Capitolo n. 230 - gold
Justin camminava lento verso Colin, seduto su di una panchina in fondo al parco della End House.
La rugiada mattutina costellava le siepi di luminescenze argentee, molto suggestive.
Farrell sorrise quando si accorse di lui.
“Ciao Justin, accomodati o vuoi fare due passi?”
“No, preferisco stare qui …” – disse esitante, sistemandosi accanto a lui.
“E Brian?”
“E’ in casa con Jared, stanno prendendo un caffè, credo …”
“Ok … Brandon ti ha spiegato il motivo di questo nostro … incontro?”
“Sì. E’ … imbarazzante, vero Colin?” – e rise timido.
“Forse no. Forse sarà risolutivo per il mio stato d’animo, visto che solo tu hai le risposte che cerco Justin.”
“Va bene, ti ascolto, voglio aiutarti …”
“Sei un bravo ragazzo, lo dice anche Jared …” – mormorò Farrell sovrappensiero.
“Jared è stato davvero comprensivo, è incredibile, capisco perché lo ami così tanto.” – e sorrise.
“Allora come mai sono finito a letto con te?” – chiese secco, guardandolo perplesso, ma non astioso.
Justin divenne paonazzo.
“So di metterti a disagio, ma quello che io devo sapere è se ci siamo lasciati andare in un momento di follia oppure se io ti ho sedotto, come uno stronzo, magari fumato o bevuto, come accadeva un sacco di anni fa, cosa che ritengo impossibile, a meno che non sia caduto in una trappola, ma non credo neppure a questo o …”
“O se è stata solo una sbandata Colin o peggio se ti eri innamorato di me? E’ di questo che hai paura, giusto …?” – il suo tono era dolce, i suoi occhi puliti.
Farrell annuì mestamente.
“Ci siamo baciati Colin, a casa mia. Eri venuto a trovarmi con Isotta, dopo la tua vacanza in Colorado. Era andata via la luce, è stato un attimo, di … debolezza penso. Poi mi hai chiesto subito scusa, ma visto che non venivo più al lavoro, mi hai cercato e mi hai seguito al Metropolis, una discoteca gay.”
“Sì, la conosco …”
“Ok, lì mi hai fatto … sì insomma, una scenata, perché mi stavo divertendo, era un rimprovero, non per gelosia.”
“Sicuro che non fossi geloso?”
“Forse … Ma no, figurati Colin …” – e fece spallucce, innocente nella sua agitazione.
Sospirò, per poi proseguire.
“Mi hai riportato all’appartamento, quello dove ci hanno filmati, spiandoci … ancora prima di entrarci, ci stavamo baciando in ascensore e poi … poi abbiamo fatto … Tu hai detto che abbiamo fatto l’amore …”
“Quando te l’avrei detto Justin?”
“Dopo avere litigato con Jared e prima di … prima che accadesse una seconda volta, la notte prima del compleanno di Becki, quando poi sei stato male.”
“Quando tu mi hai salvato la vita … con due aspirine, buffo …” – e sorrise, alzandosi – “Vieni, vorrei sgranchirmi le gambe Justin.”
“Ok ti seguo. Non ho altro da raccontarti Colin.”
“Sono stato io quindi a prendere l’iniziativa. Quando ci siamo baciati e quando … abbiamo fatto l’amore.”
“Che differenza fa?”
“Un’enorme differenza e lo sai, tu mi hai assecondato, non forzato o istigato Justin.” – affermò convinto.
“Forse mentre ballavo mezzo nudo al Metropolis un pochino ti ho istigato …” – e risero complici – “Forse, lo ammetto, ma non mi ricordo niente di quel momento Justin …”
“Ascoltami Colin, non ci siamo fatti promesse e tu non mi hai illuso in alcun modo, ci siamo voluti bene, questo sì e sei stato sincero e meraviglioso … Avevo una paura fottuta di rovinare la tua famiglia, di Jared, che mi avrebbe ucciso come minimo e poi … Poi era tutto sbagliato, anche se … bellissimo.” – e si fermò, abbassando lo sguardo, incapace di sostenere quello di Colin, che gli accarezzò i capelli.
“Questa … esperienza che abbiamo condiviso Justin, mi ha avvicinato ancora di più a Jared, così come la mia malattia, ha causato una serie di eventi, come il ritorno di Kevin, accompagnato da Brian, che adesso … adesso state insieme, vero?”
“Verissimo, conviviamo …”
“Lui ti ama, non puo’ essere diversamente Justin.”
“Non ce lo siamo ancora detti, forse siamo spaventati entrambi, da un mare di cose …”
“Anche per colpa mia?”
