martedì 23 agosto 2011

ONE SHOT - EPPURE LUI ERA FELICE

One shot – Eppure lui era felice

Jude aveva paura del mondo.
Tutto il mondo, tranne Robert.
Un mondo di persone, che ogni giorno lo guardavano, lo spiavano, lo tormentavano di domande: “Nel tè ci vuole latte o limone?”
Quante stupide richieste, ma questa gente, che cosa vuole?
Se lo chiedeva in continuazione.
Lui, l’unica cosa che voleva era avere Robert.
Jude lo guardava, lo spiava, senza tormentarlo, però.
Avrebbe voluto esaudire mille curiosità, ma quel binocolo da teatro non era sufficiente.
Con quello poteva vedere tutti i suoi amanti, questo sì. Robert ne era circondato.
Jude aveva notato anche un lieve rossore sulle gote del suo, non ancora suo, Robert, quando qualcuno gli si rivolgeva direttamente all’orecchio.
Provava gelosia pura, ma resisteva: era implicito doversi fare avanti, per soddisfare curiosità e desiderio, ma, specialmente, per colmare il proprio vuoto d’amore.
Robert era l’unico capace in una simile impresa: come una steppa inaridita da delusioni cocenti e ripetute, ecco cos’era diventato il lato sentimentale della vita di Jude, costellato di fallimenti, con fidanzate o presunte tali, che lo facevano spesso sentire inadeguato.
Era ricco di famiglia, immerso dalla nascita in un circolo vizioso di prediche e consigli, sotto forma di madre, padre e sorelle, rifuggiti in qualsiasi modo Jude potesse porre in atto.
Avevano una fabbrica di cerotti in Inghilterra ed all’inaugurazione di una nuova sede a Londra, Jude conobbe Robert.
Per vie confuse, aveva ricevuto l’invito a quel party pomeridiano, che etichettò da subito “… un tedio … Ma dove sono capitato? Cosa fanno questi?”
“Cerotti …” – rispose Jude, con un lieve tossire.
“Una banalità dopo l’altra, da questo patè stantio all’arredo della sala … cerotti dice?”
“Sì … ci danno da vivere da tre generazioni almeno …” – e ridacchiò.
“Diamine … che io possa sprofondare … ma dunque lei è …”
“Mi dia del tu, sono Jude, Jude Law, primogenito di quel … signore là … e le assicuro che non ha frainteso quanto possa essere scontato, borioso e noioso mio padre.”
“Robert … Robert Downey Junior, per servirti … mio splendido ragazzo, sei troppo diverso da queste mummie!” – e scoppiarono a ridere.
“Tu cosa fai Robert?”
“Il regista … teatro e cinema d’avanguardia.”
A metà degli anni trenta i divi del cinema erano una sorta di eroi irraggiungibili ed i registi spesso avevano un che di stravagante e discutibile.
Jude ne rimase affascinato, tanto da non dedicare un altro minuto a quella cerimonia inutile.
Presero un tè e poi parlarono per il resto del pomeriggio, seduti su di una panchina.
“Ora devo andare Jude … se mi lasci il tuo indirizzo, alla prossima occasione ricambierò l’ospitalità.”
Trascorsero sei mesi, in cui Jude correva ogni volta a verificare la posta, senza trovare nulla, finchè un benedetto giorno una busta celeste attirò la sua attenzione.
“Finalmente … Rob …” pensò ad alta voce, rifuggendo nella propria camera.
§ Perdonami per il ritardo Jude … mi manchi sai? Spero lo stesso per te, così da rivederci sabato prossimo, al Globe, per il mio spettacolo Camelie ed iris neri, ti piace il titolo? Questo è il lasciapassare per i camerini, mi troverai lì dalle nove di sera, mi raccomando. Ti abbraccio Robert §
Si erano solo stretti l’uno all’altro, nel salutarsi, Jude ne assaporò ogni secondo, ripercorrendolo centinaia di volte in quelle lunghissime settimane senza di lui.
Si fece riservare un palco: quella visione dall’alto era da predatore, ma in realtà si sentiva vittima di Robert, che palesava le sue preferenze sessuali, senza alcun ritegno, avrebbe detto la maggiore parte delle persone che frequentavano casa Law.
Eppure lui era solo a quella première, non esistevano amici nella sua cerchia di conoscenze, che avrebbero capito ed apprezzato,quella trama intricata; una serata informale comunque, quindi il suo abbigliamento era troppo elegante.
Si tolse il papillon bianco, per poi rimetterlo quando si accorse che Robert si era agghindato alla stessa maniera, preferendo, però, uno smoking, al suo rigido tight.
Jude rimase ammaliato dalla sua postura decisa e disinvolta, ma anche da quell’imbarazzo nel ricevere molti complimenti, per l’ottima riuscita della pièce: cercava con lo sguardo il suo amico biondo, Law se ne rese conto e quando i quarzi profondi di Downey, invasero il campo visivo del suo minuscolo cannocchiale, ebbero entrambi un sussulto, a cui seguì un affabile sorriso.
Robert gli fece un cenno e Jude si precipitò da lui.
“Benvenuto … Dio mio, non ci speravo e …”
“Come avrei potuto essere tanto imperdonabile Rob … come stai?” – chiese trepidante, dimenticandosi di chi li circondava.
“Ora sto meglio Judsie …”
Un nomignolo, un qualcosa che poteva essere unicamente di Jude: un’adorabile esclusiva.
“Non smettere mai di stupirmi Robert …”
“Per così poco …” – replicò in affanno: voleva uscire da lì subito e perdersi nella notte, sull’auto lussuosa dell’amico, l’ultimo modello di Anaconda verde smeraldo.
Lo prese per mano, liberandosi da scocciatori ed eleganti signore, accorse per applaudirlo, quasi a non rassegnarsi della sua sbandierata omosessualità.
“Ti venerano … quella con il cappellino amaranto ti ha dato dei fiori … nessuna l’ha mai fatto con me …” – e ridacchiò, sporgendosi per mettere la sicura interna alla portiera del passeggero.
Robert sentì un tremito percorrergli le vene, già pulsanti – “Jude …”
“Lo faccio perché è difettoso e non vorrei perderti per strada …” – disse come a giustificarsi, per averlo sfiorato con il busto.
Robert gli diede un bacio, improvviso e devastante per foga e frustrazione, trattenute sino all’estremo.
Jude lo corrispose a pieno, gustando ogni millimetro della sua lingua, leccando piano poi il suo mento, il collo, poi di nuovo la bocca e di nuovo un altro bacio, ed un altro ancora.
Erano diventati una dimensione sconosciuta e bellissima.
I fari di un altro veicolo li fecero spaventare.
Jude mise in moto ed avviò la fuori serie, senza ulteriori esitazioni, ma ad entrambi sembrò di fuggire.
Fu sgradevole, ma durò solo un milionesimo di secondo.
“Dove mi porti Jude …?”
“In capo al mondo … non temere, ma in verità … ti sto rapendo, come tu hai fatto con me Robert.”
“Non chiedo di meglio …” – e si rilassò, appoggiando la testa sulla spalla sinistra di Jude, che diede immediatamente un bacio affettuoso tra i capelli corvini dell’artista.

