: era come frastornato da quella sorta di attacco frontale, amorevole certo, quanto inaspettato.
“Scusami … scusami …” – una semplice parola, tramutata in gemito, da parte del compagno di Geffen, che gli arrivava dappertutto, eccitandolo come non mai.
La loro intesa fisica era totale, Jared lo aveva imparato nelle due occasioni in cui avevano fatto l’amore.
In quell’istante poteva anche essere del semplice sesso, ma il volto appagato e felice di Kevin raccontava un’altra storia.
Si spogliarono, Jared seguiva i gesti del ragazzo con una spontaneità disarmante, finchè non furono nudi e caldissimi: Kevin scese rapido al sesso dell’amico, inghiottendolo, con un’urgenza, che trovò una calma apparente, quando iniziò a succhiarlo sino in fondo, capace ed eccitante oltre misura.
Tornò poi a baciare Jared, che sentiva le iridi pungere, ma senza riuscire a piangere davvero.
“Prendimi … so che ami questo …” – e si trafisse letteralmente con il membro di Leto, che ebbe un tremito, nel risalire quel canale stretto ed umido.
Il busto di Kevin era scolpito, madido, pulsante, in quella cavalcata, che sarebbe stata breve.
Con la mano sinistra afferrò i capelli di Jared, mentre con l’altra si masturbava.
Altri baci, altre carezze, occhi negli occhi – “Jay … mioddio … Jay ora mi bagnerai … ed io farò lo stesso con te …”
Fu un orgasmo simultaneo e dilagante.
Jared, che era rimasto per pochi secondi come inerme e sopraffatto da quell’amplesso, cinse i fianchi di Kevin, girandosi su di un fianco e portandoselo appresso, avvinghiandosi a lui, costretto contro lo schienale.
Lo baciò, soffocandolo quasi: “Kevin …”
“Sì …?”
Jared non riusciva a dire altro, ma il giovane sembrò volerlo rassicurare, compiacendosi di quanto accaduto: “Le endorfine sono meglio di certe pastiglie, vero? … E’ … è una cosa solo nostra … mia e tua …” – e gli diede ancora un bacio.


La strada era trafficata, la spia del carburante accesa da quanto era ripartito dall’abitazione di Glam, per andare da qualsiasi parte, lontano da lì.
Si era rivestito, rispondendo a monosillabi alle frasi di Kevin, che gli diede appuntamento in ospedale.
Il suv iniziò tossire, così come Jared ad imprecare.
“Senza benzina … accidenti …”
Era sfinito e confuso: scese sotto alla pioggia, che ricominciò a scendere, dopo una notte di temporali.
Camminava sul marciapiede, le braccia incrociate, contro nemici invisibili, sentendo la stoffa della camicia appiccicarsi all’addome, che si era semplicemente pulito, senza lavarsi: era scappato, non sapendo come gestire quel madornale sbaglio insieme a Kevin.
Il suono di un clacson lo fece trasalire.
Era Robert, con Camilla.
“Ehi vuoi ammalarti?? Ti diamo un passaggio!”
La voce di Downey era solare, come il suo sguardo.


“Cosa diavolo hai combinato Jared?” – chiese perplesso, preparando un tè.
“Posso … posso farmi una doccia?”
“Certo. I tuoi cenci lasciali in lavanderia, la trovi a cima corridoio, poi passa direttamente nel bagno degli ospiti e fai come se fossi alla End house …”
“Grazie Rob … anche per la brodaglia …” – sorrise assente.
Downey aggrottò la fronte, ma non volle insistere nell’indagare.
“Ti porto della biancheria pulita, anche una tuta … se vuoi.”
“Certo … ci vediamo dopo …”
“Ok Jared, a dopo.”


Camilla rideva, seduta sulla gamba piegata di Downey, in ginocchio davanti alla cassettiera.
Jared, in accappatoio, li spiava, provando un misto di ammirazione e serenità.
“Su tesoro, scegli i boxer per Jared … quelli di papi Jude direi … od i miei …?”
“Xer … papi Iude!!” – le sue risatine erano irresistibili, mentre frugava e gettava sulla moquette la sua personale selezione di intimo, ancora confezionato.
“Ok, adesso una maglietta.”
La bimba lo investì con i suoi quarzi bruciati, posando un ditino sul mento – “… Etta? … Glietta …” – e sorrise, prendendo una t-shirt rossa.
“Questa è proprio natalizia cucciola ahahhha direi che è meglio nera, così abbiamo un bel coordinato, giusto Camy?” – e lei annuì contenta.
“Andiamo da zio Jared … ah sei qui …”
“Perdonami Rob, eravate … incantevoli …”
“Sì non siamo male … Jared ascolta, mi spieghi cosa ti è successo?”
“E’ tutto a posto Rob …” – replicò, scivolando lungo la parete, per poi rannicchiarsi contro il mobile dei dvd.
“Se lo dici tu …”
“Jude è al lavoro?”
“E’ andato da Sienna, a vedere il figlio … credo siano al cinema.”
Jared si guardò intorno, notando ordine e pulizia maniacale in ogni angolo.
“Rob hai … hai mai voluto essere qualcun altro od … od avere la vita di altri …?”
“Spesso … quando la mia esistenza era alla deriva, poi la ruota ha iniziato a girare e sono … resuscitato.” – sorrise.
“In un’occasione parlasti di me e di Glam, con Lula ed Isotta, come se fossimo una famiglia autentica …”
“Sì, ricordo … era un pessimo periodo per me, avevo litigato con Jude.”
“Non volevo rivangare … solo che hai sempre avuto un’estrema razionalità nel confrontarti con me e l’ho apprezzato in diverse occasioni …”
“Centra Geffen?”
“No, lui ed io … lui ed io niente.” – e scrollò le spalle.
“E’ per lo spavento che hai avuto, dopo quella ciste? Temo di non averla considerata, come ipotesi, ma non devi avvilirti, il peggio è passato Jared …”
“Hai … hai ragione sai? … Volevo fare volontariato alla mensa dei poveri e portarci Brian, con l’aiuto di Kevin, si conoscono da parecchio …”
“Fantastico, Brian ha accettato?”
“Francamente devo ancora accordarmi con Kevin, per proporglielo nel modo più opportuno.”
“Kevin non ti abbandonerà in questa impresa.” – ribattè allegro ed ignaro di quanto la sua battuta avesse provocato una fitta profonda in Jared, che si affrettò a salutarlo, per tornare da Colin.