“No Colin ed anche se fosse, Brian troverà le conferme che sta cercando, come stavi facendo tu. Io lo adoro e … ed a te voglio un mondo di bene …” – ed inspirò.
“Per me è lo stesso Justin …” – e lo strinse piano – “Vi auguro il meglio, salutami Brian … Io vado alle scuderie a vedere cosa combinano i bimbi adesso. Puoi avvisare tu Jared?”
“Lo farò Colin, grazie … per tutto. A presto, ciao …” – e se ne tornò verso l’abitazione, il cuore a mille e lo stomaco sotto sopra.
Lula stava disegnando i suoi papà, davanti ad un prato di fiori.
Xavier controllò che avesse abbastanza colori, mentre stavano aspettando nonno Antonio in veranda.
Phil versò da bere a Glam e Kevin, sprofondati su di un divano in vimini.
Pamela e le ragazze erano all’interno, a leggere delle riviste di abiti premaman ed accessori per bebè.
Meliti fece il suo ingresso, aiutato dal bastone in ebano e da Carmela.
“Salve a tutti, scusate il ritardo.”
“Ciao Antonio, come stai?”
“Ottimamente … allora pronto per le nozze Glam? Non mi fare la fine di Rice, se no sai che ridere!” – e si sistemò sulla sua adorata poltrona colore amaranto, in pelle imbottita e trapuntata.
Ne aveva diverse, nello stesso identico modello, sparse per i vari locali, dove sostava maggiormente durante la giornata.
“Xavier ho ricevuto il tuo messaggio, di cosa volevi parlarmi di così urgente figliolo?” – domandò gentile.
Il pittore gli si parò davanti fremente.
“Sei agitato o sbaglio?” – e si accese il sigaro, dicendo a Lula di allontanarsi, per non respirarne il fumo.
“Nonno vedi … ecco … è successa una cosa.”
“Mmm una cosa? Quale, sentiamo!” – e sogghignò, sputando fuori il fumo.
“E’ una bella cosa. Almeno per me … per noi!” – e fece un saltello, giungendo le mani, come in preghiera.
“Per voi chi?”
“Tutti … anche quelli che non ci sono nonno! Vero che non ti arrabbierai?”
“Ma se non so neppure di cosa diamine stai blaterando da dieci minuti, Xavier!!?”
“Ok te lo dico!”
“Se vuoi lo faccio io amore …” – “No Phil, tocca me … Nonno, ascolta, ho avuto un meraviglioso dono, inaspettato o meglio, presto lo avrò … diciamo tra … otto mesi …”
“Otto mesi? E’ uno scherzo?? Da come parli, si direbbe che sei in dolce attesa … ma mi prendi in giro??!!!”
“Non io nonno, Pamela!!”
“Pamela??!!”
La donna si avvicinò sorridente – “Antonio quello che sta cercando di dirti Xavier, è che aspetto un bambino da … lui …!”- ed inclinò il capo, sbarrando le iridi scure, in modo simpatico.
“Che diavolo hai combinato Xavier!!!” – esclamò, per poi rivolgersi sornione a Pamela – “Cara, congratulazioni, che pargolo fortunato …” – e sorrise, tornando a fissare il giovane – “Dunque rispondi!!” – insistette severo, trattenendo una risata.
“Nonno … una volta sola …”
“Fortunati!! … No, dico, Phil, ma …”
“Io ne sono felice … sul serio Antonio, non mi prendere per pazzo.”
“Premesso che qui siete tutti un tantino pazzi, non dimentichiamocelo mai, sono … sono così contento per te ragazzo!” – ed alzandosi, andò a stritolarlo in un abbraccio gioioso.
“Oh meno male … nonno, non sai quanta strizza avevo che ti incazzassi …”
“E per cosa poi Xavier?” – disse stropicciandogli le guance abbronzate.
“Glam e Kevin sono qui a darvi manforte, ma non c’era bisogno … Debbo constatare che siete uniti in questa avventura …”
Geffen li raggiunse – “Sì Antonio, un neonato è sempre un miracolo favoloso …”
“Sono d’accordo … c’è dell’altro Xavier?”
“Sì nonno, in effetti … potresti ospitare anche Pam e le gemelle qui? Per il tempo necessario …”
Meliti bofonchiò qualcosa in siciliano – “Ci devo pensare …” – poi scoppiò a ridere, dando il suo assenso completo.
Fare parte di quel viaggio, era un’opportunità da cogliere al volo, secondo lui, che stava vivendo sul serio, da quando lo avevano accolto con tanto amore nelle loro vite: non si sarebbe stancato mai di esserne grato al destino.
Brian fissava la via del ritorno, guidando con calma verso il loro alloggio.
Justin si contorceva le dita ancora gelide.