Il cottage era immerso in un bosco secolare.
“Era dei miei bisnonni materni … una dote acquisita nel patrimonio dei Law, quando la nipote si sposò appunto …” – disse aprendo il pesante cancelletto.
“Incantevole …”
“Dovremo accendere il fuoco dei caminetti, forse il gas non arriva regolarmente, nessuno ci viene dalla scorsa primavera …”
“Ci basterà una stanza …” – sussurrò Downey complice, per poi quasi pentirsi un attimo dopo, di fronte allo stupore infantile di Jude.
“Scusami … tesoro io non volevo offenderti e …” – disse paonazzo, ma Jude rise radioso – “Robert tu sei il mio primo uomo, lo ammetto.” – e tossì piano – “E sarai l’unico.” – aggiunse deciso, fissandolo nel chiarore del lampione, che accesero in veranda, dopo una ricerca del contatore principale, anch’esso staccato.
“Abbiamo la luce … ora ci serve il calore … del legno almeno Rob.”
Downey annuì, per poi non rimandare oltre un abbraccio avvolgente ed appassionato.
“Voglio le tue labbra Judsie … voglio ogni cosa di te, che possa farmi stare bene, ma anche male, non mi importa, non di mettermi in gioco questa volta … sono stanco di fare il buffone, sai? Nessuno mi ha mai portato a dire queste cose e …” – si interruppe, abbassando le iridi, divenute liquide .
“Cosa c’è Rob?”
“Non … tu non sei il mio … primo …”
“Lo so. Non mi importa. Giuro!”
“Piccolo mio …”
“Ci sono solo dieci anni tra noi … Rob …”
“I tuoi trenta sono splendidi Judsie …” – e ricominciò a baciarlo, toccandolo dappertutto.

