martedì 13 dicembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 315

Capitolo n. 315 - gold


“Non ha molto senso …”
Jude stava scrutando le espressioni di Robert, mentre gli spiegava il disagio, che l’attore inglese aveva avvertito durante il loro pranzo, insieme a lui ed a Colin.
“Poche cose hanno senso quando si tratta di Jared … è in perenne confusione.”
Downey odiava mentire a Jude, ma non avrebbe tradito il segreto del cantante, vista la stima che Leto gli riservava.
“Mi chiedo come mai non stia con Glam una volta per tutte. Sai, non sopporterei di vedere Colin soffrire ancora a causa sua.”
“E come reagiresti?” – gli chiese sorridente, mentre gli passava una fragola, intrisa di cioccolato.
“Non saprei … magari indosso la corazza di Iron man e lo disintegro …” – replicò masticando in modo buffo quella prelibatezza.
“Facciamo una cosa Judsie? Archiviamo la pratica, come direbbe Geffen? Noi siamo i loro confidenti, questo è accettabile, si fidano sia di me che di te, ma non permettiamo ai casini di Jay e Cole di inquinare il nostro quotidiano, cosa ne pensi?” – e lo baciò al centro del petto, nell’unica porzione lasciata scoperta dal maglione, con lo scollo a V, indossato da Law.
“Penso che … ho solo voglia di te … mi capita a qualsiasi ora … dovrei rivolgermi ad un medico, secondo il tuo parere illuminato Holmes?”
“Ritengo sia la cosa migliore da fare, Watson!” – e scoppiarono a ridere.
La proposta di un nuovo film, sul detective, dopo tanti anni, li aveva rallegrati parecchio.
Avevamo promesso di pensarci, ma in fondo la decisione era già stata presa, con piena approvazione di Camilla, che si esaltava nel vedere i primi film sulla fortunata saga.


Colin scarabocchiava nervosamente il blocco, che usava per gli appunti durante le riprese.
Quel ruolo di avvocato lo aveva coinvolto in modo totale, portandolo persino a chiedere consigli a Glam.
Dovevano girare una scena in aula ed aveva indossato un abito elegantissimo per l’occasione: quando Justin lo vide, rimase cristallizzato sulla soglia del caravan, assegnato all’irlandese.
“Che c’è Just?”
“Ehm nulla … sei pronto?”
“No … potresti avvisare Liam che mi serve ancora mezz’ora?”
“Ok, sono abituato alle sue urla Colin.”
“Asp-aspetta … Cristo santo, lascia stare … dammi solo cinque minuti.” – disse passandosi i palmi gelidi sugli zigomi tesi, anche se terribilmente affascinanti.
Justin deglutì a vuoto, avvicinandosi a lui.
“Posso aiutarti? …”
“Non pensare a me. Come … come vanno le cose con Brian?” – chiese, fingendosi interessato alla cosa, ma unicamente per cambiare discorso e rifuggire lo sguardo rapito del ragazzo.
“L’idea di Jared gli è piaciuta, sono due giorni che vanno a quella mensa dei poveri, non lo sai …?”
“Sì, certo, Jay me ne ha accennato, ma facciamo orari differenti e … Ok, perfetto allora, per voi dico.” – e sorrise imbarazzato.
Justin rise piano, abbassando finalmente quei due fanali azzurri, che aveva puntato su di lui.
“Sono proprio … un idiota Colin … purtroppo la colpa è tua, ovvio che scherzo, ma … ma togli il fiato, ti sei visto?”
“Sul serio …? Non molto di recente.” – e si alzò, scrollando le spalle.
“Hai dei problemi?”
“Vediamo … una vita che è solo un casino, gente che mi insulta senza motivo, un compagno enigmatico, perennemente depresso, confuso … Cazzo, non … non voglio prendermela con Jared, non dopo quello che ha passato.”
“Brian mi ha raccontato, è stato un brutto spavento, però lo avete superato Colin, avete delle bellissime cose a cui dedicarvi …”
“Sì, i bambini, ovvio … Sai, un secolo fa pensai che un figlio avrebbe legato a me Jared per sempre, visto che nessuna donna era riuscita a fare altrettanto con il sottoscritto: sono stato arrogante e ci sono delle circostanze, in cui mi sento con la faccia al muro, in cui ascolto quell’odiosa vocina … Mi dice … mi dice che Jared rimane o torna per loro, visto che l’ho obbligato ad accettarli, a condividerli … A parte Isotta … Lui l’ha concepita con Syria, ma, credimi, è come se fosse accaduto con Glam, altra insinuazione della vocina, che mi batte qui!” – e digrignò i denti, colpendosi la tempia con le nocche della mano sinistra.
Justin era destabilizzato da quella confessione, non sapeva cosa dire, forse perché non c’era nulla da dire.
Gli diede semplicemente una carezza tra i capelli, ma Colin afferrò il suo polso, con una delicata, ma decisa irruenza: lo attirò a sé, accorgendosi che si era dimenticato di respirare.
“Colin …”
“Colin cosa? … Cosa …” – ed iniziò a piangere sommessamente, aggrappandosi a Justin, che si sentì mancare le gambe, per quanto quei gesti lo emozionassero.
Restarono abbracciati, finchè qualcuno non bussò alla porta.
“Scusami …” – disse Farrell sommessamente, slacciandosi dal giovane, che asciugò a propria volta gli occhi lucidi.
“Non … non preoccuparti, se solo potessi alleviare il tuo dolore, ma mi sentirei troppo sbagliato, lo sappiamo entrambi.” – e nel dirlo, se ne andò bruscamente, senza più ascoltarlo.