“Sconvolto?” – gli chiese all’improvviso il moro, mordendosi le nocche della mano sinistra.
“Sì … ripercorrere i propri errori fa sempre male Brian …”
“Anche quando sono stati belli …?”
“Non c’è nulla di bello in un adulterio … i sensi di colpa ti annientano, almeno è ciò che accade a me.”
“Ho fatto l’amante credo tre volte Justin … Del resto a trentasei anni suonati, ho accumulato parecchie esperienze, spesso superficiali, lo ammetto. Un paio con uomini sposati, più grandi di me ed una con il ragazzo del mio migliore amico … ex migliore amico …” – e rise svogliatamente.
“Senza futuro, vedo …”
“Infatti, storie naufragate miseramente … Mogli e figli non si lasciano con tanta facilità, specialmente se non hai conti in banca a sette zeri, come i tuoi amici.” – disse con un vago sarcasmo.
“Sono anche amici tuoi Brian …”
“Una vacanza sulle nevi non mi ha reso loro amico Justin.”
“Oppure non vuoi esserlo, sii sincero.”
Brian fermò l’auto, non erano ancora arrivati. Iniziò a piovere.
Si voltò sul fianco, appoggiandosi alla portiera, come a volere mantenere la massima distanza possibile da Justin, che si stava mordendo le pellicine, nervosamente.
“Questa gente rende tutto semplice, forse non te ne sei accorto, grazie al denaro ed alle conoscenze che hanno, al potere, spesso pesante, che detengono, dettaglio essenziale per consentire loro di prendere decisioni drastiche, anche per la vita degli altri, mogli, compagni o figli!” – sbottò con veemenza.
“Sbaglio o il loro denaro, cioè quello di Kevin, ha permesso anche a te di realizzare un sogno?” – ribattè Justin con fermezza, catturando lo sguardo di Brian, palesemente irritato.
“Sei uno stronzo … io sono ancora pronto a restituirglielo e questo lo sai!”
Justin si asciugò una lacrima, aprendo lo sportello – “Qui lo stronzo sei tu, che nascondi ciò che senti a causa di Colin, dietro a queste baggianate!” – e scese, alzandosi il bavero della giacca, per proteggersi dal temporale.
Brian lo seguì, afferrandolo per un braccio e spingendolo sotto ad una pensilina degli autobus deserta.
“OK!! Non sopporto come lo guardi, come lo vivi, come tremi od impallidisci e poi arrossisci, quando parli con LUI!!” – gridò disperato.
“Se ci tieni a me, dovresti fare uno sforzo Brian, per capire che è stato importante quello che ho provato per Colin, ma che ho anche voltato pagina, cazzo!!” – esplose di rimando, afferrandolo per le spalle.
Brian era in carenza di ossigeno, per l’agitazione – “Io … io non voglio perderti Justin …”
Tirò su dal naso, provando a calmarsi, indietreggiando da Justin, che però non mollò la presa – “Ti amo Brian … io … ti amo …”
Le sue labbra erano percorse da un fremito, che presto incontrò quello che stava tormentando la bocca dell’altro.
Si mescolarono, come un corpo fa con l’acqua del mare, dopo un tuffo da un punto alto e pericoloso, dal quale ci si può soltanto gettare.
Si sentirono finalmente liberi di amarsi.
Jared sfiorava la schiena di Colin, accoccolato sotto la sua ala.
Si erano fatti un bagno caldo, coricandosi nonostante fosse ora di pranzo.
L’appetito era l’ultima cosa di cui volevano preoccuparsi: Colin, provato dall’incontro con Justin, si era sentito come svuotato, dopo avere raccontato al compagno cosa si erano detti e cosa aveva scoperto.
“Sono imperdonabile …” – aveva ripetuto, mentre Jared lo lavava con cura ed attenzione, posando baci sulle sue tempie e sulla minuscola cicatrice, che aveva sopra alla nuca.
“Ti sbagli Cole … abbiamo superato dolori più grandi, ci hanno resi più forti e convinti di noi …” – e lo baciò, accarezzandolo tra le gambe, per farlo godere in quella sospensione liquida.
Ora Farrell si aggrappava al suo collo, sentendosi rilassato e sereno.
“Andiamo in Marocco, Jay …”
“E’ presto Cole, pensavo a settembre …”
“Non rimandiamo qualcosa che possiamo fare adesso.”
“Ed il tuo film?”
“Non me ne importa nulla del film … io voglio stare con te.” – disse con estrema pace nell’animo.
“Quando vorresti partire, Colin?”
“Domani …” – e si sollevò di poco, scrutando Jared – “So che Geffen si sposa, ma vuoi davvero esserci cucciolo?”