Jude si denudò in pochi istanti, davanti al focolare scoppiettante della camera con vista sul giardino di rose ed ortensie.
Chiuse a chiave, senza capirne l’esigenza, ma doveva essere tutto perfetto.
“Non ti muovere Jude … rimani in piedi … te ne prego …” – ed inginocchiandosi, Robert gli baciò i palmi tremolanti, per poi accomodarsi sul bordo del letto, vestito di seta scarlatta.
“Farò ciò che vuoi … fino all’ultimo giorno che vorrai concedermi Robert …”
“Hai tutta la mia vita nei tuoi giorni … Custodiscila Jude e farai di me un uomo felice.” – gli sorrise, porgendogli il successivo invito – “Non posso più stare senza il contatto della tua pelle Jude … vieni qui, vieni da me …”
Jude lo spogliò con entusiasmo, soffocandolo di baci, ma per Robert era come se non avesse mai fatto davvero l’amore, prima di allora.
Il suo giovane amante, si insinuò con curiosità vivace, dapprima succhiando i centimetri morbidi e voluttuosi del suo petto, poi degli addominali appena accennati di Robert, infine si soffermò sull’ombelico, penetrandolo, come a simulare un amplesso, che si stava preannunciando in tutto il suo splendore.
“Hai … hai qualcosa per …”
“Per cosa Robert …?” - ansimò, investendolo con lo sguardo ceruleo e luccicante.
“Dell’olio o … dell’unguento …”
Jude avvampò e si diede dello stupido: quelle volgarate da caserma, su come certe reclute si sottomettevano a fascinosi, ma prepotenti ufficiali, balzarono nel suo cervello come una fucilata.
Pur appartenendo agli alti ranghi, seppure lontano dal fuoco nemico, la sua avventura nell’esercito era stata la peggiore della sua breve esistenza.
Una carriera dalla quale fuggì, suscitando lo scherno dei suoi genitori: un ulteriore pessimo ricordo, che Jude annullò subito.
Eppure i suoi occhi, dapprima voraci, divennero lucidi.
Robert se ne rese conto, mettendosi seduto, per cullarlo – “Quanti brutti pensieri, vero cucciolo …?”
Capiva l’essenza di lui, anche senza parlare.
“Sto … sto bene, ma ho rovinato tutto … Rob …”
“Anzi, al contrario, stai rendendo tutto così speciale … io ti amo Jude. Ti amo.” – e gli diede l’ennesimo bacio, che aveva il sapore di un idillio incrollabile.
Jude scoprì quanto fosse assurdamente bello possedere il corpo di un uomo, per poi conoscere anche l’altra faccia di quel mondo nuovo, appartenendo a Robert, che lo fece suo almeno tre volte, sino all’alba.
Era stremato, ma quei muscoli tonici e scattanti, quei respiri affannosi, il sapore e gli umori di Jude, che non smetteva di accumulare orgasmi e gemiti lussuriosi, lo avevano inebriato di lascivia ed annientato in qualsiasi buon senso.
Jude non ebbe una prima volta, ma differenti prime volte, una più intensa dell’altra: “E’ sublime morire di te, in te, Judsie …”
“Sarà in questo modo, ad ogni nostro appuntamento, Rob …?” – domandò ansante, giacendo sul petto di Robert, che lo baciò tra le chiome chiare, sorridendo.
“Se mi vuoi vedere passare a migliore vita Judsie a quarant’anni …” – e risero, compiaciuti ed appagati.
Sospirarono, scheggiati nell’animo da dubbi e paure, che presto si sarebbero affacciati minacciosi: eppure l’alba era lontana e l’avrebbero vista insieme, senza mai più separarsi, da quel momento.
Solo che ancora non lo sapevano.

THE END





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