Jude ripassava le battute, con calma, seduto sulla panchina poco distante dagli interni del tribunale, che erano stati allestiti dagli Studios a tempo di record.
“Ehi uk buddy, come gira?”
“Colin … ciao, ma è già ora di girare?”
“Temo di sì …” – e si accasciò al suo fianco, ridacchiando.
Il suo alito non lasciava dubbi.
“Cazzo, ma hai bevuto??!”
“Un goccio … sai dovevo prendere le mie pastiglie al cortisone …” – bofonchiò, impastando quelle poche parole ed appoggiandosi alla schiene di Jude, che trasalì.
“Ma sei impazzito!!?”


Infilare due dita in gola al suo migliore amico non era il massimo per Jude eppure non aveva altra scelta.
Colin protestò sonoramente, per il vestito rovinato, mentre Law lo trascinava nei cessi della produzione, ruggendo come un indemoniato insulti e parolacce.
Quando quel veleno finì nel primo water disponibile, Colin si sentì rinascere, per poi ricadere in uno stato di prostrazione allucinata.
“Stavo … stavo per scoparmi Justin … ci è mancato tanto così, sai?” – biascicò, gesticolando in direzione di Jude, che avrebbe voluto farlo fuori sul posto.
“Ma sei impazzito?!” – gli urlò, scuotendolo, ma gli sembrava inutile.


Kevin entrò nelle scuderie della End House, cercando Jared, dopo che gli aveva chiesto di andare da lui.
Se lo ritrovò di fronte, rabbuiato in viso, ma con la solida determinazione di chiarirsi a qualunque costo.
“Sei puntuale, non deludi mai le aspettative Kevin.”
“Ciao … non credevo mi cercassi così presto.” – disse, dando calci ad un pallone di Henry e James.
“Voglio solo stabilire una cosa: glielo dici tu o lo devo fare io?” – domandò secco.
“Di cosa blateri, fratellino?” – e rise scanzonato.
“Cazzo Kevin, io non sono tuo fratello, per me esiste unicamente Shannon! E nel mio cuore lo stesso vale per Colin!”
“Dimentichi Glam … a proposito, è a lui che ti riferivi prima? Dirgli che siamo finiti a letto insieme? In effetti è un luogo dove tu fai esistere diverse persone, ma non è un rimprovero, non oserei sputare nel piatto in cui mangio.” – e si mise le mani in tasca, bloccandosi ad un metro da Jared.
“Cosa ti è successo? … Cosa diavolo ti è successo Kevin??!”
“Sono quello di sempre, forse un tantino più sicuro, ma che dico, pienamente sicuro di sé e di ciò che ha, non trovi?”
“Ti sembra giusto nei confronti di Glam?”
“Se avessimo una bilancia, Jared, sul mio piatto rimarrebbe molto spazio, mentre sul … vostro, le colpe si ammasserebbero come sassolini: io me ne sono levati parecchi dalle scarpe, sai?”
“Quindi è semplicemente un’arida vendetta la tua …”
“Qui sbagli. Avete avuto il mio amore …” – nel dirlo cambiò tono, apparendo a Jared come il Kevin che apprezzava – “Il mio affetto, la presenza … Mi avete lacerato e raccattato, più daddy di te, lo ammetto, ma non saprete mai quale sia stato l’inferno, che ho dovuto subire. Ti sento così mio, perché siamo come gemelli, non fratelli, sono d’accordo, innamorati dello stesso uomo, abbandonati da nostro padre, che rivediamo in Glam, abusati … e … stuprati … anche da chi diceva di amarci, vero Jared? Se fosse per me, ammazzerei Colin per quello che ti ha fatto.”
Jared era sconvolto da quel suo discorso tanto nitido.
“Non … non abbiamo mai parlato di questo Kevin …”
“Non era mia intenzione farti piangere Jared. Perdonami.” – e gli prese le mani, baciandole – “Non ti toccherò mai più Jared. Mai più.”
Sembrò svanire, nella pioggerellina leggera, che in quel frangente Jude stava ascoltando, tenendo sul petto Colin.
Erano in auto, Farrell si era assopito, dopo una devastante discussione, che non aveva risolto il suo male di vivere, incapace di trovare apparentemente una soluzione definitiva.


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