“Forse potrei viverla come una prova, simile a quella che tu hai affrontato poco fa con Justin: ti ha provato, ma hai vinto sul passato Colin.”
“Tu vinceresti su te stesso Jared, se riuscissi ad essere felice per lui e Kevin.” – sussurrò riprendendo la posizione iniziale ed assopendosi, non ascoltò la sua replica.
“Ci riuscirò, te lo prometto Colin.”
Era una villa a picco sulla scogliera.
Glam la scelse per la vista straordinaria e la terrazza panoramica, sulla quale la ditta specializzata, stava predisponendo arredi e fiori per la cerimonia del mattino seguente.
Gli addetti ai lavori, si dileguarono dopo le cinque.
Geffen era soddisfatto, ma anche impaziente, affacciato all’ampia vetrata, con un brandy, che gustava senza apprezzarne il sapore prezioso.
Quando sentì un’auto parcheggiare nel piazzale antistante quella dimora particolare, ebbe un brivido.
Jared entrò con circospezione, ammirando il risultato dei preparativi.
“Ehi ciao … accidenti che spettacolo …”
“L’oceano o le mille rose bianche?”
“Io le avrei scelte rosse, Glam … o erano scontate?”
“No … ma è il colore che si addice a Kevin, il bianco intendo …” – disse imbarazzato, andando ad abbracciarlo – “Grazie per essere qui.”
“Ho accettato il tuo invito per due motivi … curiosità e poi … per darti il mio regalo, visto che non ci saremo, Colin ed io … andiamo in Marocco, decolliamo stanotte con il jet di Owen …”
Geffen deglutì a vuoto – “Kevin ci resterà male …”
“Lo so. Mi ha insultato al telefono prima …” – sorrise – “Però in fondo al suo cuore, sono certo che anche lui preferisca così.”
“Colin è pronto per questa vacanza?”
“E’ stato lui a volerla, così come voleva esserci al vostro matrimonio, ma io ho preferito … declinare … è … doloroso … inutile che io voglia negarlo Glam, scusami.”
“Ma per cosa Jared? Per soffrire a causa mia?”
“In fondo non hai colpa, segui il corso dell’esistenza che hai scelto, come ho fatto io, prima di te.”
“Infatti … prima di me Jared …” – accennò un sorriso, che si spense subito quando alcuni ricordi pervasero la sua mente confusa.
“La reciproca presenza … questo è il nostro problema Glam, ammettiamolo … evitandoci riusciremo a realizzare qualcosa di speciale …”
“Amare i nostri sposi, intendi?” – e sorrise, riempiendosi nuovamente il bicchiere.
“Certo Glam …” – “Ne vuoi?”
“No, meglio … di no … ecco, è solo un pensiero, ma spero ti piaccia …” – e gli porse una scatoletta in legno grezzo.
Geffen la aprì, sorridendo, per poi tornare a guardare Jared: “Pensavo l’avessi perduto …”
“Un sasso con un buco in mezzo … quando lo abbiamo trovato sulla spiaggia ad Haiti credevamo fosse un falso …”
“Invece era … originale ed unico Jared.”
Il cantante dei Mars lo aveva fatto divenire un ciondolo, appendendolo ad un laccio di caucciù, fermato da un perno in oro giallo.
“Mettilo tra le tue cose Glam … se vuoi …”
“Dovrei nasconderlo?”
Jared si dimenticò di respirare per una frazione di secondo.
Geffen lo indossò subito – “Voglio che tutti lo vedano e quando spiegherò a Kevin cosa significa per me, so che si arrabbierà e …”
Jared si sporse per toglierglielo, con un gesto tenero – “Non farlo Glam, Kevin dovrà avere solo gioia, d’ora in poi …” – e due lacrime rigarono i suoi zigomi, che Glam si affrettò a raccogliere con un bacio ed una carezza – “Tesoro mio … grazie per tutto cio’ che mi hai dato, anche quando non lo meritavo Jared …”
“Hai sempre meritato tutto Glam …” – disse, perdendosi nel guardare il suo petto, sotto alla camicia semi aperta, la sua pelle era liscia, tranne che in quei due punti, in cui le suture avevano lasciato segni indelebili.
“Quelli siamo … noi Glam … ovunque andiamo, resteranno sempre lì …” – e li baciò delicatamente.
Geffen sollevò il volto di Jared, con cautela.
Si baciarono, non come amanti, ma come due sopravvissuti.
Si guardarono, lasciandosi andare, l’uno dall’altro – “Abbi cura di te Glam …”
“Anch’io ti amo Jared …” – disse, soffocato da un nodo in gola.
Lui gli sorrise, prima di andare via.
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