Geffen sorseggiava quel liquido biancastro, rinnovando espressioni di disgusto piuttosto esilaranti.
Kevin gli sfiorava la nuca, esortandolo a non fingere di bere.
“Hai firmato i fogli per la privacy, daddy?”
“Per la trentesima volta, sì!” – e rise, mentre il bassista gli cingeva il busto, risedendosi accanto a lui.
“Devi fare anche l’iniezione?”
“Non lo so piccolo … Dipende da Scott. Ah ecco Jared con Colin …” – e gli fece un cenno.
Farrell sorrise, mentre Jared non tolse neppure i ray-ban, mentre masticava un ciao piuttosto flebile.
“Diamine che entusiasmo!” – esclamò Glam.
“Lo fa soltanto per avere un mare di coccole extra, vero Jay?”
“Lo ammetto … cosa devo fare?”
L’infermiera era ad un metro da loro e gli spinse un carrellino sotto al naso: “Trangugiare il latte degli dei, sottoscrivere i documenti ed aspettare!” – sussurrò ridendo.
Il medico uscì dall’ascensore, prendendo per un orecchio Geffen, che protestò blandamente – “Te ne approfitti perché ci frequentiamo da un secolo, eh Scott??!”
“Appunto! Jared tu sei nello studio numero due, noi andiamo al tre, forza e coraggio!”


Kevin entrò nella saletta delle bibite, seguito da Colin, impegnato in una telefonata con la sorella.
“Nuovi contratti?”
“Un film di fantascienza, non mi interessa … mi sento sempre ridicolo nei panni di qualsiasi personaggio proiettato in un futuro poco credibile … La trama è ambientata nel tremila …”
“A me piacciono invece queste storie. Prendi una cola?”
“Sì Kevin … a proposito, volevo parlarti …”
“Ti ascolto.” – disse calmo.
“E’ per Jared … cioè no, per Glam ad essere sinceri. Vedi, hanno passato l’ennesimo momento delicato e non posso certo rimproverare Jared, per avere interpellato Glam, insomma lui era nel panico …”
“Sono circostanze drammatiche e si tende ad agire istintivamente …”
“Hai ragione Kevin, ma tu non hai mai niente da ridire a Glam?”
“Su cosa?”
“Non riesco a comprendere la tua accondiscendenza, ecco.”
“Mi stai rimproverando Colin?”
“No …”
“Allora pensi che io sia un rincoglionito, anzi no, un coglione?” – sbottò, irrigidendosi di fronte a lui.
“Kevin stammi a sentire, non intendevo …” – “Tu non sai un cazzo di me!”
Farrell deglutì a vuoto, di fronte alla sua reazione.
“Kevin sai quanto io ti sia affezionato …”
“Il punto è un altro, quindi non buttarla sul sentimentale e sulla famiglia, Colin.”
“Kevin io non …”
“E’ inutile che tu faccia tanti sforzi per decifrare i miei comportamenti, anzi, il mio modo di amare Glam e di accettare Jared. Hai sempre provato ad integrarti in questa nostra dimensione, restandone perennemente escluso, anche prima che io arrivassi nei giorni di daddy.”
“Accettare Jared? E come, scopando con lui quando Glam è stato operato??”
“Senti chi parla … In quel tuo processo di avvicinamento, se non erro, chi si è scopato chi a Londra?” – ribattè secco.
Colin gettò la lattina in un cestino, grattandosi poi la nuca nervosamente.
“Non era mia intenzione litigare con te Kevin …”
“Volevi compatirmi o sbaglio?”
“Assolutamente …”
“Ho un figlio con Glam, è tutto il nostro mondo, non ci serve un esercito di alibi per ritrovarci o per fare finta che le cose vadano bene, quando invece sono disastrose. Ti sembrerà incredibile Colin, ma l’uomo di cui sono innamorato visceralmente, ha scelto me, nonostante Jared: ho vinto la guerra, semplicemente questo. Vedi di riconoscerlo e di superare lo shock, ti conviene, credimi.”






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